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sabato 9 gennaio 2016

Misteri della storia: la Batteria di Baghdad


Vi è una parte di umanità che pensa ancora che il mondo antico e le sue civiltà fossero tecnologicamente arretrate. Io continuo a sostenere invece che noi non abbiamo inventato nulla se non  metodi tecnologici sofisticati.

Di sicuro avrete sentito parlare della straordinaria Batteria di Baghdad,  un particolare manufatto risalente alla dinastia dei Parti (250 a.C.–226 d.C.) in Persia, scoperto nel 1936 vicino al villaggio di Khujut Rabu, nei pressi di Baghdad, Iraq. Fu solo nel 1938,  che il direttore del Museo nazionale dell’Iraq, lo trovò nella collezione dell’ente da lui diretto. Si compone di un vaso di terracotta nel quale è inserito un cilindro di rame. Sospesa al centro del cilindro risiede una barra di ferro, posizionata in modo da non entrare in contatto con l’altro metallo. 

Sia il cilindro che la barra sono tenuti in posizione con un tappo di catrame. Rame e ferro costituiscono una coppia elettrochimica, la quale in presenza di un elettrolita, una soluzione acida o basica, genera una differenza di potenziale, in parole povere: corrente elettrica.  In base agli studi fatti, i ricercatori ritengono che il tappo in catrame dimostri che il vaso era pensato per contenere un liquido caustico. Nei tempi antichi, la maggior parte dei liquidi aveva proprietà acide, quindi ricercatori sono portati a credere che nella batteria venisse utilizzato aceto o vino. Gli studiosi (e secondo me a torto) sono convinti che fosse impossibile che gli antichi utilizzassero l’elettricità per alimentare lampadine ad incandescenza, perciò, pensando alla Batteria, l’unica ipotesi ritenuta plausibile è che gli antichi la utilizzassero per placcare elettricamente i gioielli in metallo (eppure vi sono geroglifici egiziani che dimostrano che l'elettricità veniva usata....). 


  Esiste però un'ipotesi alternativa, spiegata in un interessante articolo pubblicato sul Journal of Near Eastern Studies da Paul T. Keyser: dato che in antichità la corrente prodotta dalle anguille veniva utilizzata per lenire il dolore o anestetizzare una zona del corpo per le cure mediche, si può ipotizzare che la Batteria di Baghdad venisse utilizzata come dispositivo sanitario. Come riportato su Ancient Origins, alla luce di alcuni aghi di bronzo e ferro rinvenuti a Seleucia insieme alle batterie, Keyser ritiene che il dispositivo potrebbe essere stato utilizzato per sedute di agopuntura, una pratica molto comune nella Cina di quel periodo. 

 Dal momento che pesci capaci di emettere corrente elettrica non si trovavano nel Golfo Persico o nei fiumi della Mesopotamia, forse gli antichi, consapevoli dei benefici, hanno inventato la batteria in sostituzione di questi. E’ noto che diverse culture utilizzavano l’elettricità per scopi medici. I Greci e i Romani, per esempio, usavano i pesci elettrici per curare il mal di testa e la gotta. Questa interessante e logica ipotesi, non ha trovato un gran riscontro fra scienziati e ricercatori poichè si scontra con la retrograda e quanto mai primitiva idea che l'evoluzione umana sia segnata da tappe rigide, in cui non è prevista intelligenza e creatività. E' un peccato che ancora oggi vi siano studiosi tanto ottusi e ciechi, con menti costituite da compartimenti stagni che non comunicano fra loro. Io ritengo invece che noi non siamo altro che il risultato di involuzione piuttosto che di evoluzione, poichè le antiche civiltà erano custodi di conoscenze ben più elevate delle nostre.


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