Parlai con la mia ombra,
quando il sole del mattino splendeva,
voleva esser libera,
la lasciai andare.
Senza ombra,
questo fui.
E tornavo là
ad aspettare,
all'ombra del pino marittimo
di fronte alla salsa spiaggia,
che gli spruzzi del mare
bagnavano il mio volto,
pallido e assorto.
Nomade ombra,
che leggera
all'amico vento si affidò,
incurante di me.
Stagioni passarono,
giorni, ore,
ero là,
fisso lo sguardo al mare,
statua di sale io.
Tornò così,
e ristette,
e si legò di nuovo:
aveva portato te.
Una vera autentica carezza all'anima di chi legge. Sono certo che saprai con altrettanta maestria proteggere e custodire ciò che la tua anima ti portò. Sei inarrivabile.
RispondiEliminaE' stato davvero incantevole leggere questi versi; mi ha dato una profonda malinconia, ma allo stesso tempo, è riuscita a darmi quel filo di speranza che contraddistingue ogni esperienza umana, il buio e la luce delle speranza. Mi piacerebbe molto se lei leggesse qualche mio breve appunto http://othereyes22.blogspot.it/
RispondiEliminaBravissima Silvia, splendida!
RispondiEliminaGrazie infinite Raffaella
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