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lunedì 20 luglio 2015

Lo Stramonio, fra divinazione e morte

Antico come il mondo, lo stramonio era usato dagli Aztechi e da altri popoli come pianta divinatoria. Lo sciamano o lo stregone, ne ingerivano foglie o semi triturati, poi cadevano in uno stato di trance durante il quale erano posseduti dagli spiriti. Al termine della trance, erano in grado di comunicare a tutta la popolazione i messaggi che gli erano stati svelati durante il sonno allucinatorio. Lo stramonio era anche usato nei riti di iniziazione, per avere visioni della vita futura dei giovani che passavano all'età adulta.


Era usato anche in Africa in alcuni riti nei quali veniva somministrato a ragazze filatrici di cotone, che poi, grazie ad un battitore di tamburo, ballavano una danza liberatoria. Presso alcune popolazioni indiane, parti della piana venivano considerate fondamentali, mischiate ad altri ingredienti, per la preparazione di un potente afrodisiaco che veniva utilizzato per amplificare ed accelerare il piacere femminile. In Europa lo stramonio, simbolo di inganno e depravazione, viene anche chiamato "erba delle streghe", a causa delle proprietà narcotiche e allucinogene sfruttate durante i sabba per avere visioni e compiere riti.

Secondo credenze pagane lo stramonio sarebbe stato utile nel riconoscere streghe e stregoni: "se venisse posta una pianta con fiore e frutto sul davanzale di una finestra, la strega che si trovasse a passar da quelle parti, non riuscirebbe più ad allontanarsi, catturata dall'odore irresistibile". Era usato anche da molti ciarlatani che, per vendere i loro "miracolosi" rimedi, lo somministravano a ignari avventori.

Lo Stramonio, è abbondantemente diffuso nelle regioni tropicali e rarissima in quelle artiche. Introdotta probabilmente in europa nella seconda metà del XVI secolo, in Italia cresce spontaneamente in quasi tutte le regioni, lungo le strade di campagna o in zone incolte.

Ha un fusto glabro, alto anche fino ad un metro, ramoso e biforcato, con grandi foglie lobate di color verde brillante. Il frutto, capsula globosa simile a una noce per dimensione e forma, ma ricoperta di spine, contiene al suo interno numerosi semi rugosi e reniformi che, verso ottobre, vengono liberati verso l'alto. I fiori sono di forma tubolare, ermafroditi, sono composti da 5 petali pieghettati e acumitati, di colore bianco con eventuali sfumature violastre. Di aspetto avizzito durante il giorno, i petali mostrano la loro bellezza aprendosi nelle ore notturne ma rilasciano un penetrante odore sgradevole che attira le farfalle notturne.

E' e rimane una pianta pericolosa poichè a causa degli alcaloidi contenuti (atropina, scopolamina e iosciamina), fiori, semi e foglie sono altamente tossici se ingeriti. Spesso parti della pianta vengono essicate e utilizzate sottoforma di tisana, fumate oppure ingerite per indurre stati allucinatori, ma la soglia tra questi e problemi molto più seri seri è piccola, a causa della varietà di concentrazione delle sostanze attive presenti nelle varie parti. Gli effetti collaterali si manifestano dopo circa 30-45 minuti dall'ingestione, i più comuni sono: secchezza delle fauci, prurito della pelle, ipersensibilità degli occhi verso la luce e dilatazione, a volte estrema e di lunga durata, delle pupille.

Non solo, altre reazioni sono: crisi di panico, capogiri e vertigini, eccitazione, delirio, comportamento aggressivo, difficoltà a urinare, ipotermia, follia, delirio, allucinazioni e, nei casi più gravi, depressione dei centri bulbari, ipotensione e coma. La durata degli effetti ha tempi molto variabili a seconda della quantità di sostanza ingerita e variano da alcune ore a 5-10 giorni. Negli avvelenamenti più gravi, la morte solitamente sopraggiunge per paralisi dell'apparato respiratorio.


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