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venerdì 15 luglio 2016

Gynostemma, schisandra e ginseng per stare bene

Gynostemma, schisandra e ginseng per stare bene, affinché corpo e mente possano adattarsi ai cambiamenti non solo fisici ma anche mentali


Affinché stiamo bene è necessario riuscire ad adattarsi ai cambiamenti, fisici e mentali. L'adattamento fa parte dello spirito di sopravvivenza e della nostra evoluzione: ecco perché il nostro organismo è predisposto all'adattamento, grazie a questa capacità. E per aiutarci possiamo far ricorso a tre adattogeni naturali: il gynostemma, la schisandra e il ginseng americano.


Definita anche pianta dell'immortalità, la Jiaogulan è in grado di rallentare i normali processi di invecchiamento. Ma non solo, riduce il colesterolo, stimola il metabolismo dei grassi e l’energia dell’organismo. Diminuisce l'ansia, la depressione, lo stress e la stanchezza.

La schisandra ha in sé tutti gli elementi naturali. Migliora la concentrazione, risveglia l’energia vitale e potenzia la sessualità. Grazie al contenuto dei lignani, la schisandra ha la capacità di rigenerare le cellule epatiche, mentre il glutatione controlla il livello di zuccheri nel sangue. Bastano un paio di cucchiai di bacche fresche o uno di bacche essiccate.

Il noto ginseng americano ha una potente azione anti-fatica, grazie ai ginsenoidi riduce le citochine infiammatorie regolando i livelli di cortisolo associati a stanchezza e stress. E' in grado di ridurre il colesterolo, l’infiammazione e la glicemia.


giovedì 14 luglio 2016

Cenni sulla Bieta Erbetta

Cenni sulla Bieta erbetta le cui proprietà erano già conosciute dai Celti e dai Romani che l'apprezzavano come contorno ai più svariati piatti, ma ance lessate e in minestre

Beta deriva dal celtico e significa "rosso" per via della costolatura e della radice che rosseggiano; vulgaris deriva dal latino con significato di "molto comune" . La bieta, detta anche erbetta, nella sua specie originaria, detta Beta marittima, fu oggetto di raccolta alimentare fin dalla preistoria, essendo diffusa spontaneamente nei litorali sabbiosi del bacino del Mediterraneo. Tanto pregiata era la pianta, che le selezioni per ottenere foglie più grandi cominciarono addirittura 3000 anni fa ad opera dei Babilonesi.


Già i Romani ne annoveravano diverse varietà: una bianca, una rossa e una a coste sottili che diede vita ai piatti betacei di Apicio. Questi smentiscono il pesante giudizio di Marziale che reputò le "inconsistenti biete" mero cibo di operai, anche se è pur vero che le classi povere ne facevano gran consumo. Ma, mentre queste si accontentavano di mangiarle lessate o in zuppe di verdure o facendone cuocere le radici sotto la cenere, i gaudenti del tempo le ricercavano come gradito contorno a piatti più sostanziosi.

Altre prevenzioni, poi, le circondarono ad onta del loro vasto consumo. Plinio, ad esempio, pur descrivendone le diverse varietà, asse riva che erano malsane. Col passare del tempo ogni pregiudizio si dissolse e la bieta continuò ad essere presente in tutte le nostre cucine. Nel corso dei secoli, dalla bieta originaria sono state create le erbette da orto con superficie grande, le coste, le rape rosse e quelle da zucchero. Dal punto di vista medico, vediamo cosa diceva, nel XIV secolo, il Tacuinum sanitatis in medicina: "... il loro succo toglie la forfora dalla testa e scioglie il ventre. Taluno, a quest' ultimo effetto, indica la radice raschiata col coltello, ricoperta di miele e un poco di sale e adoperata come supposta. Il danno delle biete è che impediscono la digestione, a motivo dell' umidità e della natura lassativa, e che bruciano il sangue. Convengono, nell' inverno, ai vecchi" .



sabato 9 luglio 2016

Origano pianta salutare multitasking

Origano pianta salutare multitasking è da tutti conosciuto per gli usi che se ne fanno in cucina. Ma le sue proprietà vanno ben oltre quelle culinarie. L'origano infatti è un ottimo antibiotico naturale, fa bene alle malattie respiratorie, è antisettico e se ne fa un infuso davvero benefico.


Erba acciuga, Maggiorana Selvatica, detto anche Origano comune è una pianta aromatica perenne,  di 30-60 cm circa. Originario dell'Europa meridionale e dell' Asia nord-occidentale, è molto diffuso in regioni a clima temperato. Lo troviamo in terreni asciutti e collinari, cresce spontaneamente.

 L'origano è un potente antibiotico naturale, molto utile nelle malattie respiratorie, è un potente antinfiammatorio, antisettico, antismasmodico, ricco di vitamina A, B e C e presenta diverse proprietà antiossidanti. Viene utilizzato ampiamente in aromaterapia e floroterapia ed è ritenuto molto prezioso per il suo olio essenziale, ritenuto da molti il miglior antisettico presente in natura.

Re incontrastato delle tavole, l'origano è presente massicciamente nella dieta mediterranea, il suo utilizzo insaporisce e rende più ricchi i cibi, e si dimostra un ottimo metodo di conservazione. Negli ultimi anni alcune ricerche hanno evidenziato la capacità dell'origano nel combattere le cellule cancerogene che si sviluppano nell'uomo, e di conseguenza una particolare tendenza combattere il tumore alla prostata che affligge gran parte della popolazione di sesso maschile. Se utilizzato in cucina permette di combattere con successo il meteorismo.

L'infuso d'origano possiede una capacità coadiuvante che permettono di contrastare l'avanzare della cellulite e buccia d'arancia. La tisana preparata con l'origano è consigliata in caso di dolori mestruali grazie alla sua azione analgesica. In caso di gastriti, ulcere e simili problematiche l'uso dell'origano è sconsigliato.

venerdì 8 luglio 2016

La Vite, per vista e microcircolo

La Vite, per vista e microcircolo si rivela una potente alleata. Grazie al suo alto contenuto di antociani, luteina, zeaxantina, vitamine, manganese, magnesio, fosforo e calcio, costtuisce una potente arma per difendere i nostri vasi sanguigni e la vista


La vite, Vitis vinifera, è stata una delle prime piante ad essere stata coltivata dall'uomo, diciamo che, dallo stato selvatico, è stata addomesticata. E sempre dagli antichi abbiamo ereditato la conoscenza delle virtù curative della vite, già descritta da Plinio il Vecchio. Non v'è parte della vite che non sia utile, in particolare le foglie, i pampini giovani, in cui si concentrano le sostanze utili ai microvasi che irrorano i tessuti oculari: parliamo degli antocianosidi.


Essi sono dei vasoprotettori e agiscono fissandosi sulla membrana dei vasi, nello strato che si trova a diretto contatto col sangue,  contribuendo a stabilizzarla. Inoltre, stimolano l’attività degli enzimi responsabili della sintesi del collagene, migliorando l’elasticità dei capillari.

Gli antocianosidi, sono preziosi alleati contro i radicali liberi, poichè sono in grado di intrappolare quasi tutte le specie conosciute. Grazie ad essi è possibile prevenire varie malattie croniche e degenerative, a carico della vista (come cataratta e degenerazione maculare). Le foglie di vite possono aiutare i nostri occhi perché contengono luteina,  che è in grado di filtrare la luce e proteggere la retina, e zeaxantina, importante per la macula. Inoltre possiamo contare su: vitamine A, B, C ed E (tutte utili per il benessere degli occhi e l’eliminazione dei radicali liberi), manganese (antiossidante), magnesio (rilassante dei nervi), fosforo e calcio, essenziali per il benessere delle ossa.

La si può assumere sottoforma di estratto idroalcolico (si consigliano 60-90 gocce al dì), in estratto secco in capsule (spesso unito ad altri rimedi fitoterapici), la cui dose è di circa 2-3 al giorno, a seconda del prodotto. In associazione ai mirtilli neri è ottima per la protezione dei vasi sanguigni e il miglioramento della funzione visiva. I mirtilli contengono antocianosidi ad azione rinforzante sui microvasi. Si possomo assumere vite e mirtilli in estratto secco, 2 capsule (1+1) 2 volte al dì, prima di pranzo e prima di cena con un bicchiere di acqua.




mercoledì 15 giugno 2016

Viola mammola: tè, sciroppo e decotto

Viola mammola: tè, sciroppo e decotto, questi sono solo alcuni degli usi che si possono fare della viola mammola che contiene un tesoro di preziosi benefici per la nostra salute. 


Viola viene dal nome della ninfa lo, che aveva appunto gli occhi viola; odorata perché emana profumo. La leggenda narra che Giove, dopo aver sedotto la bella ninfa fu costretto a trasformarla in mucca per sottrarla all'ira di Giunone. Costei, incredula del fatto che Giove si apparti con una giovenca entro una nuvola stagnante sui boschi di Lirce, chiede che il bianco animale venga sorvegliato da Argo, il cane d.ai cento occhi. E poi Mercurio, inviato da Giove a uccidere il mostro liberando Io che diventerà una divinità egizia. Scendendo sulla terra, gli antichi videro nella viola la raffigurazione dell'amore verginale e assegnarono alla pianta il ruolo di rappresentare la modestia e il pudore. Greci e Romani se ne coronavano il capo durante i banchetti e ne mettevano i fiori nel vino perché la credenza popolare diceva che il suo profumo teneva lontana la sbronza. Per questo e per averne sempre a disposizione coltivavano le viole in speciali giardini, i violarium. Nel '200 la Scuola Salernitana considerava la viola un rimedio efficace per combattere il mal di capo dovuto al troppo cibo. Nei tempi in cui erano numerosi i maghi e le fattucchiere, si usava il fiore per comporre filtri magici che garantivano amore eterno. La viola ha una prima fioritura in pieno inverno e infatti un vecchio detto. lombardo dice: "Per San Sebastian la Viola in man". Questo santo si festeggia il 20 gennaio.


Caratteristiche e proprietà 

Si tratta di una pianta erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Violacee. Le foglie sono riunite alla base in rosetta, hanno un lungo gambo e forma tonda culminante a punta, margine dentato e base cuoriforme. I fiori sono solitari, con lungo peduncolo che regge un calice diviso e una corolla di cinque petali blu-viola profumatissimi. Quello centrale si allunga all'indietro con uno sperone. TIfrutto è una capsula che si apre in tre parti con numerosi semi. , Ama i luoghi freschi, erbosi, le rive dei fiumi e i boschi. E molto comune sino a 1200 m. Dopo una prima fioritura invernale, fiorisce pienamente in primavera. Si usano le radici, le foglie e i fiori, che si possono far essiccare all'ombra, ma all'aria aperta. Anche secche le violette conservano intatto il loro profumo. I fiori contengono acido salicilico, olio essenziale, acidi organici, mucillagini e tannini; le foglie contengono tannini e saponine. La viola 'mammola ha proprietà diuretiche, sudorifere, emollienti, antinfiammatorie ed efficaci contro la tosse.

Utilizzo 

Le foglie si usano nelle minestre in piccole quantità; i fiori appena colti come aromatizzanti e complemento delle insalate, negli sciroppi, nei gelati, nelle marmellate e nei canditi. La medicina popolare, oltre alle foglie e ai fiori, usa anche la radice.

Sciroppo per la tosse: mettere in infusione 100 g di violette fresche in un litro d'acqua bollente; dopo 12 ore colare il liquido, spremendo bene i fiori, e aggiungere 180 g di zucchero. Filtrarlo dopo qualche giorno e riporlo in una bottiglia.

Decotto anticatarrale: far bollire 5 g di radici di viola in 300 g d'acqua. Quando il liquido è ridotto di un terzo, addolcire con un poco di miele e berlo subito.

Tè di violetta contro le infiammazioni bronchiali: versare un litro d'acqua bollente sopra 20 g di fiori freschi e lasciare in infusione per mezz' ora. Colare, addolcire con miele e consumare a bicchierini durante la giornata. Infuso contro l'emicrania: versare un pizzico di foglie secche di viola in una tazza d'acqua calda e lasciare in infusione per 10 minuti. Colare, zuccherare e bere all'istante.

Per eliminare il gonfiore prodotto da contusioni è efficace un cataplasma ottenuto con foglie di violetta fresche cotte in poca acqua e applicato ancora caldo, ma non bollente, sulla parte malata.

Infine un impiego casalingo: togliere i gambi alle violette fresche e farle essiccare rapidamente all'ombra. Versare sopra una lastra di metallo calda un po' di sale finissimo da tavola e, quando è perfettamente asciutto, mescolarlo ai petali di violetta. Conservare in una bottiglietta di vetro con il tappo smerigliato. Basta versare sopra un piattino un pizzico del preparato perché in breve si diffonda per l'aria un delicato e persistente profumo di violetta. Si può usare anche in armadi e cassetti.

martedì 14 giugno 2016

Trifoglio Rosso: proprietà curative e benefiche

Trifoglio Rosso: proprietà curative e benefiche, sia per la menopausa che per la disfunzione erettile, ma che si rivela utile anche contro il colesterolo, l'osteoporosi e la depressione.


A tutti noto come ottimo foraggio per il bestiame, il Trifoglio rosso, della famiglia delle Leguminosae,  lo si trova in abbondanza nei prati, nei boschi  e nei terreni per i pascoli. Ha dei graziosi fiorellini rosa. Ma questa pianticella è altresì nota alla farmacopea per le sue numerose proprietà curative e benefiche che sono dovute in gran parte all'alto contenuto di isoflavoni un toccasana per le donne in menopausa.  Contrasta i radicali liberi perchè ha un forte potere antiossidante, il triplo rispetto a quello della vitamina C e fra le sue proprietà si annoverano:  antispasmodica,  lassativa, detergente,  diuretica,  espettorante,  sedativa,  tonica,  per la salute della pelle, per trattare l’osteoporosi.

Per ciò che concerne la menopausa, la parte del leone la fanno gli isoflavoni, che, solubili in acqua, agiscono alla stessa maniera degli estrogeni, e quindi alleviano i disturbi quali ad esempio, le vampate di calore, nervosismo etc. Ma non solo, sembra essere attivo anche contro la depressione derivante dalla post-menopausa, ben nell'80% dei casi.


Fa bene anche agli uomini in relazione alla disfunzione erettile, e, pur agendo in maniera più lenta rispetto ai farmaci di sintesi comunemente in commercio, sono sempre di più coloro che si affidano a questo rimedio naturale privo naturalmente delle spiacevoli controindicazioni portate dai farmaci. Agisce contro la disfunzione erettile poichè è ricco di fitoestrogeni protettivi. Ma il trifoglio ha anche altre interessanti proprietà: abbassa il colesterolo,  migliora la circolazione del sangue, aiuta a prevenire l'osteoporosi , riduce la possibilità di coaguli di sangue e placche arteriose, migliora ed aumenta la fertilità. Contiene inoltre:  vitamina C, calcio, fosforo, potassio, cromo, magnesio, tiamina e niacina che sono tutte sostanze nutritive utili per una salute ottimale.

Vi sono però alcuni casi in cui il trifoglio rosso non è consigliato: per le donne incinte e con condizioni come l'endometriosi, fibromi uterini e tumori del seno, delle ovaie o dell'utero. Non devono assumere trifoglio rosso a causa di possibili effetti estrogenici. E’ sconsigliata l’assunzione del trifoglio rosso anche per gli uomini in caso di carcinoma della prostata, a meno che non sia il medico stesso a consigliare di usarlo. Esistono poche informazioni disponibili su come il trifoglio rosso potrebbe influenzare un neonato o comunque un bambino piccolo, pertanto il suo uso non è raccomandato durante l'allattamento o durante la prima infanzia.

venerdì 20 maggio 2016

Le virtù dell'Achillea

Le virtù dell'Achillea sono molte, in particolare in fitoterapia. Oggi cerchiamo di descrivere le sue proprietà e farne tesoro.


Le virtù dell'Achillea erano conosciute già nell'antichità, lo stesso Plinio il Vecchio la descrive come pianta cicatrizzante ed emostatica. Si tratta di una pianta molto semplice, con fiori a capolino ricca di principi attivi.

L'Achillea infatti contiene: tannini, rutina, oli essenziali, steroli, achillina, acido achilleico, sali di potassio, mucillagini. Per la fitoterapia vengono utilizzate le parti aeree, i fiori e le radici, sia fresche che essiccate. L'Achillea può essere utilizzata per vari tipi di disturbi legati al ciclo mestruale, allo stomaco, alla pelle, ai capelli, allo stomaco.

Per ciò che riguarda i disturbi legati al ciclo mestruale, l'achillea si rivela utile nel contrastare i dolori e i flussi troppo abbondanti. Allo stesso tempo favorisce l'afflusso di sangue nella zona pelvica e all'utero.

E' protettrice della pelle, in particolare in caso di piccole ferite o irritazioni, l'achillea svolge allo stesso tempo un'azione emostatica (cioè blocca il flusso sanguigno), sfiammante, disinfettante e cicatrizzante. Inoltre si rivela essere molto utile per la cura della pelle in caso di eccessiva esposizione al sole, poiché grazie alla presenza di fitomelatonina, aiuta a contrastare i meccanismi antiossidanti ed evita i cedimenti cutanei. Tra l'altro, la fitomelatonina svolge anche un'ottima azione antirughe perché fortemente idratante.

Oltre alla pelle, l'achillea è ideale anche per la cura dei capelli, soprattutto per renderli più sani e forti. Infatti è possibile preparare un lozione da applicare sia al mattino che alla sera almeno due volte a settimana, miscelando in tre quarti di litro di acqua bollente 30 grammi di ortica e 30 grammi di achillea millefoglie per circa dieci minuti, filtrare e bagnare i capelli puliti spazzolandoli per almeno cinque minuti con la lozione.

Infine, grazie all'azione antispasmodica e antinfiammatoria dell'achillea, è possibile aiutare lo stomaco, favorendo con un infuso di questa utile pianta, la digestione e contrastare la dispepsia. L'infuso di achillea, arricchito con petali di rosa, basilico e menta, preso dopo i pasti, è un toccasana per l'apparato digerente.

martedì 17 maggio 2016

Il Lamio, ottimo decongestionante pelvico

Il Lamio, ottimo decongestionante pelvico, è una pianticella spontanea, molto comune delle aree verdi, spesso confusa con l'ortica, ma innocua, che ha delle speciali proprietà curative.


Il Lamio, ottimo decongestionante pelvico, è una di quelle piante poco conosciute, spesso dimenticate a cui nessuno fa caso. Eppure, è una pianticella molto comune, che cresce nelle aree verdi dove è presente molta vegetazione. Per la sua somiglianza con l'ortica viene evitata, ma a differenza dell'ortica stessa, non è urticante.

Per il ricco contenuto di principi attivi, il lamio è davvero una pianta dalle molte particolarità, essa infatti contiene: tannini, saponine, mucillagini, glucoside, flavonoidi, iridoidi, tutti principi, questi, che la rendono una pianta molto utile alla salute. Vediamo perché.

Il Lamio infatti ha moltissime proprietà benefiche: è astringente, emostatico, decongestionante (in particolare a livello pelvico), sedativo, espettorante (favorisce infatti l'eliminazione dei muchi bronchiali), normalizza la secrezione sebacea, depurativo, tonico dell'organismo. Ma come usarla per beneficiare appieno dei suoi principi?

In caso di ipertrofia prostatica, menopausa, disturbi del tratto urogenitale, il lamio si dimostra molto efficace e può essere usato anche per irrigazioni interne in caso di leucorrea, metrorragie e dismenorrea. Ma è anche un ottimo digestivo e grazie al suo contenuto di mucillagini, è ottimo per le irritazioni gastriche e la flatulenza.

Con il lamio si posso fare anche gargarismi utili alle infiammazioni orali e della gola, inoltre, per le proprietà depurative è utile anche nell'eliminazione degli acidi urici e quindi efficace contro la gotta. Come assumere il lamio?

Si può usare l'intera pianta in cucina per la preparazione di ottime insalate, in particolare nel periodo estivo, oppure negli impasti di gnocchi, ma più comunemente, il lamio viene usato per decotti e tisane. Si può optare anche per l'estratto alcolico o la tintura che si trovano nelle erboristerie e nelle farmacie.

Per il decotto o la tisana si usa invece circa 1 grammo di lamio e 1 litro di acqua La polvere di fiori secchi: un pizzico al giorno nel miele o nella marmellata Decotto concentrato (solo per uso esterno): una manciata di pianta per litro d'acqua


giovedì 12 maggio 2016

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze, non certo magia. Si tratta di un antico processo di estrazione dalle piante, dei principi potenti e vitali che poi saranno usati nella fitoterapia. 


Spagyria, non è una parola magica, che ci riporta a chissà mai quali formule magiche, ma una complessa procedura attraverso la quale si preparano tinture ed essenze dalle piante officinali. La sua origine si perde nella notte sei tempi, ed è una sintesi della conoscenza egizia e la tradizione alchemica. La parola Spagyria è formata dal greco “spao” che significa separare, dividere, e “agheiro”, cioè collegare, unire.

La pratica della spagyria è quindi una modalità di conoscenza e pratica che si fonda sulle basi filosofiche dell’antico Egitto e della nostra tradizione alchemica che ha nel medico Paracelso (1493-1541), uno dei più grandi esponenti. La spagyria è la preparazione di tinture ed essenze tratte dalle piante officinali (ma anche da ogni altro essere od oggetto naturale) tramite un complesso procedimento. Uno sviluppo ulteriore alla preparazione dei rimedi spagirici è stato dato dal medico tedesco Carl Friedrich Zimpel (1801-1897).

I vantaggi delle preparazioni spagyriche
Attento agli insegnamenti di Paracelso, Zimpel ha elaborato una metodologia particolareggiata di estrazione e lavorazione delle piante.. La produzione delle essenze spagiriche secondo il dr. Zimpel, si basa su tre procedimenti essenziali: fermentazione, distillazione e incenerimento. In tal modo si ricavano sia oli essenziali (sostanze aromatiche), sia i sali minerali della pianta, sia microelementi. Il vantaggio di queste essenze spagiriche risiede dunque nel fatto che contengono non solo delle sostanze organiche, ma anche delle materie inorganiche (sali minerali, oligoelementi). Inoltre, tramite le differenti fasi di lavorazione, viene utilizzata tutta la forza risanatrice della pianta.

Per le preparazioni spagyriche si utilizzano preferibilmente piante fresche raccolte in zone incontaminate o a basso inquinamento. Solitamente prima di essere utilizzate per la produzione, sono sottoposte ad un severo controllo di qualità che permette di rilevare la presenza di erbicidi, pesticidi e di metalli pesanti.

Il primo passo è costituito dalla fermentazione in acqua e lievito
La fermentazione è il processo che permette agli oli essenziali di liberarsi e alle sostanze aromatiche presenti in ogni pianta. A seconda del tipo di pianta la fermentazione può durare anche parecchie settimane. Durante la fermentazione, dei cambiamenti strutturali del materiale vegetale generano la formazione di nuove sostanze.

Il secondo passo è la distillazione a vapore d’acqua, attraverso cui si recuperano le sostanze aromatiche e l’etanolo estratto dalle piante durante la fermentazione. A questo punto questa tappa di produzione è terminata. Il distillato presenta un aroma molto gradevole che è rinforzato dal processo di fermentazione precedente.

Il terzo passo è l’incenerimento (calcinazione, secondo il termine alchemico) del residuo di distillazione. In questa fase i sali minerali e gli oligoelementi propri delle piante vengono estratti dalla massa vegetale, il processo di combustione elimina ogni traccia di sostanze organiche potenzialmente tossiche (alcaloidi).


venerdì 29 aprile 2016

Primavera: disintossicarsi con l'Asperula

La Primavera è il periodo migliore per depurarsi e aiutare il proprio corpo alla transizione estiva. Per farlo al meglio possiamo farci aiutare dall'Asperula odorata. Ecco perché.

L'Asperula,  Asperula odorata L., è una pianta che si rivela insostituibile per le cure primaverili disintossicanti. L'Asperula contiene lipidi, vitamina C (le foglie), cumarine e pigmenti. E' depurativa, diuretica, sedativa, tonica, antisettica, colagoga.


Si usa l'intera pianta ad eccezione della radice.Va fatta essicare a mazzi in luoghi bui e ventilati. Con l'essicazione la pianta l'asperula sviluppa tutto il suo aroma anche se annerisce.

L'infuso è utile per le digestioni difficili o quando ci si sente nervosi. Le compresse dell'infuso sono ottime da appore sulla pelle arrossata e congestionata. In Alsazia, Germania e Belgio si macera la pianta intera nel vino che in questo modo sviluppa proprietà toniche e digestive.

Il nome deriva dal fatto che se si passa la mano sopra la superficie di una foglia si ha una sensazione di ruvido. Anticamente una volta essicata era utilizzata per profumare la biancheria, allontanare gli insetti e purificare l'aria delle stanze della casa.

mercoledì 27 aprile 2016

Per lo stomaco, l'Aneto

Oggi parliamo di una pianta utilissima per lo stomaco, e in generale per l'apparato gastrico: l'Aneto. Grazie alle sue proprietà è un rimedio naturale di tutto rispetto per molti disturbi dell'apparato digestivo. Quindi conosciamolo meglio.

Originario dell'Asia Minore, l’aneto, o Anethum graveolens,  si è felicemente naturalizzato in Europa. E' una pianta dalle importanti proprietà medicinali e si usa per la cura di diverse patologie, soprattutto a carico dell'apparato digerente.


Le sue proprietà si esplicano grazie al contenuto di olio essenziale, tannini, resine, mucillaggini e sostanze azotate; in particolare, contiene l’anetolo. Per il contenuto di vitamine del gruppo B e dei flavonoidi, l’aneto è utile attivare la secrezione di alcuni ormoni ed enzimi dall’azione calmante; inoltre contiene fibre e minerali e, per questo, è un buon alleato delle donne in allattamento che vogliono aumentare la secrezione lattea.

Si usa come antispasmodico, stomachico, carminativo e per la sua azione diuretica e vermifuga. Dell'aneto si usano le radici e i frutti. Principalemente è ottimo come rimedio contro il bruciore di stomaco, ma si rivela utile anche in caso di crampi allo stomaco, diarrea, di insonnia, per combattere l’influenza e per favorire la digestione.

Se ne usano i semi sotto forma di tisana, che aiutano a calmare il singhiozzo, le coliche e ad favorire la secrezione lattea; le radici in tisana servono a combattere le malattie da raffreddamento, mentre gli sciacqui esterni aiutano in caso di infiammazioni cutanee.

La tisana raffreddata va bene anche per fare dei gargarismi in caso di infiammazioni della gola. Molto usato in cucina come condimento aromatico, basta cospargere dei semi di aneto al cibo per favorire la digestione e combattere aerofagia e meteorismo. Masticare i semi di aneto aiuta a combattere l'alito cattivo.

venerdì 22 aprile 2016

Catuaba: un formidabile tonico

Non tutti conoscono il catuaba, su cui per altro  c'è ancora della confusione in merito all'identificazione, ma solitamente si fa riferimento a due specie: il piccolo Catuaba cioè l'Erythroxylum catuaba, che cresce fino a 2-4 metri in altezza con fiori giallo-arancio e piccoli frutti non commestibili di colore giallo scuro e di forma ovale che in Brasile è chiamato solo catuaba e il grande Catuaba cioé la Trichilia catigua, che si sviluppa fino a 6-10 m di altezza, ha i fiori color crema e in Brasile viene chiamato catiguá e angelim-rosa della famiglia del mogano.


Queste specie sono ampiamente utilizzate in Brasile nella composizione di medicine a base di erbe,  per il loro potere afrodisiaco e tonico per l'impotenza maschile e come fortificatrici del sistema nervoso.  A scoprirne le qualità furono gli indiani Tupi, che ne decantarono molto le qualità e famoso è rimasto il detto: «Se diventi papà entro i 60 anni, il figlio è tuo, dopo i 60 il figlio è di catuaba».

I principi attivi sono contenuti nella corteccia e nella radice. Il decotto della corteccia è utile per l'impotenza sessuale, agitazione, ansia, nervosismo, fragilità di nervi, problemi di memoria e stimolante in genere del sistema nervoso centrale. Ha effetti benefici sia negli uomini che nelle donne come afrodisiaco ma è nell'area dell'impotenza maschile che si sono avuti i risultati migliori e non sono stati evidenziati effetti secondari nemmeno a lungo termine.

Attenzione però perchè in commercio vengono usati incorrettamente: Juniperus brasiliensis (che si suppone sia il corrispondente di piccolo Catuaba), Anemopaegma mirandum (è un enorme albero della famiglia della bignonia, che cresce fino a 40 m d'altezza e viene chiamato in Brasile catuaba verdadeira) e l' Eriotheca candolleana che sono specie totalmente differenti. Sono raccolte e vendute da raccoglitori inesperti o immorali (sono presenti nella composizione di prodotti erboristici venduti in America) che li classificano solo come catuaba.







mercoledì 20 aprile 2016

La ciliegia e le sue proprietà salutari

Si avvicina la stagione delle ciliegie, uno dei frutti più golosi che la bella stagione ci regala. Quindi, prima che le nostre amate ciliegie arrivino sui banchi della frutta, parliamo delle straordinarie proprietà salutari che contengono.

La gustosa ciliegia non è solo uno squisito frutto da mangiare, ha anche innumerevoli proprietà che si esplicano nel trattamento delle infiammazioni delle vie urinarie. Ha anche proprietà diuretiche (per la presenza di potassio) e sono ricche di vitamine (A,C,E). 


Uso interno: è noto il loro effetto leggermente lassativo, inoltre  attenua le infiammazioni delle vie urinarie: cistiti, gotta. grazie alle sue proprietà diuretiche facilita l'eliminazione dell'urina, dell'acqua e delle tossine. Inoltre ha buone proprietà antiossidanti e antinfiammatorie sul fegato e sullo stomaco.

Uso esterno: trattamento di pelli secche, irritate o affaticate.

Oltre alle succitate, dà sollievo ai pazienti affetti da problemi cardiovascolari (riduce l'infiammazione e favorisce il recupero del tono muscolare), rallenta la proliferazione delle cellule tumorali (azione dei composti fenolici), previene l'insorgenza di tumori (azione degli antociani presenti nella polpa), inibisce l'ossidazione del colesterolo "cattivo" (LDL) dal 70 al 99%.

La ciliegia è arrivata in Italia grazie a Lucullo e in Grecia era usata per curare la gotta. Nel Medioevo, il gambo di ciliegia era consigliato per facilitare l'eliminazione delle urine. In seguito, è stato utilizzato per curare i problemi di artrite. Anche i legionari romani lo hanno consumato come ricostituente in occasione di grandi battaglie. Il gambo di ciliegia viene principalmente impiegato nel trattamento delle malattie urinarie e intestinali. Inoltre è impiegato sotto forma di decotti e tisane nelle diete dimagranti. Una delle indicazioni più diffuse riguarda la sua azione diuretica e depurativa. Gli utilizzi recenti del gambo di ciliegia in fitoterapia riguardano il trattamento di edemi, calcoli urinari e ipertensione lieve.

Si utilizzano peduncolo e polpa in fitoterapia. Principi attivi sono: flavonoidi, sali di potassio, composti fenolici, sorbitolo. Tra i flavonoidi  gran parte sono gli antociani, che agiscono come antiossidanti. Proteggono i tessuti connettivali e articolari, le arterie e le cellule dall'azione nociva dei radicali liberi. I sali di potassio migliorano la funzionalità renale e favoriscono l'eliminazione dell'acqua e delle urine. I composti fenolici sono, per la maggior parte, acidi idrossicinnamici che agiscono sulle cellule tumorali. Il sorbitolo produce un leggero effetto lassativo, in seguito all'azione stimolante sulla digestione.

Dosaggio:
 - I gambi di ciliegia vengono più frequentemente utilizzati come infusi o decotti. Per un utilizzo come diuretico, mettere a bagno una manciata di gambi di ciliegia in 1 litro di acqua e lasciar macerare tutta la notte. La mattina seguente, portare tutto a ebollizione per quattro minuti, poi lasciare in infusione per circa 20 minuti, lontano dal fuoco. In seguito, filtrare il decotto (da conservare al fresco), da bere nell'arco di uno o due giorni.

- In capsule, la polvere di gambo di ciliegia è da assumere al momento dei pasti, bevendo un bicchiere colmo di acqua e assumendo 2 compresse al mattino e 2 a mezzogiorno. Al bisogno, la dose può aumentare fino a 5 capsule al giorno.

- Per lenire le pelli affaticate, secche o irritate, è possibile applicare una maschera di pasta di ciliegie (100 g di ciliegie passate al frullatore), per circa 20 minuti. Sciacquare con abbondante acqua per ottenere una pelle fresca e morbida.

Il consumo dei gambi di ciliegia è riservato ai soli adulti. Non esistono controindicazioni note. Se consumati in dosi elevate, i gambi di ciliegia possono causare diarrea, proprio per il loro effetto lassativo. Non esistono interazioni note tra il gambo di ciliegia e le piante medicinali o gli integratori alimentari impiegati in fitoterapia. Ma attenzione,  il gambo di ciliegia è noto per l'interazione con gli antidepressivi.

venerdì 15 aprile 2016

La pianta amica delle donne: l'Artemisia

Vi sono piante che sono particolarmente adatte alle donne, alle loro problematiche, come l'Artemisia, già conosciuta e usata nell'antichità. Essendo una pianta molto potente è necessario usarla sotto controllo di uno specialista e rispettare rigidamente le dosi.

L'Artemisia vulgaris, che  i Galli chiamavano "ponema" è sempre stata riconosciuta come ottimo stimolante per la digestione, antispasmodico, antinfiammatorio, diuretico, antifungino e antibatterico potente.


Uso interno: nei disturbi digestivi allevia coliche, diarree croniche, dolori viscerali, senso di gonfiore addominale, flatulenza. Stimola la secrezione dei succhi gastrici, favorendo quindi l'appetito. Potente vermifugo: elimina i vermi intestinali.

Uso esterno: per le frizioni, allevia i mal di pancia, i dolori al torace e le contratture muscolari localizzate negli arti inferiori, conseguenti a sforzi fisici intensi. Nel trattamento delle flebiti e delle varici stimola la circolazione del sangue.  Attenua le crisi epilettiche e tiene lontani gli insetti pericolosi con la diffusione dei suoi oli essenziali.

E' indicata per calmare le mestruazioni dolorose. Emmenagoga (in grado di stimolare l'afflusso di sangue nell'area pelvica e nell'utero e, in alcuni casi, di favorire la mestruazione) consente di curare i disturbi mestruali nelle donne, come le dismenorree e le amenorree, aumentando le contrazioni uterine.

Essendo antifungina, antiparassitaria e antibatterica,  consente di trattare diverse infestazioni causate da parassiti, come l'infezione urinaria, il catarro o l'infiammazione delle vie aeree, oltre che le affezioni bronchiali. Per la sua azione diuretica trova anche impiego nel trattamento degli edemi e dell'ipertensione arteriosa. L'utilizzo in caso di ritenzione idrica è particolarmente efficace. Questa pianta officinale funge inoltre da inibitore delle monoammino ossidasi (MAO), ovvero come antidepressivo


I principi attivi dai benefici curativi della pianta si concentrano nelle foglie e nelle sommità fiorite. I principi attivi contenuti nelle foglie sono gli alcol sesquiterpenici, i lattoni sesquiterpenici e gli acidi sesquiterpenici. Contiene anche flavonoidi, cumarini, pollini, steroli e triperteni. L'essenza estratta dalle sommità fiorite racchiude anche lattoni sesquiterpenici, tra cui l'artemisina, tuioni, idrossicumarine, flavonolglicosidi, pollini, cumarini, tannini e svariati oligoelementi come calcio, potassio, zinco, magnesio, fosforo, zolfo e iodio.

Dosaggio: in fitoterapia, questo rimedio naturale è proposto sotto forma di polvere, capsule, oli essenziali e di foglie essiccate per infusioni. In ogni caso, è indispensabile rispettare le dosi prescritte nel foglio illustrativo per evitare possibili complicanze. Le capsule, per uso esclusivo degli adulti, sono raccomandate nei casi di inappetenza, oltre che nella cura dell'anoressia e di irregolarità del ciclo mestruale. La dose giornaliera massima raccomandata è di 5 capsule, ovvero 1.625 mg.

Le foglie essiccate vengono utilizzate nei decotti per alleviare gli spasmi muscolari, in particolare quelli della muscolatura dell'utero. Si devono lasciare in infusione circa 20 g di questa pianta per 15 minuti in 1 litro di acqua calda. Si raccomanda di bere 2 o 3 tazze della soluzione ottenuta in qualunque momento della giornata, in caso di dolori articolari o muscolari. Nelle donne che soffrono di amenorrea o di dismenorrea, il trattamento deve iniziare 10 giorni prima della mestruazione.

L'olio essenziale di artemisia viene impiegato nelle frizioni sulle parti dolenti del corpo per attenuare dolori causati da stanchezza, contratture muscolari o in caso di affezioni particolari come i reumatismi. È importante diluirla nell'olio vegetale per evitare di irritare la pelle. Posologia da rispettare: 30% di olio essenziale e 70% di olio vegetale. Le precauzioni d'uso dell'artemisia

L'assunzione dell'artemisia volgare per via orale presuppone necessariamente un consulto medico. Infatti, assunta a dosi elevate, questa pianta medicinale può diventare tossica.

Controindicata in gravidanza e in allattamento, oltre che nei bambini. I soggetti con problemi allergici e affetti da insufficienza renale o epatica devono astenersi dal consumo di artemisia. Gli effetti collaterali più frequentemente noti sono le allergie da contatto provocate dai lattoni sesquiterpenici contenuti nella pianta e dai pollini presenti nei fiori. La mancata osservanza delle dosi prescritte può anche causare irritazioni gastriche e intestinali e persino un'intossicazione. I rimedi naturali ad azione diuretica come l'artemisia sono incompatibili con gli antinfiammatori.

ATTENZIONE: per beneficiare delle virtù curative dell'artemisia, è indispensabile rispettare le dosi prescritte. Le foglie essiccate da lasciare in infusione possono essere assunte per un periodo di tempo protratto, ma a dosi molto basse. Per prevenire i rischi di sovradosaggio, consultare uno specialista prima di avviare qualsiasi tipo di trattamento.

lunedì 11 aprile 2016

Il Luppolo: usi benefici per la salute

Quando si parla di Luppolo non si può non pensare alla birra. E forse non ci vengono in mentre altri possibili usi. Ma non è così, infatti il Luppolo è stato usato ed è usato anche per altri benefici scopi. Vediamone insieme le proprietà.

Tutti conosciamo il Luppolo, Humulus lupulus, quale ingrediente fondamentale della birra. Ma prima di tutto è stato apprezzato come aroma, e per le proprietà curative. In particolare si rivela adatto al trattamento dei disturbi del sonno e dell'ansia. Questa pianta viene anche utilizzata per curare i casi di inappetenza, i disturbi digestivi o i problemi associati alla menopausa.

Uso interno: per i disturbi del sonno (proprietà sedative),   degli spasmi digestivi di lieve entità, eruttazione intestinale e "crampi" causati dalla digestione. Miglioramento dell'appetito. In menopausa riduce le vampate di calore e il nervosismo. Effetto febbrifugo: azione regolatrice.

Uso esterno: in cosmetica per tonificare e riparare le pelli fragili.


Riduce lo sviluppo di cancro del seno (azione dei fitoestrogeni), ha un effetto sedativo (trattamento della distonia vegetativa), cura i disturbi associati alla menopausa (ruolo dei fitoestrogeni), attenua i disturbi sessuali di origine neurologica (eiaculazione precoce, assenza di libido), allevia i dolori articolari (artrite, reumatismi), stimola la funzionalità renale (diuretico). Nel bambino, il luppolo consente di attenuare alcuni disturbi digestivi (dispepsie, disturbi gastrici, bruciori), oltre che l'eccesso di emotività.



Il cono del luppolo è la parte utilizzata in fitoterapia. I suoi principi attivi sono i sesquiterpeni: umulene e beta-cariofillene, monoterpeni. I sesquiterpeni costituiscono dal 50 all'80% degli oli essenziali del luppolo. I sesquiterpeni funzionano da ipotensori, antinfiammatori, calmanti, decongestionanti linfatici del sistema nervoso, antistaminici e antitumorali. I monoterpeni hanno proprietà linfotoniche, antisettiche, antivirali, stimolanti e antalgiche. Sono anche decongestionanti delle vie respiratorie ed espettoranti.

Dosaggio:
-Per preparare un infuso, mettere in ammollo 10 g di coni di coni di luppolo secco in 500 ml di acqua molto calda. La tisana va bevuta al mattino, a mezzogiorno e alla sera, dopo i pasti, per combattere i disturbi del sonno. Sono sufficienti due assunzioni per il trattamento dell'insonnia.
 - L'estratto secco in capsule va assunto (con un bicchiere d'acqua) ai pasti, tre volte al giorno, in dosi da 200 mg per ogni somministrazione.
- L'estratto secco di luppolo si presenta finemente macinato. Va assunto durante i pasti, accompagnato da un bicchiere d'acqua, in dosi di 1 g per somministrazione (mattino, mezzogiorno e sera).
- Per quanto riguarda il decotto di coni di luppolo, bere una tazza al mattino, a mezzogiorno e alla sera, dopo i pasti.

ATTENZIONE:  l'impiego del cono di luppolo nei pazienti affetti da cancro ormonodipendente (cancro del collo dell'utero, cancro del seno e così via) deve avvenire con la massima cautela (nei casi in cui non sia vietato), proprio per la presenza di estrogeni.

È sconsigliato il consumo di alcolici durante l'assunzione di luppolo. Si consiglia di interrompere l'utilizzo del luppolo almeno 14 giorni prima di sottoporsi a qualsiasi intervento chirurgico, poiché la pianta può interferire con i farmaci anestetici. Non devono consumare il luppolo le donne in gravidanza o che allattano e neppure i soggetti che ne sono allergici (o allergici a qualsiasi altra pianta della stessa famiglia). Le persone che soffrono di depressione o di disturbo bipolare non devono assumere luppolo senza il parere del medico.

Gli effetti collaterali sono rari e associati a un'assunzione protratta nel tempo: itterizia, disturbi dell'erezione, vertigini, stanchezza mentale e così via. A causa della sua azione sedativa, il luppolo potrebbe interagire con alcuni farmaci, come i sonniferi e i tranquillanti (benzodiazepine), gli antiepilettici, gli antidepressivi, gli antalgici oppiacei (derivati dell'oppio), i neurolettici antipsicotici e gli antistaminici H1. Per l'assunzione concomitante di questi prodotti e del luppolo è necessario rivolgersi al proprio medico curante.

domenica 10 aprile 2016

Il Dolore cervicale: contrastarlo naturalmente

Le cervicalgie sono un disturbo molto comune che causa fastidiosi dolori al collo, dovuti a causa di varia natura, come posture sbagliate, tensioni muscolo-scheletriche, patologie dovute a traumi.. Contrastare i dolori alla cervicale non è facile e per avere un po' di sollievo spesso facciamo uso di farmaci di sintesi che però hanno sempre delle spiacevoli controindicazioni. Come affrontarli in maniera naturale?

Sarà capitato a tutti voi, di avere dei fastidi alla cervicale, cioè la parte posteriore del collo in cui sono posizionate le prime sette vertebre. Quando la cervicale fa male si parla appunto di cervicalgia, e il dolore si radica al collo e alla nuca con conseguenti difficoltà di movimento, muscoli irrigiditi, perdita della sensibilità alle braccia che si manifesta con formicolio. A volte però il dolore cervicale può irradiarsi anche alla testa originando cefalea, nausee e anche difficoltà nella digestione. Le cause delle cervicalgie possono essere molte a partire dallo stress, o cattive posture, ma anche infiammazione di tessuti e nervi. La natura può aiutarci, vediamo come.


Per contrastare il dolore causato dalle tensioni muscolari si può ricorrere ad un decotto dall’azione antinfiammatoria, composto da ingredienti che non abbiano effetti collaterali e ricchi di proprietà benefiche, come il frassino, il ribes nero, la spirea e il salice, dalle proprietà sedative delle infiammazioni. Andate presso il vostro erborista di fiducia e fatevi preparare una tisana composta da 20 g di foglie di frassino, 20 g di foglie di spirea, 20 g di corteccia di uncaria, 15 g di corteccia di salice, 15 g di foglie di verbena e 10 g di foglie di ribes nero. Bollire poi per un minuto un cucchiaio per tazza del mix, lasciare in infusione per circa 15 minuti, filtrare e bere dalle 2 alle 3 tazze al giorno lontano dai pasti.

Se i problemi alla cervicale sono dovuti al freddo che in ogni caso contribuisce ad acuire un diturbo già presente, si può ricorrere all'amico Aconito omeopatico. Esso infatti ha un’efficace azione lenitiva contro i dolori acuti e improvvisi.

E poi c'è sempre un olio essenziale da abbinare ai rimedi di cui abbiamo parlato e in questo caso è l'olio essenziale di rosmarino per delicate frizioni nella zona dolente. L'olio essenziale dirosmarino ha infatti proprietà antireumatiche, utili per contrastare il dolore cervicale. Diluire 15 gocce di olio essenziale di rosmarino in 50 ml di olio vegetale a scelta e massaggiare con movimenti circolari la zona dolente.

giovedì 7 aprile 2016

Tutti gli usi della Lavanda

Il profumo della lavanda è a tutti noto, in qualunque casa, nei cassetti, negli armadi, è difficile non trovare un aromatico sacchettino di lavanda che dona quell'inconfondibile profumo. Ma se è universalmente assodato che la lavanda è un ottimo profuma biancheria, non tutti conoscono gli infiniti usi di questa magica pianticella.

La lavanda, una delle piante più conosciute, era utilizzata nell’antichità per il suo profumo e per le sue proprietà terapeutiche, ed oggi  è una delle piante medicinali più apprezzate in fitoterapia, soprattutto per i problemi digestivi, articolari e di nervosismo.


Utilizzo interno: per il suo leggero effetto narcotico (cumarina) si usa per l'insonnia, l'isteria, i disturbi nervosi. Ha anche un effetto antispasmodico, grazie agli esteri contenuti nella pianta. Va benissimo per una digestione difficile legata allo stress o al nervosismo, e per le ulcere. E' una pianta multitasking e quindi si usa anche per il raffreddore e l'asma. Allevia le vertigini. Inoltre calma i sintomi iniziali dell'angina pectoris. Trattamento delle emicranie e delle cefalee.

Utilizzo esterno: per alcune affezioni della pelle come eczema, acne, ustioni lievi, psoriasi, punture di insetti. Favorisce la cicatrizzazione e la guarigione delle piaghe e delle ulcere. Dolori articolari: distorsioni, slogature, contusioni e reumatismi. Azione antivipera, in caso di morso, antiparassitaria (pidocchi) e vermifuga.

La lavanda è un ottimo battericida e un antisettico e favorisce la guarigione delle piaghe e delle ulcere della pelle; è anche un antiparassitario ed elimina i pidocchi. Neutralizza il veleno in caso di morso di vipera ed è coadiuvante nel trattamento delle distonie neurovegetative. Il suo olio essenziale è utilizzato in massoterapia.  Se ne utilizzano le sommità fiorite. Fra i principi attivi troviamo gli acidi fenolici; alcoli terpenici: linalolo, geraniolo; alcol perillico; cumarina; ombelliferone; tannini; esteri; ossidi; chetoni; aldeidi.

Dosaggio:
- In polvere secca micronizzata (gellule): 1-2 g al giorno in tre assunzioni.
- Estratto secco (gellule): 200-400 mg al giorno in tre assunzioni.
-In infusione: 2 cucchiaini da te in 150 ml d'acqua calda. Bere fino a 3 tazze al giorno tra i pasti per contrastare o prevenire i problemi digestivi e per alleviare l'emicrania, le vertigini o i sintomi iniziali dell'angina pectoris.
- Alcolato: per le frizioni locali in caso di dolori articolari (mattina e sera).
- Per risanare il cuoio capelluto: frizionare leggermente con la punta delle dita tre volte alla settimana.
- Olio per massaggio: 2-4 gocce per 60 ml di base neutra (ad esempio olio di mandorla dolce) per alleviare i dolori legati alle distorsioni, alle slogature e ai crampi muscolari.
- In inalazione, per contrastare l'insonnia e il nervosismo: 2-4 gocce versate in un diffusore o 1-2 gocce su un tampone di ovatta messo in un cuscino.

Benchè l'olio essenziale di lavanda possa essere applicato direttamente sulla pelle, in presenza di pelle sensibile se ne sconsiglia l'uso. E' sconsigliata alle persone che assumono prodotti naturali o farmaci ad effetto anticoagulante e alle donne incinte nei primi tre mesi di gravidanza. Non si segnalano effetti indesiderati noti legati alla lavanda, anche se pare che alcune persone presentino una reazione eccessiva al suo effetto narcotico, benché quest'ultimo sia lieve.  ATTENZIONE: la lavanda è incompatibile con i sali di ferro e lo iodio.  Si sconsiglia di assumere la lavanda, in infusione o in altra forma, insieme ai farmaci anticoagulanti (a causa della cumarina in essa contenuta).

mercoledì 6 aprile 2016

Argento, Biancospino, Nardo e Tiglio: un valido aiuto per il cuore

Quando il cuore fa i capricci e la sua attività si altera causando aritmie, tachicardia e palpitazioni, per ritrovare il benessere possiamo come sempre affidarci al benevolo aiuto della natura, previo consulto con il proprio medico. In questo caso gli alleati del cuore sono: Argento, Biancospino, Nardo e Tiglio.

Il cuore a volte, a causa di periodi di superlavoro e stress può andare fuori giri, e si fa sentire con accelerazione del battito, con una sensazione di costrizione al petto. Significa che c'è indubbiamente un'alterazione dell'attività cardiaca che può trasformarsi in aritmie, palpitazioni, tachicardia. E' ovvio che è sempre bene consultare un medico, ma si può comunque intervenire con l'aiuto di rimedi naturali. 

Si può ricorrere al biancospino nei casi di alterazione cardiaca, perchè i battiti cardiaci vengono regolarizzati e questo si verifica in quanto il biancospino incrementa l’apporto sanguigno a miocardio e coronarie, e dilata la muscolatura dei vasi (soprattutto le coronarie) nei distretti periferici, diminuendo quindi la pressione.  Un effetto il suo che si percepisce con gradualità, e l'estratto è  ideale come cura preventiva per tutti i disturbi cardiocircolatori e per la protezione dei vasi.

In caso di alterazione del battito, il biancospino si utilizza principalmente in queste forme, fino a miglioramento dei sintomi;

- in estratto secco: 1 capsula da 100 mg 2 volte al dì;

- in infuso (2 cucchiaini di fi ori, da lasciare in infusione per 10 minuti; bere il preparato 2-3 volte al giorno);

- in macerato glicerico (1 DH), specificatamente efficace in caso di aritmie ed extrasistoli (40 gocce 3 volte al dì).

Se invece il vostro problema sono le palpitazioni e le tachicardie, allora per voi ci vuole il tiglio la cui azione si manifesta sul sistema nervoso e, quindi, si rivela efficace nel placare tachicardia e palpitazioni, spesso associate a insonnia. Anche le lievi forme ipertensive legate allo stress possono essere alleviate, per l’effetto combinato delle sue proprietà calmanti e vasodilatatrici. Il tiglio si assume come infuso (2 cucchiaini di fiori, da lasciare in infusione per 10 minuti; bere il preparato 2-3 volte al giorno) o in macerato glicerico (1 DH), nella dose di 30 gocce 3 volte al giorno.

Nel caso soffriate di extrasistole va bene il nardo ricavato da un’erba aromatica originaria delle regioni montuose dell’India settentrionale. Ha un effetto pacificante e riarmonizzante sulle somatizzazioni nervose a carico del cuore. Massaggiare 2 gocce di olio essenziale al centro del petto, all’altezza dello sterno, e annusane il profumo.

L’aritmia è un’alterazione temporanea del normale battito cardiaco: i sintomi fisici sono palpitazioni, sudore e cefalea, cui si cerca di supplire mettendosi sdraiati e cercando di respirare meglio, stando all’aperto o aprendo una finestra. In questi casi l’omeopatia suggerisce Argentum nitricum, che cura l’aritmia associata allo stress e la stanchezza prodotta dall’alterazione del ritmo cardiaco. Il rimedio si assume alla 5 CH, 5 granuli 2 volte al dì.

Raffreddori, Bronchiti e Reumatismi: curarli con l'edera

I colpi di coda del freddo, soprattutto in primavera, possono provocare raffreddore, qualche bronchite e altri antipatici sintomi influenzali. Per contrastare queste malattie da raffreddamento la natura ci viene in soccorso con l'edera, sotto forma di infuso, tintura o capsule. Vediamo come esplica i suoi effetti e le precauzioni da usare.

L'edera, o hedera helix,  esplica la sua azione nei confronti delle bronchiti e dei raffreddori, allevia la tosse e a libera le vie respiratorie, ma si dimostra efficace anche contro i reumatismi; può inoltre essere utilizzata sotto forma di applicazione cutanea, ad esempio per calmare le ustioni.

Uso interno: per raffreddore,  bronchite e anche pertosse, la sua azione aiuta a liberare le vie respiratorie e a calmare la tosse grassa; è inoltre utile nel trattamento dell'artrosi e dei reumatismi.

Uso esterno: ottima contro le malattie della pelle,  riduce il prurito e le ustioni; favorisce inoltre la cicatrizzazione delle piaghe e ha un effetto anticellulite.


Riassumendo: favorisce la cicatrizzazione e il trattamento dei pruriti e delle ustioni, e aiuta in particolare a curare i duroni. Nell'antichità e in particolare nella Grecia antica veniva abitualmente preparata una bevanda, composta di un mélange di vino e foglie d'edera, per proteggersi dall'avvelenamento. Successivamente, in Europa, si credeva che l'edera avesse delle proprietà febbrifughe, purgative, sudorifere e vermifughe e quindi le si attribuivano molte più proprietà benefiche rispetto a oggi. In tempi più recenti la pianta è stata utilizzata per alleviare le ustioni, le ulcere, i dolori reumatici e nevralgici. 


In fitoterapia le foglie sono le parti utilizzate, perché contengono dei saponosidi (o saponine) triterpenici e dei flavonoidi.  I principi attivi infatti, sono principalmente le saponine e le ederasaponine, che hanno proprietà espettoranti (in caso di bronchite) e antispasmodiche, inoltre contiene anche flavonoidi, steroli e acidi fenolici,  derivati del falcarinolo, che a volte possono avere effetti allergizzanti. 

Dosaggio: i preparati a base di edera per il trattamento delle vie respiratorie sono diversi.
- In infuso: lasciare in infusione in acqua bollente 300 mg di foglie essiccate per dieci minuti. Bere l'infuso tre volte al giorno.
- In capsule: assumere 300 mg al giorno di polvere di foglie essiccate, mentre per l'estratto fluido si raccomanda di prendere 0,3 ml al giorno.
- In tintura, infine, la dose raccomandata è di 1,5 ml al giorno.
- Per ottenere un effetto anticellulite, anche se non è realmente dimostrato, si consiglia di preparare un decotto facendo bollire 100 g di foglie fresche per 10 minuti in 0,5 L d'acqua; mescolare a dell'argilla verde in polvere, per poter applicare la preparazione nelle zone più colpite dalla cellulite; lasciar agire venti minuti e poi risciacquare. 

Se si rispettano le dosi indicate per le terapie, non si deve prestare particolare attenzione. Se la pianta viene utilizzata intera (e quindi non in forma di foglie essiccate) è possibile che compaiano delle reazioni allergiche: si raccomanda perciò di consultare il medico o uno specialista prima di iniziare un trattamento. Fate attenzione perchè l'edera può aggravare i bruciori di stomaco o le ulcere già esistenti. Chi è allergico alle piante della famiglia della araliacee (come l'eleuterococco o il ginseng) non deve assumere l'edera, così come i bambini di età inferiore ai 12 anni. Anche in caso di gravidanza questa pianta è da evitare, perché può provocare delle contrazioni uterine. A lungo termine possono comparire delle allergie, in grado di provocare reazioni cutanee come eczema o pruriti o persino edemi. In casi rari sono stati riferiti disturbi gastrici e diarree. Non ha alcun'interazione con altri farmaci

martedì 5 aprile 2016

Cura e salute dell'apparato digerente: l'efficace aiuto del carrubo

La cura del nostro apparato digerente è molto importante, perchè da essa dipende gran parte della nostra salute. In presenza di acidità gastrica, steatorrea, reflusso gastroesofageo, diete dimagranti, può venire in nostro soccorso un efficace alleato naturale: il carrubo.

La Ceratonia siliqua o carrubo è nota per i suoi impieghi per la cura di piccole lesioni quotidiane e per il suo potere di regolarizzare le funzioni digestive e per l'efficace cura della diarrea e stipsi. Il suo uso è tipicamente interno perchè grazie alla gomma di carrube svolge una efficace azione contro il reflusso gastroesofageo e inoltre attenua i sintomi del colon irritabile. Si trova in forma di polveri, frantumazioni, bevande, sciroppi e capsule.


Oltre alle suddette proprietà è efficace contro il  vomito persistente, l'acidità gastrica, la steatorrea (cioè l'eccessiva presenza di grasso nelle feci), emorroidi, anemia e carenze nutrizionali. E molti saranno felici di sapere che è un ottimo alleato delle diete dimagranti, poichè inibisce, da un lato, alcuni enzimi digestivi grazie all'elevata presenza di tannini e, dall'altro, creando una sensazione di sazietà. I ricchi nutrienti di cui è composto prevengono le eventuali carenze che possono accompagnare i regimi dimagranti.


Come detto anche per le piante descritte nei mie post precedenti, anche il carrubo è noto fin dall'antichità, infatti  nell'antico Egitto, i suoi baccelli, mescolati a miele, farina di avena e cera erano utilizzati per la cura della diarrea, infezioni oculari, i disturbi della vista e infestazione da parassiti intestinali. E' noto che i Berberi consumano i frutti del carrubo come bevanda per attenuare i disturbi digestivi. La farina di carrube è impiegata anche nell'alimentazione dei bambini come sostitutiva della farina di grano presente nel latte in polvere, per la sua scarsa capacità di provocare reazioni allergiche e per il tenore elevato di elementi nutritivi.

In fitoterapia sono i frutti del carrubo sono le parti più utilizzate perchè permettono di ottenere due prodotti distinti: la gomma di carrube, originata dal sottile involucro dei semi, e la farina di carrube, che deriva dall'essiccazione, dalla torrefazione e dalla frantumazione dei baccelli. I principi attivi del carrubo si trovano nelle pareti carnose che separano i semi dai baccelli. La polpa contiene proteine, amido e zucchero (saccarosio e glucosio) oltre che fibre, sali minerali, tannini e grassi. Inoltre contiene anche oligoelementi, come il calcio, il ferro, il magnesio, il fosforo e il silicio. La gomma di carrube contiene dei polisaccaridi, tra cui il galattomannano. Si tratta di zuccheri complessi che possono sostituire l'amido.

Anche se il consumo giornaliero di carrubo non ha alcun effetto collaterale, è sempre bene rispettare le dosi indicate per evitare i rischi di intossicazione.
 - Per curare i disturbi digestivi dell'adulto, la dose da assumere nell'arco delle 24 ore è di soli 30 g. La polvere di carrubo va sciolta nel latte, nel tè o in acqua calda. La bevanda così ottenuta può essere consumata in qualsiasi momento della giornata, in quantità minime di 2 g ogni due ore.

- Per i bambini e i ragazzi di età inferiore a 18 anni, la quantità deve essere ridotta di circa 10 g al giorno. Nei neonati, la proporzione di polvere di carrubo da assumere deve rispettare la seguente formula, ovvero: 1,5 g/kg/giorno.

- Le capsule di carrubo, di circa 330 mg, vanno assunte a pranzo per attenuare i disturbi digestivi. La dose efficace è di 2 capsule.

- Per beneficiare dell'effetto di soppressione della fame, si raccomanda di assumere da 3 a 4 e capsule di carrubo un'ora prima di pranzo.

È indispensabile consultare uno specialista prima di avviare un trattamento a base di polvere di carruba a lungo termine. Chi è diabetico, anemico, e che soffrono di insufficienza renale, devono sottoporsi ad un controllo medico. Non va somministrato ai neonati che presentano un'insufficienza ponderale, oltre che nei pazienti affetti da disturbi metabolici o che sono allergici a uno dei suoi componenti.



E' possibile osservare reazioni allergiche, come eruzioni cutanee, inoltre il carrubo rischia di modificare le azioni delle piante officinali, che riducono il tasso di glicemia nel sangue. Questa pianta officinale può aumentare in modo rilevante l'effetto delle statine o di altri farmaci per la riduzione del tasso di colesterolo. Nei pazienti diabetici è stata anche riscontrata una variazione rilevante dei livelli di insulina.

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