Fino ad ora mi sono trattenuta dallo scrivere qualcosa relativo al Natale, forse perché non amo più le festività natalizie, forse perché se ne parla così tanto che ad un certo punto il tema mi è sembrato inflazionato.
Ieri sera però, dopo aver postato il mio raccontino sul tulipano, la mia mente è andata a togliere la polvere ad uno dei Natali della mia infanzia, quelli che mi sono rimasti nel cuore.
L'attesa per la preparazione dell'albero e del presepe era magnifica. Di solito andavo con babbo a scegliere l'abete che avremmo decorato con le vecchissime e preziose palle di vetro, le luci e la stella brillante che aveva il posto d'onore sulla sua cima. I fili argentei abbracciavano i suoi rami, le luci illuminavano il suo verde cupo e lui spandeva tutt'intorno il suo caratteristico profumo, misto a quel particolare aroma di resina che mi faceva sognare boschi incantati, elfi, fatine e folletti.
Fu proprio una sera, dopo che con grande impegno avevamo decorato uno degli abeti più alti che ero riuscita a trovare e la cui cima toccava allegra il soffitto di sala, che mi chiesi perché si faceva l'albero scegliendo l'abete. Ma la mia domanda ebbe una risposta molto tempo dopo, quando fui in grado di fare delle ricerche per mio conto.
Fu così che scoprii che fin dagli albori della civiltà egiziana, l'abete era simbolo della natività, come del resto la palma, in Grecia l'abete bianco era sacro ad Artemide, cioè alla luna, protettrice delle nascite, infatti in suo onore, durante le feste dionisiache se ne sventolava un suo ramo intrecciato con l'edera e coronato sulla punta con una pigna.
Fra le popolazioni dell'Asia settentrionale l'abete era considerato un Albero Cosmico che si ergeva al centro dell'universo. Dall'ombelico della terra spuntava un gigantesco abete i cui rami s'innalzavano fino alla dimora di Bai-Ulgan, collegando tre zone del cosmo: cielo, terra e inferi. Nel calendario celtico l'abete era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giornata supplementare che seguiva al solstizio d'inverno. Anche nei paesi scandinavi e germanici nel Medioevo, ci si recava nel bosco poco prima delle feste solstiziali a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, dolciumi e uova dipinte. Intorno all'albero si trascorreva la notte allegramente. Nei paesi latini l'abete penetrò molto tardi, infatti fu nel 1840 che la principessa Elena di Mecklenburg, sposa di Luigi Filippo d'Orlélans, introdusse l'albero di Natale alle Tuileries. Fu così che decorare l'abete prese a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi nel simbolo del Cristo come Albero della vita.
La mia curiosità era soddisfatta, e ripensare al "mio" abete che si stagliava in tutto il suo splendore nel salotto di casa acquistava ora un nuovo significato: vi vedevo davvero l'albero della vita, l'unione fra terra e cielo, la nascita del Fanciullo divino....e questo universo si era trasferito nel microcosmo di casa mia.
L'attesa per la preparazione dell'albero e del presepe era magnifica. Di solito andavo con babbo a scegliere l'abete che avremmo decorato con le vecchissime e preziose palle di vetro, le luci e la stella brillante che aveva il posto d'onore sulla sua cima. I fili argentei abbracciavano i suoi rami, le luci illuminavano il suo verde cupo e lui spandeva tutt'intorno il suo caratteristico profumo, misto a quel particolare aroma di resina che mi faceva sognare boschi incantati, elfi, fatine e folletti.
Fu proprio una sera, dopo che con grande impegno avevamo decorato uno degli abeti più alti che ero riuscita a trovare e la cui cima toccava allegra il soffitto di sala, che mi chiesi perché si faceva l'albero scegliendo l'abete. Ma la mia domanda ebbe una risposta molto tempo dopo, quando fui in grado di fare delle ricerche per mio conto.
Fu così che scoprii che fin dagli albori della civiltà egiziana, l'abete era simbolo della natività, come del resto la palma, in Grecia l'abete bianco era sacro ad Artemide, cioè alla luna, protettrice delle nascite, infatti in suo onore, durante le feste dionisiache se ne sventolava un suo ramo intrecciato con l'edera e coronato sulla punta con una pigna.
Fra le popolazioni dell'Asia settentrionale l'abete era considerato un Albero Cosmico che si ergeva al centro dell'universo. Dall'ombelico della terra spuntava un gigantesco abete i cui rami s'innalzavano fino alla dimora di Bai-Ulgan, collegando tre zone del cosmo: cielo, terra e inferi. Nel calendario celtico l'abete era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giornata supplementare che seguiva al solstizio d'inverno. Anche nei paesi scandinavi e germanici nel Medioevo, ci si recava nel bosco poco prima delle feste solstiziali a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, dolciumi e uova dipinte. Intorno all'albero si trascorreva la notte allegramente. Nei paesi latini l'abete penetrò molto tardi, infatti fu nel 1840 che la principessa Elena di Mecklenburg, sposa di Luigi Filippo d'Orlélans, introdusse l'albero di Natale alle Tuileries. Fu così che decorare l'abete prese a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi nel simbolo del Cristo come Albero della vita.
La mia curiosità era soddisfatta, e ripensare al "mio" abete che si stagliava in tutto il suo splendore nel salotto di casa acquistava ora un nuovo significato: vi vedevo davvero l'albero della vita, l'unione fra terra e cielo, la nascita del Fanciullo divino....e questo universo si era trasferito nel microcosmo di casa mia.
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Qualunque sia la modalità che vi ha portato su questa paginetta, vi invito a restare e a leggere i miei racconti e le mie poesie.
Cerco di comunicare tutta me stessa e spero che le mie emozioni arrivino anche a voi.
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Buona lettura,
Silvia