Nell'alto Medioevo, la conoscenza medica si basava principalmente sui testi greci e romani, conservati nei monasteri. Non solo: nell'ottica della carità evangelica nacquero ospedali, in un primo tempo intesi come luoghi di accoglienza per poveri, pellegrini, ammalati, vecchi, neonati o infanzia abbandonata; poi come strutture dedicate alla cura delle malattie, soprattutto con prodotti erboristici.
Questa forma di aiuto al prossimo, chiamata spesso "medicina monastica", era considerta come parte del dovere religioso. La Regola di San Benedetto stabiliva che prima di tutto si doveva porre attenzione ai malati, che dovevano essere serviti in verità, come Cristo. Così tutti i monasteri, sia maschili che femminili, si dotarono di un'infermeria, nella quale cominciarono ad essere accolti pure pazienti secolari. Non a caso, quasi la metà degli sopedali nell'Europa medioevale era direttamente affiliata ad un monastero o ad altre istituzioni religiose. Nacquero anche strutture laiche ad imitazione di quelle religiose, con precise regole di condotta che prevedevano servizi di culto e di carità nella loro routine quotidiana.
In questo ambito, nel secolo IX, nasce e prende forma la Scuola Medica Salernitana: è la prima scuola laica dell'Occidente, ed ospita studenti e medici di ogni nazione, fra cui molti ebrei; legata inizialmente alla scuola greca, subisce l'influsso arabo, quando Costantino l'Africano traduce dall'arabo i testi di Galeno e Ippocrate, i più studiati della scuola.
MEMENTO: Nei conventi e nelle corti più illuminate si cerca di riprendere in medicina le fila troncate dalla caduta dell'impero romano. Non solo si cerca di reduparare il patrimonio medico precedente, ma si approfondisce la ricerca, attraverso lo studio dei principi curativi delle piante e dei loro principi attivi. Grazie agli scambi commerciali vengono conosciute piante nuove.
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