Ogni giorno all'headquarter ne capitava una, era incredibile, sembrava il pozzo di San Patrizio, buttavi giù il secchio e ne cavavi sempre qualcosa. Tutti gli ospiti di Charlie erano dei personaggi o per lo meno, erano attori inconsapevoli di un teatro dei burattini, un po' come le storie dei pupi siciliani, così coinvolgenti e passionali.
Di solito Zoe aveva la pausa pranzo intorno alle 12:30, perchè alle 14:30 il desk doveva comunque essere coperto, così Zoe e la collega si alternavano. Zoe aveva un ottimo feeling con lo staff di Re Sugo, e le riservavano sempre un bel tavolinetto in veranda, alla fresca ombra del gazebo, da cui si poteva ammirare tutto il golfo, l'azzurro del mare, la piscina, e relativi ospiti.
Quel giorno, Zoe era tutta intenta a leggere il menù propostole da Re Sugo, e pregustava già un bel piatto di gamberoni all'orientale con un bel bicchiere di vino bianco, ma la sua attenzione fu ben presto attratta dagli ospiti di Charlie che avevano occupato un tavolo proprio vicino al suo.
Uno degli ospiti, aveva un grave difetto alla spina dorsale ed era costretto a camminare con delle stampelle poiché non poteva utilizzare le gambe, Zoe ricordava che i genitori lo accompagnavano sempre proprio per questo suo grave handicap, e, data la loro età avanzata avevano preso una badante che potesse aiutarlo, i due anziani coniugi però, erano scomparsi e il loro figlio era rimasto con la badante.
Al tavolo appunto stavano la badante, che strano ma vero, era diventata la consorte, una giovane e formosa ragazza russa, appariscente come solo il gusto kitsch dei russi sa esserlo, e i fratelli di lei, Sacha e Tasha, due facce da forca, sicuramente appartenenti alla mafia russa che non parlavano se non uno stentatissimo italiano. Il quartetto era arrivato su una Mercedes decapottabile, si era fermato al desk per una formale identificazione, fra un grugnito e un altro di consorte e cognati, e poi erano saliti al piano superiore. Mangiarono a quattro palmenti, festeggiando le trippe e rattoppando lo stomaco, attaccando sughi, macinando a ganasce spalancate, e bevendo fiumi di vino e champagne. Ogni tanto parlottavano, mettendo insieme frasi sconnesse la cui costruzione sintattica rimase un mistero per Zoe.
Alla fine del pasto, il nostro ospite tirò fuori un astuccio di velluto che consegnò al cognato Sacha, augurandogli un felice compleanno. Sacha senza nemmeno ringraziare, aprì l'astuccio nel quale trovò delle chiavi, che risultarono essere le chiavi di uno scooter potente. Ci fu un brindisi, ma la nostra badante ebbe da ridire. "Perché tu fatto regalo lui? Anche io voglia regalo!" Il nostro "succubo", rimase sorpreso dalla richiesta della neo mogliettina e con tenerezza le spiegò: " Ma tesoro, ti ho promesso che andremo a fare un bel viaggio, oggi è il compleanno di tuo fratello, e questo è il regalo che gli abbiamo fatto, festeggiamo lui". Ma pensate che alla signora piacque questa giustificazione? No! E infatti con aria imbronciata replicò: " Ya voglia podarok! Da potomu, lui sì , a me menya?" (Anche io voglio un regalo, perchè a lui sì e a me no?)
Non c'era verso, la signora di Siberia non ne voleva sapere e siccome il suo malmesso marito non capiva, lei glielo spiegò a chiare note, informando anche Zoe e presenti tutti.
" Tu fa regalo me, io voglia podarok, io stata con te stanotte!"
Un agghiacciante silenzio si materializzò per tutta la veranda del ristorante, Zoe tracannò il vino con un solo sorso e si affrettò al bar per un corroborante caffè, anzi meglio un bicchierino di grappa di moscato, le sarebbe servito a digerire quello che le sue orecchie avevano appena udito ( o forse per un istante desiderò essere sorda...).
Scese al desk, ancora devastata, e con una specie di risolino ebete sulle labbra, ora capiva come certe donne diventavano ricche essendo già naturalmente stronze: spasibo e dasvidania!