Simply

domenica 18 gennaio 2015

Unguento bocchino, un lo vede mai tutto, un'occasion co baffi, un pensi | Parole e verbi in disuso

UNGUENTO BOCCHINO: la saliva anturalmente, ma solo quando la si applichi con un dito o con la lingua sopra una geaffiatura o una piccola ferita. E' il più innocuo e anche il più miracoloso dei medicamenti se si tratta di calmare il pianto di un bambino per un piccolo incidente di gioco: esempio casalingo di medicina psicologica: "unguento bocchino", del resto, appartiene anche alla vecchia farmacopea degli adulti, tanto è vero che Lorenzo de'Medici nella Nencia da Barberino dice:

Nenciozza mia, deh non dubitare, che l'amor ch'io ti porto si è tale che quando avessi mal, Nenciozza mia, con la mia lingua te lo leverìa


'UN LO VEDE MAI TUTTO: non si stanca mai di guardarlo, tanto lo ama. Si dice a Pisa e anche a Livorno di una mamma che stravede per il figliolo, e di una fidanzata per il fidanzato

UN' OCCASION CO BAFFI: in origine si diceva di un buon partito per una ragazza, dato che i baffi erano ritenuti un simbolo di importanza e serietà. Poi, sempre per la tendenza a mettere tutto in ridicolo, si sono capovolti i termini e scherzando si dice che "è un' occasion co baffi" quando uno sposa una donna autoritaria, magari dotata di quella peluria sul labbro superiore che, d'altro canto, può anche piacere ed essere motivo d'attrazione.

UN PENSI: formula molto familiare per assicurare qualcuno che il suo desiderio sarà esaudito: "un dubiti"

Adempiere agli obblighi

Nella vita abbiamo diversi obblighi a cui far fronte. Abbiamo dei doveri da espletare e man mano che la vita segue il suo corso si accumulano ulteriori obblighi, verso altre persone, amici, società e anche verso il mondo. Ciò che invece siamo usi fare è cercare di scrollarseli di dosso, ma tenendo presente grazie al nostro egoismo, quelli che gli altri hanno nei nostri confronti.

Che siamo bambini o adulti quello che dovremmo fare è cercare di far fronte ad essi nel modo migliore, anche perchè gli obblighi si accumulano comunque. Il peso dell'obbligo può essere un fardello molto pesante quando una persona non trova modo di alleggerirsene. Può provocare turbamenti individuali e sociali di ogni genere.


E' possibile aiutare una persona che si dibatte fra debiti e obblighi inadempiuti, esaminando tutti gli obblighi sociali, morali o finanziari in cui è incorsa e che non ha ripagato, trovando un modo per ricambiare tutti quelli che considera ancora dovuti. Si devono accettare i tentativi di un bambino, o di un adulto, di adempiere agli obblighi non finanziari che considera dovuti: si dovrebbe aiutarli a raggiungere un qualche accordo accettabile da entrambe le parti per saldare quelli finanziari.

Non è bene assumersi più obblighi di quanti sia realmente possibile adempiere o soddisfare, quando una persona è schiacciata dal peso degli obblighi che le sono dovuti o di quelli a cui lei stessa non ha adempiuto, le è preclusa una parte della felicità.

sabato 17 gennaio 2015

Un chicchirillò legato a un filo, un ci ho uno per fa due, un culo come un vicinato, undici | Parole e verbi in disuso

UN CHICCHIRILLO' LEGATO A UN FILO: non è nulla, assolutamente nulla. Ma il fatto che questo modo di dire falsamente misterioso sia stato tramandato di generazione in generazione potrebbe rappresentare la giustificazione subconscia di una qualche constestazione giovanile. I bambini chiedono regali: "Comprami qualcosa" dicono alla mamma; non sono esigenti inrealtà; basterebbe una sciocchezza. E le mamme, spesso, per non essere seccate dicono di sì. "Cosa?" chiedono speranzosi i bambini. "Ti compresrò un chicchirillò legato a un filo". Il bambino è felice, si illude, sogna: cosa sarà il "chicchirillò? E, poi, perchè lagato ad un filo? Più tardi scopre di essere stato preso in giro. E magari nascono così gli incendiari di biblioteche, gli stupratori di nonnem i rapinatori di negozi di balocchi.


'UN CI HO UNO PER FA' DUE: sono completamente senza soldi, al verde

UN CULO COME UN VICINATO: cioè grandissimo. E' forse l'unica eosoressione, abbastanza frequente a Firenze, in cui vicinato significhi grande, enorme. Questo modo di dire è collaudato dai secoli, tanto è vero che lo usò il Lippi nel Malmantile  facendone un superbo dodecasillabo: "Ed ha un culo, che pare un vicinato"

UNDICI: esclamazione scherzosa che non manca quasi mai quando qualcuno rompe una tazza, o un piatto, o un bicchiere: come dire che la dozzina è scompagnata

Essere degni di fiducia

Se non si può aver fiducia in coloro che ci circondano la nostra vita può risentirne. La fiducia reciproca è alla base delle relazioni umane e senza di essa crolla tutta la struttura. Essere degni di fiducia è una gran virtù da tenere in grande considerazione, e chi la possiede può essere considerato una persona di valore.


Si dovrebbe dimostrarla e guadagnarla. Così ad esempio quando si fa una promessa o un giuramento si ha il dovere di mantenerli. Se si dice che si farà qualcosa, lo si deve fare, se si dice che non la si farà non la si deve fare. La stima che si ha di una persona è basata, in gran parte, sul fatto che mantenga o meno la parola, sulla sua coerenza. Anche i genitori perdono il loro valore di fronte agli occhi de i figli quando non mantengono una promessa.

A coloro che mantengono la parola spesa si concede fiducia e ammirazione. Per quanto mi riguarda,  a chi viene meno alla propria parola io non concedo un'altra possibilità. Del resto chi tiene questo tipo di comportamento può spesso trovarsi invischiato in "garanzie" e "limitazioni" a cui non può poi far fronte, ed è questa la strada per per esiliarsi dal prossimo.

Non si dovrebbe permettere ad una qualunque persona di spendere la propria parola alla leggera, ma insistere affinchè mantenga ciò che ha promesso. La vita può diventare facilmente molto confusa se cerchiamo di unirci a persone che mantengono le loro promesse.  La strada della vita è molto più bella da percorrere con persone fidate.

venerdì 16 gennaio 2015

Umminculo, una ovata di chioccia, un bel bollo | Parole e verbi indisuso


UMMINCULO: quando a Firenze qualcuno, interrogato, risponde con dei monosillabi, "hom, hum", rispchia di sentirsi dire: "Umminculo lo disse i'Pitti a i' Granduca". La sotira è questa: la costruzione del Palazzo Pitti, cominciata nel 1440 su disegno di Filippo Brunelleschi, mandò in rovina il proprietario Luca Pitti il quale, pur essendo ricchissimo, vi profuse tutti i suoi beni. Agli eredi di Luca non rimase che vendere il palazzo: lo comprò Cosimo I de' MEdici per la modica somma di novemila fiorini d'oro, una miseria in confronto a quanto era costato. In seguito, un altro Pitti chiese a un successore di Cosimo di rivendergli il palazzo per lo stesso prezzo di novemila fiorini: se avesse rifiutato avrebbe dovuto pagare una indennità ai discendenti di Luca chesi ritenevano in un certo senso danneggiati dal primo contratto. Ma il Granduca non era evidentemente d'accordo e stando ad ascoltare il Pitti rispondeva ad ogni richiesta: "hum, hum". Finalmente il PItti, spazientito sbottò: "Umminculo, il palazzo è mio!" e se ne andò. Volendo dire, naturalmente, che il palazzo portava il suo nome e così si sarebbe comunque sempre chiamato.

UNA 'OVATA DI CHIOCCIA: una covata di chioccia, dicono nelle campagne pisane per indicare lo spazio di tempo di una ventina di giorni, quanto cioè impiega la chioccia a covare le uova

UN BEL BOLLO: non ci mancherebbe altro! Si dice a siena

Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.