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lunedì 1 settembre 2014

Le diverse opinioni | Come diventare saggi | Varie

Bellissimo esempio questo, di come gli uomini convinti delle loro teorie si fossilizzano sul particolare, mancando totalmente di una visione d'insieme. Essi si fossilizzano ostinatamente, chiudendo la mente al tutto, a quella visione d'insieme che permetterebbe loro di acquisire la conoscenza.  Si danno contro, gli uni con gli altri, offendendosi reciprocamente, ciechi, come nel racconto qui riportato. E potremmo forse riassumere questo concetto in un sola e chiarissima frase: "Ognuno vede quello che vuole vedere".

Un tempo il Beato si trovava presso Savatthi, nel bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Una grande folla di monaci e brahmani seguaci di varie dottrine entrò a Savatthi per elemosinare cibo. Ciascuno di loro la vedeva diversamente, talunti erano inclini a questa o quella teoria, talaltri ben disposti nei confronti di questa o quell'idea.

Alcuni, per esempio, affermavano che il mondo è eterno, e che tutte le altre idee sono vane. Altri invece erano convinti che il mondo non è affatto eterno, e che questa è l'unica verità. Alcuni affermavano che il mondo è limitato, altri che è illimitato.... Certi dicevano che il principio vivente è il corpo, certi altri che il corpo e il principio vivente son odue cose distinte, e così via. Per cui, già per natura litigiosi e rissosi, si insultavano l'un l'altro, dicendo: " Il Dharma (la dottrina) è così, o non è così, è o non è...".

Ora capitò che un altro gruppo di monaci, muniti di ciotole e indossate le vesti, entrò a Savatthi per elemosinare cibo, e una volta compiuto il giro si recò dal Beato e gli disse: "Signore, attualmente a Savatthi c'è una folla di monaci e brahmani ognuno dei quali sostiene cose differenti....".

E il Beato rispose: "I monaci che sostengono varie teorie sono ciechi, non sanno vedere, non sanno ciò che è vantaggioso e ciò che non lo è. Non sanno cos'è il Dharma e ciò che non è il Dharma. Ignorando tutto questo, non fanno che litigare sostenendo tutte le loro teorie....Anticamente qui a Savatthi c'era un certo re, il quale chiamò un uomo dicendogli: "Brav'uomo, raduna tutti  i nati ciechi che sono a Savatthi". "Così farò Sire", rispose l'uomo, e fece come gli era stato detto.

Poi tornò dal re e gli disse: " Sire, tutti i nati ciechi di Savatthi sono riuniti". " Allora, brav'uomo, mostra loro un elefante". "Lo farò Sire", disse l'uomo. E infatti così fece. E disse ai ciechi: "Ciechi, questo è un elefante", e ad uno presentò la testa, a un altro l'orecchio, a un altro la zanna, a un altro la proboscide, a un altro la zampa, a un altro la schiena, a un altro la coda, e a un altro il ciuffetto della coda, dicendo a ciascuno che quello era l'elefante, tornò dal re e gli disse: "Sire, ho presentato ai ciechi l'elefante. Ora fa ciò che vuoi".

Allora il re andò dai ciechi e chiese a ciascuno di loro: " Ebbene, hai visto l'elefante?". " Sì Sire". " Allora dimmi: che genere di oggetto è un elefante?". Quello a cui era stata presentata la testa disse:    " L'elefante è una specie di orcio". Chi aveva sentito l'orecchio disse: " Sire, l'elefante sembra un setaccio". Chi aveva sentito una zanna disse: " E' un aratro". Chi aveva sentito solo il tronco disse: " E' un granaio". Chi aveva toccato la zampa, che era una colonna, chi aveva toccato la schiena che era un mortaio. Chi aveva toccato la coda che era uno scopino. E poi i ciechi cominciariono a litigare:     " L'elefante è quello", " No, non lo è!". "ma sì che è questo!" finchè arrivarono a picchiarsi. E il re si divertì molto vedendo questa scena. Proprio così sono quegli asceti che sostengono altre teorie, sono ciechi, ignoranti di quello che è conveniente e di ciò che non lo è. Non sanno cos'è il Dharma nè cosa non è. E a causa di questa ignoranza sono rissosi e litigiosi, ciascuno sulle sue posizioni. E intuendo il significato di questo, il Beato disse un verso ispirato: " Come sono attaccati alle loro teorie i vari monaci e brahmani, così, chiusi nel loro particolare, litigano gli uomini che vedono solo un lato della realtà".

sabato 30 agosto 2014

L e cinquecento ninfe, come diventare saggi | Varie

Ecco un esempio di come i desideri effimeri della materialità possono inquinare un percorso di purificazione spirituale. Se vogliamo elevarci spiritualmente, dobbiamo liberarci dalla spina del desiderio e per farlo dobbiamo capire profondamente quanto il mero materialismo sia evanescente. Ciò che rimane è la purezza dello spirito, il solo che possa elevarci verso una totale comprensione del mistero della vita. Il percorso è disseminato di trappole, per questo il nostro intento deve essere fermo e risoluto, staccarsi significa annientare l'illusione.


<<Un tempo il Beato si trovava presso Savatthi, nel bosco Jeta, nel parco Anathipindika. E il venerabile Ananda, cugino del Beato, figlio di sua zia, disse ad un gruppo di monaci: "Cari signori, io pratico la castità con sofferenza. Non sopporto la vita di asceta. Voglio abbandonare la disciplina per tornare nel mondo".

Un certo monaco avvicinò il Beato e gli ripetè le parole del venerabile Ananda. Allora il Beato chiamò un monaco e gli disse: "Convoca il monaco Ananda, digli: Ananda, amico mio, il Maestro ti convoca". "Sì Signore" rispose il monaco. "D'accordo" disse Ananda, e venne dal Beato. Ed egli disse: "E' vero Ananda, che tu hai parlato a dei monaci dicendo loro: io pratico la castità con sofferenza, e così via?". " E' vero Signore".

"E perchè la vita di asceta non ti piace affatto, vuoi tornare al mondo?". " Quando ho lasciato la casa una ragazza dei Sakya, la più bella ragazza della regione, mi ha rivolto uno sguardo pieno di promesse e mi ha detto: che tu possa tornare presto, giovane signore. E io ci penso continuamente, soffro per la castità, non sopporto la vita da asceta e voglio tornare nel mondo". Allora il Beato lo prese per un braccio e sparì in un batter d'occhio dal bosco Jeta per ricomparire in mezzo a trentatrè dei. Ed ecco apparire anche cinquecento Ninfe leggiadre, dette "Piè di colomba".

Allora il Beato disse: "Vedi queste cinquecento Ninfe?". " Sì Signore". "Dimmi, cosa ne pensi Ananda: chi è la più bella e piena di fascino, la ragazza dei Sakya, la più bella della regione, o queste ninfe?". " O Signore, di fronte a queste ninfe dette Piè di colomba la ragazza dei Sakya non vale nulla. Non può esservi paragonata, come se fosse una scimmia con il naso e le orecchie mozzati. Queste cinquecento Ninfe sono di gran lunga più belle e affascinanti".

Ciò detto, il Beato prese per il braccio il venerabile Ananda e in un batter d'occhio si dileguò dal paradiso dei trentatrè dei per ricomparire nel bosco Jeta. E fra i monaci cominciò a girare la voce: " Si dice che il venerabile Ananda conduca una vita di ascesi in compagnia delle Ninfe. Si dice che il Beato gli ha assicurato che potrà avere tutte per sè cinquecento Ninfe dette Piè di colomba. Allora i compagni di Ananda cominciarono a dire di lui che era un mercenario, e un domestico: " Il venerabile Ananda è un mercenario e un domestico. Egli pratica la carità stando accanto alle Ninfe. Il Beato gli ha garantito la conquista di cinquecento Ninfe Piè di colomba".

Perciò il venerabile Ananda, infastidito e umiliato dalle dicerie sul suo conto, mentre invece viveva solitario, pieno di fermezza, concentrato e distaccato, avedo rafforzato se stesso, comprese fino in fondo le ragioni per cui è giusto che un giovane nobiluomo abbandoni la sua casa per la vita errabonda, e capì anche qual è lo scopo estremo dell'ascesi: "Distrutta è la nascita, vissuta è la vita, compiuto è ciò che si doveva compiere, non è più necessario essere qui". Così il venerabile Ananda divenne un Arhat, un meritevole.

Allora uno spirito celeste, illuminando con il suo splendore tutto il bosco Jeta, sul finire della notte andò a far visita al Beato e gli disse: "Beato, il venerabile Ananda, pur stando in questo mondo ma comprendendo pienamente grazie alla visione interiore, ha ottenuto il non attaccamento e la liberazione dello spirito". E il Beato seppe che era così. E quando, prima dell'alba, Ananda venne da lui e gli disse: "Signore, ti sciolgo dalla promessa che hai fatto di farmi possedere le cinquecento Ninfe Piè di colomba", il Beato rispose: " So quello che vuoi dire. Uno spirito celeste mi ha informato. E poichè il tuo spirito è libero da vincoli, Ananda, anch'io mi sento sciolto dalla promessa". E intuendo il significato di tutto ciò disse questo verso ispirato:

"Il monaco che ha attraversato la palude, cha ha distrutto la spina del desiderio, che ha saputo annientare l'illusione, non è più scosso dalla felicità nè dal dolore".

venerdì 29 agosto 2014

Il serpente e il bastone, come diventare saggi | Varie


La saggezza, potremmo dire oggi, questa sconosciuta. Un complemento della nostra vita che sfugge ai più. Un obiettivo impegnativo, che richiede un allenamento costante e faticoso, una disciplina interiore prima di tutto. Eppure molti sono gli esempi che possono ispirarci a questo duro allenamento, esempi antichi, ma straordinariamente attuali attraverso cui poter indirazzare la nostra esistenza verso qualcosa di costruttivo. 

IL SERPENTE E IL BASTONE

Un tempo il Beato abitata a Savatthi, nel bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Un gruppo di giovani stava tormentando un serpente con un bastone. Il Beato, indossava la veste e munito di ciotola, di buon mattino entrò a Savatthi per l'elemosina e vide i giovani che torturavano il serpente. Intuendo il significato di quanto accadeva, disse questo verso ispirato:
"Chi tormenta col bastone creature che ricercano la felicità, quando sarà morto non troverà felicità. Chi non tormenta col bastone creature che ricercano la felicità, mentre sta cercando la sua propria felicità, potrà conquistarla una volta morto"


Purificazione ambientale con gli oli essenziali | Salute


PURIFICAZIONE AMBIENTALE

Le essenze più appropriate per ripulire energeticamente i luoghi sono: Albero del Tè, Cajeput,
Eucalipto, Ginepro bacche, Issopo, Lavanda, Niaouli, Ravensara, Timo rosso
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Oltre che in diffusione ambientale sarà opportuno ricorrere a uno o più di questi oli stemperandone 15-20 gocce in totale in mezzo bicchiere di alcool alimentare a 90°, oppure di brandy o di aceto (di vino o di mele), al quale aggiungere poi un'uguale quantità di acqua e, con uno spruzzatore o un nebulizzatore, spruzzare la miscela varie volte nell'aria. Una miscela così preparata può anche essere spruzzata sugli oggetti per disinfettarli e ripulirli dalle vibrazioni negative


Covare i paperini, culo e camicia, cupolone | Parole e verbi in disuso

COVARE I PAPERINI: poltrire a letto. Lo dicono a  Pisa

CULO E CAMICIA: si dice di due amiconi inseparabili: molto in confidenza. "Essere culo e camicia" è realmente il massimo di intimità che si possa immaginare. Nell'Aretino preferiscono, anche più icasticamente: "essere due culi in una mutanda". E c'è l'aggiunta allusiva di una certa complicità

CUPOLONE: è affettuosamente e per antonomasia, la cupola brunelleschiana di Santa Maria del Fiore a Firenze, l'Everest della città, il panettone sulle rive dell'Arno, è Firenze senza dire Firenze: tanto è vero che "nato e cresciuto all'ombra del cupolone" vuol dire fiorentino purosangue




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