Nell'immensa vacuità del tutto,
l'anima inerte s'apprende a se stessa.
In questo limitare,
statico limbo senza porte.
Si spaura il mio sembiante,
non v'è che l'eco della mia voce.
Ivi confusi sono il giorno e la notte,
aere rarefatto,
incognita il tempo.
Ma tu ci sei,
rassicurante presenza,
che in questa assenza d'essere,
mi fai dono d' amore e sicurtà.
Quando l'assenza si fa presenza è conquista di una certezza che un po' ci rassicura.
RispondiEliminaE questo infatti è il senso, grazie Antonio
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