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lunedì 12 novembre 2012

IMPROVVISAMENTE

Correva l'anno 2002, le ore d'aula del Master in Gestione delle Risorse Umane erano finite e iniziava per me il periodo di stage presso una piccola agenzia di selezione e formazione di personale informatico.
Ero entusiasta, mi trovavo in un ambiente giovane e dinamico, dove potevo esprimere al meglio le mie capacità. Sembrava strano anche a me, mi riusciva così naturale empatizzare con le persone, fare loro i colloqui conoscitivi e sottoporli alla pratica con i tecnici, tanto che, in poco tempo, mi avevano dato carta bianca. C'era solo un piccolo inconveniente: fare avanti e indietro con il treno ed essere legata ai capricci ferroviari. Così cercai una sistemazione in loco e dopo aver fatto non poche telefonate, trovai un annuncio che faceva al caso mio. Una sera dunque, uscita dall'ufficio che era ubicato nella zona industriale, presi l'autobus per la città, per raggiungere la casa che dovevo vedere per la stanza. Era una sera fredda, piovosa e buia ed io mi ero avvolta nella mia sciarpa preferita, quella a  maglia rasata a righe cartazucchero. Chiesi indicazioni all'autista per la fermata e scesi. Ma dove mai era la traversa che cercavo? Gira di qua, gira di là, non riuscivo a trovarla e l'ora dell'appuntamento si avvicinava. E con l'ora dell'appuntamento anche la sensazione di sconforto. Ero in periferia e non sapevo a chi chiedere perché non c'era nessuno in giro. Fu in quel momento che mi trovai faccia a faccia con una signora il cui sorriso e il cui sguardo mi comunicarono calma e tranquillità. Capelli castani, lievemente ondulati, occhi scuri, sorriso luminoso.
Non feci nemmeno in tempo ad aprire bocca che fu lei a chiedermi se avevo bisogno di qualcosa: la mia aria doveva essere veramente smarrita. Le chiesi dove fosse quella dannata traversa e lei, con una calma a me praticamente sconosciuta, mi disse che era proprio dietro l'angolo e mi indicò con la mano, il punto in cui avrei dovuto svoltare per trovarmi finalmente a meta.
Sorrisi e feci un gran sospiro di sollievo, girandomi per ringraziarla, ma la signora non c'era più. Scomparsa, volatilizzata, sparita in quell'unico secondo che ci vuole a chiudere le palpebre e a girare lo sguardo!
Avevo forse sognato? Dov'era quella signora dallo sguardo caldo e rassicurante? Come era potuta sparire così inaspettatamente, così come altrettanto inaspettatamente era apparsa?
Non lo saprò mai, so solo che voltai l'angolo che mi aveva indicato e trovai la strada che cercavo, arrivai puntuale al mio appuntamento e presi la stanza.
Continuai a pensare a quella signora, e fu per caso che una sera, di ritorno dall'ufficio, sull'autobus, mi sentii toccare una spalla: era lei. I medesimi occhi e il sorriso rassicurante. Le espressi tutta la mia gratitudine per quell'indicazione (dato che la prima volta non avevo avuto tempo nè modo) e la sua unica curiosità fu chiedermi se mi trovavo bene. Scendemmo alla stessa fermata e fu lei a dirmi che abitava proprio lì vicino al palazzo dove stavo io. Facemmo insieme un breve tratto (ero così rilassata, possibile che accanto a quella signora mi sentissi  così al sicuro? Avevo la netta sensazione che accanto a lei nulla di brutto mi sarebbe potuto accadere). Attraversammo un portico, mentre lei mi diceva che praticamente era arrivata. Era proprio di fianco a me e io mi voltai per vedere quale fosse il suo portone e chiederle il suo nome.
Non c'era più, anche questa volta si era smaterializzata.
Mille volte sono passata di lì, a mille ore diverse, mille volte ho preso quell'autobus (del resto era quello che mi portava avanti e indietro dall'ufficio). Non l'ho più rivista, non ho mai saputo il suo nome.
Sono passati tanti anni da quel giorno e ora più che mai credo che non fosse una persona, ma semplicemente il mio angelo custode accorso a darmi una mano.

6 commenti:

  1. Mi sono sempre chiesto che facessero gli angeli nella vita terrestre. Sono certo che il mio gestisse un bar di infimo ordine. Il tuo probabilmente era un'impiegata di un ufficio informazioni per turisti o un vigile urbano.

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  2. Probabilmente è così, ma sono curiosa del tuo gestore di bar... Raccontani qualcosa

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  3. Sembra buffo, ma una storia simile è accaduta anche a me quand'ero ragazzino. Allora, si accorciava la strada per andare a scuola tagliando per un viottolo di campagna poco abitato. Ero con un mio compagno di classe mentre tornavamo a casa. Quando d'un tratto sbucò d'avanti un grosso cane che mostrava i denti e correva ringhiando verso di noi. Restammo imbambolati e tremanti dalla paura. All'improvviso, da un'arcata di ingresso poco distante che portava a un casolare abbandonato, una sagoma di donna, non saprei definire, ma credo sulla cinquantina, fece capolino. Gesticolò qualcosa al cane e questi tornò sui suoi passi scomparendo. Scomparve nel nulla anche la signora. Noi eravamo solo a pochi passi da quell'arco, ci arrivammo in un battibaleno, ma della donna nessuna traccia... inoltre, il cancello sotto l'arco, che dava al viale verso l'abitazione, era chiuso con una catena avvolta a più giri tra le sbarre delle due ante, assicurata da un grosso lucchetto arrugginito. Io e il mio amico guardavamo trasaliti il piccolo atrio vuoto, e poi tra noi in viso. Scrutammo tutt'intorno, ma di Lei nessuna traccia. La paura ebbe il sopravvento, ad un cenno, non ricordo se mio o del mio amico, scappammo di corsa verso casa. Raccontammo la storia ai nostri genitori i quali ci dissero che dalla descrizione della Signora era verosimile una somiglianza alla donna che abitava il casolare, morta qualche anno addietro. Ancora oggi, dopo anni da questa vicenda, io e il mio amico ce lo raccontiamo per essere sicuri di non aver sognato ... e ci tengo a precisare che è una storia vera ... :-)

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  4. Grazie Jennaro, lo so che è una storia vera, sono quegli episodi così strani da farci credere di aver sognato

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  5. Un giorno di tanti anni fa, circa una quindicina,fui invitato a partecipare ad una partita di calcetto, era estate, quando le giornate sono così luminose e lunghe che si è predisposti al buon umore.
    Accettai e avute le indicazioni per raggiungere il campo, corsi a casa, mi cambiai e mi apprestai con l'auto a raggiungere il campo.
    Scoprì in seguito che si trattava di una campo di calcetto a 5, era all'interno di una palestra.
    Nonostante conoscessi perfettamente la mia città, di quel posto non v'era traccia, tra l'altro mi trovavo in zona periferica e lì non e' che ci si possa sbagliare più di tanto; erano perlopiù campagne con capannoni alternati a qualche grande casa indipendente........con tante strade e stradine, complanari che portavano ad altre complanari.
    Non mi era mai successo ma iniziai davvero a perdere fiducia ed in qualche modo a manifestare frustrazione e molta preoccupazione, anche perchè iniziava lentamente a scendere la sera ed io, allora, non ero ancora molto pratico di auto.........ed il posto iniziava a perdere rapidamente il suo essere gioioso con l'allungarsi delle ombre.
    Ricordo che iniziai a spaventarmi sul serio e credetemi se vi dico che generalmente ho sempre avuto i cosiddetti nervi saldi.....ma in quel preciso frangente ero ormai alla frutta, quasi disperato.
    All' improvviso sbucò un'altra auto sulla mia stessa strada in senso contrario,(sottolineo che queste complanari sono quasi esclusivamente deserte); colto alla sprovvista non fui in grado di fare o dire nulla ma riuscì a rivolgere all'uomo nell'altra auto, uno sguardo implorante.
    Quasi d'incanto, si fermò ma prima della sua auto, mi arrivò il suo sorriso disarmante per quanta dolcezza emanava...... mi rasserenai di colpo, ero coinvolto nella pace che quel sorriso e quello sguardo rassicurante mi donarono immediatamente.
    Chiesi le dovute informazioni seguite da poche ma sentite parole di ringraziamento.....con le indicazioni ricevute, trovai, poi, in brevissimo tempo il luogo della partita; ringraziai con parole, sguardi e con l'anima e mi girai ad ingranare la marcia e vedere se giungeva qualche altra auto, anche perchè eravamo praticamente al centro di una strada stretta..........ingranata la marcia guardando d'avanti a me, mi girai di lato per ringraziare ancora e non c'era più nessuno, nessuna auto....nessuno; guardai d'istinto lo specchietto retrovisore, nulla (ero in rettilineo)...............
    Quel senso di pace ormai era con me e sorridendo raggiunsi gli altri.

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    1. Conosco molto bene la sensazione, grazie per la tua testimonianza

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Qualunque sia la modalità che vi ha portato su questa paginetta, vi invito a restare e a leggere i miei racconti e le mie poesie.
Cerco di comunicare tutta me stessa e spero che le mie emozioni arrivino anche a voi.
Lasciate traccia del vostro passaggio, un commento o anche solo una parola, sapere che anche una frase o un solo verso vi ha lasciato qualcosa significherà aver toccato le corde del vostro cuore.
Buona lettura,
Silvia

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