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venerdì 18 dicembre 2015

Come programmare i cristalli

Per prima cosa preparate la richiesta che intendete fare con una frase semplice, di poche parole, evitando negazioni e incertezze. Per esempio: "Ho bisogno che il mio capo che approvi il mio progetto", oppure: "Voglio fare buona impressione al colloquio di lavoro", o ancora: "Aiutami a recuperare il rapporto con mio marito" e via dicendo. Comunque le frasi siano espresse, ricordate che rappresentano richieste, non ordini. Scegliete un momento e un luogo in cui nessuno vi disturbi, togliete anelli, cinture, orologi.

 
Sedetevi eretti ma rilassati, prendete in mano il cristallo e fatelo scorrere più volte su tutta la vostra aura respirando a fondo e lasciando pian piano allentare le tensioni, liberando la mente da qualsiasi pensiero per renderla disponibile a dare e ricevere. Appoggiate il cristallo sul terzo occhio (sesto chakra) e portate la mano libera sul chakra del cuore (quarto chakra).

Immaginate un raggio di energia che esce dal terzo occhio ed entra nel cristallo; scrivete la vostra richiesta sul raggio e accompagnatelo all'interno del cristallo. Mantenete la concentrazione sul raggio che entra nel cristallo finchè non avrete la certezza che esso l'ha assimilato. A questo punto il cristallo è pronto.

sabato 28 novembre 2015

Il luogo della non pietà

Esiste un luogo dentro di noi, lontano dalla nostra razionalità consapevole, che rimane inesplorato quasi totalmente. E' un luogo buio, dove la luce quasi mai giunge a rischiararne la vastità. Non facciamo caso alla sua esistenza e forse in una vita intera molti di noi  ignorano proprio che esista.
Siamo presuntuosi, il nostro comportamento è dettato dalla convinzione di poter prevedere e controllare le nostre azioni come quelle altrui, perchè è grande l'importanza personale che diamo a noi stessi.


E la sordida ansia di gestire razionalmente ogni comportamento, il desiderio che la nostra personalità sia al di sopra di tutto e tutti, il solipsismo che ci induce a rapportare tutto a noi stessi come centro del mondo, fa divampare dentro di noi l'incontrollabile fuoco che governa il nostro attaccamento a tutto, persone, animali, cose, idee. Per questo perdiamo il naturale contatto con la conoscenza silenziosa, fonte da cui attingere il sapere di come fare e farlo bene.

E questo perenne riflesso di noi stessi ci rende degli egoisti assorbiti dalla narcisistica immagine di noi stessi. Senza la posizione abituale che abbiamo di noi stessi, tramite quelli che definiamo i nostri punti di riferimento, l'immagine di sè non può essere sostenuta e senza la sua pesante enfasi si perde l'autocommiserazione e con essa la presunzione.

Ma se riusciamo a mettere da parte questo vestito blindato che ci portiamo addosso, smantellandone l'armatura pesante che lo riveste, allora e solo allora raggiungiamo il luogo della non pietà, o se vi piace, il centro della spietatezza (intendo nell'analisi che si fa di se stessi, non del senso di umanità, o pietà nei confronti del resto del mondo). I nostri occhi sono legati solo superficialmente al mondo della vita di ogni giorno, il loro legame profondo è con l'astratto. Siamo bravi a mascherarci dietro ragionevolezza, generosità, disponibilità verso gli altri, ma se gli altri dimostrano palesemente di non accorgersene, o se ci fanno intendere che per loro li stiamo solo ingannando, dove credete che andremo a trovarci? Nel luogo della non pietà, al centro della spietatezza. E se riflettiamo bene questo stato d'essere lo abbiamo provato qualche volta, la freddezza assoluta, che forse ci ha spaventato, anche solo inconsciamente, e che la nostra sordida ansia ha prontamente ricacciato nel buio gelido del suo regno.


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