Simply

giovedì 29 maggio 2014

Come ottenere ciò che si vuole nella vita | Psicopittografia

Una delle domande che ci facciamo più spesso è questa: "Come posso ottenere ciò che voglio?"
E' una domanda essenziale. Il "come fare" per raggiungere un obiettivo è di grande importanza. Se il metodo è buono, anche i risultati lo saranno. L'oro si scopre scavando la terra, la bellezza guardando il cielo. Dobbiamo guardare alle cose migliori per trovare ciò che desideriamo.


Un metodo pratico per raggiungere i nostri scopi consiste nel fare ciò che facciamo normalmente. Smettiamo di fare le cose abituali. Quando blocchiamo un'azione errata, noi apriamo la porta ad un'azione benefica. Consideriamo alcuni esempi:
  • Cessiamo di cercare di esser felici. Cerchiamo di capire le cause della nostra infelicità
  • Cessiamo di pensare che dobbiamo nutare le nostre condizioni prima di cambiare noi stessi
  • Cessiamo di recriminare su ciò che non possiamo fare oggi. Facciamo solo ciò che possiamo fare oggi
  • Cessiamo di pensare che questa vita è senza scopo. Serviamoci dei principi della verità per scoprire lo scopo della vita
  • Cessiamo dìesser vittime delle emozioni negative. Pensiamo che esse non alcun potere su di noi
  • Cessiamo di batterci ansiosamente contro tutte le complicazioni della vita
  • Cessiamo di sentirci colpevoli, cerchiamo di scoprire le ragioni del falso senso di colpa
  • Cessiamo la ricerca frenetica di soluzioni. Siamo ricettivi nei confronti del vero Io, che conosce le giuste soluzioni
Thomas Jefferson ha detto che è meglio non avere idee piuttosto che avere idee false. Cessiamo di usare idee e metodi inutili. Lasciamo un vuoto che si riempirà di idee brillanti.

Supponiamo che abbiamo sentito parlare di una città favolosa sperduta da molti secoli in una lontana regione. Supponiamo che noi vogliamo andare alla scoperta di questa città. Non ci precipitiamo fuori di casa all'improvviso per correre questa avventura. Noi capiamo che dobbiamo cominciare da zero. Raccogliamo carte, studiamo la regione prepariamo l'equipaggiamento. con questa preparazione il successo sarà garantito [Immagine mentale 79]

Nella ricerca della felicità, bisogna cominciare dall'inizio. Innanzitutto bisogna sapere di cosa si tratta, per separare il fatto dal mito. La felicità appare quando l'Io interiore è in armonico accordo con la realtà esterna. Cominciamo con il cambiare la attitudini interne e non le condizioni esterne. La felicità non viene da un cambiamento esteriore. Noi pensiamo a torto che se una determinata circostanza cambiasse, saremmo noi stessi differenti. Ma ciò non è vero. Quando possediamo l'armonia interna, abbiamo l'armonia anche fuori di noi. In relatà non ha alcuna importanza che gli altri ci apprezzino oppure no. Ma il nostro egocentrismo ci fa pensare che la differenza esiste, e allora siamo infelici. Non mancano problemi finchè i nostri piani si svolgono normalmente. I problemi sorgono quando ci identifichiamo come vittime dell'ingiustizia.

mercoledì 28 maggio 2014

Come sapere ciò che è meglio per noi | Psicopittografia

Una domanda frequente che si affaccia dentro di noi è la seguente: "La felicità dipende largamente dalle decisioni che si prendono, ma è difficile decidere ciò che è bene per me. C'è una regola che si può seguire?"

C'è una regola molto semplice e pratica. Se l'applichiamo a tutto ciò che facciamo, sentiamo e pensiamo, sapremo perfettamente ciò che è melgio per noi. Ecco la regola: "Ciò che serve i nostri migliori interessi è bene"
L'altra faccia della stessa regola è: " Ciò che intralcia il nostro sviluppo personale è male"


Prendiamo l'abitudine di ordinare le cose man mano che arrivano nella nostra mente. Nei grandi magazzini di frutta, le mele sono trasportate su nastri meccanici per essere scelte a secondo della qualità. Facciamo l ostesso con el cose che ci capitano ogni giorno. Scegliamo le cose buone e respingiamo quelle cattive. Chiediamoci: "Questo modo di pensare è utile o nocivo? Questa azione è un aiuto o un ostacolo al mio sviluppo personale?" [Immagine mentale 79]

Questo procedimento di scelta ci dà la conoscenza chiara di ciò che sono in realtà i nostri migliori interessi. Possiamo facilmente stabilire quali pensieri sono benefici e quali no. La salute stessa trarrà grandi vantaggi dal nostro comportamento. Se ad esempio ci accorgiamo di essere turbati dalle fantasie negative, possiamo ragionare a questo modo: "Le fantasie negative sono nocive. Esse disperdono le mie forze e mi rendono nervoso, turbano i miei sonni e mi impediscono di raggiungere la felicità. Perchè per metto a questi pensieri nocivi di circolare liberamente nella mia mente? Io ho la possibilità di eliminarli. E' esattamente ciò che io farò fin d'ora".

martedì 27 maggio 2014

Teorie sulla Pietra di Ingà, parte seconda | Varie

La domanda è sempre quella: come due culture tanto lontane possono aver condiviso la comune origine del linguaggio e della scrittura? Secondo l'archeologo Baraldi,  questa è una prova dell’esistenza di una grande civiltà globale esistita più di 10 mila anni, cioè Atlantide. D’annunzio Baraldi, nel settore della ricerca archeologica, è infatti considerato uno degli ultimi grandi atlantologi. Secondo la sua teoria, alcuni gruppi umani originari del mitico continente scomparso, sarebbero sopravvissuti al catastrofico cataclisma avvenuto nel 9500 a.C., spingendosi verso est, in Europa, e verso sud-ovest, in Brasile. In base a quanto da lui elaborato, i glifi della Pietra di Ingá racconterebbero proprio della grande catastrofe che causò la distruzione della civiltà di Altlantide.

Se questa ipotesi è corretta, allora la Pietra di Ingá rappresenta un messaggio che gli antichi superstiti di Atlantide hanno lasciato ai posteri, come memoria del passato e come monito per il futuro. Questo significherebbe  non sono stati i nativi americani ad incidere i glifi sul monolite.  A sostegno di questa teoria ci sarebbe la somiglianza dei glifi della Pietra di Ingá con la scrittura utilizzata dagli antichi abitanti della remota Isola di Pasqua, il Rongorongo. L’Isola di Pasqua (in lingua nativa Rapa Nui, letteralmente “grande isola/roccia”) si trova nell’Oceano Pacifico meridionale. Si tratta di una scrittura con andamento bustrofedico (che non ha una direzione "fissa" ma procede in un senso fino al margine scrittorio e prosegue poi a ritroso nel senso opposto, secondo un procedimento "a nastro", senza "andate a capo") e che, al momento, è stata solo parzialmente decifrata.


La civiltà dell’isola di Pasqua è l’unica, nell’area del Sud Pacifico ad aver sviluppato nella propria storia una scrittura propria. Ma non si tratta di una scrittura che utilizza geroglifici. La scrittura rongorongo non fu mai decifrata completamente e per molti decenni rimase incompresa. E' stato solo grazie agli studi condotti dal tedesco Thomas Barthel e alla scoperta di una tavoletta che riportava un calendario lunare (oggi conservata nell’archivio dei SS Cuori a Grottaferrata nei pressi di Roma), la cosiddetta tavoletta Mamari, che si poté parzialmente decifrare alcuni simboli.

In tutto il mondo esistono soltanto 26 tavolette, in buone condizioni ed autentiche al di là di ogni dubbio, scritte in rongorongo. La somiglianza dunque, potrebbe avvalorare l’ipotesi che gli abitanti primordiali del Brasile, della Mesopotamia e dell’Isola di Rapa Nui discendessero tutti da un’unica cultura globale spazzata via da un cataclisma? Fatto è che  la Pietra di Ingá rimane uno dei reperti archeologici più importanti e misteriosi e il suo studio, e la sua eventuale decifrazione, potrebbero svelare un passato ben diverso del nostro pianeta da come lo abbiamo ipotizzato, raccontandoci di un tempo in cui i nostri antenati vivevano in un grande villaggio globale chiamato Atlantide.

Conoscere la propria fortuna | Psicopittografia

Possiamo conoscere la nostra propria fortuna grazie alla magia mentale. "Non capisco la necessità di una trasformazione personale", cercare di accumulare denaro senza prima cercare di arricchire se stessi, è come cercare di colpire il bersaglio con un fucile scarico.


Il vero Io è la munizione che ci occorre. "Come possiamo sapere se l'idea di mutare se stessi è veramente giusta?" Mettiamola alla prova. Prendiamo coscienza del fatto che noi ripetiamo ogni giorno le stesse esperienze sfortunate perchè non ci decidiamo a cambiare noi stessi.
"Quale genere di amici avremo in avvenire?"
Quelli che sono al nostro livello psicologico. Se desideriamo amici superiori innalziamo il nostro livello mentale
"Questo cambiamento interiore può mutare anche le cose materiali?"
Certamente
"La legge della causa-effetto ha qualcosa a che fare con il nostro avvenire?"
Sicuramente. Facciamo qualcosa oggi e avremo dei risultati domani
"Come possiamo cambiare noi stessi e il nostro avvenire?
Lavorando pazientemente con i principi della Psicopittografia. Essi sono in grado di assicurarsi la buona sorte.

lunedì 26 maggio 2014

Piccola indagine sulla pietra di Ingà, parte prima | Varie

In Brasile c'è uno stranissimo monumento archeologico, nello stato nord orientale di Paraiba, proprio nel mezzo del fiume Ingà: è la  “Pedra do Ingá”. Essa è costituita da pietre di basalto, una superficie di circa 250 m² completamente ricoperta di simboli non ancora decifrati. La maggior parte di essi (detti glifi) sembrano rappresentare animali, frutta, esseri umani, costellazioni e galassie, mentre altri  sono del tutto irriconoscibili.

Chi ha inciso questi simboli? Quale messaggio trasmettono? E che cosa rappresentano? La Pietra di Ingà si presenta come un lungo masso orizzontale. In questa zona, in cui vivevano gli indigeni Tupi, la chiamavano “Itacoatiara”, ovvero “la pietra”. Le sue misure sono: 26 metri si lunghezza e 4 di altezza. I simboli e  le figure sono incisi in bassorilievo e paiono rappresentare animali, frutta, esseri umani e costellazioni come Orione e galassie come la Via Lattea. Altri simboli, invece, sono del tutto irriconoscibili.

Le domande che suscita questo monolite sono molte, e fra le tante ci si chiede se  i glifi incisi sulla roccia rappresentano un’antica lingua terrestre sconosciuta. Gli archeologi che continuano a studiarla, si trovano di fronte ad un enigma. Di teorie ne sono state fatte molte, ma tali rimangono. Per alcuni  si tratta di antichi simboli sacri scolpiti da antiche culture sudamericane; altri hanno ipotizzato che rappresenti la scrittura utilizzata da una antica civiltà sconosciuta che ha abitato la regione; altri ancora, infine, spingendosi in ipotesi più fantasiose, propongono addirittura che si tratti di un messaggio in codice lasciato da una civiltà extraterrestre. In totale, la roccia conta circa 450 glifi.

La questione primaria è capire se i glifi siano un’antica lingua. La maggior parte delle figure, infatti, sembra a prima vista astratta, ma i ricercatori ritengono che la Pietra di Ingá nasconda un antico messaggio cifrato. Ma non essendoci paralleli su cui operare un confronto, tentare una traduzione è improbabile, anzi impossibile. Il ricercatore italo-brasiliano Gabriele D’Annunzio Baraldi, grande studioso di lingue antiche che ha trascorso buona parte della sua vita studiando la Pietra di Ingá, ritiene che i glifi di Ingá sono simili in forma e dimensione a quelli delle culture mesopotamiche primordiali. In più, secondo lui, la lingua Tupi – Guarani, parlata da molti gruppi etnici sudamericani, sembra avere una lontana origine comune con la lingua ittita, antico popolo indoeuropeo fiorito in Anatolia 3800 anni fa.
Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.