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venerdì 10 giugno 2016

Petunia Circadia: cambia colore con la Birra

Petunia Circadia: cambia colore con la birra, già, proprio se annaffiata con la birra. Così oltre ad avere un fiore allegro e colorato, avrete anche l'opportunità di fargli cambiare colore.


Le petunie rallegrano balconi e giardini con i loro bei colori brillanti che vanno dal bianco al viola. C'è però chi è andato oltre, e lo ha fatto una start up americana, la Revolution Bioengineering (RevBio). 
Infatti grazie ad  un processo di ingegnerizzazione genetica è riuscita a creare una variante del fiore (ribattezzata Petunia Circadia) che può cambiare colore  in 24 ore. Come? Con un po' di alcol etilico, innaffiandola, ad esempio, con un goccio di birra.


In natura sono gli antociani a regolare la pigmentazione dei fiori, ma Keira Haven e Nikolai Braun,  biologi molecolari fondatori di RevBio, si sono impegnati nello studio di questa via metabolica per creare un organismo geneticamente modificato (OGM): cioè hanno modificato artificialmente il DNA della pianta (ricombinadolo con dei geni di lievito) per far sì che uno specifico enzima si attivi o disattivi a comando, come se fosse l'interruttore di una lampadina.

In particolare, l'enzima si attiva dopo che la petunia bianca ha assorbito una soluzione acquosa contenente etanolo: l'alcol (come ad esempio la birra) mette in moto il processo delle antocianine e nel giro di un giorno i fiori diventano, ad esempio, rossi. Il meccanismo, dicono gli scienziati, è reversibile: è sufficiente inumidire il terriccio con acqua liscia per tornare alle condizioni di partenza.

Tonificare l'interno coscia

Tonificare l'interno coscia è importante e per farlo non importa certo andare in palestra o iscriversi ad estenuanti sessioni di di ginnastica. Basta poco tempo e la nostra casa andrà benissimo. Ecco quali esercizi fare.


L'interno coscia è una parte della gamba soggetta a cedimenti se non viene tonificata,  quindi oltre alle solite raccomandazioni di praticare uno stile di vita sano, una corretta alimentazione e attività fisica possiamo intervenire con una serie di esercizi mirati a questa importante parte della gamba. Non ci vorrà molto tempo, solo buona volontà e costanza.


Esercizio 1:   sdraiarsi sul pavimento, utilizzando un tappetino, e piegare le ginocchia. La distanza tra i piedi, che devono aderire al pavimento, e le ginocchia, può variare tra i sei e i dodici centimetri. Appoggiare le mani sui fianchi e sollere il bacino dal pavimento. Cercate di mantenere la posizione per alcuni secondi e chiudere le ginocchia. Dopo aver eseguito l’esercizio, tornare nella posizione di partenza. fare 10 ripetizioni.

Esercizio 2: sdraiati sul pavimento, sempre con un tapptino,  con le gambe divaricate, sollevare in maniera alternata, prima una gamba, cercando di sollevarla il più possibile ma evitando sempre lo sforzo, quindi si abbassarla fino a toccare, di nuovo, il pavimento. Ripetere l’esercizio con l’altra gamba. Fatelo 5 volte a gamba.

Esercizio 3: prendere l'abitudine di fare una passeggiata di circa mezzora, di prima mattina, aumenta il metabolismo,  aiuta a consumare le calorie in più che vengono assunte nel corso della giornata; fate un una colazione abbondante, è la benzina della giornata.

Esercizio 4: partire dalla posizione eretta, aprire le gambe con le punte dei piedi rivolte all’esterno. Tenere il busto fermo e stringerei glutei, scendere fino a che il bacino non raggiunge la linea delle cosce. Rimanere così per 1 minuto e poi risalire, potete arrivare a 2 minuti via via che aumentate la vostraresistenza. Fare 2 serie da 10 piegamenti.




giovedì 9 giugno 2016

Pinza o pinzo, piove sul bagnato

Pinza o pinzo, piove sul bagnato, pisciare a gocciole, piscio e vengo e altre chicche toscane che renderanno la vostra conversazione piena di peperoncino


PINZA o PINZO: chi sta diventando vecchio senza essersi sposato

PIOVE SUL BAGNATO: quando guai si aggiungono ad altri guai per chi ne ha abbastanza

PISCIARE A GOCCIOLE: dar qualcosa un po' per volta e chiaramente a malincuore

PISCIO E VENGO: arrivo subito, il tempo di finire in un attimo ciò che sto facendo, anche se non è necessariamente una funzione idraulica


PIU' ADDIETRO DELLE MARTINICCHE: si dice a chi è in ritardo e a chi non è aggiornato

PIU' PANICO O MENO UCCELLI: vuole significare l'unica via d'uscita da una situazione critica. C'è anche un'altra versione, riportata dal Giusti: "Più panico e meno uccelli", detto quando si spera di avere il bene senza impedimento o difficoltà

POCCE DI GHISA: a Siena chiamano così le ragazze dal petto giovanile e provocante

mercoledì 8 giugno 2016

Pigliare il filone, pigliare il fottuto, pigliare l'aire, pigliare per i' baero

Pigliare il filone, pigliare il fottuto, pigliare l'aire, pigliare per i'baero insomma c'è sempre da imparare, e da riciclare


PIGLIARE IL FILONE: prendere un'abitudine, di solito non lodevole. "Gli ha preso i' filone di giocare alle corse de' cavalli"

PIGLIARE IL FOTTUTO: indica sempre una partenza indispettita. "Io piglio i' mi' fottuto e vò via". L'etimologia è dal vecchio gergo delle meretrici, per le quali "pigliare il fottuto" era come dire prendere il denaro guadagnato, a loro modo


PIGLIARE L'AIRE: cominciare ad andare, a parlare o a fare qualcosa rapidamente. "Quando la Prmira la piglia l'aire a chiacchierare la 'un si ferma più"

PIGLIARE PER I' BAERO: prendere in giro, canzonare. Forma corretta di "pigliare peri'culo"

PIGLIARE UNA BOCCATA D'ARIA: è un vecchio modo di dire: uscire di casa senza uno scopo preciso, o anche starsene alla finestra o sulla terrazza

PIGLIARE UN GRANCHIO A SECCO: commettere un errore, cadere in un tranello. I granchi stanno in genere nell'acqua, come si sa, ed è abbastanza facile catturarli afferrandoli dalla parte di dietro; ma quando per siccità o altro sono costretti a ripararsi i nqualche buca asciutta bisogna stanarli senza vederli e allora è facile essere agganciati dalle loro chele.

martedì 7 giugno 2016

Pochi maledetti e subito, polverone

Pochi maledetti e subito, polverone, Pompeo, poccianculo direi che non necessita di grande introduzione leggete che è meglio


POCHI, MALEDETTI E SUBITO: si dice quando si tratta di soldi e si preferisce concludere un affare o una discussione al più presto, a costo di fare qualche concessione. E' una specie di versione sbrigativa del "meglio un ovo oggi che una gallina domani"

POLVERONE: sinonimo fiorentino-senese di rappresaglia e anche di cazzottatura. "Va a finire che fo' un polverone"


POMPEO: è un altro dei personaggi popolarissimi ma misteriosi che s'incontrano nei modi di dire. Forse è esistito davvero, ma i suoi biografi sono stati tanto sbrigstivi da condensarne il dramma in una sola frase e per giunta quasi enigmatica, anche se certamente sarcastica: "Sta meglio di Sor Pompeo" si usa, infatti, quando qualcuno ha dei guai e delle seccature che si aggiungono ad altri guai e ad altre seccature. Sembra che questo proverbiale Sor Pompeo sia passato alla storia dei modi di dire nel momento stesso in cui, mentre stava perdendo una fonte somma al gioco, nella stanza accanto se la spassava con un amico

POCCIANCULO: gradevolissimo vin dolce che fanno nella Val d'Orcia. Il vino in genere si chiama, in molte parti della Toscana, "Poccia dei vecchi", cioè poppa, ovvero latte dei vecchi

domenica 5 giugno 2016

Pattona, pazienza e cenci

Pattona, pazienza e cenci, peggio che andar di notte, pena poco, penicare, tutti modi di dire davvero significativi che meritano di essere ricordati


PATTONA: polenta di farina di castagne, in genere. Nel Pisano è qualcosa di più: una schiacciata o focaccia, sempre di farina di castagne, con noci, uva e scorza di limone

PAZIENZA E CENCI: CHI C'E' CI STIA E CHI NON CI HA A CHE FA' SE N'ANDIA: modo di dire senese per esprimere rassegnazione, ciascuno deve tenersi i propri guai

PEGGIO CHE ANDAR DI NOTTE: si dice quando a una difficoltà ne segue un'altra e non si vede soluzione in una situazione imbrogliata. E', naturalmente, un residuo dell'inquietudine che un tempo provocava il dovere uscire di notte per le strade non illuminate e piene di pericoli


PENA POCO: imperativo "Sbrigati! Fai presto!"

PENICARE: a Massa Marittima (Grosseto) è diminuitivo di "penare", cioè penare solo un poco, non come iterativo

PENTOLINI DELLE LASAGNE, ORA RIDE ORA PIANGE: cantilena canzonatoria per un bambino che passa con grande facilità dal sorriso alle lacrime e viceversa. Modo di dire diffuso soprattutto nelle campagne dal Valdarno e del Senese

PERDERE CRISTO E L'ASTA: fare un pessimo affare; rimetterci; perdere tutto. Modo di dire originato non tanto da un incidente di processione quanto da una qualche vendita al migliore offerente: un tale, evidentemente, si fce sfuggire l'acquisto di un bel Cristo d'antiquariato

Le regole del buon sonno

Le regole del buon sonno sono molto semplici, e, a fronte della loro semplicità, risultano essere davvero efficaci per migliorare la qualità del sonno e favorirlo al meglio

Dormire è la condizione fondamentale per il riposo del corpo e della mente. Dormire bene è il modo migliore per ricaricare le nostre energie e affrontare le giornate in maniera produttiva e sana. E' necessario quindi osservare poche e semplici regole affinché si possano creare le condizioni migliori per il nostro riposo.  

Per quanto le ore di sonno possano essere limitate, esse devono esserci, pena un eccessivo accumulo di stress da parte del nostro organismo, scompensi vitaminici e di sali minerali, riduzione delle capacità mentali e della resistenza fisica. Lo stesso vale per l'eccesso di sonno. Da persona a persona il bisogno di sonno è variabile, e i ritmi cambiano anche in base agli stress accumulati, alle pressioni psicologiche e ai cambiamenti nella nostra vita. Possiamo però seguire alcune fondamentali regole per favorire un corretto riposo, vediamo quali:

1) Non mangiamo troppo alla sera,  ingerendo cibi difficilmente digeribili che impegnano il nostro tratto intestinale per diverse ore. Sarebbe utile a favore della digestione stessa, non cenare oltre le 19 di sera, evitando combinazioni alimentari scorrette che rallentino la digestione. 

2) Evitiamo di assumere in quantità eccessive alcolici che oltre ad impegnare in maniera considerevole il fegato, e quindi tutto l'apparato digerente, hanno un influsso negativo sulla mente andando stimolare le zone del cervello che gestiscono il ritmo sonno veglia, e la zona onirica, con la possibilità tutt'altro che remota di fare brutti sogni e mantenere lo stato di sonno meno profondo e quindi meno ristoratore. La mente è come un computer e andare a dormire dopo aver guardato programmi violenti o ascoltato musica stimolante, o dopo una discussione, può l'effetto di alterare la qualità del sonno. 

3) Per quanto possibile sarebbe necessario andare a dormire sereni, abbandonando le preoccupazioni, le tensioni della giornata. In caso contrario la nostra mente sarà impegnata in queste faccende anche durante il sonno. Può essere utile una meditazione o semplicemente ascoltare musica rilassante in grado di abbassare al nostro livello di tensione. 

4)  La scelta del materasso è fondamentale: non deve essere troppo elastico né troppo duro. Se scegliete un materasso troppo elastico il vostro corpo subisce deformazioni eccessive con un'accentuazione delle curvature vertebrali. Viceversa se materasso troppo duro obbliga i muscoli a opporre una resistenza eccessiva con una conseguente pressione mal distribuita. 

5) La rete deve essere abbinata in maniera corretta con il materasso. Un abbinamento scorretto non fa che accentuare le possibili problematiche già citate invase la scelta del materasso. 

6) Il cuscino: la scelta del cuscino dovrebbe essere fatta anche in base alla posizione in cui siamo abituati a dormire. Dormire orizzontalmente senza cuscino è sbagliatissimo poiché ne derivano tensioni notevoli a livello della nuca e dalla colonna vertebrale. In questo caso è bene dormire utilizzando un cuscino piccolo ma abbastanza duro, da sposare la forma della nuca. La testa non deve affondare nel cuscino troppo morbido. In questo caso verrebbe accentuata la lordosi cervicale . Un cuscino troppo alto allo stesso modo, affatica il collo e le spalle. 

7) La posizione migliore per dormire: sul ventre su un fianco o supina? Dormire a pancia in giù è decisamente sconsigliato. Il mal di schiena e di mal di testa è assicurato. Dormire supino invece è decisamente più raccomandato, a patto di utilizzare come accennato in precedenza, un cuscino adeguato. Probabilmente, il cuscino migliore è quello cinese, fatto di lacca. Larga 20 cm altre cinque presenta al centro un rigonfiamento in cui si appoggia la nuca. Dal punto di vista anatomico e sicuramente il migliore.  Dormire sul fianco è consigliato. Importante che le spalle le braccia siano protese in avanti. In questo caso tuttavia, il cuscino deve essere più grande in modo tale che mantenga l'allineamento naturale del collo dalla colonna vertebrale. Com'è evidente, per ogni posizione bisogna usare il cuscino giusto. Non è sufficiente quindi, aver scelto il materasso e la rete adatta se poi viene utilizzato un cuscino sbagliato. 

8) Disposizioni del letto e isolamento elettromagnetico: un errato orientamento e la vicinanza a campi elettromagnetici possono influire in maniera sostanziale sul nostro riposo, provocando anche insonnia con tendenza a risvegli notturni. Il letto dovrebbe essere disposto con la testa morta in piedi asciutti nel senso del magnetismo terrestre. Le prese della corrente e ogni altro eletto utensile dovrebbero essere assenti nella zona in cui dormiamo. Ovviamente i cellulari vanno lasciati decisamente lontano dal nostro giaciglio. L'importanza dei colori della stanza e l’ isolamento acustico e luminoso È stato dimostrato che il colore delle pareti, ha un'influenza importante sulla qualità del sonno. Il colore migliore, resta il bianco. E' importante che nella stanza ci sia un adeguato livello di silenzio. Il problema si presenta soprattutto per chi vive nelle città. In questo caso non è stata soluzione che provvedere ad un adeguato isolamento acustico. Lo stesso modo anche l'inquinamento luminoso può infastidire e disturbare il riposo. Tende oscurati e luci spente possono facilmente aiutare.


sabato 4 giugno 2016

Pandiramerino, pan co' Santi

Pandiremerino e pan co' santi modi di dire ma anche specialità della vecchia tradizione fiorentina.


PANDIRAMERINO: tradizione fiorentina del Giovedì Santo: pagnottelle più o meno lievitate, non molto dolci, con zibibbo e foglie di rosmarino; non vogliono burro ma olio di'oliva. Accanto alla porta di ogni chiesa addobbata per la visita dei fedeli chiamata, appunto, "visita delle sette chiese", non manca mai il venditore di "Pandiramerino" (grido caratteristico: "coll'olio!") a fare atmosfera campagnola d'altri tempi e, magari, folclore per i turisti pasquali.


Le nonne, specialmente, non rinunciano mai ai "Pandiramerino", "per benedizione!", e li portano a casa nella brata illusione che i nipoti ne sentano il richiamo ancestrale, finalmente stufi di bignè e cioccolate. Ma finiscono per mangiarli loro, le nonne, rischiando per amore della tradizione gli ultimi denti malfermi; perchè il Pandiramerino è fatto per durare un pomeriggio e già la sera è diventato salcigno. I seccarelli si ritroveranno in qualche cassetto molto dopo Pasqua, dato che buttar via il Pandiramerino è quasi peccato, se non altro per quei due tagli in croce che gli danno una certa religiosità, anche se in effeti servono perchè lieviti meglio

PAN CO' SANTI: focaccia senese strettamente tradizionale della ricorenza dei Santi, al principio di Novembre. E' un dolce di stirpe campagnola fatto con pasta di pane lievitata, noci, pinoli, fichi secchi, uva passa, miele, olio.

venerdì 3 giugno 2016

Parlà fori dei manii, parla quando piscian le galline, passan bassi, passare per il corso Tintori

Parlà fori dei manii, parla quando piscian le galline, passan bassi, passare per il corso Tintori, passetto dell'amore, patetico interessanti modi di dire per sottolineare alcuni comportamenti

PARLA' FORI DEI MANII: letteralmente "parlare fuori dai manichi", ossia parlare a vanvera, fare discorsi sconclusionati

PARLA QUANDO PISCIAN LE GALLINE: imperativo per dire stai zitto; adatto specialmente per chi parla a vanvera

PASSAN BASSI: si dice quando fa molto freddo. Sarebbe logico pensare al gergo dei cacciatori, e invece sembra che derivi dall'immagine della gente che per il freddo cammina col capo affondato fra le spalle, quasi rattrappita


PASSARE PER IL CORSO TINTORI: tingersi i capelli. Con ironica metafora si dice così di quelli che tentano di mascherare i capelli bianchi con qualche maldestra tintura. Il Corso de' Tintori è una strada di Firenze, ma qui è nominata soltanto per l'analogia con tingere e tintura

PASSETTO DELL'AMORE: in Versilia si chiama così il passo lento come quello degli innamorati che vanno a braccetto

PATETICO: a Firenze significa uggioso e svenevole. La pronuncia è affettata, come se dopo le due "T" ci fosseto altrettante "H"; quasi per comunicare l'effetto di svenevolezza

giovedì 2 giugno 2016

Paolo di trentotto, pappa col pomodoro

Paolo di trentotto, pappa col pomodoro, pappadimaghero, pappa maritata, oggi a tutta gastronomia e non aggiungo altro

PAOLO DI TRENTOTTO: si dice metaforicamente di una persona di poco valore o che non ispira fiducia. Il paolo era una moneta d'argento toscana e valeva 40 quattrini; ma siccome circolava anche un paolo romano che ne valeva 38, era bene distingure. Secondo altre versioni il paolo romano non c'entrerebbe: era lo stesso paolo toscano che poteva valere 38 quattrini quando era consumato dall'uso. La metafora, comunque, non cambia


PAPPA COL POMODORO: una delle genuine e tradizionali delizie della cucina toscana (pane di campagna, olio, pomodoro, aglio) e cavallo di battaglia di Gian Burrasca. A Firenze ci sono trattorie diventate famose per la loro pappa e ne fanno  a bidoni per servirla bollente, tiepida o fredda. Guai a grattarci sopra il formaggio

PAPPADIMAGHERO: epiteto offensivo, ma di bassa gradazione, del genere di "grullaccio", adatto a una persona di poco valore. Alla lettera significherebbe "minestra" di magro", cioè senza sostanza: da qui la metafora

PAPPA MARITATA: a Siena si chiama così ua specie di minestra fatta di pane cotto  nell'acqua con erbe aromatiche, cipolle soffritte e pomodoro

mercoledì 1 giugno 2016

Panzanella

Panzanella, uno dei più famosi piatti poveri della cucina toscana, quasi dimenticato ed ora riscoperto da chef pluristellati


PANZANELLA:è una specie di minestra a freddo, una minestra insalata molto estiva, fatta con pane di campagna raffermo e rinvenuto nell'acqua, quindi condito con sale, pepe, olio, aceto, con aggiunta di cipolla a fettine, basilico, pomodoro a tocchetti quasi maturo, cetriolo a chi piace. Questi, naturalmente gli ingredienti base: c'è chi mette anche foglie d'erba porcellana, sedano e magari qualche altra cosa.


Una volta la panzanella era la cena estiva frugalissima dei contadini; veniva mangiata nel campo, all'imbrunire, prima del ritorno a casa per le ultime faccende della stalla. Poi è stata scoperta, quasi reinventata, dai cosiddetti gastronomi ed è diventata un piatto falso-rustico da mangiarsi con forchette d'argento, magari in abito da sera. E pensare che era già una ghiottoneria ai tempi del Bronzino il quale, nella sua ode alla cipolla, cantò i pregi straordinari della panzanella dicendo che "vince ogn'altro piacer di questa vita".

In Versilia, come in qualche zona del Pisano, col nome di panzanella s'intende la pasta lievitata da pane, salata, tagliata a strisce e fritta in olio d'oliva: questo, almeno, nella gastronomia locale classica. L'equivalente della panzanella fiorentino- senese di cui abbiamo ricordato gli ingredienti, nella campagna di Bagni di Casciana si chiama "Pan de' luci", cioè pane da tacchini, e senza ironie.

martedì 31 maggio 2016

Pane di Prato, vino di pomino, potta di Siena e cinci fiorentino

Pane di Prato, vino di pomino, potta di Siena e cinci fiorentino, pane e cacio pannicelli caldi e non credo ci sia bisogno di presentazione


PANE DI PRATO, VINO DI POMINO, POTTA DI SIENA E CINCI FIORENTINO: può essere definito "il meglio della Toscana" in una efficacissima sintesi dialettale: gastronomia e sesso


PANE E CACIO: si dice di due persone affiatatissime, che vanno perfettamente d'accordo, come, appunto, il pane e il formaggio, cibo genuino per eccellenza, alimento base della gente semplice, quasi un "menu turistico" del più luculliano "cacio con le pere" al quale, come si sa, non dovrebbe neppure essere ammesso il contadino ("ma il contadino, che non è minchione, lo conosceva prima del padrone"). Molti sono i modi proverbiali toscani che riguardano il pane e i lcacio. Uno dei più icastici è: " Cacio serrato e pan bucherellato".

PANNICELLI CALDI: cure o rimedi di poco conto, come gli impacchi che clamano lìper lì il dolore ma hanno valore curativo minimo. Per estensione: pretesti pietosi; consolazioni inutili; palliativi

Le Sculture di Nuku Hiva, un mistero

Le Sculture di Nuku Riva, un mistero ancora oggi per gli archeologi. Si tratta di opere preistoriche dell'omonima isola della Polinesia. Ma perché tanto misteriose?


Vi sono particolari opere preistoriche di cui ancora ci sfugge il significato, probabilmente siamo noi a non capire. Spesso quello che abbiamo interpretato come frutto della fantasia si è in seguito rivelato invece un'importante testimonianza storica. E questo potrebbe essere il caso delle strane e quanto mai enigmatiche statue di Temeha Tohua che si trovano sull'isola di Nuku Hiva, nella Polinesia francese. 

Secondo una leggenda  Ono, il dio della creazione, aveva promesso alla moglie di costruirle una casa in un solo giorno, così egli raccolse della terra e creò l’isola di Nuku Hiva. Il nome originario delle isole era “Te Fenua `Enata”, che  significa “Terra degli Uomini”, nome che secondo alcuni studiosi voleva segnare una differenza con la terra abitata dagli “stranieri”. In effetti molte delle statue presenti sull’isola di Nuku Hiva sembrano rappresentare esseri di un altro mondo, perchè raffigurano personaggi con teste sproporzionatamente grandi, bocche spalancate e occhi enormi; in alcuni casi, è presente una bizzara miscellanea di tratti umani e non.

Osservandole emerge anche che questo strani esseri sembrano indossare quello che agli occhi dei moderni sembra essere un casco. Inoltre l'aspetto non è proprio rassicurante. La datazione è incerta. Alcuni studiosi pensano che possano risalire all’inizio del 2° millennio d.C., ma potrebbero essere molto più antiche. Ciò che è certo è che la loro origine e il loro significato restano un mistero irrisolto.

Questi esseri sembrano indossare un qualche tipo di abito, simile alle tute spaziali dei tempi moderni. Potrebbero essere antichi sacerdoti stranamente vestiti, oppure potrebbero rappresentare spiriti maligni da cui difendersi, ma, come sostengono i teorici, anche degli Antichi Astronauti, dunque la testimonianza di un contatto alieno avvenuto migliaia di anni fa?

Il mondo è pieno di raffigurazioni simili a quelle dell’isola di Nuku Hiva, come ad esempio le figurine di pietra degli Anunnaki scoperte in Iraq, i rettiloidi della Mesopotamia, oppure i Nomoli del Sierra Leone. Noi ad oggi non siamo ancora in grado di spiegarlo, ma più le guardiamo e più ci rendiamo conto che  le statue di Nuku Hiva non rappresentano esseri umani.

Le Carte Sinapsi Compositive per blocchi creativi

Le Carte Sinapsi Compositive sono nate con lo scopo di aiutare tutti coloro che vogliono implementare la propria creatività o che sono vittime di blocchi creativi, in particolare nell'ambito della moda e del design.

Carte Sinapsi Compositive

Le Carte Sinapsi Compositive, nascono dalla collaborazione tra Roberto Zanon e Isabella Bortolotto. Roberto Zanon è Ph. D in Design, architetto e docente di design all'Accademia di Belle Arti di Venezia, mentre Isabella Bortolotto, laurea in Corso di Cultura e Tecnologia della Moda all'Università di Padova è docente di merceologia tessile, disegno, stilismo, storia del costume presso vari istituti di moda.

Quella delle Carte Sinapsi Compositive, non è una novità assoluta, ma, come mi è stato spiegato da Roberto Zanon, uno sviluppo, potremmo dire, delle Oblique Strategies di Brian Eno, carte nate per pittori e musicisti con blocco creativo. Roberto Zanon voleva creare sì qualcosa di analogo, ma legato al misticismo interiore della creatività. Così, partendo da questo presupposto, ha studiato i Tarocchi e le Sibille creando 56 carte, ognuna rappresentante un oggetto o un disegno con una significativa citazione (quasi tutte di autori italiani).

La funzione delle Carte Sinapsi Compositive è proprio quella di essere "consultate", con il fine di predisporre allo sviluppo della progettualità propria del designer o dello stilista. Si tratta di raggruppare elementi progettuali diversi, che, seppur scelti arbitrariamente, creano un filo conduttore di forme pensiero in chi le osserva.

La grafica stessa delle carte, curata da Isabella Bortolotto, si ispira al mondo del design e a quello del fashion in maniera diretta ed evocativa e intende spingere ad una visione d'insieme e a non focalizzare l'attenzione su un oggetto in particolare. Proprio per questo ogni disegno è accompagnato da una citazione, che deve essere intesa come spunto per una riflessione personale ed tesa ad una illuminante intuizione.

La griglia che ha permesso la creazione e l'implementazione delle Carte Sinapsi Compositive, si basa, come sottolineato da Roberto Zanon, sull'importante insegnamento di Bruno Munari, uno dei massimi esponenti di arte, design e grafica del ventesimo secolo per la sua ricerca e il contributo che ha dato allo sviluppo della creatività.

Un progetto che ho personalmente trovato di grande interesse, proprio per le interessanti implicazioni che da esso derivano. La comprensione delle Carte Sinapsi Compositive, non è immediata, ma profonda, proprio per i processi che innescano. Per chi volesse approfondire questo interessante strumento, rimando al link e per chi fosse interessato al libro, fornisco il titolo : "Contesto. Suggestioni percettive. Con allegate le carte «sinapsi compositive» disegnate da Isabella Bortolotto" di Roberto Zanon (qui). Inoltre è possibile scaricare l'App dedicata sul proprio smartphone con sistema operativo Android qui e per sistema operativo iOS qui.

lunedì 30 maggio 2016

Non legargli nemmeno le scarpe, non raccapezzare il sacco con le corde

Non legargli nemmeno le scarpe, non raccapezzare il sacco con le corde, non riparare, non sentire più né puzzo né bruciaticcio, non si confonda detti toscani che in verità sono conosciuti ovunque con qualche leggera modifica

NON LEGARGLI NEMMENO LE SCARPE: si usa sempre così, in senso negativo, per dare l'idea di una grande inferiorità, perché il solo fatto di legare le scarpe a qualcuno è già un servilismo. Il modo di dire è riferito indifferentemente a persone e a cose. "Come còca, alla mi moglie la trattoria di' Gambero Rosso la u'un gli legherebbe nemmeno le scarpe". La derivazione è dai vangeli: il Battista dice Gesù "cuius non sum dignus calzamenta portare" (Matt. III; 11)

NON RACCAPEZZARE IL SACCO CON LE CORDE: non riuscire a capirci nulla; trovarsi in un imbroglio


NON RIPARARE: "Non riparo a darti da mangiare", cioè non faccio in tempo a darti da mangiare e tu l'hai già finito.

NON SENTIRNE PIU' NE' PUZZO NE' BRUCIATICCIO: non avere più notizie di una persona o di una cosa

NON SI CONFONDA: non si dia pensiero! Non si stia a disturbare! Al participio passato si usa "confonduto", per confuso



Ora legale e vantaggi

Ora legale e vantaggi. Sono già alcuni mesi che abbiamo spostato le lancette dell'orologio un'ora avanti, dandoci il beneficio di goderci la luce solare per più tempo. Il tutto ha dei vantaggi. Scopriamo quali.


Ci risiamo, è scoccata l'ora legale, e spesso questo spostare le lancette dell'orologio confonde le persone e ha ripercussioni sul nostro organismo. Vediamo di far chiarezza, ma chi ha inventato questo benedettissimo cambio di ora?  La lampadina si accese in testa a Benjamin Franklin, nel 1784 che scrisse in proposito, su suggerimento di un amico, un saggio: "Un progetto economico per la riduzione del costo della luce" dove esponeva le riflessioni basate sul principio del risparmio energetico (già all'epoca qualcuno era di larghe vedute).

Ma il saggio Benjamin non ebbe largo seguito. Fu poi un costruttore inglese William Willet a riproporre l'idea che poi venne attuata nel 1916 dalla Camera dei Comuni di Londra e prese il nome di British Summer Time, e sapete perché? Perché in piena Prima Guerra Mondiale il risparmio energetico era diventata una priorità. Dal 1916 al 1920 lo fece anche l'Italia, ma poi l'abbandonò per reintrodurla con la Seconda Guerra Mondiale quale misura d'urgenza per il risparmio dell’energia. Rimase in vigore, senza interruzioni, dal 1940 al 1942. Tornò in vigore nel 1966, e da allora viene applicata ogni anno.


Dunque si spostano le lancette dell'orologio un'ora avanti, perdendo un'ora di sonno. Ci prepariamo ad adeguare il corpo alla primavera e all'estate. In ogni caso non tutti reagiamo alla stessa maniera, vi sono coloro che non se ne accorgono e chi invece ha bisogno di tempo per abituarsi. Ciò che però dovrebbe farci gioire è il fatto che godere più a lungo della luce del sole aiuta il nostro umore, ricordate, la luce è energia e mette in moto la voglia di fare e di stare all'aria aperta. 

Stentate ad abituarvi? Allora rallentate allora le vostre abitudini, prendetevi il vostro tempo necessario. Approfittatene per leggere quel libro che avete comprato e non avete ancora avuto il tempo di sfogliare. Ascoltate voi stessi, i vostri ritmi, fate mente locale sulle vostre esigenze, sintonizzatevi con il corpo, è il vostro e ne avete uno solo.

Se questo cambiamento vi provoca insonnia cominciate a prepararvi cene più leggere, limitate i grassi e fate uso di infusi drenanti, pensate al cibo estivo, alla freschezza di frutta e verdura, alleggeritevi. Rispettate i ritmi dei vostri bambini senza forzare, a tutto vanaggio del loro umore.

E se proprio non riuscite a trovare del positivo, pensate che la luce in più vi farà risparmiare qualche soldino, più luce naturale meno luce elettrica, infatti Terna, la società italiana responsabile della trasmissione dell'energia elettrica, ha dichiarato che nel 2013 l'Italia ha avuto un risparmio energetico di 568,2 milioni di kilowattora (nel 2012 la cifra era di 613 kWh) equivalenti a 90 milioni di euro. Dunque minor utilizzo della luce, minor spesa per i nostri portafogli.

domenica 29 maggio 2016

Otta nè sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi | Parole e verbi in disuso

Otta ne' sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi, sono detti che pur ambigui hanno poi tutto un altro significato.


OTTA NE' SAREA: questa antichissima espressione per dire "sarebbe l'ora", è estremamente in uso in certe campagne del Senese

PADELLE: in versiliese sono le macchie d'unto, le frittelle, soprattutto sugli abiti

PADRON DEL BACCELLAIO: letteralmente sarebbe il padrone del campo di baccelli; nel vernacolo fiorenitno e in quello senese è il padrone in genere, quello che comanda, il capo di asa. Scherzosamente, comunque

PALLE: nonostante il significato di testicoli, è un nomignolo generico e affettuoso col quale viene chiamata una persona amica o di confidenza, ma sempre maschio. "Palle belle palle" è il grido di richiamo dei venditori di cavolfiore. I più spinti urlano anche: "a chi taglio le palle?", ma in relatà tagliano via il torsolo

PALLE E SANTI: è l'equivalente toscano di "testa o croce": le vecchie monete avevano su una faccia il San Giovanni che è ptrono di Firenze, e sull'altra le sei palle dello stemma mediceo

Harappa, civiltà misteriosamente estinta

Harappa, civiltà misteriosamente estinta circa cinquemila anni fa, proprio quando godeva il suo massimo sviluppo e splendore. Eppure era una civiltà evoluta, perché si è misteriosamente estinta?


Le misteriose civiltà hanno sempre avuto su di me un'attrattiva incredibile, come la Civiltà della Valle dell'Indo che, cinquemila anni fa, godeva il suo massimo splendore. Si estendeva fra il Pakistan, l'India nord occidentale e l'Afghanistan orientale ed era tra le più importanti culture. Gli scavi che si sono susseguiti a partire dagli anni venti, hanno portato alla luce interessantissimi reperti fra  edifici, manufatti, rotte commerciali e un sistema di scrittura tutt'ora da decifrare. Ma fra i 3900 e i 3000 anni fa cominciò però un progressivo declino di cui non son chiare le cause. Una delle ipotesi fatta dagli studiosi è che probabilmente il diminuire delle piogge che facevano straripare i fiumi, rese di fatto impossibile la coltivazione della terra e fece sì che la popolazione si spostasse.


Liviu Giosan della Woods Hole Oceanographic Institution, negli Usa, in uno studio pubblicato su Pnas spiega: “Abbiamo ritenuto fosse finalmente ora di contribuire al dibattito sulla misteriosa fine di questo popolo”. Il lavoro del suo team, condotto  in Pakistan dal 2003 al 2008 ha potuto raccogliere e mettere assieme dati archeologici e geologici. Sono state elaborate mappe digitali del territorio grazie a foto satellitari e dati topografici collezionati dalla Shuttle Radar Topography Mission. La seconda fase si è esplicata nella raccolta e analisi di campioni del terreno per risalire all’origine dei sedimenti e comprendere come sonostati modificati nel tempo dall’azione di fiumi e vento. Grazie all'insieme di tutti questi dati è stato ricostruito lo scenario che vide l’ascesa, e il declino, della civiltà.

E' apparso che il destino della popolazione di Harappa, dipendeva dai monsoni. All’inizio, le piogge abbondanti alimentavano l’Indo e gli altri fiumi provenienti dall’Himalaya provocando inondazioni che lasciavano le pianure circostanti molto fertili.  Quando i monsoni iniziarono a diminuire, i fiumi smisero di straripare e la popolazione fu libera di costruire i suoi insediamenti lungo i corsi d’acqua, dove la fertilità del terreno rese fiorente l’agricoltura. Ma la scarsità di piogge limitò le pratiche agricole e costrinse la popolazione a spostarsi verso est nella piana del Gange, dove le piogge continuavano.
Tutto ciò trasformò totalmente la cultura: le grandi città lasciarono il posto a piccole comunità agricole, segnando la fine della civiltà urbana della Valle dell’Indo.

Inoltre i ricercatori credono di aver dato una risposta anche al mistero del famoso fiume Sarasvati, uno dei sette fiumi che, secondo gli antichi testi indiani Veda, attraversava la regione a ovest del Gange e veniva alimentato dai ghiacciai perenni dell’Himalaya. La teoria più attendibile è che il Sarasvati corrisponda al Ghaggar, un fiume intermittente che scorre solo nella stagione monsonica per poi dissiparsi nel deserto lungo la valle di Hakra. Se ciò fosse vero, i dati geologici non confermerebbero l’origine himalayana del Sarasvati. A quanto pare  il fiume è sempre stato alimentato dai monsoni e in seguito la desertificazione lo abbia infine ridotto a un corso d’acqua stagionale.

Grazie al ritrovamento di n sito archeologico al largo delle coste occidentali dell’India sembra che la civiltà indiana potrebbe essere antica di 9000 anni fa, diventando di diritto una delle più antiche del mondo. Le immagini catturate da un sonar del fondo marino hanno rivelato l'esistenza di strutture che somigliano a quelle costruite dall’antica civiltà Harappa. Si tratta della prima scoperta di strutture così antiche sotto la superficie del mare.



sabato 28 maggio 2016

O pesce più corto o pastrano più lungo

O pesce più corto o pastrano più lungo, ora la puzza, orinali zaffiri e ova sode, orticello, ostrini tutti modi davvero strani, da imprimere bene in mente, casomai vi giungessero all'orecchio


O PESCE PIU' CORTO O PASTRANO PIU' LUNGO: è un modo di dire ormai fossile, per la verità, ma storico. Del resto, si adatta ancora perfettamente a chi cerca invano di nascondere la proprie malefatte. La citazione è d'obbligo, se non altro, perché reca la firma del Granduca Leopoldo il quale, vedendo uscire ratto ratto da una dispensa del suo palazzo uno degli sguatteri di cucina avvolto in un tabarro sotto il quale tentava di nascondere un grosso pesce di cui spuntava la coda fuori dall'orlo, gli gridò appunto: " O pesce più corto o pastrano più lungo".


ORA LA PUZZA: esclamazione d'impazienza per qualcosa che si trascina troppo a lungo: è tempo di farla finita

ORINALI, ZAFFIRI E OVA SODE: modo di dire per definire un'accoglienza di cose disparate, una gran confusione. E infatti non saebbe possibile immaginare nulla di meno omogeneo

ORTICELLO: nel linguaggio familiare delle donne senesi è il residuo di spazzatura che a volte rimane negli angoli meno accessibili

OSTRIINI: definizione non si sa se più schifosa o più marinaresca, infatti è livornese, da ostrica, degli sputi catarrosi, chiamati altrove "burrini"


Coccinelle: le Piante per attirarle

Coccinelle: le Piante per attirarle, in giardino o sul balcone. Più coccinelle meno diserbanti o pesticidi, meno afidi, cocciniglie e altri parassiti. Oggi scopriamo come fare per attirale e farle vivere felici.


Di solito salutiamo l'arrivo delle coccinelle come portafortuna o come buon auspicio per l'arrivo di buone notizie, ma tutti coloro che vogliono sbarazzarsi dei pesticidi sanno molto bene che le coccinelle sono una presenza davvero benefica nei giardini e sui balconi. Esse infatti son ghiotte di afidi, cocciniglie, delle loro uova di altri parassiti che si nutrono delle parti verdi delle piante. Perciò per assicurarsi la loro presenza si possono piantare alcune specie di piante per attirarle e assicurarsi che rimangano a farci compagnia. Vediamo quali. 



Tarassaco (Taraxacum officinalis): noto in erboristeria per le sue proprietà diuretiche e medicamentose e ottimo nelle insalate farà la vostra felicità e quella delle coccinelle.
Calendula (Calendula officinalis): emolliente e lenitiva, si presta alla preparazione di ottimi oleoliti, ha fiori dal colore caldo e aiuta alla lotta contro le zanzare. Le coccinelle vi ameranno per questo.
 Potentilla (Potentilla erecta): non richiede molte cure tranne che  un po' attenzione per imesi estivi perchè richiede il fresco. E' perenne e anche spontanea.
 Fiordaliso (Centayurea cyanus): attirano lecoccinelle sia per il bel colore azzurro che per il polline. Dà un tocco di colore al giardino e i suoi fiori sono ottimi per fare degli infusi da usare per la cura deglio occhi arrossati.
Geranio (Pelargonium sp.): oltre ad essere molto ornamentale e a non richiedere molte cure tutti sappiamo che tiene lontane le zanzare, attira invece lepidotteri e coleotteri oltre alle colorate coccinelle.

Menta (Mentha officinalis): non può mancare nè sul balcone e nemmeno in giardino, per i tanti usi sia in cucina che per la realizzazione di tisane o bevande fresche. Inoltre vi regalerà un profumo inconfondibile oltre alla presenza delle amiche rosse a puntini neri.
Gelso (Morus L.):  non può mancare in un giardino per la generosità con cui vi darà i suoi dolcissimi frutti, che sono una miniera di nutrienti.
Aglio (Allium sativum): coltivato da voi sarà ancora più buono nei vostri piatti, per non palrale delle sue proprietà curative fra cui quella di abbassare la pressione sanguigna.
Prezzemolo (Petroselinum crispum): ottimo in cucina e in fitoterapia è una bella pianta ornamentale.
Aneto (Anethum graveolens): le piccole foglie possono essere utilizzate per insaporire piatti ed insalate o realizzare saporite salse. Utile anche nella consociazione con i cetrioli.

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