17/11/2007
Giovedì
mattina grande fermento qui al lavoro per l'arrivo del gruppo aziendale.
Solitamente i gruppi vengono da noi in autunno e primavera e scopo del viaggio
è una riunione dei vertici, atta ad implementare nuovi progetti di lavoro e a
migliorare il lavoro in team.
Così, eccomi arrivata in ufficio per il turno pomeridiano e già prima di entrare immaginavo che scena mi si sarebbe presentata. Eccomi di fronte ad una tavolata di gente vociante che mangiava a quattro palmenti e beveva il San Giovese magno cum gaudio, tutti in tutina da ginnastica e scarpe da trekking. Il buffet era ricco e quindi al grido di "piatto ricco, mi ci ficco" , i nostri ingegneri erano protesi verso i vassoi come tanti avvoltoi. La mia collega aveva lo sguardo spiritato, il mio invece in quel momento era come le temperature: non pervenuto. Mi affaccio nella sala ristorante e saluto garbatamente gli astanti che in pisano e con la bocca piena ricambiano. Cerco di coordinarmi con la collega per capire chi ancora deve arrivare e soprattutto quando, ovviamente intorno alle venti della sera prima della cena e poi vado dalla governante per vedere se, almeno in due, saremmo riuscite a preparare a questi novelli scout, il coffee break.
Nel frattempo, la conventicola dei partecipanti, divisa in gruppuscoli di dissidenti nei confronti del programma di ginnastica che doveva svolgersi in esterna al vento di tramontana, si avviava in giardino.
Il tempo andava peggiorando, si faceva buio, il vento aumentava ed era sempre più freddo. Finalmente suonano al citofono e si ricomincia con la maratona del ricevimento.....Mi imbacucco bene ed esco, accompagno uno dei ritardatari in suite, e mentre il signore mi vomita addosso un milione di domande relative al relais, io penso solo a rientrare in ufficio, sperando di ricevere sui piedini qualche allegro fuocherello del camino e lo metto sul camminamento per fargli raggiungere il gruppo che, nel buio, vociava intorno alla piscina. Ma ne mancavano ancora due ed erano quasi le otto di sera. Della responsabile dello staff non mi sono preoccupata, ormai ci conosce bene e sa tutto della struttura, ma l'altro? Nessun numero di telefono solo un anonimo cognome....Intanto comincio ad intravedere delle ombre che ritornano dal percorso di sopravvivenza con gli occhi di fuori per il freddo e la fame. Nel momento più alto di disperazione il miracolo, anche l'ultimo componente arriva, giusto in tempo prima della grande abbuffata. Sono le le venti e tre quarti, e finalmente con due salamelecchi, dopo aver augurato buona cena a tutti e sospinta dalle raffiche di vento, salgo in macchina e parto in direzione casa.
Così, eccomi arrivata in ufficio per il turno pomeridiano e già prima di entrare immaginavo che scena mi si sarebbe presentata. Eccomi di fronte ad una tavolata di gente vociante che mangiava a quattro palmenti e beveva il San Giovese magno cum gaudio, tutti in tutina da ginnastica e scarpe da trekking. Il buffet era ricco e quindi al grido di "piatto ricco, mi ci ficco" , i nostri ingegneri erano protesi verso i vassoi come tanti avvoltoi. La mia collega aveva lo sguardo spiritato, il mio invece in quel momento era come le temperature: non pervenuto. Mi affaccio nella sala ristorante e saluto garbatamente gli astanti che in pisano e con la bocca piena ricambiano. Cerco di coordinarmi con la collega per capire chi ancora deve arrivare e soprattutto quando, ovviamente intorno alle venti della sera prima della cena e poi vado dalla governante per vedere se, almeno in due, saremmo riuscite a preparare a questi novelli scout, il coffee break.
Nel frattempo, la conventicola dei partecipanti, divisa in gruppuscoli di dissidenti nei confronti del programma di ginnastica che doveva svolgersi in esterna al vento di tramontana, si avviava in giardino.
Il tempo andava peggiorando, si faceva buio, il vento aumentava ed era sempre più freddo. Finalmente suonano al citofono e si ricomincia con la maratona del ricevimento.....Mi imbacucco bene ed esco, accompagno uno dei ritardatari in suite, e mentre il signore mi vomita addosso un milione di domande relative al relais, io penso solo a rientrare in ufficio, sperando di ricevere sui piedini qualche allegro fuocherello del camino e lo metto sul camminamento per fargli raggiungere il gruppo che, nel buio, vociava intorno alla piscina. Ma ne mancavano ancora due ed erano quasi le otto di sera. Della responsabile dello staff non mi sono preoccupata, ormai ci conosce bene e sa tutto della struttura, ma l'altro? Nessun numero di telefono solo un anonimo cognome....Intanto comincio ad intravedere delle ombre che ritornano dal percorso di sopravvivenza con gli occhi di fuori per il freddo e la fame. Nel momento più alto di disperazione il miracolo, anche l'ultimo componente arriva, giusto in tempo prima della grande abbuffata. Sono le le venti e tre quarti, e finalmente con due salamelecchi, dopo aver augurato buona cena a tutti e sospinta dalle raffiche di vento, salgo in macchina e parto in direzione casa.
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Qualunque sia la modalità che vi ha portato su questa paginetta, vi invito a restare e a leggere i miei racconti e le mie poesie.
Cerco di comunicare tutta me stessa e spero che le mie emozioni arrivino anche a voi.
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Buona lettura,
Silvia