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domenica 2 agosto 2015

Canis a non canendo

Fra i miei tanti interessi non poteva mancare l'amore per la lingua latina, di cui, ai tempi del liceo, ho odiato fortemente la "consecutio temporum" e relativa sintassi, perchè, come è logico, quando si deve studiare, non sempre apprezziamo la sottigliezza e l'eleganza di certe materie.

Con il tempo poi, anzi diciamocela tutta, con la vecchiaia, ci si ammorbidisce e ci tornano alla memoria frasi e motti che ci hanno fatto penare a scuola, ma che poi ci sono risultati utili in seguito.

Uno di questi è Canis a non canendo ovvero chiamato cane perchè non canta (derivato da Marco Terenzio Varrone De lingua Latina), un esempio di etimologia cervellotica, per rimarcare una spiegazione paradossale e particolarmente poco credibile di un fatto.
Ovviamente qui non posso citare gli improperi che mi uscirono dalla bocca ai tempi in cui fui costretta a tradurre questo adagio; allora internet non c'era, esisteva solo il caro vecchio vocabolario, che pareva ripetere, mentre lo sfogliavo, le esortazioni della professoressa: "Coraggio ragazzi, sul vocabolario c'è scritto tutto, basta saper guardare"........


Erbe curative nella Cina delle dinastie

In Cina, a partire dal XXVII secolo a.C., si particava già una medicina scientifica e, ben prima che in Europa, già si affiancavano all'agopuntura, pillole e pomate. L'imperatore Giallo Huang Ti e il suo medico di corte Chi Po scrissero il "Nei Jing Su Wen", probabilmente il primio  testo cinese di medicina tradizionale.

 Esso presenta  dei principi considerati tuttora validi, tanto da essere studiati ancora oggi nelle Università cinesi, nei corsi ordinari di medicina. Ricordiamo che le conoscenze mediche di quell'antico popolo erano sbalorditiva se rapportate ai tempi. Ad esempio, documenti scritti, risalenti a due millenni e mezzo a.C., illustrano plasticamente come il sangue umano riceve impulso dal cuore e circola irrorando l'organismo. 

E prima di prescrivere una cura, i medici cinesi facevano la diagnosi rilevando le pulsazioni in undici differenti punti del corpo. Non solo: delle piante era documentata l'azione, l'efficacia e le controindicazioni come, ad esempio, dello zafferano, del rabarbaro, della segale cornuta, dello zenzero, del papavero ecc....

MEMENTO: Nelle pagine del Shen Nong Ben Cao (300a.C.-100d. C.) vengono studiate 365 piante divise in categorie: si descrivono preparazioni galeniche; si parla di dosaggi; si consiglia l'uso di piante calde per problemi freddi e di piante fredde per problemi caldi; si parla delle modalità e tempi di somministrazione; si specifica il trattamento di varie malattie.


Il ferro di cavallo

Il mio istruttore di equitazione mi diceva sempre di tenere gli occhi ben aperti quando cavalcavo, se Lifar avesse perso un ferro, avrei dovuto raccoglierlo immediatamente, pulirlo bene e poi appenderlo "braccia in alto" alla porta di casa, con un nastrino rosso. 

Si dice infatti che il ferro di cavallo sia fra quegli oggetti che portano fortuna a chi li possiede. Ma ci sarà stata una spiegazione no? Volli sapere. 
Tutto risale al Medioevo, e al rapporto che al tempo si instaurava fra i poveri contadini (servi della gleba) e i ben più fortunati cavalieri.

Se il cavallo di un cavaliere perdeva un ferro, il contadino che lo raccoglieva, poteva sperare di ricevere dal cavaliere una ricompensa aiutandolo a rimetterlo a posto o semplicemente restituendolo. Di solito il cavaliere dava al contadino qualche preziosa  moneta. Da qui la credenza che trovare un ferro di cavallo e tenerlo in casa porti fortuna, in ricordo di quel guadagno economico conseguito dai contadini.

Capelli lucidissimi con l'aceto di mele

Non cominciate a far strani pensieri, a borbottare, siate aperte ai rimedi naturali, più economici e molto meno invasivi.

Se i vostri capelli appaiono opachi, e stanchi, potete sempre dargli una bella botta di vitalità con semplicissimo rimedio, tanto caro alle nostre nonne, che senza tanti ammennicoli ottenevano dei risultati stupendi senza tanti fronzoli e a zero spese . 

Ecco dunque come fare: procuratevi dell'aceto di mele (reperibile in tutti i supermercati) e prima di lavarvi i capelli, mescolate un cucchiaio da minestra in mezzo litro d'acqua (regolatevi in base alla lunghezza dei capelli), se possibile acqua non troppo calcarea. Procedete come di consueto al lavaggio con shampoo e balsamo. 

Una volta che avete ben risciacquato i capelli dal balsamo, versate la miscela di acqua e aceto sui capelli partendo dalla cute per tutta la loro lunghezza. Poi tamponateli con un asciugamano e quindi asciugateli come di consueto. 
Non rimarrà alcun odore di aceto e i vostri capelli risplenderanno!

sabato 1 agosto 2015

Abituarsi ad usare e scegliere il filo interdentale

L'igiene orale per me è importantissima, aver la possibilità di lavare i denti con un buon dentifricio e lo spazzolino giusto è una delle mie priorità. Anche quando mi trovo fuori casa, nella mia borsa tengo sempre un kit da viaggio per la pulizia dei denti. Ma siamo sicuri di pulirli al meglio? A volte se pur il nostro dentista ci  suggerisca l'uso quotidiano del filo interdentale, facciamo orecchie da mercante, perchè spesso abbiamo fretta e riteniamo che sia un'ulteriore perdita di tempo. Ma la sera prima di andare a letto il tempo lo abbiamo, e avere una bocca sana, ci fa risparmiare parecchi soldini.

Il filo interdentale permette di rimuovere placca e residui di cibo dove lo spazzolino non arriva, ovvero sotto il margine gengivale e tra i denti.  Va usato tutti i giorni così da evitare formazione di carie e disturbi gengivali, specialmente prima di andare a letto.
Esistono in commercio due tipologie di filo tra cui scegliere: Filo di Nylon (multifilamentare) e Filo PTFE (monofilamentare).Entrambi risultano essere efficaci se usati nel modo corretto.
Il filo di Nylon è composto da più filamenti e proprio per questo è più facile che si spezzi o che si sfaldi, specialmente tra denti molto stretti. Tale filo è disponibile con o senza cera e in vari gusti. Il filo PTFE è composto da un solo filamento, ha una resistenza maggiore e risulta perciò più costoso.
Esiste anche il filo interdentale fatto di seta ed è del tipo multifilamentare, poichè è fatto di seta naturale è biodegradabile ed ecologico.
Il filo interdentale cerato scivola più facilemente anche tra gli spazi interdentali stretti, però non riesce a rimuovere la placca quanto quello non cerato.
Come usarlo:
Prendere circa 45 cm di filo, arrotolarlo alle dita medie e lasciare qualche centimetro con cui lavorare;
Afferrare la parte con cui lavorare con il pollice e l'indice, iniziare a inserirlo tra i denti con un movimento avanti-indietro;
Curvare il filo contro il lato del dente cosi da formare una "C";
Iniziare a pulire partendo dalla gengiva verso la punta,
per due o tre volte;
Fare attenzione a non forzare per non danneggiare le gengive;
Riperterlo per l'altro dente formando sempre una "C";
Per rimuovere il filo, usare il movimento avanti-indietro;
Per pulire un'altra zona, usate una nuova sezione di filo.


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