Ora, ovviamente, gli "scarti" per la cioncia si vendono in macelleria. Passando dalla cucina alla linguistica, l'umiltà della pietanza è coerentemente rispecchiata in alcune espressosi dialettali toscane, come il nomignolo di cioncio che viene dato all'uomo miserello e dappoco; come cioncina che nel PIsano indica la donna buona a nulla; e come la locuzione "pie' ccionci" che indica chi cammina male o faticosamente a causa, per esempio, dei calli.
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lunedì 18 gennaio 2016
La Cioncia
Pubblicato da
Lifarnur
CIONCIA: si potrebbe definire una ghiottoneria più da linguisti che da gastronomi. La cioncia è la pietanza più tipica della cucina di Pescia; piatto umile, fatto con le parti di scarto della macellazione (naso, coda, guance) che un tempo i macellai lasciavano attaccate alla pelle dell'animale ucciso. A scarnirle ci pensavano poi gli addetti al trasporto alle concerie, vendendo questi pochi scarti alle massaie pesciatine le quali poco a poco perfezionarono una gustosa ricetta per sfruttarli nel modo migliore.
Ora, ovviamente, gli "scarti" per la cioncia si vendono in macelleria. Passando dalla cucina alla linguistica, l'umiltà della pietanza è coerentemente rispecchiata in alcune espressosi dialettali toscane, come il nomignolo di cioncio che viene dato all'uomo miserello e dappoco; come cioncina che nel PIsano indica la donna buona a nulla; e come la locuzione "pie' ccionci" che indica chi cammina male o faticosamente a causa, per esempio, dei calli.
Ora, ovviamente, gli "scarti" per la cioncia si vendono in macelleria. Passando dalla cucina alla linguistica, l'umiltà della pietanza è coerentemente rispecchiata in alcune espressosi dialettali toscane, come il nomignolo di cioncio che viene dato all'uomo miserello e dappoco; come cioncina che nel PIsano indica la donna buona a nulla; e come la locuzione "pie' ccionci" che indica chi cammina male o faticosamente a causa, per esempio, dei calli.
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