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martedì 4 marzo 2014

DISTANZE











Distanze,
equazioni della relatività.
Spazio, tempo,
arterie di viaggi
spazio mente
corpo tempo.
Molecole smembrate,
lanciate attraverso porte invisibili,
finestrini su mondi
ma non stazioni.
Distanze,
algoritmi senza bagaglio,
ignote funzioni di velocità.
Autostrade,
che percorro  senza muovermi,
cordoni ombelicali d'energia,
semplice fusione dei nostri atomi.

giovedì 23 gennaio 2014

IO E CHICCA


Il leggero sonno del mattino brumoso, viene interrotto da un proiettile che salta sul letto e da piccoli passettini sulla morbida superficie del piumone. Ho gli occhi ancora chiusi e indugio  nell'astrale mondo del sonno, ma sono consapevole che il mio viaggio nell'ignoto sta volgendo al termine, qualcuno sta insistentemente leccando il mio naso e mordicchia il mento, è ora di alzarsi. Apro un occhio, sono naso a naso con un musetto nero e peloso,  due suadenti occhi color della corteccia degli alberi e degli strani sommessi vocalizzi, le cui onde sonore si spandono nella penombra della stanza. Pigramente metto da parte il piumone, metto fuori una gamba,  poi l'altra e da seduta mi guardo intorno, ma il musetto peloso non vuole più aspettare: è tempo di scendere le scale e affacciarsi in cucina. Il proiettile peloso mi precede con un'energia a me sconosciuta e mi attende sulla porta, mi fa entrare e prima che io possa vocalizzare un afono buongiorno, sale sul suo trono e mi chiama con la zampa: sono stata svegliata per questa ragione, produttrice di coccole 24 ore su 24, coccole che si devono manifestare in grattini sul collo, lisciatine di pancia, stropicciamenti d'orecchie. Vi è un tempo per tutto, ma questo tempo è fuori dalle linee spazio temporali. Questa operazione richiede impegno e dedizione e va effettuata a digiuno, ogni altro impegno deve necessariamente attendere. A seguire, tappa in bagno, per le abluzioni mattutine, con il musetto peloso  che osserva curioso ogni metodico gesto mattutino e si promuove assistente alla vestizione. Eccomi di ritorno in cucina,  preparo il cappuccino di latte di soia, morbido e schiumoso, e sistemo due fette di ciambella fatta in casa su un piattino che mi ricorda la ceramica provenzale, mentre il musetto peloso conta il tempo: fame, fame, fame!
E' il momento di inzuppare la ciambella nella schiuma......e condividere la mia porzione con due occhi golosi e un nasetto che si nasconde fra le zampine; il linguaggio del corpo non può essere frainteso: "Ti prego, dammi un pezzetto di ciambella, ti prego, ti prego!"
Spartisco la mia colazione, assistendo ad una danza improvvisata solo per me, alla fine della quale mi ritrovo pronta per uscire a fare una passeggiata lungo campi disseminati di frutteti, guidata da una dolce "bambina pelosa" le cui orecchie saltellano su e giù mentre trotterella accanto a me, lanciandomi di tanto in tanto uno sguardo innamorato.

sabato 28 dicembre 2013

A proposito del Natale


Il Natale è fatto per i bambini, è un momento speciale per loro, fatto di colori, di luci, di carte che luccicano, di desideri. E' per loro un periodo entusiasmante, magico. Ne ho vissuti molti di Natali così.
Ma crescendo il Natale ha perso la sua magia, non è questo il suo significato primigenio. Adesso posso affermare che se fosse in mio potere, lo salterei direttamente. Avete capito bene, non mi piace, non mi piace quello che rappresenta adesso, non v'è luce, decorazione, carta che smussi il mio spigoloso pensiero. Tuttavia quest'anno esso ha portato qualcosa di speciale. Ho sempre sostenuto e sostengo che gli appelli natalizi alla bontà, ai valori, al calore familiare sono inutili se non si praticano ogni giorno con dedizione e sacrificio, non sono certo valori e sentimenti che si scartano come i regali, nè si toglie loro la polvere come si fa per le decorazioni che giacciono addormentate per quasi tutto l'anno. Non funziona così. E' la pratica quotidiana che poi porta i risultati, è il costante allenamento alla coerenza che produce piccole vittorie. Amo la mia famiglia e i miei affetti, e tutte le persone che ne fanno parte. E quest'anno il Natale mi ha fatto un regalo splendido, ha aggiunto alla mia famiglia due speciali persone, che hanno condiviso con me e i miei, il pacifico e affettuoso clima familiare di casa mia. Hanno affrontato un bel viaggetto per arrivare da noi, e hanno persino sfidato il tempo,  la burrasca, e gli strali dell'influenza, ma sono venuti e il loro semplice affetto si è fuso con il mio. Questa è la dimostrazione che il bene e l'amore se coltivati con trasparenza e sincerità producono frutti altrimenti insperati, che le distanze non sono mai così invalicabili, quando si apre il proprio cuore a coloro che, altrettanto sinceramente ci hanno accolto nel loro come si accoglie un figlio nuovo. Grazie Catia e Antonio.

mercoledì 30 ottobre 2013

ALLA RICERCA DEL PERDUTO AMORE














Appartengo a te,
invisibile principe
che conobbi,
in altro tempo a me destinato,
ma perduto e sepolto,
sotto macerie di millenni di memoria antica.
Inconsapevole il mio cercarti
in questa vita, su una terra senza
riferimenti cardinali.
Vagai,
anelandoti,
alla ricerca di un segno,
in occhi vuoti,
in mani insensibili,
in braccia straniere.
Mi fermai,
in un luogo senza tempo,
riarsa dalla sete,
all'ombra di un palmizio,
e chiusi gli occhi aridi di pianto.
Volsi lo sguardo al verde,
ti trovai,
tu fermo,
statua di sale ormai.
Sul tuo sguardo spento
due lacrime caddero.
E fu metamorfosi,
di due anime,
perdute e ritrovate.
Sovrani invisibili noi,
legati,
immuni alla separazione,
nel regno  invisibile
dell'appartenenza totale.


giovedì 25 luglio 2013

FUSIONE













Io sono il ponte su cui camminerai,
gli occhi attraverso cui guarderai il mondo,
il respiro che animerà il tuo corpo,
il  cuore che batterà per te;
il letto, che accoglierà le tue membra,
stanche ed arse,
il cuscino su cui cullerai i tuoi pensieri,
la pelle che accarezzerai,
il battito delle tue ciglia,
i giorni d'attesa,
il cordone ombelicale che nutre,  lega.
Sono la tua notte e il tuo giorno,
le tue stagioni,
il tempo,
l'essenza,
tu sei, perchè io sono,
io sono perchè tu sei.

venerdì 9 novembre 2012

IL TEMPO




In questi giorni mi sono soffermata a riflettere su un comune concetto di cui ho letto e di cui ho sentito parlare forse troppo spesso: "il tempo è una gran cura per tutto".
Sinceramente non sono molto convinta della veridicità di questa affermazione. Il tempo stende la sua coltre su ogni cosa è vero, ma per quanto mi riguarda non ha curato proprio nulla.
Ciò che è avvenuto è totalmente intatto.
Posso parlare con più freddezza di avvenimenti senza tremare o piangere, ma non ha curato il dolore, la rabbia, la disperazione, l'intensità di un ricordo, di un profumo, non ha cancellato il potere tagliente di certe parole, l'espressione di sguardi, i brividi di un tocco....
Non passa giorno in cui la mente non torni a qualcosa di accaduto, qualunque sia l'ora, che io sia al lavoro, a fare sport, a seguire un programma e in questo stesso momento in cui sto scrivendo di getto queste parole un po' sconnesse, i pensieri corrono liberi nel sentiero che li porta al passato. 
Mi alzo la mattina e osservando i raggi di sole che entrano prepotenti dalle fessure delle tapparelle per darmi il buongiorno  penso.
Davanti ad una tazza di tè nel pomeriggio, davanti al pc non posso che prendere la macchina del tempo dei ricordi e via, basta impostare l'anno.
Tutto torna nitido e perfetto, persone, parole, azioni, è come rivivere e rivivere quegli istanti ogni giorno, sempre.
Sì, forse ripenso in maniera più obiettiva, ma i sentimenti quelli no, non cambiano, rimangono lì, come pietre, come macigni, pesanti, immobili, giganteschi, loro mi guardano e io li guardo, mi parlano e io gli parlo, mi sfiorano e io li sfioro, mi suggeriscono che ho ancora qualche conto in sospeso e io rispondo che non posso far altro che aspettare, che forse è un po' come aspettare "Godot".
La mia mente è come un'enorme biblioteca, un archivio inesauribile, e lì il tempo non può espletare la sua azione di scoloritura, di consunzione, non può strappare le pagine di quei libri, e non può neanche stenderci sopra la sua coltre spessa di polvere.
Caro tempo, tu scorri imperturbabile travolgendo ogni cosa ti si presenti davanti, un Langoliere direi, ma nulla puoi contro un cuore spezzato, perchè una volta spezzato, persino tu non puoi che fargli solo qualche graffio.
Sei come un predatore, che nel bosco più fitto della psiche umana, quello buio, senza luce, dove non ci sono sentieri, ti nascondi e aspetti la tua preda, la mia memoria,  me, che ancora rimango fortemente attaccata alla sfera selvaggia e archetipica del mio essere più primitivo.
Non c'è cura, tu passi, come passano i giorni, tuoi figli, i mesi e gli anni, io cambio nel corpo, ma di tutto ciò che ho dentro tu non puoi afferrare che schegge sfuggite solo al mio controllo.
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