Ogni corpo fisico contiene energia per il solo fatto di essere composto di atomi e molecole in movimento. Ogni corpo emana tale energia sotto forma di calore (noi lo misuriamo con la sudorazione, con la febbre), colore ( noi riflettiamo certe lunghezze d'onda della luce e da ciò derivano il biondo o il bruno dei capelli, l'azzurro o il verde degli occhi, il colorito pallido o olivastro) movimento (un'azione spontanea come respirare comporta il moto di un numero incredibile di cellule, muscoli, organi). E per finire, ogni corpo assorbe energia sotto forma di calore (ho caldo, ho freddo) o per il movimento di altri corpi (la forza di gravità, che ci impedisce di volare nello spazio, ne è l'esempio più macroscopico) o attraverso reazioni chimiche (il cibo che mangiamo dà a tutte le parti del nostro corpo l'energia necessaria per vivere e funzionare).
L'energia è un flusso che collega costantemente il nostro corpo con il mondo circostante in un o scambio reciproco di azioni e reazioni. Se questo è vero, si impone una considerazione. Possiamo misurare l'altezza e la durata delle maree, e sappiamo che sono influenzate dalla Luna e dal Sole; possiamo prevedere le eclissi solari e lunari; sappiamo come funziona quella strabiliante fornace nucleare che è il Sole. Sappiamo un sacco di cose, ma abbiamo il difetto, soprattutto in Occidente, di metterci sempre nei panni degli spettatori. Forse condizionati dalla teoria dell'evoluzione delle specie, tendiamo a vedere l'essere umano attuale come il top del creato, l'essere al vertice della scala dell'evoluzione: non siamo forse gli ultimi, nel processo? E non si dà forse per scontato che, in un processo evolutivo, gli ultimi siano i migliori?
Noi dunque siamo i migliori fra gli esseri viventi. Indubbiamente abbiamo sviluppato abilità che altri nostri compagni del regno animale non hanno sviluppato, siamo stati capaci di dominare ambienti naturali ostili perfino ai robustissimi insetti. L'ape comunica alle compagne la posizione dei fiori ricchi di polline con una danza straordinaria, che conosce per istinto, ma è difficile che un giorno compaiano api capaci di modificare la danza in modo da segnalare se vicino ai fiori ci sono famigliole che fanno il picnic o una falciatrice che sta avanzando per cui bisogna correre prima che tagli i fiori: l'ape ripeterà sempre la stessa danza. Tuttavia, facciamo parte del creato al pari delle api, dei fiori del mare.
Il nostro corpo è costituito d'acqua per oltre il 70%: possibile che non risentiamo l'influsso delle maree? Che la nostra crescita sia del tutto indipendente dalle fasi lunari? Che un'eclissi di Sole o una fase di iperattività solare ci lascino indifferenti? Ne ln ostro orgoglioso e speso presuntuoso, XXI secolo, pensiamo di essere superiori a tutto ciò. Eppure fino a non molto tempo fa l'uomo occidentale non era così sicuro di sè. In inglese chi è pazzo alienato è detto lunatic e il manicomio di chiama lunatic asylum. Ma quante volte, anche noi, abbiamo detto: "Oggi ho la luna!"? Se ci riflettiamo un poco, se solo facciamo caso allefrasi fatte e ai modi di dire che usiamo, se ci fermiamo ad analizzare le nostre reazioni a persone e cose, ci rendiamo conto subito di essere meno superuomini e molto, molto più umani di quanto crediamo, o ci fanno credere, di essere.
L'energia è un flusso che collega costantemente il nostro corpo con il mondo circostante in un o scambio reciproco di azioni e reazioni. Se questo è vero, si impone una considerazione. Possiamo misurare l'altezza e la durata delle maree, e sappiamo che sono influenzate dalla Luna e dal Sole; possiamo prevedere le eclissi solari e lunari; sappiamo come funziona quella strabiliante fornace nucleare che è il Sole. Sappiamo un sacco di cose, ma abbiamo il difetto, soprattutto in Occidente, di metterci sempre nei panni degli spettatori. Forse condizionati dalla teoria dell'evoluzione delle specie, tendiamo a vedere l'essere umano attuale come il top del creato, l'essere al vertice della scala dell'evoluzione: non siamo forse gli ultimi, nel processo? E non si dà forse per scontato che, in un processo evolutivo, gli ultimi siano i migliori?
Noi dunque siamo i migliori fra gli esseri viventi. Indubbiamente abbiamo sviluppato abilità che altri nostri compagni del regno animale non hanno sviluppato, siamo stati capaci di dominare ambienti naturali ostili perfino ai robustissimi insetti. L'ape comunica alle compagne la posizione dei fiori ricchi di polline con una danza straordinaria, che conosce per istinto, ma è difficile che un giorno compaiano api capaci di modificare la danza in modo da segnalare se vicino ai fiori ci sono famigliole che fanno il picnic o una falciatrice che sta avanzando per cui bisogna correre prima che tagli i fiori: l'ape ripeterà sempre la stessa danza. Tuttavia, facciamo parte del creato al pari delle api, dei fiori del mare.
Il nostro corpo è costituito d'acqua per oltre il 70%: possibile che non risentiamo l'influsso delle maree? Che la nostra crescita sia del tutto indipendente dalle fasi lunari? Che un'eclissi di Sole o una fase di iperattività solare ci lascino indifferenti? Ne ln ostro orgoglioso e speso presuntuoso, XXI secolo, pensiamo di essere superiori a tutto ciò. Eppure fino a non molto tempo fa l'uomo occidentale non era così sicuro di sè. In inglese chi è pazzo alienato è detto lunatic e il manicomio di chiama lunatic asylum. Ma quante volte, anche noi, abbiamo detto: "Oggi ho la luna!"? Se ci riflettiamo un poco, se solo facciamo caso allefrasi fatte e ai modi di dire che usiamo, se ci fermiamo ad analizzare le nostre reazioni a persone e cose, ci rendiamo conto subito di essere meno superuomini e molto, molto più umani di quanto crediamo, o ci fanno credere, di essere.