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domenica 28 febbraio 2016

CIBALINO & C.

Ovvero degli asini del Poggio
21 Aprile 2007



Nello splendido agriturismo in cui lavoro, vivono beati tre asini maledettamente furbi.

Nelle ultime due settimane, i miei amici dalle lunghe orecchie, se ne sono andati in giro in lungo e in largo per la struttura, divorando arbusti, fiori, erba fresca e non, fieno, pellet, croccantini per cani e gatti... 

Proprio due giorni fa, mentre ero intenta e concentrata sul mio lavoro d'ufficio, ecco che sento uno strano scalpiccio, seguito dai feroci latrati di Camilla. Corro fuori e in chi mi imbatto? Nei miei amichetti, che sfacciatamente si erano accomodati in veranda (vale a dire sulle mattonelle di cotto) in contemporanea all'arrivo dei clienti per la colazione: TRADIMIENTOOOOO!!!!

Ho afferrato il capofila per la cavezza (o meglio per quello che rimaneva della cavezza) e con modi gentili ho cercato di accompagnarlo nel pratino sottostante, parlandogli in maniera dolce e persuasiva, ma Cibalino (così lo chiamo io) non ne voleva assolutamente sapere, dato che aveva subodorato croissant caldi con granella di zucchero. Abbiamo iniziato un curioso tira e molla, io tiravo da un lato e lui dall'altro, improvvisando un interessante teatrino per la clientela, che, invece di accomodarsi a tavola a fare colazione, se ne stava divertita a godersi lo spettacolo, cosa che ha mandato fuori di testa la governante

Alla fine tirando io da un lato e spingendo la governante dall'altro, siamo riuscite a spostare i gitanti nel giardino, i quali, non paghi di averci fatto sudare le sette camicie, hanno inseguito al piccolo galoppo il nostro chef, che ignaro di ciò che era accaduto, coglieva i carciofi nell'orto. 
Per cercare di dare una parvenza d'ordine allo sfacelo incombente, armata del mio inseparabile telefono portatile e avvalendomi della presenza della fida Camilla, ho seguito i picari nell'orto, anche per assicurarmi che lo chef fosse ancora vivo dopo la carica asinina e cosa vedono i miei occhi?

 I tre moschettieri avevano infilato la testa nella cassapanca in cui tengo gli effetti privati del mio biondo destriero, e tiravano fuori brusca, striglia, coperta invernale...Avevo le lacrime agli occhi: quale mai peccato dovevo scontare con la pena del contrappasso? C'era ormai solo una cosa da fare, avvicinarli alla rotoballa di fieno e parcheggiarli lì per il resto della giornata in attesa di istruzioni dai piani alti. E così a fischi, io avanti e loro dietro e rigorosamente in fila indiana, siamo arrivati alla rotoballa dove, per la pace di tutto lo staff, Cibalino e C. si sono arresi.

domenica 10 gennaio 2016

L'ultimo baluardo: la speranza

La vita è fatta di speranza, pianta che necessita di essere coltivata e curata quotidianamente. In questo mondo così perverso e sempre più crudele, in cui è difficile trovare un posto per se stessi, senza speranza è quasi impossibile sopravvivere. 
A volte non ci accorgiamo nemmeno di sperare, tanto siamo presi dall' affanno del quotidiano, quella sorta di lotta per la specie, presi e concentrati dal non farci scartare dalla nuova e artificiale selezione naturale.

Se non hai successo, non sei nessuno, se non sei bello non sei nessuno, se non hai potere non sei nessuno, se non hai soldi ti gettano immediatamente dalla rupe Tarpea. 
Essere sensibili, avere in seno quelle corde che vibrano anche per le piccole cose di ogni giorno e che forse ci classificano un po' poeti, è un handicap incorreggibile, quella sorta di autismo che non ti permette di comunicare con il mondo vero, quello che è in stato di guerra permanente di tutti contro tutti, mi risuonano nella mente le parole di Hobbes: "Homo, homini lupus".

Sono tutti esperti nell'arte dell'agguato, ed è così facile diventare preda, nel mondo del lavoro, perchè la crisi ci ha già messo in ginocchio, perchè ci sono i raccomandati, perchè anche solo essere disponibili con i colleghi viene visto come segno di stupidità; nella vita di tutti i giorni, basta andare al supermercato e trovi il furbetto di turno che cerca di passarti avanti mentre sei in fila alla cassa, o quello che con una manovra a rischio incidente ti frega il parcheggio, o il paziente dell'ultimo minuto che salta la fila dal medico perchè ha solo bisogno di una ricetta veloce veloce e poi ci sverna un'ora.
Io faccio le file, non ho conoscenze e infatti veleggio veloce nel precariato quando mi va bene, attendo il mio turno, condivido il mio sapere e se qualcuno mi chiede aiuto nel mio piccolo sono generosa.

Sbagliato, errore madornale, ci sono rimasta fregata vieppiù volte. Ma con tutto ciò continuo a sperare, a credere che si possa con il proprio essere schietti e onesti dare un misero esempio di coerenza, che dimostrare le proprie capacità sia ancora un buon biglietto da visita, a volte più importante di tante specializzazioni. Cerco di migliorarmi, perchè spero fortemente che la volontà che impegno ogni giorno nell'essere coerente con me stessa e i miei principi sia il passaporto che può aprirmi nuovi spiragli e nuove porte.

Lo spero, perchè senza la speranza, il mio futuro appare piuttosto oscuro, senza prospettive di lavoro, senza affetti veri, senza sincerità, in un mondo dove la disonestà è diventata la dea maggiormente venerata, dove le scorciatoie sono preferite a percorsi che costano fatica e impegno, dove il facile guadagno è in prima fila rispetto a qualunque etica e morale.
Quindi spero, e coltivo nel mio vaso la speranza, questa piccola e timida pianticella, che ha il gran potere però, di farmi apparire la notte meno scura.


venerdì 18 dicembre 2015

Psicopittografia, Come esercitare l'autorità in maniera nuova

Perchè le relazioni con il prossimo sono così penose? Quali sono in realtà, le vie da seguire per regolare questi rapporti? Le relazioni umane sono dunque governate da leggi psicologicamente ben definite. Se voi le capite, le applicate e le praticate costantemente, esse saranno in grado di rendere positive queste relazioni. 

La vita familiare, i rapporti con i figli, il vostro lavoro, saranno illuminati dalla gioia. Così come la primavera rinverdisce ogni cosa, così queste leggi ridanno vita ad ogni settore delle relazioni umane. Noi partiamo da quel principio onnipossente, che emana dalla Psicopittografia: "Per cambiare gli altri, cambiate prima voi stessi". 

Dimentichiamo gli altri. Siamo noi stessi. Vogliamo essere amati, ma non siamo sicuri di esserlo. Non cerchiamo l'approvazione altrui con tanto accanimento. Siamo cortesi, accondiscendenti, ma non sacrifichiamo l'integrità interiore per ottenere l'approvazione altrui.

domenica 1 novembre 2015

La piscina, scene dal precariato lavorativo, parte prima

Come già descritto nei posts precedenti, lo Uaisipiei era dotato di una bella piscina di acqua salata, intorno alla quale si snodava un bel bordo  in cotto.

I posti naturalmente, considerando i lettini e gli ombrelloni, erano limitati, e non tutti gli ospiti di Charlie potevano usufruirne contemporaneamente. Zoe si chiedeva spesso come ci fosse tanto accanimento per un posto in piscina, quando proprio lì a due passi si apriva una superba spiaggia e tutti gli ospiti di Charlie erano dotati di barca a vela, mezzo con il quale potevano veramente godersi il mare e navigare verso gli isolotti dell'arcipelago dove piccole calette di acqua limpida e verdazzurra li attendevano, fuori dalla confusione dei bagni, ma soprattutto, senza acqua artificiale.

Domanda questa che rimase senza risposta per tutti gli anni di permanenza di Zoe allo Uaisipiei.
Gli ospiti di Charlie potevano usufruire della piscina come e quando volevano, a partire dalle 10:00 del mattino fino alle 19:30 della sera, il bagnino Mitch vigiliava sulla loro incolumità, ma, come per tutti gli spazi comuni, vi erano alcune regole da rispettare.

Ed eccole di seguito: i lettini non potevano essere occupati permanentemente, ossia, se gli ospiti lasciavano il lettino per andare a pranzo, dovevano necessariamente liberarlo, e non lasciarvi i propri oggetti personali per tenerlo occupato ( secondo voi lo facevano?), in questo modo si poteva garantire il ricambio. Era vietato fare tuffi nel classico stile "mi butto in acqua come un selvaggio", o meglio, tipo palla lanciata da catapulta, prima di entrare in piscina era obbligatorio farsi la doccia, in piscina non si potevano portare bambini, e, se si usciva dalla piscina per recarsi al bar, era d'obbligo indossare un pareo (per le signore) o maglietta e bermuda (per i signori).

Chiunque volesse invitarvi amici o familiari estranei allo Uaisipiei, doveva necessariamente pagare un ticket per l'ospite aggiunto, passando, ovviamente, dal desk, quindi da Zoe.
Si dice che i napoletani siano maestri "nell'arte dell'arrangio", ma gli ospiti di Charlie, li superavano alla grande.

Del resto le regole sono fatte per essere infrante, molti ne fanno una filosofia di vita, e addirittura un lavoro (perchè non ci ho pensato mai?).
C'era in particolare un gruppetto di ospiti di Charlie che proprio non voleva saperne delle regole della piscina, e studiò i più fantasiosi sistemi per eluderle.


lunedì 29 giugno 2015

Estate e lavoro: rimanere idratati è fondamentale

Il caldo si fa sentire e per chi ancora non può concedersi le ferie è dura sopravvivere alla fatica del lavoro. Proprio per questo motivo è di fondamentale importanza mantenere un corretto livello di idratazione affinchè la nostra produttività rimanga costante, come la salute e anche l'umore. Su questo tema è stato condotto uno studio, dallo European Hydratation Institute che evidenzia le conseguenze della disidratazione, la quale mina le capacità lavorative fisiche e cognitive.


La disidratazione comporta:  l’innalzamento della temperatura corporea e l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione osmotica. Ciò può avere effetti sulle capacità cognitive e far comparire mal di testa, stanchezza, minore capacità di concentrazione e riduzione della memoria a breve termine. Un cattivo stato di idratazione in ufficio compromette dunque la performance lavorativa, a causa di un calo di attenzione. Quindi ecco come fare per rimanere idratati anche al lavoro e rendere al meglio anche in estate.

1) Controllare il proprio stato di idratazione attraverso il colore delle urine. Questo è infatti una pratica semplice e veloce attuabile durante le proprie attività lavorative di tutti i giorni.
2) Adottare pratiche che incoraggino l’assunzione di liquidi: la presenza di distributori di bottigliette d’acqua o possono incoraggiare i lavoratori a bere più spesso.
3) Migliorare anche l’accesso ai bagni può anche incentivare a bere di più, soprattutto le donne.
4) Informare gli individui del ruolo essenziale che l’idratazione svolge per il benessere dell’organismo. E’ quindi fondamentale sensibilizzare i lavoratori sul tema, informandoli dei rischi e delle conseguenze legate alla disidratazione e alle strategie per mantenersi correttamente idratati.
5) Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per una migliore idratazione. Se infatti l’80% di acqua che apportiamo al nostro corpo deriva da liquidi, il 20% è invece proveniente da cibi. E’ utile quindi consumare alimenti ricchi di acqua come ad esempio frutta e verdura.


domenica 3 maggio 2015

UAISIPIEI - Scene dal precariato lavorativo

I fatti che sto per raccontare sono realmente accaduti, ma per preservare la privacy dei protagonisti, nomi e luoghi sono stati ad arte modificati.
L'headquarter dello Uaisipiei era il quartier generale di Charlie, il capo supremo, padrone indiscusso della struttura ricettiva nella quale Zoe era stata reclutata per alcuni mesi. Charlie aveva sempre una grande quantità di ospiti danarosi e quindi capricciosi, talvolta molto alternativi, difficili da trattare quanto può essere difficile catturare il feroce Saladino o inseguire l'Uccello Roq.


Charlie non si vedeva quasi mai, in compenso però la sua voce riecheggiava fra le mura dell'headquarter e senza necessità di altoparlante. Per assicurarsi che tutto all'interno dell'headquarter fosse assolutamente perfetto, Charlie si affidava ad uno strategico sistema di spionaggio, che gli consentiva di sapere tutto nei minimi dettagli anche se non presente in sede. Non solo aveva fatto installare un complesso sistema di telecamere, ma aveva anche una sorta di segretario, tutto fare, leccapiedi: Bosley. Bosley si avvaleva di sistemi informatici avanzati e non si separava mai dal suo "Cursore" un telefono cellulare modificato, praticamente uno strumento degno di 007.
L'headquarter era una struttura sobria, locata vicino al mare, in una delle più belle località toscane. Aveva una hall ampia e accogliente, arredata sapientemente in stile marinaro: predominati il bianco, il legno e il cotto. Essendo una struttura privata e vip, l'entrata non era libera, la porta si apriva solo dall'interno, la clientela, selezionata, dotata di tesserino nominativo, si presentava al desk per identificarsi e poi poteva accedere ai piacevoli servizi che l'haed offriva ai suoi soci.
Ma quali servizi? Beh, Charlie non aveva badato a spese, quindi aveva creato un piccolo angolo di paradiso dotato di una piscina di acqua salata dalla quale si poteva accedere, tramite un piccolo sentierino, alla spiaggia, un ristorante/bar che aveva una veranda da cui ammirare gli incendiati tramonti sul mare, una piccola sala da gioco con tanto di tavoli verdi, un salotto con ampi divani che invitavano alla lettura, una saletta tv, una piccola sala riunioni, una scuola di vela per i figli dei suoi ospiti e in fieri, una palestra per il fitness.

Zoe entrò in quello strano mondo quasi per caso e vi rimase per diverse stagioni di seguito, stagioni durante le quali fu testimone di esilaranti scene e situazioni imbarazzanti, incontrò persone e scoprì un mondo davvero strano. 

Alla perenne ricerca di una occupazione, Zoe, aveva trovato l'annuncio relativo alla ricerca di personale presso lo Uaisipiei su un giornale locale, così aveva inviato il curriculum ed era stata chiamata per un primo colloquio. Le toccò parlare con Bosley, che le parve una sorta di piovra o forse sarebbe meglio dire la dea Khali al maschile, per la quantità di azioni che espletava mentre parlava con lei, senza mai separarsi dal fido Cursore. A coadiuvarlo la sua aiutante, che, dall'espressione, manifestava tutto il suo disprezzo verso Bosley, sui motivi del quale Zoe ebbe illuminazione mesi più tardi.
Bosley dopo aver interrogato Zoe nello stile tipico di un agente della CIA, la congedò con un "a presto", che Zoe, proveniente dalla selezione del personale, non riuscì ad interpretare pur appellandosi alle  conoscenze psicoattitudinali del suo precedente mestiere.

Non passò molto tempo e Zoe fu chiama per un secondo colloquio, questa stavolta con l'innominabile Charlie. Charlie le si presentò in tutto lo splendore che il suo immenso potere poteva emanare: seduto nel suo ufficio, comodamente appoggiato alla spalliera, indossava una camicia bianca, sulla quale erano ricamate le iniziali del suo nome, capelli brizzolati e spettinati ad arte, occhiali da sole Rayban a goccia, lenti verdi e pizzetto.

La sua voce tuonò improvvisamente riecheggiando in tutto lo stabile: "Buongiorno bambina rossa!"
Bambina rossa? Zoe aveva sì i capelli rossi, ma che sfacciato, che confidenze...... Dal canto suo Bosley, era evidentemente soddisfatto del rumoroso apprezzamento di Charlie, infatti si intromise dicendo: "Visto caro Charlie che scelta azzeccata ho fatto?"  Ma il suo commento non fu poi così gradito alle orecchie di Charlie che, da arguto uomo di mondo replicò: "Absit iniuria verbis Bosley, fuoriiiiiiii!"

Bosley sgusciò strisciando fuori dall'ufficio di Charlie, mentre Zoe si rese conto di aver difronte un uomo troppo intelligente ed estremamente mordace che così le disse: "Cara bambina rossa, benvenuta allo Uaisipiei, siamo circondati da ignoranti cara bambina, ma ho visto che ha capito la mia battuta in latino, quindi sono sicuro che farà un buon lavoro." Charlie guardò Zoe fissandola negli occhi, per vedere se abbassava lo sguardo, segno di sottomissione, ma Zoe ricambiò la sfida con bel sorrisetto da scolaretta impenitente, cosa che contribuì a dare a Charlie una spintarella alla crescita del suo ego, peraltro già smisurato. Per tutta risposta Charlie le fece il baciamano e la affidò per i dettagli spiccioli, alla mera ragioneria di Bosley. E quello era solo l'inizio.




venerdì 9 maggio 2014

Bagna che te ribbagna - Scene dal precariato lavorativo

Allo Uaisipiei oltre al personale di segreteria di cui faceva parte Zoe, erano presenti: l'istruttore di Vela detto lo "Svagato" perchè c'era con il corpo ma non con la mente, l'eroico e prestante bagnino Mitch, la governante Jamelia e il team del ristorante "Re Sugo". Era un caldo pomeriggio di Luglio, e Zoe al desk stava occupandosi di alcune pratiche relative alle iscrizioni per la scuola di vela. Bosley si era defilato, del resto lui faceva come i briganti: latitava.

Improvvisamente il bagnino Mich, pallido come un cencio lavato e ansante, si presentò al desk, chiedendo immantinenti, la cassetta del pronto soccorso. Spiegò brevemente a Zoe che una delle ospiti di Charlie, camminando a bordo piscina, aveva urtato uno spigolo di un lettino, procurandosi una lieve escoriazione alla gamba. Le sue potenti braccia l'avevano presa al volo prima che si accasciasse a terra, e, adagiandola delicatamente su una sedia si apprestava a medicarla. Zoe fornì la cassetta del pronto soccorso, e Mitch scomparve lungo uno scuro corridoio, scorciatoia che portava alla piscina. Per un po' il silenzio regnò sovrano, poi l'attenzione di Zoe venne catturata da uno strano rumore di passi, perlopiù somigliante ad uno strisciare. 
Indubbiamente il rumore proveniva dal corridoio, così si mise in attesa e poco dopo, apparve una donna in età avanzata, capelli biondo platino taglio Raffaella Carrà, ombretto verde smeraldo sulle palpebre (un colore inverosimile), fondotinta bianco luna e rossetto rosso fuoco che contornava due labbra lunghe e sottili predisposte già ad ironico sorriso. Zoe ebbe una folgorazione, ma era il ritratto sputato del sempiterno nemico di Batman: The Jocker!

La signora indossava un pareo trasparente sotto il quale si vedeva il reggiseno del bikini, ma invece degli slip in coordinato, facevano bella mostra di sè delle fantastiche mutande in cotone a costine (horrida visu). Sullo stinco un cerottino tipo band aid tondo. Senza che Zoe potesse proferire verbo, The Jocker si mise a raccontarle tutto l'accaduto: " Aho gioia sapessi che è successo! Sti lettini so pericoosiiiiiii, guarda che ferita!"

Zoe le rispose che l'escoriazione era lieve e, con un paio di bagni nella piscina di acqua salata, l'escoriazione sarebbe scomparsa, ma The Jocker replicò: " Chi ma guarisce sta ferita? Me so rovinata estate, bagna che te ribbagna un me guarisce ppiù, prendi sto cellulare e famme er numero da ssicuratore che domani manno na lettera a Charlie". Ma come parla? Pensò Zoe con gli occhi di fuori, ma cos'è uno scherzo? No non era uno scherzo, Jocker era proprio così, se ne andò imprecando contro Charlie, con il pareo trasparente, le mutande a costine e il cerottino, mentre Zoe non riusciva a capacitarsi di come, quando e perchè.

La mattina seguente, Jocker tornò con una garza adesiva che le copriva l'intera porzione di gamba che andava dal ginocchio alla caviglia, parlando di polvere antibiotica e chirurgia plastica, e per farsi passar la brutta cera, si fece portare due drink, due Negroni per la precisione, che trangugiò a stomaco vuoto a bordo piscina.  Charlie venne a conoscenza dell'accaduto tramite le melliflue parole di Bosley, che gli illustrò tecnicamente la situazione. Infatti, qualche giorno dopo, sulla scrivania di cristallo di Charlie venne posata una raccomandata dell'assicurazione di Jocker, che voleva essere risarcita. 

Passarono solo pochi istanti e la voce di Charlie risuonò per tutta la struttura dello Uaisipiei, facendone tremare le pareti: " Ma a che gioco stiamo giocandoooooo, ad attacca la coda all'asinoooooooo? Non risarciamo nessuno, tantomeno quella bacucca sanguisugaaaaaaa!" Bosley uscì spettinato dall'ufficio di Charlie, dopo aver avuto la sua dose di rimbrotti fra cui anche quello che non era di nessun aiuto alla risoluzione del problema, cosa che lo ferì, ma non ne diminuì la genialità perversa (habemus serpem in pectore). Fu lui infatti a suggerire a Charlie e in seguito a tutto il personale di non dare adito alle parole di Jocker, di ignorarla. E così fu fatto, appena Jocker entrava tutti sparivano, se prendeva fiato, fiato peraltro mortale, per parlare, nessuno la ascoltava e non solo, ma diventammo sordi e scemi. L'avvocato di Charlie, Louis Cifer, trattò con l'assicurazione, che si tirò indietro, anche perchè risarcire un graffietto era ridicolo anche per loro.




sabato 8 marzo 2014

IL SOGNO COSCIENTE

Mi distesi nel silenzio della mia camera, alla ricerca di quel magico momento di relax con la luce del primo pomeriggio. Rilassai i muscoli sempre troppo tesi del mio corpo e quasi senza coscienza mi appisolai. Riemersi dal buio del sonno affaticata, stanca, lenta. Come al solito ero circondata dalle mie appendici: il pc, i libri accanto a me, il cellualre. Tutto però mi appariva sfocato, non riuscivo a mettere a fuoco nulla, che fastidiosa sensazione. Il computer era in stand by, lo schermo nero, così afferrai il mouse per vedere se era arrivata qualche notifica, e fra le immagini sfocate notai solo che non c'erano molte mail da leggere, solo la lunga fila dei miei post precedentemente programmati. Sospirai lievemente tentando ancora di mettere a fuoco i titoli per controllare l'ortografia. Avvertii la vibrazione del telefono che mi annunciava almeno un paio di messaggi, forse di Donatella che voleva chiedermi al solito se la raggiungevo per la serata. Il cellulare era, come sempre, appoggiato su un libro, e quasi annoiata lo presi per controllare: sì era lei, ma dato che non avevo gran voglia di leggere lo rimisi a posto, promettendomi di risponderle più tardi. Ero alquanto confusa, avvertivo la sensazione della forte pesantezza delle palpebre: al solito non avrei dovuto appisolarmi, dopo rimango sempre stordita. E poi dovevo darmi una mossa, avevo del lavoro da fare e continuavo ad indugiare con il sonno, gli occhi stanchi, la vista ancora sfocata, un po' come quella del mattino, quando è la lieve luce del giorno che ci tocca gli occhi e ci sveglia, e sembra di riemergere dal centro della terra. Ma non avevo la forza di scuotermi da quel torpore pomeridiano....Altri messaggi sul cellulare. Che stizza! Mi arresi, dicendomi che altri dieci minuti di sonno non sarebbero alla fine stati deleterei, a parte poi quel cerchio alla testa che non se ne sarebbe andato se non quando avessi dato la buonanotte al mondo. Inutile combattere, richiusi gli occhi e mi lasciai andare, ma il senso del dovere sembrava proprio non darmi pace, e contemporaneamente tutto intorno a me continuava ad apparirmi sfocato, e i miei movimenti per raggiungere il mouse, i libri e il cellulare, quelli di un bradipo affetto da cachessia. Che tortura. Poi, la voce della televisione accesa dai miei mi scosse da quel torpore e tutta la stanza riacquistò i contorni netti e definiti. Mi resi conto solo in quel momento che non mi ero affatto svegliata, ma che quel torpore e le immagini sfocate della mia stanza e delle mie cose erano solo state un sogno. Guardai il pc, e vidi le notifiche che avevo controlalto nel sogno, presi il cellulare e vidi i messaggi di Dona.....anzi, il cellulare non era più sul libro, ma proprio accanto a me. Cosa avevo fatto? Tutte quelle immagini sfocate, la lentezza dei miei movimenti......
Sorrisi, un po' stupita di me stessa: il sogno cosciente, dove tutto è realmente reale, tranne il tuo corpo che dorme.

martedì 31 dicembre 2013

CONSEGUENZE DELL'INEFFICIENZA POSTALE

Se ieri l'avventura con il bavoso e inefficiente impiegato postale mi aveva fatto venire in mente che distruggere l'incomodo divisorio fra impiegato e utente e dar manate, potesse essere una violenta manifestazione di dissenso, stamani, qualcuno lo ha quasi fatto per me. 

Mi sono recata di buon ora alla posta, a ritirare la fatidica raccomandata che ieri era stata prima nella borsa del postino,  poi, lasciata giacere nell'ufficio in attesa di essere smistata e lo sbuffante impiegato, dopo aver sparato il codice a barre, cercato in una sorta di scatola, chiestomi un documento di riconoscimento,  commentato la foto (ma guardati per te), fattimi firmare tre fogli cosa mi consegna? Una raccomandata dell'INPS, nella quale, l'Istituto per la Previdenza Sociale mi comunicava che nel corso del 2012 la cifra relativa all'addizionale Irpef da loro trattenutami e quella relativa all'Ici erano state esigue e che tramite modello F24 dovevo saldare il rimanente. 

Entro quando? Ma entro oggi naturalmente! E notare bene, entro le 13:30 perchè essendo fine anno........
Ho fatto mente locale, pensando che il mio contratto di lavoro a tempo determinato una volta scaduto non è stato rinnovato, che quest'anno non ho percepito non solo la disoccupazione (scusate ASPI) ordinaria, ma nemmeno quella extra ordinaria (sorry mini ASPI) ma in ogni caso dovevo pagare, sganciare i soldi, vuotarmi le tasche, contare gli spiccioli, rompere il salvadanaio.
Alla posta centrale le cose andavano a rilento, e un'orda di gente immuflonita si accalcava agli sportelli, quindi ho deciso di dirigermi verso una succursale dove, forse, avrei trovato modelli F24 e meno gente. Mi sbagliavo, anche la succursale era affollata, nei contenitori a disposizione del pubblico nessun tipo di modulistica, perciò, forte delle immagini mentali della Psicopittografia ho mosso i miei passi verso l'unico sportello funzionante, dietro cui un'impiegata nevrotica si affannava a dire che era sola e si doveva aver pazienza (il direttucolo della succursale però era "svaccato" nella stanza accanto beato nel suo dolce far niente).

La Psicopittografia ha funzionato e senza essere linciata ho ottenuto il modello F24 da compilare e anche altra modulistica per le persone in fila. Poi è iniziata l'attesa. Giunta allo sportello mi accingo a pagare, ma, in quella, mi accorgo che con passo da sturmtruppen una figura femminile si avvicinava  con fare bellicoso. Era un'inquilina del mio palazzo, che come fosse affetta da sindrome bipolare, prima ha salutato me con grande effusione, mentre io finivo (per fortuna) di pagare e stavo raccogliendo la ricevuta di pagamento, e poi mutata facie, si è scagliata contro il direttucolo della succursale con una ferocia che non avrei immaginato, sommergendolo di improperi relativi al suo otium sine voluntate. E' stato uno spettacolo fantastico, se non fosse stato per tutti quegli uomini senza "zebedei", che pur indispettiti, avevano abbassato la testa, facendo fare il lavoro "sporco" alla mia vicina. In tutto questo sapete cosa ha detto il direttucolo? "Io non sto allo sportello, sono il direttore non un impiegato".........La mia idea delle manate continua ad essere una valida soluzione.


lunedì 29 ottobre 2012

Anno nuovo, vita nuova

05/04/2008


Se i sogni sono desideri di felicità, come cantava Cenerentola, allora se ne sono avverati due: mi sono definitivamente liberata di Piramide e del Poggio, evento festeggiato in famiglia con spumante e dolcetti e finalmente dopo due anni di calma piatta, ho ripreso a montare a cavallo presso uno splendido maneggio non lontano da casa, dotato di magnifici campi ostacoli e da dressage. Il mio biondo destriero in pensione, ma ancora arzillo e felice, è stato sistemato in un ampio paddock dotato anche dell’ombra di annosi alberi d’olivo e  di un piccolo loft color verde bottiglia che ben si armonizza con l’ambiente circostante. 


E mentre il mio destriero si rilassa mangiando fieno e mele e sbirciando pupe, io mi preparo uno dei cavalli in dotazione del maneggio e sotto lo sguardo vigile dell’istruttore ricomincio con gli esercizi di "riunione" e ginnastica sui cavalletti per essere in grado, almeno fra sei mesi di poter gareggiare di nuovo.  E’ stato come respirare nuovamente l’ossigeno, rinascere a nuova vita, spezzare le catene della schiavitù e sono letteralmente rifiorita. Lo sguardo si è disteso, gli occhi si sono illuminati, l’energia scorre libera dentro le vene. 

Fra un paio di mesi comincerò una nuova esperienza lavorativa, sana e tranquilla che non mi succhierà né la vita , né il tempo, né le energie e dopo cinque lunghi anni di non vita, forse riuscirò a metter in ordine questo armadio di esperienze profonde e dure che ora giacciono ammonticchiate in fondo all’armadio. 
Sono fiera di aver lasciato accesa in fondo al mio cuore in tutto questo tempo la fiamma della speranza e di aver continuato a sognare che qualcosa sarebbe cambiato.



Capodanno con Piramide


04/01/2008

E così siamo arrivati alla fine dell'anno.
La giornata del 31 Dicembre è stata ovviamente una giornata campale. Telefonate ogni cinque secondi circa e una marea di clienti in arrivo per i grandi festeggiamenti di fine anno.
Come volevasi dimostrare Piramide era tutta un fuoco, bisognava essere preparatissimi a ricevere tutti i clienti, ma in particolare i suoi amici (il che significava attenderli ad un ora non ben precisata del pomeriggio, sera...)




Sia il Poggio che la Muccheria erano al completo e i gruppi familiari solitamente sono da noi i più temuti, dato che arrivano come una mandria in preda al morbo della mucca pazza e vanno gestiti con grande cautela. Voci, schiamazzi, sospiri e alti lai si susseguono per la struttura, mentre la mente di chi sta alla reception (in questo caso io) va in pezzi. Ed eccoci ai primi arrivi: gruppo di adolescenti con soldi da spendere che invade la reception e la sala, un coro di parole tutte diverse e domande a fiumi, e mentre tu cerchi di rispondere in maniera esauriente, il citofono suona e arriva la coppietta snob, vestita Prada da capo a piedi che guarda scandalizzata gli adolescenti e ti chiede: - Hanno una suite qui a Poggio?- 


E tu con un sorrisone rispondi che i ragazzi risiedono nel residence. Poi arrivano gli amici di Piramide, e scatta la richiesta del tavolo riservato e tranquillo....come no, in un ristorante pieno!!!! Anche qui dopo una genuflessione grazie alla quale ho toccato le palme delle mani sul pavimento di cotto, ho spiegato che la serata sarebbe stata tranquilla, ma che un po' di rumore ci sarebbe stato visto che il ristorante era al completo. E per risposta ho avuto un grugnitino amoroso. E mentre Piramide volava per la sala accendendo candele, intensificando i poutpourri, e modulando le luci, io facevo decine di viaggi su e giù per il Poggio e alla Muccheria andata e ritorno. Erano le sette e io ero sfiatata, avevo lasciato i polmoni un po' ovunque per la struttura; e mentre cercavo di riprendere fiato, Piramide candidamente mi chiede: -Dove vai a festeggiare stasera?- 

Ho replicato che non andavo da nessuna parte, ma che stavo a casa in compagnia delle poesie di Oscar Wilde. Per tutta risposta mi sono sentita dire che mi meritavo delle piattonate in testa....solo perchè non andavo a fare un bagno di folla, e in uno dei suoi accessi di generosità mi ha proposto di rimanere in loco a festeggiare con Lei. Ho socchiuso gli occhi, anche per controllare una scarica nervosa che mi saliva dai piedi verso la testa, e ho rifiutato: ma siamo ammattiti? E dopo dodici ore passate qui devo anche rimanerci per fare un brindisino? Ma preferisco che un fulmine divino mi incenerisca piuttosto che passare un'ora di più qui, ho bisogno di tranquillità e silenzio, di suoni armoniosi, del profumo delle resine indiane e degli incensi. Erano quasi le otto, e nella mia testa mi sono ripetuta un vecchio adagio medievale:

"vinum dolce gloriosum, pingue facit et carnosum atque pectus aperit; vinum dolce vinum purum, reddit hominem securum et depellit frigora"....Ed era quello che avrei fatto appena arrivata a casa.





L'Ammutinamento


25/12/2007

Siamo giunti alla goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ormai Piramide è una bomba ad orologeria che si aggira per la struttura, criticando tutto e tutti, urlando qua e là, minacciando repentini cambiamenti organizzativi. Analizzando questa situazione e stufa all'ennesima potenza ho deciso di dire la mia in sede di riunione e così ho fatto.


Qualche settimana fa ad una delle nostre riunioni ho detto chiaro e tondo a capo e Piramide che io a lavorare così non ce la facevo più e che quindi non avrei più tenuto l'amministrazione, con le continue interruzioni, il telefono, i clienti, il bar. Inoltre ho anche detto in faccia a Piramide che ricevo lo stipendio non per fare amministrazione, ma per fare del sano e robusto facchinaggio, affermazione che l'ha indispettita a morte. Ma del resto è la pura verità. 


Da Gennaio quindi l'amministrazione se la farà Lei, sempre che ci riesca considerando la sua "precisione" e io mi dedicherò al momento ai clienti e alla reception. E' ovvio che mi sono messa a cercare un altro lavoro, perché non intendo più sacrificare tutta la mia esistenza e il mio tempo (dato che per me non ne ho) ad una causa che non mi appartiene e per la quale non ricevo mai una gratificazione. 

Il clima ora è teso e Piramide è sempre sull'orlo di una crisi, ma d'altra parte bisogna anche accettare le conseguenze di quello che si semina, e visto che lei semina vento, non può che raccogliere tempesta.



IL TELEFONO...LA TUA VOCE

01/12/2007

 Nonostante l'untore abbia centrato il suo bersaglio appiccicandomi mal di gola e raffreddore, non  paga dello scempio perpetrato su di me e anche sulla collega, ieri mattina il mio telefono ha squillato. Era la mia collega che, con la voce semi preoccupata mi chiedeva:"Silvietta, scusami ma per caso hai strappato tu le pagine del quaderno con la cronologia degli incassi del negozio?" - "Ma che dici!" ho risposto - "Quel quaderno è stata una mia creazione, perché avrei dovuto strappare le pagine?"
Poi un pensiero si è insinuato nella mia mente....doveva esserci lo zampino di Piramide. Infatti la collega mi ha spiegato che Piramide si era impossessata del quaderno ieri mattina e ha cominciato ha sblaterare sui chi come e cosa, che io e la collega non eravamo capaci di gestire nulla, come mai mancavano le pagine del quaderno....Strano che due incapaci tirino avanti un'azienda intera, considerando la memoria dotata di un neurone di Piramide. Ho fatto mente locale, come al solito, per ricostruire i movimenti del mio prezioso quadernetto e mi sono ricordata che Piramide se ne era impossessata qualche tempo fa, lodando la mia precisione, perché avevo segnato tutto. Quindi con pazienza e una risatina di fondo ho detto alla collega che l'aveva preso lei. Jas, così si chiama la mia compagna di avventure, ha cacciato un urlo: "Lo sapevo, me lo immaginavo, è sempre la stessa storia, Lei prende la roba dal nostro ufficio e poi viene a lamentarsi che non la trova, che è sparita che qualcosa è stato cambiato" - "Infatti - ho detto - non ti ricordi la storiella del libretto del gasolio?" In effetti in quel momento Jas incarnava l'ira del Pelide Achille. Al termine di questa breve conversazione, ci siamo salutate ripromettendoci di sentirci in serata, come infatti è stato e con che risultato? Che Piramide aveva ammesso che le pagine del quaderno le aveva strappate Lei in un momento di disturbo ossessivo compulsivo.
Ora cosa si può aggiungere a tutto questo se non che il suo estetismo posticcio è un esempio della sua decadenza?

STRATEGIA DELL'UNTORE

Salute di ferro sì, ma purtroppo Piramide, grazie alla sua nuova strategia dell'untore è riuscita ad attaccarmi mal di gola e raffreddore. E come direte voi? La strategia è semplice: ci si mette "vicini vicini" alla vittima designata e grazie ad un particolare tipo di mitragliatore, chiamato tosse, si investe il malcapitato con una valanga di proiettili batteriologici. In caso di resistenza del nemico, la strategia prevede anche il supporto dell'acqua che balla (cioè il naso che cola come una fontana: uno stranuto qui, uno starnuto là...e il gioco è fatto).
In effetti dopo una strenua lotta durata due giorni, il mio sistema immunitario, stamani, all'ennesima raffica di proiettili, ha leggermente ceduto e si è aperta una breccia. A metà mattina ho sentito un fastidioso inizio di raucedine, seguito da una slavina di starnuti. Ora, siamo sinceri,   dover tenere una mano al naso fissa e con l'altra continuare a fare il vostro lavoro, non vi provoca un attacco di itterizia rabbiosa? A me sì, e viscerale anche. Comunque ho tentato di tamponare con delle caramelline balsamiche che tengo sempre di scorta, e nel frattempo ho controllato le mail attraverso le quali il capo mi stava chiedendo di fargli pervenire un check di fatture dal 2005 a oggi.....e che ho fatto in un minuto facendo una telefonatina nel nord Europa. Poi Piramide, ridacchiando delle mie accuse al suo attentato alla mia salute, si è ricordata che oggi urgentissimamente aveva bisogno del calcolo del consumo della biancheria in un anno e che bisognava anche stampare i menu del ristorante. Il portatile da un lato, la calcolatrice dall'altro e i tamponi nel naso, ho portato avanti le due attività in contemporanea e alla sua richiesta di rispondere al telefono del ristorante che squillava, ho detto: "Non sono Mandrake". Stranamente non ha fiatato.
Sul finire della serata un paio di appuntamenti di Piramide per la realizzazione di progetti "Apri e Gusta" mentre io ho terminato di mettere a posto la scrivania, che somigliava ad un polveroso archivio degno di un topo di biblioteca affamato di carta straccia. Mi sono concessa un ultimo download della posta e ci ho trovato una mail di Blumi che dalla Malaysia mi mandava i saluti in un momento di pausa durante l'ultima gara velica dell'anno. Gli ho inviato i miei saluti e un in bocca al lupo pregandolo con un post scriptum di salutare Sandokan e sono tornata a casa.

IO E PIRAMIDE




27/11/2007

Sembrava che ieri capo e Piramide dovessero partire, invece è partito solo capo e Piramide è rimasta.
Così già ieri mattina si è piazzata in ufficio con me, io con le mie scartoffie, lei con il Mac in cerca di impaginazioni grafiche decenti per il menu del Ristorante di Natale e Capodanno. Già ieri però Piramide non era adrenalinica come al solito, lamentava infatti un leggero mal di gola...Oggi aveva una brutta cera, il mal di gola era aumentato e c'era anche un po' di febbre.
E che ti fa Piramide? Si piazza accanto a me a spargere micidiali bacilli, ma non ha fatto i conti con la mia salute di ferro (he he he). Stranamente però, in questi giorni si è creata una certa armonia fra noi, siamo riuscite a stare nella stessa stanza senza fare scintille e a collaborare in maniera costruttiva. Sarà la provvidenza divina o il frutto dei pingui sacrifici ad Apollo?
Meglio non sperare troppo in questa tregua, c'è ancora domani e comunque deve tornare capo che potrebbe in ogni caso sconvolgere i precari equilibri che ci proteggono dalla bianca e lucente pietra calcarea che ricopre la Piramide. Che fare allora? Possiamo solo aspettare domani.

LA RIUNIONE




24/11/2007

Nonostante avessi dei giorni di recupero, dato che, causa problemi della collega, mi sono sparata quindici giorni di lavoro sette giorni su sette per circa dodici ore al giorno, Giovedì c'era la riunione con capo a Piramide e quindi sono dovuta andare a lavoro. Ovviamente essendo una maniaca della puntualità, sono arrivata circa mezzora prima, anche per riunire la carte. Chissà perchè, quando sono arrivata Piramide mi ha subito chiesto un piccolo favore, o meglio, fare un ordine presso un nuovo fornitore di svariati tipi di birra artigianale da mettere al bar: e se io non c'ero l'ordine chi lo faceva? Comunque mi butto sul telefono, e faccio anche uno squillo al capo per sapere se era pronto. La riunione non potevamo farla in ufficio, perchè il ristorante era aperto e quindi in ritardo di un'ora, ci siamo riuniti a casa di Piramide e capo (un freddo barbino).  Abbiamo ripreso i punti della riunione precedente, dandoci nuove scadenze, e siamo passati ai nuovi punti, in pratica i miei, cioè quelli amministrativi: check delle fatture, pagamenti di fine mese, situazione cassa...Per fortuna tutto regolare. Il capo che pensa sempre che io sia onnipresente e dotata anche del dono dell'ubiquità, mi ha subito dato da preparare alcune scartoffie, infischiandosene del fatto che al termine della riunione io me ne sarei andata allegramente a casa. Fra un discorso e un altro la riunione è terminata alle tre, e dovevamo ancora mangiare, infatti il mio stomaco gorgogliando diceva :"De minimis non curat lex". Un veloce spuntino a base di formaggi, e finalmente il capo si è degnato di farci il caffè turco, che io adoro e che solitamente non fa mai. Poi, tutto felice mi ha mostrato una specie di lampada da giardino a forma di tartaruga e funzionante grazie ad un piccolo pannellino solare installato sul carapace. L'ho guardato con aria interrogativa e non riuscendo a trattenermi gli ho detto: "Ma dove l'hai presa, su D-Mail?"
Sono salita in ufficio e ho preparato in fretta e furia le scartoffie che mi aveva chiesto lasciandole in consegna alla collega e mentre Piramide mi diceva :"Sentiamoci!" ho infilato la porta dell'ufficio e, in compagnia dello scirocco, con una sgommatina sono ritornata a casa.
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