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sabato 26 settembre 2015

Affirmanti incumbit probatio

Questo adagio viene direttamente dalle norme giuridiche latine, ed è in uso ancora oggi, la sua continuità nel tempo è rimasta immutata.
Affirmanti incumbit probatio:l'onere della prova spetta a chi afferma,  esprime un principio giuridico vigente ancora oggi: è compito di chi accusa portare le prove delle proprie affermazioni, non di chi si difende. 

 Precedenti di tale principio si possono riscontrare nel Digesto (22, 3, 2), in cui si leggono le parole di Paolo: Ei incumbit qui dicit, non qui negat (spetta a chi dice, non a chi nega). Anche nel Corpus iuris civilis (4, 19, 23) si legge una disposizione valida sia per Diocleziano sia per Massimiano, che esprime proprio tale principio: Actor quod adseverat probare se non posse profitendo reum necessitate monstrandi contrarium non adstringit, cum per rerum naturam factum negantis probatio nulla sit. (l'accusatore, dichiarando di non poter provare ciò che afferma, non può obbligare il colpevole a mostrare il contrario, perché, per la natura delle cose, non c'è nessun obbligo di prova per colui che nega il fatto). 

 Questo concetto viene talvolta usato dagli atei per dimostrare l'inesistenza di Dio o, per meglio dire, l'indimostrabilità della sua esistenza: in un dibattito teologico, è colui che afferma l'esistenza di una o più divinità a cui tocca il compito di dimostrare la verità della propria affermazione.

mercoledì 23 settembre 2015

Advocatus diaboli

Questo adagio latino ha una gran forza impattante, ovviamente è stato partorito in ambito ecclesiastico con una sua funzione ben precisa.

Advocatus diaboli: Avvocato dle diavolo. Nei processi di santificazione ecclesiastici colui che si opponeva all'Adocatus Dei con il compito di rendere più difficile la beatificazione. Più precisamente era fino al 1983 era una persona incaricata dalla Chiesa cattolica romana di apportare argomenti che mettessero in discussione le virtù e i miracoli dei candidati alla canonizzazione, durante il processo d'indagine. 

 Questo ufficio, istituito nel 1587 da parte di papa Sisto V, è stato abolito nel 1983, dal papa Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica Divinus perfectionis magister, che ha riordinato il processo delle cause dei santi, coinvolgendo molto di più rispetto al passato i vescovi locali nel promuovere e indagare sulle cause di canonizzazione, lasciando al promotor fidei il compito di redigere, insieme ad altri teologi, le conclusioni sulla relazione finale preparata dal relatore della causa (la cosiddetta positio). 

 In seguito a quella data, il numero dei processi di canonizzazione è cresciuto rapidamente, arrivando a quasi 500 nuovi santi e più di 1300 beatificazioni durante il solo pontificato di Karol Wojtyla, cifre notevoli soprattutto se confrontate alle sole 98 canonizzazioni dei suoi predecessori nell'arco del Novecento. Nel linguaggio di tutti i giorni il termine indica una persona che controbatte a un'argomentazione non perché intimamente convinta, ma piuttosto per alimentare un dibattito o contrastare le altrui posizioni.


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