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mercoledì 9 marzo 2016

Un tempio Maya dedicato al Culto dell'Acqua

Gli archelogi che hanno condotto gli scavi presso il sito di Cara Blanca, in Belize, sostengono che sia stato un grande e famoso centro di pellegrinaggio per scongiurare un lungo periodo di siccità che portò al declino della civiltà Maya.

Nascosto in una tranquilla foresta del Belize, un cenote, una profonda pozza color aquamarina, custodisce le vestigia di un'epoca in cui, secondo gli archeologi, gli antichi Maya si dedicarono a un culto indotto dalla siccità, offrendo sacrifici a un dio dell'acqua per cercare di impedire il crollo della loro civiltà.


Proprio in questo sito, è stato rinvenuto il complesso di un tempio dell'acqua: una piccola piattaforma su cui poggiano i resti di una loggia e due strutture più piccole. La struttura principale invece si trova nelle profondità della pozza in cui i pellegrini offrivano sacrifici alla divinità dell'acqua e forse ai demoni dell'aldilà.

Il ritrovamento dipinge uno scenario in cui i Maya, messi in ginocchio dalla siccità, si dedicarono al nuovo culto. La loro civiltà, che aveva eretto strutture e piramidi imponenti per secoli in tutta l'America centrale, vide la gran parte delle città abbandonate attorno all'800 d.C

mercoledì 23 dicembre 2015

La fine del mondo per i vichinghi

Del calendario Maya e della fine del mondo secondo questa antica civiltà precolombiana abbiamo sentito molto parlare, e su questo tema sono state fatte ipotesi e teorie. Chi come me è un appassionato di misteri e di civiltà antiche non si ferma ad una valutazione univoca, ma va a cercare altre impronte comuni anche in altre civiltà.


Non dimentichiamo che vi sono miti comuni a tutte le civiltà del mondo ed è molto interessante confrontarli. Uno di questi è 'Ragnarök', il giorno della fine del mondo che secondo la mitologia norrena dei vichinghi si sta avvicinando rapidamente. E' questo un tema che affascina l'uomo da sempre. In un certo senso è come se fosse insita nell’umanità la consapevolezza che tutto ha una fine e che la  storia dell'uomo si dirige verso un completamento. Vi sono psicologi che ritengono che questo mito, la fine del mondo, sia generato dalla  delusione ingenerata dal fatto che il progresso sociale e tecnologico,  non è stato in grado di realizzare le sue promesse di uguaglianza e benessere. Da qui, la voglia di rottura e di discontinuità con una realtà non in grado di generare felicità e senso. Secondo il mito delle antiche popolazioni vichinghe la data considerata come la fine della storia umana sarebbe stata il 22 febbraio 2014 (ma noi siamo ancora qui).

Secondo la leggenda, Ragnarök (destino degli dei),  avrebbe preso il via con il suono del corno del dio norreno Heimdallr. Si racconta che alla fine dei tempi, le forze del caos (disordine) primordiale, sotto la guida di Loki, spezzeranno le loro catene e prenderanno il sopravvento sul cosmo (ordine), dando via alla battaglia finale. I segni della fine saranno individuabili nella elevata immoralità dell’umanità: i fratelli si combatteranno l’un l’altro per uccidersi; nessun uomo avrà pietà per l’altro uomo. Si sentirà di unioni aberranti tra fratelli e sorelle, e tra genitori e figli; la prostituzione sarà ampiamente diffusa.

In base alla leggenda, fra i segni premonitori dell’Apocalisse ci sarà l’avvicendarsi di tre inverni gelidi, uno dietro l’altro. Il Sole si oscurerà  divorato dal lupo Skoll, mentre suo fratello Hati si ciberà della Luna. Cadranno le stelle  e la terra piomberà nell’oscurità eterna. Si susseguiranno terremoti , il mare si riverserà sulla terra e il cielo sarà macchiato di sangue. Le due forze contrapposte si annienteranno a vicenda, distruggendo con loro l’intera creazione. Dalle sue ceneri, tuttavia, risorgerà un nuovo mondo, prendendo il principio da una nuova coppia superstite della battaglia, Líf e Lífþrasir, ricominciando così un nuovo ciclo di ascesa e decadenza (e qui da ricordare il mito del diluvio universale secondo i greci, quello di Deucalione e Pirra).  


venerdì 7 agosto 2015

Erbe e cure, pratiche mediche nel Nuovo Mondo

Anche il Nuovo Mondo va ricordato per le sue millenarie pratiche mediche ed erboristiche. I guaritori Maya, Aztechi e Incas conoscevano profondamente sia le piante curative che quelle tossiche, che continuarono ad utilizzare anche dopo essere venuti a contatto con i Conquistadores

I medici Incas, possedevano particolarit abilità chirurgiche insieme ad una grande conoscenza erboristica. Il medico Maya era uno specializzato appartenente alla classe sacerdotale, che ereditava la funzione per linea familiare, e sono giunte sino a noi circa quattrocento ricette da confezionarsi con piante officinali. Ma è la civiltà Azteca che stupisce per come sviluppò un insieme strutturato di conoscenze mediche esteso e complesso. 

Negli ultimi anni ha destato scalpore la scoperta della prima scuola di medicina di Monte Alban vicino ad Oaxaca de Juarez in Messico, datata intorno all'anno 250 d.C., ove si trovano graffiti rupestri di un intervento di parto cesareo e diverse descrizioni di distinti interventi minori, come estrazioni dentarie, riduzioni di fratture o drenaggio di ascessi. Francisco Lopez de Gomara ( 1511-1566, religioso e storico spagnolo), nella sua Historia de Indias, fa una comparazione tra pratiche mediche indigene e quelle introdotte dall'esercito di conquista spagnolo.

MEMENTO: Nei secoli X-XVI cresce prima, come crogiolo di di varie culture, e decade poi la Scuola Salernitana, forse a causa dell'abbondanza di ciarlatani e la scarsa competenza dei farmacisti. Si rendono perciò necessarie le disposizioni che regolano la professione medica ed erboristica. Le esplorazioni ed i commerci, anche dalle Americhe e dall'India, facilitano la conoscenza e l'utilizzo di piante o notizierellative all'erboristeria da paesi lontani. Soprattutto Venezia e Genova si impongono nel commercio delle droghe vegetali.


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