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domenica 8 novembre 2015

La piscina parte seconda, scene dal precariato lavorativo

Il fazioso gruppetto studiò tutti i modi per infrangere a proprio vantaggio le regole di comportamento e accesso alla piscina.
Bosley se ne infischiava altamente di tutte queste manovre, ma Charlie no.

Zoe tutti i giorni faceva un giro di ricognizione per l'headquarter per controllare che tutto fosse a posto, questo giro comprendeva anche delle splendide sbirciatine in piscina, dove il povero Mitch, era costretto a fare anche da cameriere, purchè gli ospiti di Charlie non si presentassero al bar in costume, bagnati o sudaticci.

Una mattina Zoe, aveva visto passare circa cinque ospiti di Charlie che si recavano in piscina, i soliti che rispettavano le regole, ma durante il suo giretto di ispezione ne contò venti a prendere il sole. Dunque una differenza di quindici, e da dove erano passati? Interrogò Mitch, che le rispose che al suo arrivo li aveva già trovati lì, pensando che fosse stata Zoe a farli passare. Uhm, Zoe facendo finta di guardare le fioriere, fece tutto il giro della piscina e trovò un ospite di Charlie cavalcioni al cancelletto esterno.

"Ma che diavolo sta facendo in cima a questo cancello? Non solo è pericoloso, ma è vietato! Cosa credeva di fare?" E mentre Zoe stava di fronte all'ammutolito scalatore, ecco che alle spalle di quest'ultimo si affacciarono altri ospiti che, ignari della presenza di Zoe, lo incitavano a sbrigarsi perchè attendevano il loro turno.
Una scena campale! Calò un silenzio surreale, qualcuno cambiò colore. " Signori, mi meraviglio di voi", sentenziò Zoe, "non è un comportamento corretto, nei confronti del personale al desk, nè verso gli altri ospiti, vi prego ti tornare sui vostri passi e di passare dalla porta principale, recarvi negli spogliatoi, e poi in piscina!"

Mestamente "los rebeldes" si avviarono verso la porta principale, mentre Zoe disse a Mitch di stare all'erta, poi tornò al piano inferiore, dove li trovò stizziti, ma tuttavia non inclini a rinunciare al loro piano. Certo la faccenda non poteva passare sotto silenzio, quindi Zoe informò in maniera non ufficiale Charlie, che si disse pronto a combattere, rafforzando il personale di sentinella, compito questo che fu affidato ad alcuni camerieri dello staff di Re Sugo, ma che fallì, poichè questi ultimi facilmente corruttibili. 

Dunque alcune parti  dell'incriminato cancello vennero avvolte nel filo spinato. Ma questo non bastò a far desistere i partigiani pro "piscina autogestita", che nottetempo e armati di cesoie, tagliavano il filo spinato. Charlie fece installare una recinzione elettrica.
Questo scorno non fu digerito affatto, così alcuni cominciarono ad accamparsi nel praticello antistante il cancello elettrico, altri attuarono l'ammutinamento anti pagamento tickets, altri ancora misero in atto azioni di disturbo all'interno della piscina stessa.

Gli accampati furono tenaci, quanto gli iloti di Messenia nascosti sul monte Itome, monte dal quale non si riusciva a snidarli, tanto che ottennero un'area attrezzata con tavoli, divanetti e gazebo (per intercessione di Bosley, che aveva da guadagnarci); gli ammutinati dei tickets, tentarono la manovra di accesso alla piscina passando non dagli spogliatoi, bensì dal bar, volendo dar a bere a Zoe e alla collega che salivano solo per un caffè (ma dietro ai quali c'erano sempre  o Zoe o la collega, munite di blocchetto tickets) e furono costretti a pagare; lo squadrone guastatori dette spettacolo, meglio degli artisti del Circ du Soleil, con piroette e tuffi, schiamazzi e grida, accumulo di oggetti personali sui lettini, fino alla loro definitiva espulsione eseguita da Charlie stesso.

Fu una lotta intestina, che impegnò tutto lo staff dell'headquarter per un'intera stagione, ci furono perdite e guadagni da entrambe le parti, ma con un punto in più per Charlie, che con un colpo solo si liberò di quelle che lui definì: "Le vecchie cariatidi che ammiccano".





domenica 12 gennaio 2014

IN TRENO (parte prima)


Stamani dopo una lunga preparazione, sono partita perchè è giunto il momento di fare alcuni controlli iniziati durante il calvario della gambina e interrotti con l'intervento. Ma bisogna pur terminare ciò che si è iniziato. Non potendo ancora cimentarmi nella guida della mia amata Tiblisi (per chi ancora non lo sapesse è la mia macchina) è stato necessario utilizzare un altro mezzo di trasporto: il treno
Ora, è necessaria una breve digressione, i tempi lontani in cui usavo il treno erano gli anni beati dell'università, del pendolarismo del weekend, quando ancora non esistevano Italo e le Frecce. I treni erano ancora peggio di quelli di adesso, sbuffavano le littorine a gasolio, due vagoni e la motrice, oppure ti ritrovavi sui regionali, con quei gradini di salita e discesa per stare in equilibrio sui quali era necessario un brevetto da scalatore. I sedili spesso erano rotti e da essi fuoriusciva la gommapiuma, c'erano i vagoni per fumatori e i controllori non si distinguevano da comuni passeggeri, i biglietti non dovevano essere obliterati e molti pendolari in estate, mettevano i piedi sudaticci sui sedili di fòrmica.
Forse qualcuno potrebbe obiettare che anche oggi grandi differenze non ce ne sono, io affermo che pur nello sfacelo alcune cose sono migliorate. Eppure non è cambiata la gente, i viaggiatori, popolo del treno non cambia e non cambierà mai. O forse sono io che faccio sempre incontri molto strani, con personaggi caduti da altri mondi. Detto questo, stamani molto presto mi sono recata alla stazione con babbo, perchè ovviamente non potendo portare pesi e dovendo soggiornare in altro loco, la valigia qualcuno doveva pur portarla. Dato che per fare questi controlli, sono necessari alcuni giorni, e degli spledidi amici di famiglia mi ospitano, era inutile scomodare babbo per farmi accompagnare con la macchina. Così, l'opzione treno sarebbe andata benissimo. E sono iniziate le avventure, subito sul binario. Sì, perchè da un mezzo cartello strappato, appiccicato con lo sputo alla biglietteria, si evinceva che il binario numero uno era stato soppresso. Quindi, è stata per pura fortuna che, letto il cartello, ho avvertito un piccolo drappello di persone che altrimenti, sarebbe rimasto, valigie annesse, a guardare partire gli altri. E l'impiegato? Sbadigliava beato dietro il plexiglas della sua postazione. E non è finita qui......
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