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lunedì 29 ottobre 2012

L'UFFICIO DI NOTTE




 01/11/2007

L'ufficio di notte: quale scoperta!
La tramontana oggi non ci ha dato tregua e ancora il vento freddo soffia con forza, nel giardino del relais gli alberi gridano al cielo e la luna piano piano sta calando. Le lanterne  illuminano il camminamento e le suite dei clienti sono pronte, calde ed accoglienti. L'ufficio è immerso nel silenzio, solo il ticchettare dell'orologio e i compressori dei frigoriferi del ristorante a farmi compagnia.
Sono uscita con la mia amica prima di venire in ufficio, era almeno una settimana che non ci vedevamo e volevamo ciacolare un po'.  A dire il vero era lei che aveva da raccontarmi, ma proprio nel momento di maggiore intimità....ecco il rompiscatole di turno, che senza alcun rispetto della privacy altrui si piazza seduto al nostro tavolo (ma chi ti ha chiamato?), e si mette a filosofeggiare sulla vita, il lavoro....La mia amica ha dato segni di intolleranza alla sua presenza e io ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco (che altro fare con una bufera fuori e i minuti contati prima di venire qui?). Prese dalla disperazione e con il sorriso sulle labbra, ci siamo alzate adducendo quale causa dell'abbandono la mia partenza per l'ufficio, ma nulla, il soggetto in questione non voleva mollare la presa e ci ha seguito fuori del locale cercando disperatamente di sapere i nostri piani per domani sera. La mia amica era al colmo e prima di vederla ruggire inferocita, ho garbatamente mascherato il mio fastidio e ho replicato dicendo che dovendo io passare mezza nottata al lavoro e lei alle prese con il suoi impegni lavorativi, non saremmo uscite...intanto avevo già un piede dentro la macchina e con un soffio di tramontana sono partita.

LA STANCHEZZA IMPERANTE




01/11/2007

In questo periodo mi sembra di vivere ai confini della realtà.
Il lavoro sembra diventato un tour de force continuo, praticamente vivo in ufficio. Qualcuno potrebbe obiettare che, chi lavora nel turismo, lavora nei giorni in cui il resto del mondo fa festa; vero, ma secondo me c'è modo e modo di lavorare. Inutile voler fare le nozze coi fichi secchi, dove lavoro io è opinione comune ormai che c'è bisogno di altro personale, ma i titolari da quell'orecchio sono sordi spaccati. Siamo solo due a dividerci fra la reception, il back office, il bar (all'occorrenza), l'amministrazione, le manutenzioni ordinarie...e chi ha fantasia aggiunga pure qualcosa. Il relais è aperto tutto l'anno, con una grande affluenza di clienti di provenienza intercontinentale, raffinata e ricca. Allora perchè non provvedere a inserire un bel portiere notturno? Perchè stanotte a mezzanotte devo prendere la macchina, farmi trenta minuti di viaggio, arrampicarmi sulla collina e aspettare gli amici del capo in arrivo dalla Spagna? Ogni lettore può benissimo pensare che c'è anche una bella convenienza. E invece no! Sia io che la mia collega siamo impiegate part-time per la cronaca ufficiale, ma full time per gli interni. E come mai devo lavorare tutte e dico tutte le Domeniche dodici ore al giorno tutto l'anno? Non dovrebbero esistere i turni? Sono arcistufa, stanca, non ho più una vita; e come si fa ad averla, quando con il turno del pomeriggio sai quando entri e non sai a che ore esci? E se fai il turno di mattina sai a che ore entri e magari esci dodici ore dopo rimbambito? E le gratificazioni dove stanno di casa? Mai avuto un grazie o un complimento. Blah.

APOCALIPSE NOW



29 Settembre 2007 

Come al solito, mi trovavo sola soletta in ufficio in una delle tante calde domeniche di Luglio, nel vano tentativo di smaltire le solite carte e dividendomi fra gli arrivi, il bar e il telefono. Il silenzio regnava sovrano, tranne il frinire delle cicale. Proprio mentre mi trovavo concentrata al massimo sul trimestrale del commercialista, vedo con la coda dell'occhio, un'ombra muoversi dietro la tenda di lino che separa la reception dal giardino. Abbozzo un sorriso ad uno dei nostri più affezionati e simpatici clienti, quando, fra lo stupito e il basito lo vedo agitarmi davanti i rubinetti della vasca da bagno della suite in cui lo avevo accompagnato il giorno prima. ANATEMA! "What's the matter?" dico con la voce quasi rotta dal pianto - "I am so sorry Silvia, but I opened the water taps and this is the result, but the water is still open". Il sangue già colava dalla mia fronte in copiose gocce, ma nonostante pensassi che "delle mie vene potesse farsi in terra laco", afferro la prima cassettina degli attrezzi giacente nello scannafosso e corro per il camminamento seguita dal mio cliente sfiatato a tappare la falla. Al mio ingresso nella suite che vedo? Acqua scrosciante dal muro privo di rubinetti che si riversava come le cascate del Niagara nella vasca e sul parquet. Sguisciando come un'anguilla chiudo il generale dell'acqua (primo passo verso la soluzione del problema) e armata di stracci sotto i piedi mi metto a pattinare sul parquet per asciugare (nemmeno ci fosse stata passata la cera), poi insieme al mio cliente con i pantaloni girati fino al ginocchio e seduti sul bordo della vasca abbiamo riavvitato gli indiavolati rubinetti, congratulandoci  per il lavoro in team da noi stessi effettuato. Rientro in ufficio ben zuppa, intenzionata a farmi un corroborante caffè, ma trovo ad aspettarmi un altro cliente proveniente dal Residence e villeggiante nella mansarda. "Oh Silvia, we have problem in our apartment!" Con il sorriso sulle labbra chiedo di che si tratta e il signore mi dice che non ha acqua calda. Poco male, penso, vado a dare un'occhiata...e così faccio. Entro nella mansarda e tutto sembra a posto a parte il fatto che non viene acqua calda, quindi armata di pazienza esco in veranda ed entro nel vano caldaia: APOCALISSE! Il vano caldaia è allagato. Sono immersa nell'acqua fino alle caviglie; e ora? Stacco la pompa dell'autoclave, svuoto il serbatoio, e cerco di spazzare via l'acqua dal buco di scolo al momento occluso da un nido di passerotti, cui, per cause di forza maggiore sono costretta a cambiare locazione d'appartamento.  Finalmente faccio ripartire la caldaia per la gioia dei clienti e bagnata, dimessa, con i jeans ormai ridotti a bermuda alternativi, torno in ufficio per presenziare all'aperitivo.

LUPUS ET AGNUS







18 Marzo 2007 

Che settimana devastante! Giornate lavorative senza orari, clienti in ogni dove, come un branco di lupi affamati che ulula nel bosco di notte. Ma sono persone o alieni? Ma nella loro normale routine lavorativa si nutrono? Bevono come tutti i peccatori di questo mondo? O si sottopongono a digiuni di purificazione spirituale per poi avventarsi come arpie su qualunque alimento o bevanda gli venga presentato davanti?  Stare dall'altro lato della reception è spesso una punizione per i peccati che forse abbiamo commesso in una vita precedente: bisogna mettersi in testa che non si ha nessun tipo di bisogno fisiologico, mentale o spirituale, si può essere chiamati a fare da idraulico, tecnico televisivo, barman, amministrazione e contabilità senza soluzione di continuità.
Quando va bene devi correre a comprare una catena per la motosega o andare al frantoio a caricare l'olio, mentre la tua mente va in pezzi pensando che devi ancora archiviare una marea di fatture passive, fare l'estratto dei pagamenti del mese e calcolare le ore dei dipendenti per le buste paga. Intanto, mentre stai sorpassando un camion sulla quattro corsie, il cellulare su cui hai il trasferimento di chiamata squilla, e ti accorgi che il booking è sul sedile posteriore della macchina, perchè accanto a te albergano cinque latte di acido muriatico.
Al tuo ritorno, diluvia, ma nella saletta riunioni, dove i famelici sono riuniti, è necessario portare le vettovaglie del coffee break e ce le porti sguisciando sull'erba bagnata, con in mano i vassoi e le brocche di succo di frutta.
Finalmente riesci a sederti in ufficio, ansante, fradicia, spettinata e qualcuno ti chiede se puoi etichettare il vino......allora i tuoi occhi si fanno di fuoco, li stringi fino a farli diventare fessure e con voce sibilante getti lingue di fuoco sui tuoi interlocutori.
E come se non bastasse, nel momento in cui  ti accingi a fare il saldo del conto e a preparare la fattura al cliente che parte,  ti senti dire che insomma, un po' di sconto potevi anche  farlo almeno sulla fattura del ristorante. Con gentilezza spieghi che la gestione del ristorante non ha nulla a che vedere con quella dell'agriturismo e che quindi non puoi prendere alcun tipo di iniziativa, inoltre non sei stata tu a trattare con i clienti perciò, devi rispettare le coordinate date dalla collega, come del resto fa lei nei tuoi confronti. Vi aspettate che il cliente capisca la problematica? Sbagliato! Ti tira in faccia i soldi in contanti, non prende la fattura e se ne va sbattendo la porta sbofonchiando che ha altre cose a cui pensare.
E lo sapete per sopportare questo tipo di lavoro che cosa  si richiede? La maturità classica, la laurea in Scienze Politiche e un bel Master in Gestione delle Risorse Umane, con il rimpianto struggente di non aver messo il sedere sul trattore appena terminata la scuola dell'obbligo.

La cena aziendale, scene dal precariato lavorativo

Ovvero il riso uccide la paura e l'ansia

06 Febbraio 2007

La cena aziendale è stata un vero spasso. Abbiamo iniziato con un aperitivo a base di spumante secco e poi a tavola ci siamo tuffati su un ottimo Vermentino che molto vivacemente  ha accompagnato tutta la cena   rigorosamente a base di pesce. Il nostro tavolo era stato opportunamente predisposto all'interno della veranda dove le vecchie stufe a legna scoppiettavano allegramente.

Ci siamo seduti ridendo e altrettanto ridendo ci siamo alzati da tavola ripercorrendo i momenti comici di fronte ai quali ci siamo trovati l'estate scorsa con il vai e vieni dei clienti, le richiesta assurde cui spesso dovevamo fare fronte e le battute annesse sulle quali ci siamo smascellati, soprattutto quando ho riportato alla memoria della nostra governante, un assurdo Sabato pomeriggio: eravamo in pieno cantiere, i clienti arrivarono praticamente tutti insieme spandendosi nella reception come un formicaio, io ero appena arrivata per dare il cambio alla collega che con non poca fatica in quel momento, tentava di terminare la costruzione di alcune lampade fatte con la corda (che ora sono in bella vista e perfettamente funzionanti all'interno della sala del ristorante); dal pianerottolo del piano superiore che si affaccia sul giardino antistante la reception, la governante la chiamava ad alta voce "mani di fata" suscitando l'ilarità generale. Su questo episodio abbiamo riso fino alle lacrime.....Tante sono state le risate che la veranda da noi occupata è stata chiusa ermeticamente per impedirci di disturbare un tavolo di persone serissime che sedevano nella saletta adiacente. 
Comunque per finire in bellezza il dessert è stato la ciliegina sulla torta della cena, una delizia di cioccolato ripiena di cioccolato fondente caldo: praticamente endorfine a manate. Posso dire che le mie ferie sono iniziate davvero bene, e spero che continuino così, ovviamente rispettando la scaletta dei dolci citata precedentemente.

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