Sono di
nuovo in ufficio, sarà una domenica lunga, anzi lunghissima, divisa tra gli
ospiti, la contabilità e anche la noia. Prima di salire in ufficio sono passata
da Lifar, che, nel suo paddock, circondato dalle querce e dai nespoli, odorava
beato una margheritina stenta.
Gli ho dato il buongiorno offrendogli tre mele
sugose e ho controllato che il box fosse a posto, mentre Khali, il
suo grande amico, un asinello dalle orecchie lunghe e morbide,
piagnucolava per un pezzetto di pane. Mi sono fatta coraggio e sono salita per
lo stradello che mi porta in ufficio, tanto da qualche parte si deve pur
cominciare e ho trovato Camilla ad attendermi sulla soglia.
Come un
lampo è entrata con me e si è sdraiata accanto alla mia scrivania in
attesa che compissi i gesti rituali che accompagnano le mie mattine:
l'accensione dei pc, il caffè, il controllo della posta, del booking, degli
eventuali arrivi e partenze dei clienti. Amo questo posto, ma a volte i miei
turni di dodici ore della domenica mi vanno veramente stretti, e mi ritrovo a
sognare di poltrire nel letto dopo "aver ruzzato fino ad ora presta"
la sera del sabato.