Sono come la terra,
terra incolta, deserta, straziata,
aspetto mano sapiente,
che la coltivi e la renda fertile,
e ne faccia scaturire frutti abbondanti.
Troppo tempo questa mia terra è stata abbandonata,
resa sterile e selvaggia da barbari che ne hanno abusato
calpestandone verdi primizie,
deviando i corsi d'acqua che l'attraversavano.
Terra, campo di battaglia, dove sangue è stato versato,
ferita dalla violenza di eserciti urlanti,
dove tombe accolgono anime trapassate anzitempo.
Attendo che l'aratro dissodi questo campo lasciato a se stesso,
che mano dolce tracci i solchi in cui seminare frutti nuovi,
che ritorni il verde prato e gli alberi,
ombrose fronde,
l'acqua disseti le dure zolle.
Un nuovo guardiano che ne ami le rotondità,
che ne smorzi le asperità,
che ne medichi le ferite,
finché la trasformi in paradiso.
E questa nostra terra che fu data perché fosse nostra amica e sussistenza, com’è ridotta oggi? L’uomo ha deformato ogni sua forma di vita, ha inquinati i fiumi,laghi e l’immenso mare. è una terra straziata, come il nostro cuore. Grazie, Silvia per la condivisone. Una bella e sofferta poesia.
RispondiEliminaAntonio ti ringrazio del delicato e profondo commento.
RispondiEliminaLa delicata e completa perizia con cui pare cantata la tua espressione, compunge il cuore di chi legge, di chi ascolterà certamente il tuo accorato e pregno di speme appello a godere di si tanta prospera ricchezza.
RispondiEliminaTi auguro tanta vita l6nga e prospera.