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domenica 28 ottobre 2012

Natale

Non mi piacciono le feste natalizie, sono l'apoteosi del consumismo e della corsa alla ricerca dei regali. Il vero spirito celebrativo di questa festività mi pare totalmente scomparso. Inoltre mi angosciano tutte quelle persone che ti sottopongono ad un interrogatorio stile poliziesco atto ad indagare il come, il quando, il perché della tua vita nei giorni di festa (festa poi si fa per dire , dipende che lavoro fai).

Ricordo con affetto solo le feste natalizie di quando ero bambina, di quando ancora la mia famiglia contava molti componenti, e ci si riuniva insieme a casa sotto un'atmosfera un po' magica e piena d'amore, e tutti insieme partivamo alla ricerca della borraccina per costruire il presepe odoroso di muschio fresco sul quale con grande delicatezza venivano sistemate le statuine, vecchissime di generazioni. La base era costituita da grandi tavole di legno compensato, su cui si stendeva un foglio enorme impermeabile e infine la borraccina con i suoi verdi melange. 

Nell'angolo più morbido io e babbo sistemavamo la capanna e tutto intorno le figure più caratteristiche. Infine un vecchio specchio formava un bel laghetto le cui ondine lucenti venivano solcate da varie specie di uccelli acquatici. In lontananza i Re Magi, con il loro cammello seguivano la stella cometa. La costruzione del presepe era anche un piccolo momento di scontro familiare padre-figlia, poiché nonostante la tenera età ambivo cimentarmi in complessi attacchi elettrici e se possibile, con ardimento prendevo chiodi e martello per unire tavole o attaccare il bellissimo foglio blu scuro su cui splendeva un romantico cielo stellato che incorniciava tutta la struttura. Dopo, con rinnovato vigore, era la volta dell'albero. Con grande sacralità toglievo dalla carta veline che le proteggeva, le centenarie decorazioni di vetro, tanto splendide quanto fragili e cercavo il loro posto d'onore sui rami resinosi dell'abetino appena giunto dal fioraio.... 

Era il momento del pranzo o della cena e con i nonni, gli zii, i cugini, ci sedevamo a tavola, ed ecco che le nonne uscivano dalla cucina con i vassoi fumanti....La pasta fatta in casa, i condimenti di cui non scorderò mai sapore e odore...le voci a volte un po' chiocce di noi tutti a pancia piena, intorno al tavolo rotondo su cui sgranocchiavamo frutta secca e noi bambini a sgocciolare i bicchieri di spumante.

Le feste natalizie di adesso non sono più così, la maggior parte della gente cerca fughe al ristorante, o addirittura parte per un viaggio al caldo (fate pure e divertitevi, ma non venite a fare lezioni di fratellanza e amore....risparmiatemi questa decadenza). E poiché almeno a casa mia, la famiglia ha perso molti dei componenti più importanti, sapete che vi dico? Che se potessi cancellerei tutte le feste, e che vorrei solamente che questi giorni ormai solo per pochi ancora pregni di significato, passassero così, senza dare troppo nell'occhio, anche perché se mi soffermo a riflettere, tutti i giorni della nostra vita dovrebbero mantenere un minimo di spirito natalizio, quello che ci fa stare insieme alle persone che amiamo e ai nostri affetti.

Sono stata fortunata ad avere intorno persone che tutti i giorni della loro vita hanno rinnovato nel loro piccolo lo spirito di amore e generosità proprio di questi giorni, con la differenza che però l'hanno fatto sempre tutto l'anno e per tutta la vita.


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