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giovedì 27 agosto 2015

La tazza di tè

Si racconta che Badhidharma, ventottesimo patriarca dopo il Buddha, che diffuse in Cina una nuova dottrina, il Ch'an (poi Zen), dopo aver trascorso anni in meditazione, cedette al sonno.
Al risveglio, mortificato per aver ceduto a tale debolezza, si tagliò le palpebre, per impedire loro di calare sugli occhi, interrompendo così la veglia meditativa.

Le palpebre cadute a terra, si trasformarono nella pianta del tè, che ha appunto la proprietà di tenere deste le facoltà intellettive e le cui foglie a mandorla ne rammentano l'origine.
I Cinesi invece, raccontano che nell'anno 2737 l'imperatore ShenNong, aveva dato ordine di bollire all'aperto l'acqua che voleva bere. Per sorvegliare l'operazione si era seduto sotto un alberello. Una folata di brezza staccò alcune foglie dell'albero, facendole cadere nel recipiente dell'acqua ormai calda: fu così che l'imperatore bevve per la prima volta questo infuso buono ed euforizzante.

Da quel giorno il tè venne coltivato nei giardini imperiali da giovani scelti fra i più sani e che non dovevano mangiare aglio e cipolla per non contaminare con odori acri le piante.
Il raccolto avveniva fra la fine della luna nuova di Febbraio l'inizio di quella di Marzo da raccoglitori con mani pulitissime, lavate per sette volte di seguito e protette da guanti di seta.

Assaggiai la prima volta questo infuso color dell'ambra liquida in una tazza che non scorderò mai. Era una tazza di porcellana bianca, decorata con oro zecchino che ne circondava il bordo con una linea  sottile e uniforme, sulla tazza l'oro disegnava delle stelline e lo stesso motivo decorava anche il piattino. Il cucchiaino che scioglieva una punta di miele nel tè, tintinnava al contatto con la porcellana come un campanellino, e creava un piccolo vortice nell'infuso, che grazie a questo movimento, disperdeva tutt'intorno le sue sostanze volatili e aromatiche. 

So benissimo che quel tè non era pregiato, ma commerciale, e che non avrebbe dovuto essere dolcificato, ma da quel giorno è diventato la mia bevanda preferita. Sono passati almeno venticinque anni, il mio gusto si è evoluto, ho assaggiato tè pregiati, ho letto e mi sono documentata sulle origini, le tipologie, la letteratura e le cerimonie, ma il gusto di quella tazza che mi riportava ai cieli stellati di primavera, rimarrà per sempre nella mia memoria forse perché a prepararla fu mio nonno, lo spirito più eccezionale che abbia mai conosciuto.

2 commenti:

  1. Le prime due storie non le conoscevo proprio, molto carine. E.. M'è venuta voglia di un bel tè caldo adesso :)

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  2. Ciao, io ho appena gustato un Earl Grey, adatto alla meditazione pre-scrittura. Fammi sapere quale tè stai gustando, sono curiosa. E grazie per il tuo intervento

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