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sabato 29 dicembre 2012

PRONOSTICI DI FINE ANNO: POLEMICA IN CORSO

E siamo giunti alla fine del 2012, fra alti e bassi, pronostici apocalittici, profezie.....
Sono i giorni in cui tutti quelli che incontri ti chiedono solo cosa farai la sera del 31 Dicembre, e mentre tu prendi fiato per rispondere, loro ti vomitano addosso quello che fanno loro: cenone al ristorante, settimana in montagna, cena in discoteca con serata musico danzante, pellegrinaggio in qualche piazza a sentire concerti e fare un bel bagno di folla, giro di locali a sbevazzare e via dicendo.  La domanda nasce spontanea: mi chiedi cosa farò e poi non mi dai il tempo di rispondere? Ma perché vi sta tanto a cuore dirmi quello che fate? Per poi guardarmi con gli occhi sgranati quando finalmente riesco a dire che me ne starò tranquilla e beata a casa di un'amica a godermi una deliziosa cenetta? Cosa ci sarà mai di tanto sconvolgente? Potrei stare tranquillamente a leggere le poesie di Oscar Wilde, o a guardarmi in santa pace un film, non importa che faccia quello che fanno tutti, io faccio quello che mi sento di fare. Se tutti si buttano in un pozzo devo farlo anche io? Non credo, io di solito vado in direzione opposta, e lo faccio inconsciamente. Magari sono una ragazza fuori moda: se vanno i capelli lunghi di sicuro io in quel momento li ho corti, se è il periodo delle minigonne io ho i pantaloni, se tutti portano il tacco alto io ho gli scarponcini coi lacci, sono costantemente fuori tempo, e per molti forse, fuori luogo. Ma la mia natura è questa non posso farci niente, e se mi si chiede quali sono i miei propositi per il 2013 rispondo che fra le mie priorità quella più urgente sarebbe porre fine al precariato lavorativo, per sentirmi un pochino più padrona della mia vita e magari organizzarla seguendo i miei ritmi, senza dovermi per forza aggiogare a quelli altrui, senza dover sempre ricominciare da capo e adattarmi a nuovi ruoli,  persone,  orari, incamerare continuamente informazioni  perché sono stanca di dover essere flessibile per altri, fare la parte della nuova arrivata a tempo determinato e dover spesso tenere nascoste le mie competenze per poter guadagnare mesi preziosi di stipendio. A chi mi chiede cosa farò la sera di fine anno vorrei poter dire che vado a ritirarmi in qualche angolo recondito del mondo semplicemente per non sentire la confusione che mi circonda e bearmi della musica suonata dal silenzio. Vorrei poter tranquillizzare i miei familiari che si preoccupano per me, e dire loro: "Non preoccupatevi a questo penso io", invece che sentirmi costantemente in debito perché sono loro ad aiutare me, vorrei che fossero fieri di quello che faccio, e soprattutto di quello che sono.
Mi opporrò a quelli che hanno fatto di tutto per conoscermi e farmi entrare nella loro vita e poi hanno tentato di cambiarmi  perché erano loro ad essere in crisi, perché io sono quello che sono, prendere o lasciare.

venerdì 28 dicembre 2012

L'ANIMA NERA DEI NARCISI

Se ne incontrano tante di persone, ma quelle che non sopporto sono i narcisi. E per narcisi intendo coloro che prima fanno la ruota e poi per non affrontare chi gli sta di fronte  spariscono, si volatilizzano da bravi illusionisti quali sono nella vita. Illudono persino se stessi, si presentano come persone sicure di sé, con le idee chiare su tutto: loro non hanno dubbi, pare che sappiano sempre cosa fare, che cosa è giusto oppure no, si sanno vendere così bene. In realtà sono insicuri, pieni di complessi, con la sindrome dell'abbandono che li perseguita, e con il complesso dell'uccellino in gabbia.
Io li assimilo agli uccelli del paradiso, incantevoli e magnetici, abbaglianti nei loro colori, in una livrea che però a differenza degli uccelli stessi poi a loro non appartiene.
Sono maestri nel proporre un'immagine vincente, ma in realtà possono solo risplendere di luce riflessa, perché al solo pensiero di affrontare se stessi crollano e la loro mente va in pezzi; e te ne accorgi tardi, ma te ne accorgi, perché blaterano, blaterano, blaterano ma poi non dicono niente, sembra che spacchino il mondo, sottolineano i tuoi difetti, ergendosi a giudici implacabili dei tuoi modi, della tua filosofia di vita, sanno una "pagina più del libro".  Il magnetismo che emanano è così affascinante che anche gli indizi più palesi ti sfuggono. Hanno mille interessi, sono particolarmente intelligenti e colti, hanno gusti raffinati, e sembrano generosi. E qui dovrebbe squillare l'allarme rosso, perché attenzione, se gli capiti fra le mani tu non sei che un giocattolo, e quando si stancano del giocattolo, come i bambini, lo mettono da parte per cercarne uno nuovo. Ti si attaccano addosso come sanguisughe e sembra che senza di te la loro vita non abbia un senso, mentre la tua  ha sempre avuto un senso anche senza di loro, anche solo per il fatto che per te la coerenza con te stesso è un esercizio quotidiano faticoso e difficile. All'improvviso e quando meno te lo aspetti, puff, loro non ci sono più, e fino al giorno prima con te hanno fatto dei progetti e proposto iniziative, su cui proprio tu facevi un qualche conto, ma a loro che importa? E non saprai mai perché, non avrai mai una spiegazione, un confronto faccia a faccia, una discussione con delle argomentazioni, poiché i narcisi non affrontano, fuggono, senza avvertire, senza spiegare.
Ne ho incontrati diversi, uomini e donne, tutti con le medesime caratteristiche, tutti con lo stesso comportamento, sembrano fatti con lo stampino, stampino che distruggerei volentieri sgretolandolo in un mortaio, come l'istinto mi suggerisce. Anime nere, innamorate di se stesse, che godono quel sottile piacere nel crogiolarsi nel loro perfetto masochismo psichico e che devastano la vita delle persone che, vuoi per un karma negativo di una vita precedente che devi scontare, vuoi perché ti hanno lanciato una maledizione, incappano nel loro flusso energetico, flusso il loro che si alimenta vampireggiando quello altrui. Alla fine tu rimani senza energie, perché il loro vampirismo energetico ha calamitato il tuo flusso nel loro, annichilito dal loro comportamento e soprattutto senza risposte, e non c'è niente di peggio che convivere con l'imperituro perché.

domenica 23 dicembre 2012

LE LACRIME

Le lacrime sono salate,
hanno il gusto dell'acqua di mare,
scivolano sulle guance in un unico rivolo,
come le ondine che si infrangono sulla battigia.
Riempiono gli occhi all'improvviso,
come quando si riempie un vaso di cristallo con un flusso d'acqua troppo forte,
si soffermano un attimo nella rete delle ciglia e poi cadono giù.
Scavano un invisibile solco sulle guance e la pelle lì sembra     ritirarsi,
come l'anima disperata che vuol fuggire dal dolore che la tiene prigioniera.
Le lacrime sono salate,
anche quelle che esprimono la gioia, che esplodono come un fuoco d'artificio,
per quell'incontenibile sensazione di felicità che trabocca dal cuore,
per quella leggerezza che le lacrime di gioia donano a tutto il nostro
essere e ci fanno volare in quel cosmo pieno di luce
che si chiama felicità.

A VOLTE RITORNANO

A volte ritornano,
quando meno te lo aspetti, 
quando ormai avevi un tuo equilibrio,
e avevi raccolto i pezzi del tuo piccolo mondo distrutto,
quando avevi scavato a fondo nei ruderi della tua anima,
quando avevi asciugato tutte le lacrime che avevi pianto,
e pensavi di aver chiuso questo pesante fardello nella cassaforte del cuore,
nel caveau della mente.  
A volte ritornano....i ricordi.

giovedì 20 dicembre 2012

IL MIO NATALE CON L'ABETE


Fino ad ora mi sono trattenuta dallo scrivere qualcosa relativo al Natale, forse perché non amo più le festività natalizie, forse perché se ne parla così tanto che ad un certo punto il tema mi è sembrato inflazionato.
Ieri sera però, dopo aver postato il mio raccontino sul tulipano, la mia mente è andata a togliere la polvere ad uno dei Natali della mia infanzia, quelli che mi sono rimasti nel cuore.
L'attesa per la preparazione dell'albero e del presepe era magnifica. Di solito andavo con babbo a scegliere l'abete che avremmo decorato con le vecchissime e preziose palle di vetro, le luci e la stella brillante che aveva il posto d'onore sulla sua cima. I fili argentei abbracciavano i suoi rami, le luci illuminavano il suo verde cupo e lui spandeva tutt'intorno il suo caratteristico profumo, misto a quel particolare aroma di resina che mi faceva sognare boschi incantati, elfi, fatine e folletti.
Fu proprio una sera, dopo che con grande impegno avevamo decorato uno degli abeti più alti che ero riuscita a trovare e la cui cima toccava allegra il soffitto di sala, che mi chiesi  perché si faceva l'albero scegliendo l'abete.  Ma la mia domanda ebbe una risposta molto tempo dopo, quando fui in grado di fare delle ricerche per mio conto.
Fu così che scoprii che fin dagli albori della civiltà egiziana, l'abete era simbolo della natività, come del resto la palma, in Grecia l'abete bianco era sacro ad Artemide, cioè alla luna, protettrice delle nascite, infatti in suo onore, durante le feste dionisiache se ne sventolava un suo ramo intrecciato con l'edera e coronato sulla punta con una pigna.
Fra le popolazioni dell'Asia settentrionale l'abete era considerato un Albero Cosmico che si ergeva al centro dell'universo. Dall'ombelico della terra spuntava un gigantesco abete i cui rami s'innalzavano fino alla dimora di Bai-Ulgan, collegando tre zone del cosmo: cielo, terra e inferi. Nel calendario celtico l'abete era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giornata supplementare che seguiva al solstizio d'inverno. Anche nei paesi scandinavi  e germanici nel Medioevo, ci si recava nel bosco poco prima delle feste solstiziali a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, dolciumi e uova dipinte. Intorno all'albero si trascorreva la notte allegramente. Nei paesi latini l'abete penetrò molto tardi, infatti fu nel 1840 che la principessa Elena di Mecklenburg, sposa di Luigi Filippo d'Orlélans, introdusse l'albero di Natale alle Tuileries. Fu così che decorare l'abete prese a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi nel simbolo del Cristo come Albero della vita.
La mia curiosità era soddisfatta, e ripensare al "mio" abete che si stagliava in tutto il suo splendore nel salotto di casa acquistava ora un nuovo significato: vi vedevo davvero l'albero della vita, l'unione fra terra e cielo, la nascita del Fanciullo divino....e questo universo si era trasferito nel microcosmo di casa mia.

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