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mercoledì 9 luglio 2014

A picce, appallare | Parole e verbi in disuso


A PICCE: significa in gran quantità. La PICCIA (da "appiccicare") è una coppia, talvolta di pani o altro, ma in generedi fichi secchi aperti e uniti a due a due, spesso con anaci, noci, o mandorle in mezzo. Una stomachevole testimonianza tutt'altro che lessicografica su queste picce è contenuta nel Nuovo Vocabilario Metodico della Lingua Italiana del fanfani e Frizzi (1883): "Ho visto io con questi occhi un cameriere del Collegio di....preparare ai Collegiali le piccie di fichi secchi sputandoci dentro perchè si unissero più facilmente e più stabilmente". In certe zone del Pisano, la PICCIA, è la filza di pomodori o di mele legati  con lo spago e appesi al soffitto. Federico Tozzi, scrittore senese, usa PICCE anche in riferimento alla coppia di campane ("la piccia delle campane suonava") e in altre occasioni che lasciano perplessi i fiorentini ("i tetti, in quelle picce e in quegli arrembamenti, in quelle spezzature di ogni forma, sono sempre più rari di mano in mano che le case di spargono per le chine" - Tre Croci). "DI PICCIA", in Lucchesia, vuol dire "di buzzo buono, a corpo morto".

APPALLARE: verbo gergale dei cacciatori della Garfagnana quando raccontano di un colpo così preciso e centrato da fulminare un animale in modo da farlo quasi rientrare in se stesso: "Centrai la lepre così bene che l'appallai".

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