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martedì 2 giugno 2015

Il male di vivere

Il male di vivere, lo chiamano così i media, questo virus dilagante che spezza le vite dei giovanissimi, lasciandoci in bocca l'amaro di una domanda: perchè? Io non conosco la risposta, ma sono capace di guardarmi attorno e quello che vedo mi piace sempre meno. Vedo che l'unico valore su cui molti adolescenti basano la propria vita è uno squallido materialismo, che affonda le proprie radici sull'apparire, sull'avere, sulla perfezione estetica, su una falsata comunicazione non verbale che si esplica solo attraverso il virtualismo tecnologico di cui nessuno o quasi, riesce più a fare a meno.

Non solo lo vedo questo materialismo, ma lo tocco con mano. Stordirsi, ubriacarsi, ostentare aggressività, aggregarsi in gang, gestire soldi senza conoscere la fatica di averli guadagnati, ottenere facilmente tutto senza il minimo sacrificio, identificarsi con icone dietro cui si muove un meccanismo che in realtà plasma menti affinchè possano desiderare, senza compiere consapevolmente una scelta. E se non si ottengono certe cose le strade sono due: o ci si procurano mercificando se stessi, compiendo piccoli reati,  usando la violenza oppure lasciando spazio alla disperazione, perchè non siamo come i canoni ci impongono di essere, perchè siamo vittime di scherno o peggio di bullismo in un mondo in cui massificazione e standardizzazione sono i dittatori della vita.


In famiglia non si parla, vorrei chiedere ai genitori di questi adolescenti se davvero conoscono i loro figli o se li conoscono solo attraverso i social network cui essi affidano le loro riflessioni, se parlano con loro o se identificano lo stare in famiglia solo come vivere sotto lo stesso tetto, ognuno preso dal proprio avatar, dalla playstation o dagli impegni di un quotidiano in cui valori e parole sono stati sepolti da tempo perchè risultano difficili da riesumare, e perchè comportano un confronto a cui non ci si vuole sottoporre perchè è difficile tenersi testa guardandosi negli occhi, criticarsi, mettersi a nudo, parlare dei propri vuoti, del disagio che si prova e soprattutto è praticamente impossibile andare contro corrente.

Già, remare in senso opposto, non solo è faticoso, ma implica combattere una battaglia da soli contro una moltitudine infinita che ti addita come diverso e che ti prende di mira. Eccoci arrivati al punto, solo se si possiedono dei valori ben radicati si può sostenere un peso di questo tipo e questi valori non si acquisiscono con la nascita, ci vengono insegnati. E chi li insegna se non la famiglia? Si insegnano dando un esempio, con il comportamento, con le parole, raccontando la vita ogni giorno, e fornendo quegli strumenti che fanno dei giovani persone in grado di giudicare, e decidere autonomamente senza sentirsi inadeguati in un mondo in cui si è "fighi" o "fighe" solo se si assomiglia a Barbie o se si possiede un iPhone, se si veste di marca, se si ha un piercing o un tatuaggio.

La vita è fatta di ben altro, è costituita di una profondità di sentimenti, sensazioni, emozioni, gioie, dolori che nulla hanno a che vedere con il materialismo che digerisce le nostre esistenze. Se si vuol cambiare il mondo, bisogna iniziare a cambiare noi stessi, e ciò a partire dal nucleo originario, la famiglia, cominciando da una domanda: perchè esiste la famiglia e a cosa serve?

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