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mercoledì 10 febbraio 2016

Uno scrigno di benefici per la salute: le segrete qualità del crescione

Oggi parliamo del crescione, di cui esistono trevarietà:  il crescione dei prati "Cardamine sativum o pratensis", che cresce allo stato selvatico, il cui stelo è molto lungo e in alto ha foglie piuttosto larghe, mentre alla base sono più piccole e che produce piccoli fiori bianchi o rossastri che nel ‘700 erano reputati stimolanti, diuretici e antispasmodici,  il crescione d'acqua o nasturtium officinale e il crescione inglese o agretto cioè il Lepidum sativum.

Il crescione in fatti è uno scrigno di preziosi nutrienti: vitamine C, A, B1, B2, B3, PP, E e carotene, minerali come ferro, fosforo, rame, zinco, calcio. Questa semplice pianticella favorisce la digestione, è un tonico, remineralizzante, diuretico, depurativo, cura l’anemia e contribuisce ad abbassare la glicemia. Le sue proprietà si sviluppano però soltanto dal prodotto fresco, seccato diventa inerte.


Il crescione oggi forse poco diffuso sulle tavole è una pianta che è stata molto popolare in tempi antichi: pare che i Persiani lo facessero consumare ai bambini, ritenendo che crescessero più sani, mentre i Romani lo consideravano un potente afrodisiaco e un rimedio essenziale contro la forfora e la caduta dei capelli.

Il crescione può essere usato in cucina in vari modi, ad esempio le foglie di crescione d'acqua, mangiate fresche in insalata, arricchiscono l'organismo di vitamine e sali minerali e hanno proprietà depurative a livello intestinale e renale. La varietà inglese invece, ha proprietà depurative e diuretiche. Aiuta, inoltre, a combattere astenia e senso di debolezza fisica. Per le sue qualità disintossicanti viene spesso consigliato ai fumatori.

L'aroma del crescione è aromatico,  un po' pungente, che richiama  quello della senape e per questa sua caratteristica è spesso utilizzato per dare più sapore a formaggi freschi. Viene, inoltre, usato nelle insalate, in salse per aromatizzare il pesce, per arricchire frittate e quiche o anche per guarnire i piatti. . 

Gli antichi romani si credeva che il crescione inglese restituisse il senno ai pazzi e dunque, per bollare i folli e i codardi, si rivolgeva loro la frase “mangia un po’ d’agretto” che aveva un significato dispregiativo.

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