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mercoledì 30 marzo 2016

Dal Nord Europa: la nanna sotto zero

Paese che vai, usanza che trovi, recita un proverbio. Ed in effetti ogni paese ha le sue usanze e tradizioni. Conoscere usi e costumi degli altri paesi ci aiuta sempre ad aprire la nostra mente, a capire, a prendere esempio, magari per far nostre alcune sane abitudini che possono giovare alla nostra vita. Come la nanna sotto zero, un'interessante pratica del Nord Europa.

Nei paesi del nord Europa a differenza di quanto facciamo noi, è consuetudine la pratica della "nanna sotto zero". Questa modalità è assolutamente out in Italia dove siamo abituati a vestire i bambini con giacconi super imbottiti, sciarpe, guanti, cappelli e calzettoni pesanti e li facciamo uscire solo se fa bello. Se piove o peggio se nevica ci si tappa in casa. I popoli nordici invece lasciano i propri figli in balia delle intemperie invernali, ore ed ore fuori al freddo a giocare, a correre e saltare in mezzo alla neve. Persino i più piccini vengono lasciati a dormire in carrozzine fuori al freddo, ed è una pratica di buona salute.


In ogni scuola e ogni asilo sono previste attività all’aria aperta in inverno, cosa che in Italia sarebbe sicuramente mal vista. Perchè lo fanno? Il corpo deve abituarsi e il sistema immunitario deve saper reagire ai cambi di stagione e alle intemperie per temprare il corpo; quindi pioggia, neve e gelo non sono considerate un ostacolo alle attività all’aria aperta per nessuno. La salute ne trae giovamento e sembra proprio che i nordici stiano benone. Anzi le temperature sotto zero vengono considerate l'ideale per una nanna salutare tanto che proprio nel nord Europa c'è la tendenza  a lasciare i bambini a dormire al freddo, spesso anche fuori dal ristorante nel passeggino.

Questa metodologia  nasce negli anni venti per iniziativa del pediatra Arvo Ylppö; fun in quegli anni che si notò che il tasso di mortalità si abbassò drasticamente proprio grazie alla pratica suggerita dal pediatra, di far dormire i bimbi a temperature tra i -10° e i -15°. L'aria fredda e l'esposizione al sole prevenivano il rachitismo e aumentavano l’immunità ai batteri. Addirittura i bambini di appena di due settimane vengono fatti dormire all’aperto, almeno una volta alla settimana con temperature che oscillano dai -27° ai 5°C. Lo anche confermato uno studio condotto dall’Universita di Oulu che ha stabilito che i bambini dormono meglio all’aria aperta e la temperatura esterna ideale sarebbe di -5°C.

E' stato evidenziato che i bambini che dormono all’aperto non solo dormono di più, ma al loro risveglio risultano più attivi, probabilmente perchè c'è una maggiore ossigenazione del sangue: ciò che è basilare  è indossare sempre abiti adatti, caldi e impermeabili per non rimanere bagnati, per il resto il freddo non deve essere un impedimento alle uscite e alle attività anzi stare all’aria aperta, in particolar modo quando c’è il sole, che aiuta la produzione della vitamina D necessaria al corretto funzionamento dell’organismo. Visto che nei paesi nordici il sole non è poi così presente stare il più possibile all’aria aperta aiuta ad esserne più esposti: ecco che anche i neonati ben vestiti e all’interno della loro carrozzina durante i loro sonnellini vengono posizionati sul terrazzino, in giardino o in veranda per respirare aria pulita e per prendere un pò di sole.

Perchè non provare a metterla in pratica anche qui in Italia? Probabilmente ci beccheremmo una denuncia per maltrattamento e abbandono di minore, ma  sappiate che ai bambini fa bene stare all’aria aperta quindi approfittatene in ogni occasione, in ogni stagione e con ogni condizione climatica!

Fuori pasto o dopo pasto? Quando mangiare la frutta

Che la frutta faccia molto bene è un dato di fatto ormai. Di stagione, buona, sana, ricca di sostanze nutrienti la frutta non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole. Ma quando è meglio consumarla? A fine pasto o fuori pasto? Cerchiamo insieme di dare una logica risposta a questa domanda.

Uno dei dilemmi che più confonde le persone  è quello relativo al consumo di frutta, o meglio, che la frutta sia un toccasana per la salute lo sappiamo tutti, ma è meglio consumarla a fine pasto, come tradizione ci ha insegnato o fuori pasto?  Le teorie sono diverse, anche se recentemente alcuni nutrizionisti consigliano di consumare frutta come spuntino, non durante i pasti.

Fra i motivi che giustificano questa teoria della frutta fuori pasto c'è il fegato, alla base del metabolismo energetico e biochimico del nostro organismo. E' noto che dopo un pasto a base di carboidrati, come pane, pasta, pizza o altri prodotti da forno, il nostro corpo registra un picco di glicemia nel sangue: glucosio e insulina si trasformano principalmente in energia per i muscoli ma, quando sono in eccesso, finiscono nel fegato e vanno a costituire il deposito personale di zuccheri chiamato glicogeno.

Nel momento in cui il glicogeno raggiunge il livello di saturazione, a godere saranno i depositi adiposi del nostro corpo. In pratica, il nostro fegato produrrà grasso. Se ad un pranzo ricco di carboidrati, quindi, si aggiunge la frutta, questa verrà direttamente trasformata in adipe, perché il nostro fegato sarà già sovraccarico di glicogeno e grassi presenti nel pasto appena ingerito.

Altra motivazione per cui si ritiene che la frutta a fine pasto non debba essere consumata è il fatto che questa sarebbe già pronta per essere immediatamente digerita, ma viene trattenuta nello stomaco dalla presenza del pasto precedente: questo sarebbe causa di fermentazione e rallentamento della digestione.

D'altra parte ci sono coloro che sostengono che la frutta si debba mangiare “soprattutto” a fine pasto e i vantaggi sarebbero molteplici: primo, perchè grazie al naturale apporto di vitamina C, migliorerebbe l’assorbimento del ferro presente negli altri vegetali; secondo, sarebbe utile a ripulire la bocca da eventuali residui di cibo; e, inoltre, sarebbe un ottimo sostituto del dolce e contribuire a farci sentire sazi più velocemente.

Concludendo: la frutta è ottima a stomaco vuoto e a fine pasto quando le portate sono a basso contenuto glicemico; risulta, invece, più dannosa che benefica quando abbiamo appena consumato un pasto abbondante ricco di carboidrati e zuccheri.

Benefici usi dell'olio essenziale di cannella per la salute - parte seconda

La cannella è una spezia multitasking, sia come complemento alimentare che usata per il benessere, la salute e la cosmetica. Come accennato nel mio primo post, essa si rivela incredibilmente versatile. Ecco qui altri interessanti usi dell'olio essenziale.

Ecco la seconda parte del capitolo dedicato agli usi dell'olio essenziale di cannella attraverso alcune semplici ricettine casalinghe fai da te che ci faranno scoprire usi davvero speciali di questa calda spezia. Non mi dilungo oltre, passiamo all'atto pratico.


Miscela antinfluenzale: in una tazza mettere un cucchiaio di miele di ottima qualità e aggiungervi 1 goccia di olio essenziale di Cannella corteccia, 1 goccia di olio essenziale di Origano, 1 di Timo, 1 di Chiodi di Garofano, 1 di Geranio. Versare sopra acqua calda e succo di limone. Bevetene una tazza tutte le sere.

Massaggio per muscoli contratti: per sciogliere le contratture muscolari e stimolare la circolazione diluite 4-5 gocce di olio essenziale di cannella foglie in 50 ml di olio di mandorle dolci. Massaggiate una volta al giorno

Profumo dolce contro  tristezza e apatia: per ritrovare e vitalità vaporizzate nella lampada peraromi 3-4 gocce di olio essenziale di Cannella corteccia. Aggiungete le gocce di eesenza all'acqua e accendete la lampada o la candela

Infine qualche precauzione: mentre per l'olio di Cannella foglie si consiglia solo di rispettare accuratamente le dosi, per l'uso dell'olio essenziale di Cannella corteccia si richiede grande attenzione, poichè è un'essenza altamente sensibilizzante. Si deve evitare l'uso di entrambi gli oli in gravidanza, allattamento, nei bambini piccoli,  in soggetti che soffrono di epilessia.

martedì 29 marzo 2016

Parole e detti toscani: Dolco, domando e dico, domani, donna piccina tutta susina

La Toscana ha tantissimi modi dire, detti, motti che affondano le loro origini nei paesi costieri, collinari e montani dove simpatici personaggi parlano una linguaggio stuzzicante e colorito ricco di storia e tradizioni.

DOLCO: tempo mite, nuvoloso, ma tiepido. "S'è buttato a dolco". In Versilia significa anche morbido, tenero: "Polenta troppo dolca"

DOMANDO E DICO:  rafforzativo per affermare, retoricamente, qualcosa di chiaro e lampante, quasi con meraviglia. "Domando e dico che gusto c'è a mangiarsi l'unge"


DOMANI: espressione ironica per negare qualcosa. "Mi daresti cinque euro?" "Sì domani!". Si usa anche per taglir corto quando l'interlocutore non capisce o fa finta di non capire. "Si fa credenza domani" aveva scritto su un cartello un bottegaio che non voleva far credito; e naturalmente il cartello non veniva mai tolto o cambiato.

DONNA PICCINA TUTTA SUSINA: è uno stuzzicante modo di dire livornese che lascia nella piacevole incertezza fra un temperamento un po' asprigno come la susina e un certo predomionio del sesso sulla bellezza.


Piccola storia dell'altalena

Tutti noi ci siamo dondolati sull'altalena, ci siamo fatti spingere avanti e indietro per ore nei giardini e nei parchi pubblici. Un gioco antico come il mondo che ha accompagnato la nostra evoluzione ed ancora l'accompagna nei secoli e nei millenni senza subire cambiamenti se non nei materiali o nel design.

Com'è è nata l'altalena? Non v'è inventore, eppure il design ha stregato il mondo, potremmo dire che è orfana di designer. Però sfruttare un ramo d'albero  che faccia da braccio e una corda che diventa il sostegno della seduta è di sicuro un'idea sostenibile. Forse è stato uno dei primi giocattoli sostenibili della storia umana e un modo per insegnare ai bambini a rispettare l'ambiente.


E se il sedile  è un vecchio pneumatico, è anche sostenibile, perché si ricicla un oggetto che ha esaurito la funzione per cui era stato creato, una seconda possibilità. La mitologia così racconta la nascita dell'altalena: “… La perfida Clitennestra, che d’accordo con il suo amante Egisto uccise il marito Agamennone, venne uccisa dal figlio Oreste, che desiderava vendicare il padre. Ma, anche in quel mondo, il terribile mondo della vendetta, il matricidio era una colpa inespiabile. Perseguitato dal rimorso, Oreste fuggì, inseguito, oltre che dalle Erinni, per fargli pagare il terribile gesto, anche dalla sorellastra Erigone, la figlia che Clitennestra aveva avuto da Egisto.

Ma quando giunse ad Atene, Oreste fu assolto: «Il vero genitore, decretò la dea Atena, non è la madre, bensì il padre». A questo punto Erigone, disperata, si impiccò. Senonché, quando la notizia si sparse, le vergini ateniesi, come se fossero state contagiate, presero a impiccarsi in massa. La città rischiò di estinguersi. Preoccupatissimi, gli ateniesi si precipitarono a interpellare l’oracolo di Apollo, che suggerì un rimedio: costruire delle altalene, così che le ragazze potessero dondolarsi nell’aria, come quelle che si impiccavano, ma senza perdere la vita. La città fu salva, gli ateniesi furono felici, le ragazze ateniesi ancor di più, e l’altalena diventò il gioco preferito delle ragazze di tutti i tempi”.

Allora il designer potremmo dire che è stato Apollo? Comunque sia a noi interessa la sostenibilità, e la risposta ai bisogni più elementari, attraverso soluzioni che si avvalgano di materiali poveri, semplici, e soprattutto locali. E le altalene anonime, quelle fatte di corde e copertoni, non ne sono che un mirabile esempio.

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