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giovedì 19 novembre 2015

La Menta, degli usi straordinari in cucina con alcune ricette e le indicazioni della medicina popolare

Mentha è il nome di una ninfa mitologica; piperita significa "piccante". La leggenda più classica, narrata da Ovidio,favoleggia della ninfa Mintha, figlia del fiume infernale Cocito, amata da Plutone e trasformata in vegetale dalla gelosa Proserpina. Un' altra leggenda greca vede Giove preso in giro da una ninfa provocante che stava spesso sdraiata al sole intrecciando i suoi biondi capelli raccolti in crocchia alta sul capo e ornati di fiori. Era molto fredda alle proposte di Giove, anzi si nascondeva e scappava non appena lo vedeva arrivare.

Alla fine il potente Giove, infastidito, la trasforma in pianta e la castiga mettendola nei luoghi umidi, salvo poi ripensarci e donarle un pennacchio di fiori rosati e profumati. Mintha, sempre dispettosa, si trasforma continuamente restando fredda, come fredda è la prima sensazione di chi mastica una foglia di menta. Questa pianta ha sempre goduto il favore di chi si occupa di erbe: l'Antico Testamento ci tramanda che gli ebrei la usavano per profumare le mense ed elevare lo spirito; il papiro di Ebers la annovera tra le erbe più preziose, era sacra a Iside e al dio della medicina Thot, mentre tutte le formule che la contenevano venivano scritte sulle pareti del tempio di Edfu dedicato a Horus.


In quella società solo i sacerdoti potevano usarla e con la menta veniva preparato un unguento magico che aveva la facoltà di guarire tutti i mali. In Turchia la menta era considerata afrodisiaca e se ne distribuivano grandi quantità sui pavimenti, mentre le spose romane intrecciavano i fusti fioriti nelle corone nuziali per essere gradite ai loro sposi. Di essa scrissero Plinio e Marziale, mentre Apicio ne usò a piene mani, osservando che bene insaporiva i piatti rustici e campagnoli. Sempre a Roma, fu molto apprezzata per le sue virtù taumaturgiche. Il febbricitante che per tre albe consecutive avesse offerto pane o vino, pepe o sale, a una piantina di menta, ossequiandola, ma anche comunicando le che la propria febbre si sarebbe trasferita ad essa, in capo a tre giorni avrebbe visto seccare la pianticella ma si sarebbe sfebbrato. Nel corso dei secoli la menta continuò ad essere oggetto di grande consumo, tant' è vero che molti si affannarono a contenerne lo spreco e addirittura Carlo Magno emise feroci editti per proteggerne la specie. Ma quale sarà stata la menta di cui parlano gli antichi autori? Sicuramente alcune fra le numerose specie che sono diffuse in natura. La menta piperita, di cui trattiamo, è la più famosa ai giorni nostri ed è un ibrido naturale fra la Mentha aquatica e la Mentha viridis,formatosi, secondo gli studiosi, attorno al '600.

Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea aromatica perenne appartenente alla famiglia delle Lamiacee (ex Labiate). E provvista di un fusto sotterraneo (rizoma) ramificato dal quale si dipartono le appendici da cui si sviluppano le radici e i rami. I fusti sono alti circa 50-60 cm, eretti, ramificati e di colore viola o verde. Le foglie sono opposte, ellittiche e seghettate. I fiori, all'attaccatura delle foglie superiori, sono raggruppati su brevi spighe; essi possono essere bianchi o roseo-violacei. Il frutto è costituito da 4 parti ovoidali e lisce. Esistono due forme di menta piperita: la rubescens Camus, detta anche menta nera, con i fiori roseo-violacei e le foglie verde scuro, e la pallescens Camus, o menta bianca, caratterizzata da fiori bianchi e foglie color verde chiaro. La menta piperita è ritenuta originaria dell'Europa. In Italia si trova raramente allo stato spontaneo, mentre a volte la si può trovare come specie inselvatichita. Cresce in pianura, ma anche in collina fino a 700-900 m. È abbastanza resistente e vegeta senza difficoltà in zone con climi continentali. Non teme i freddi invernali e le gelate tardive, ma deve essere coltivata in zone protette dai venti e con media esposizione al sole. Preferisce i terreni sciolti, ricchi di humus, profondi e permeabili. Non sopporta gli ambienti umidi. Le foglie vengono raccolte a giugno, prima della fioritura, mentre le sommità fiorite in luglio-agosto. Si raccomanda di raccogliere in mattinata o nel tardo pomeriggio, mai durante una giornata piovosa. Le foglie e le sommità fiorite vengono essiccate disposte all'ombra, in un locale aerato, su dei graticci. Il prodotto va stagionato per circa un mese e conservato al riparo dalla luce e dal calore al fine di limitare le perdite di olio essenziale per evaporazione. La conservazione del prodotto non deve mai superare l'anno perché si possono avere delle perdite di circa il 40% delle sostanze attive. I principi attivi contenuti sono olio essenziale, sostanze amare e poche resine. La menta piperita ha proprietà toniche, calmanti, digestive.

Utilizzo 

Oggigiorno, in cucina, la menta entra in alcune salse e numerose pietanze, oltre che in molte bevande alcoliche e non.
Salsa trentina alla menta: far bollire acqua, aceto e zucchero; appena lo zucchero è sciolto versare sulle foglie di menta tritate. Mescolare e lasciar raffreddare. E indicata sugli arrosti, soprattutto d'agnello.
Sciroppo alla menta: mettere a macerare 20 g di foglie di menta in 50 g di alcol a 90° per 24 ore; aggiungere dapprima 1 dl d'acqua poi 200 g di sciroppo, ottenuto facendo bollire 130 g di zucchero e 70 g d'acqua. Filtrare e imbottigliare lo sciroppo.
Liquore di menta: in 6 dl di alcol a 60° versare 50 g di foglie secche di menta e lasciarle a macerare per una settimana. Aggiungere 500 g di sciroppo, ottenuto facendo bollire 330 g di zucchero e 170 g d'acqua. Filtrare e imbottigliare.
Grappa alla menta: inserire 2 rametti molto fogliati di menta lunghi circa 10 cm e 20 g di zucchero in una bottiglia contenente un litro di grappa, scuotere e macerare per tre mesi prima dell'uso.
Vodka alla menta: inserire 25 foglie di menta e 10 spighe fiorite di menta un una bottiglia di vodka. Tappare la bottiglia, macerare per due settimane, filtrare, imbottigliare nuovamente e lasciar maturare altre due settimane prima dell 'uso. E ottima sul gelato di limone.
Mint Julep: è la tipica bevanda estiva del Kentucky e si prepara mettendo in un grosso bicchiere uno strato di foglie di menta seguito da uno di ghiaccio tritato, poi menta, altro ghiaccio tritato e così via sin che si desidera. Si ricopre il tutto di Bourbon whisky, si lascia riposare qualche minuto e si sorseggia lentamente con una cannuccia.
Numerosi anche gli usi della menta nella medicina popolare.
Sciacqui per l'alito cattivo: in un litro di vino bianco di buona qualità versare 30 g di foglie fresche di menta e qualche goccia di essenza. Lasciar macerare per 48 ore, poi filtrare il vino e usarlo più volte al giorno per sciacquare la bocca.
Infuso contro la nevrosi cardiaca: versare in una tazzina di acqua calda zuccherata qualche goccia di essenza di menta e bere subito.
Infuso contro l'insonnia: in una tazza d'acqua calda versare un pizzico di foglie fresche di menta. Filtrare, addolcire e bere.
Per calmare l'irritazione dovuta alle punture degli insetti: schiacciare qualche fogliolina fresca di menta e applicare sulla parte colpita.
Suffumigi per il raffreddore:versare in una catinella colma d'acqua bollente e fumante alcune gocce di mentolo e aspirare il vapore con le narici tenendo, al di sopra del recipiente, il capo coperto da un asciugamano.

venerdì 13 novembre 2015

Cerfolio, caratteristiche, usi, per aromattizare burro e aceto

Anthriscus è il nome della pianta, mentre cerefolium viene da Cerere, perché presso i Romani era rituale nei pasti presieduti da questa dea. Ovvio quindi che fosse molto apprezzata a quel tempo,  tant' è vero che da Roma si diffuse in Europa, fino alla lontana Britannia. Del cerfoglio si usarono foglie e semi per condire minestre, zuppe, salse e insalate, perché aveva "miglior odore del prezzemolo e di altri consimili" .


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta biennale, rustica, appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, originaria dell'Europa sud-orientale e dell' Asia occidentale, generalmente coltivata come annuale. La sua altezza è di 30-45 cm, ha portamento eretto con fusti scanalati, cavi, e foglie verde chiaro, profondamente divise, simili a quelle delle felci. I fiori sono candidi, con cinque petali, riuniti in ombrelle larghe 7-8 cm. Il cerfoglio cresce bene in tutti i tipi di terreno, al sole o in posizioni ombreggiate. Le foglie si raccolgono a partire da 6-8 settimane dopo la semina, che avviene da marzo ad agosto. Le foglie si possono essiccare disponendole in strati sottili in luogo all'ombra, riparato ed aerato. Possono essere anche utilizzati gli essiccatori a corrente d'aria calda. Va però tenuto presente che il cerfoglio essiccato perde gran parte del proprio aroma. Il cerfoglio ha proprietà aperitive, depurativè, rinfrescanti e galattofughe (arrestano il flusso latteo nelle puerpere).

Utilizzo

 Il cerfoglio è abbastanza usato nella cucina mediterranea, anche se spesso i ristoranti lo usano più che altro per decorare i piatti di portata.
Burro al cerfoglio: mantecare a temperatura ambiente 60 g di burro con un cucchiaio di cerfoglio pestato nel mortaio, unire poco sale e pepe e diluire con succo di limone.
Aceto al cerfoglio: lasciare macerare il cerfoglio nell'aceto bianco per un paio di settimane, rimestando e pestando ogni tanto. Filtrare, quindi imbottigliare.
Nella medicina popolare il cerfoglio viene quasi sempre usato, come del resto in cucina, in combinazione con altre erbe. Fa eccezione questo rimedio per curare gli occhi infiammati: mettere in infusione una manciata di foglie di cerfoglio fresche in una scodella d'acqua calda. Lasciar intiepidire, filtrare e usare il liquido per impacchi sugli occhi.


venerdì 23 ottobre 2015

L'Acetosa, di qualche proprietà e la ricetta della salsa verde del 1766

Rumex significa "lancia" ed è riferito alla forma delle foglie; aceto sa per il sapore simile all' aceto. E certo che gli Egizi la raccoglievano in abbondanza e la servivano a fine pasto, come digestivo, persino alla mensa dei Faraoni. Anche i Romani ne fecero molto uso ' sia in cucina che come medicinale e la si ritrova menzionata da molti autori, fra i quali non manca Virgilio. Nel medioevo la si coglieva tenera per farne minestre e salse e per aggiungerla alle insalate, sottolineandone anche il valore medicinale, come in questo passo dei Consulti medici del Cocchi: "Sia il pranzo consistente in minestra brodosa molto, di carne con pane o paste, e bollitura di lattuga o d' acetosa" .


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Possiede fusto rotondo, leggermente scanalato; alla fioritura può raggiungere il metro di altezza. Le foglie della base hanno lungo gambo e sono a forma di lancia con punta acuta e margine ondulato; quelle del fusto sono prive di gambo. I fiori sono portati in una lunga spiga terminale e hanno sesso separato; il colore è verde chiaro sfumato di rosa. Il frutto è secco, contenente un solo seme (achenio) ricoperto da lamina alata ed ha colore rosso-bruno. Detta anche erba brusca, l'acetosa si trova nei prati e luoghi erbosi di tutta Italia ed è comune sino a 2000 m. Le foglie si raccolgono in primavera, nel periodo che va da marzo a fine aprile. Si usano sempre crude e quindi non vanno essiccate. Il sapore decisamente interessante e aromatico ha spinto gli orticoltori a selezionare anche aceto se da orto e se ne vendono le sementi con il nome di Rumex acetosa varohortensis o anche Rumex hispanicus. L'acetosa è ben dotata di ferro, molto ricca di calcio, di fosforo, è ricchissima di vitamina A, ha discrete quote di vitamina C e fibre alimentari. Fra i suoi componenti vi sono numerosi composti organici. Possiede proprietà ricostituenti, lassative, diuretiche, digestive, toniche, rinfrescanti, antinfettive, aperitive e depurative.

Utilizzo

Le foglie raccolte prima della fioritura, crude, sono ottime sui pomodori, in frittate e minestre. Tritate e miste a burro per tartine. Cotte, insieme ad altre erbe, per minestre. Il Cuoco piemontese, pubblicazione del 1766, riporta questa salsa verde all' acetosa: "Pestate un pugillo di acetosa in un mortaio, spremetene il sugo, indi passatelo allo staccio; mettetevi dentro del buon butirro maneggiato con farina, sale e pepe grosso, fate legare la salsa sul fuoco e servitene tanto di grasso, come di magro". Assai simile a questa preparazione è un' antica salsa lombarda: quella detta all' erba brusca. Le proprietà medicinali dell' acetosa sono sempre state tenute in grande considerazione soprattutto nelle campagne, tant'è vero che nel Milanese le fu anche dedicata una canzoncina. Le foglie di questa pianta hanno la proprietà di far sparire tanti piccoli disturbi quando si mangiano in quantità adeguata. Inoltre fanno passare, strofinate sulle parti interessate, le bruciature e le irritazioni dovute alle ortiche. Una manciata di foglie bollite per alcuni minuti in un litro d'acqua danno ristoro ai piedi stanchi e che sudano facilmente. Un decotto di foglie d'acetosa al 5% serve a lenire le infiammazioni della bocca e della gola in gargarismi e sciacqui.
Cataplasma contro gli ascessi freddi: un pugno di foglie cotte, intiepidite e mescolate a un cucchiaio d'olio purissimo d'oliva. Applicare mediante una falda di garza. Un'unica controindicazione: per la presenza di ossalati è sconsigliato un uso costante ed eccessivo di acetosa a chi soffre di calcolosi, di disturbi gastrici ed epatici.

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