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venerdì 31 luglio 2015

Erbe e cure, apporto dell'Islam e del Mondo Arabo

Con l'inizio dell'espansione dell'Islam, il Mondo Arabo viene a contatto con le scuole mediche cresciute all'ombra della scienza greca, ne acquista le conoscenze anche grazie alle traduzioni di grandi autori come Ippocrate e Galeno. Con il passar del tempo le acquisizioni del mondo classico vengono rivisitate alla luce degli studi arabi di fisica e di chimica

Nasce così a Bagdad una scuola di medicina all'altezza di quelle di Cordova, di Toledo, di Siviglia. Fra il IX e XI escolo, si accentuano opinioni indipendenti e un fervore generalizzato verso nuovi esperimenti. Sono da sengalare personaggi quali Abu Bakr Mohammad Ibn Zakariya al-Razi (865-930, a noi più noto come Rhazes) direttore dell'ospedale Muqtadari di Bagdad, il più grande tra i medici arabi ad indirizzo ippocratico, autore di numerosi libri, alcuni dei quali saranno studiati nelle scuole italiane fino al Rinascimento; il famosissimo Ibn Sina (980-1037), melgio conosciuto con il nome di Avicenna; grande medico di scuola araba  fu anche il filosofo ebreo- spagnolo Mosè Maimonide (1138-1204) che riconobbe l'influenza dei fattori emotivi sulla salute ed inserì l'uso di strumenti musicali e di storie allegre nella terapia. Oltre all'impulso proprio dato dalla farmacologia del Medioevo, dobbiamo riconoscere al Mondo Arabo anche il merito di aver salvato, parallelamente al monachesimo, le antiche tradizioni terapeutiche andate smarrite con il crollo dell'Impero Romano.

MEMENTO: Con l'espandersi dell'Islam si diffondono nel Mondo Arabo anche la medicina e l'erboristeria. A Bagdad apre al pubblico la prima farmacia che delinea la divisione tra medicina e farmacologia. Dal mondo arabo si importano in Italia droghe ed erbe, conservate prima in semplici vasi cilindrici, poi nei più classici albarelli in maiolica che compaiono anche oggi nelle moderne farmacie.


giovedì 23 luglio 2015

Erbe e cure nell'antica Grecia


Ippocrate
La medicina greca con la civiltà minoica (2700-1450 a.C.), era arrivata già ad un notevole grado di sviluppo con dei professionisti che la esercitavano con profitto, sempre impiegando droghe estratte da piante, seppure inserite in un contesto religioso e magico. Solo nel VI secolo a.C. si sviluppa una medicina con basi più aderenti alla scienza del tempo che si colloca in scuola filosofiche (ricordiamo la scuola medica di Crotone). 

Il maggiore esponente della medicina greca rimane Ippocrate; egli segue il principio dei 4 elementi: aria, terra, acqua e fuoco. Ognuno di essi contiene una qualità: freddo, asciutto, umido e caldo. Dalla loro perfetta armonia deriva il mantenimento della salute. In questo periodo si perfezionano le acquisizioni sulle patologie polmonari e sulle infezioni acute delle ghiandole, sul sistema digestivo e circolatorio, mentre è minore la conoscenza del sistema nervoso. 

Con Ippocrate, considerato il padre della medicina attuale, si coniuga la conoscenza della teoria con l'osservazione del malato per stabilirne la terapia. Per la prima volta nella cultura occidentale si comprende la necessità di conservare le energie dell'individuo, ricercare la cause della malattia senza perdere di vista lo scopo finale che è quello di guarire il malato senza preconcetti nè superstizioni.

MEMENTO: L'arte della medicina era svolta in nome della divinità. I templi dedicati agli dei, praticamente erano prototipi di ospedali che sorgevano in luoghi ben esposti, ed a volte vicino a fonti termali. I seguaci di Esculapiio sono ricordati per l'edificazione di "ambulatori" in varie città. C'era una componente filosofica nel concetto di malattia: infatti si affermava che "la vita dell'uomo è un accordo fra varie opposizioni; quando cesa l'accordo compare la malattia".


martedì 10 dicembre 2013

Oggi nella mia rubrica: breve storiella sul porro

Il Porro (Allium porro) è anche questo un vegetale molto noto ed apprezzato fin dai tempi dei tempi. Lo stesso Ippocrate ne descrisse le proprietà curative, quali l'aumento della diuresi e l'efficacia contro la tisi. Si racconta che in Egitto, il faraone Cheope, guarito da una fastidiosa malattia, abbia ricompensato con cento mazzi di porri il medico che lo aveva curato. Nel mondo romano sembra che Nerone mangiasse tanto porro da essere soprannominato " il porrofago". Nel sec. XVII questa pianta fu celebrata come afrodisiaca. Le si riconoscono proprietà diuretiche, efficacia contro la calcolosi renale e vescicale. Per uso esterno si adopera sotto forma di cataplasma (contro torcicollo, lombaggini, tumefazioni reumatiche, artritiche e gottose). Si usa anche tagliato fresco da strofinare sulle punture di insetti.
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