Molte sono le obiezioni che si sentono muovere verso un consumo regolare (ma non abbondante) di
semi oleosi: una presunta difficoltà nella digestione, l'eccessiva ricchezza di grassi, la colesterolemia elevata. Eppure sono passati giusto 22 anni dalla pubblicazione sulla rivista scientifica "Archives of Internal Medicine" (luglio 1992) dei risultati di una famosa ricerca (Adventist health study) che ha coinvolto negli Stati Uniti i componenti adulti di oltre 63 mila famiglie nelle loro abitudini di vita, nelle consuetudini alimentari e nelle loro vicende sanitarie.

È stato accertato, tra l'altro, che il consumo di semi oleosi (
noci, mandorle, nocciole) da l a 4 volte alla settimana riduce in modo significativo il rischio di
malattia coronarica fino al 25 per cento. Ma non basta. Il consumo di semi oleosi si è dimostrato attivo nella riduzione del rischio di
eventi coronarici perfino in persone a rischio come gli anziani, gli ipertesi e gli obesi. Questo vantaggio ha tre motivazioni nutrizionali:
l. I semi oleosi sono molto ricchi di
acidi grassi mono e polinsaturi, che abbassano il
colesterolo sanguigno e prevengono l'arteriosclerosi.
2. Racchiudono un'alta quantità di
vitamina E, un potente antiossidante.
3. Noci, mandorle e nocciole contengono
fibre (da 7 al 12 per cento) che modulano l'assimilazione del cibo dall'intestino, favoriscono l'eliminazione del colesterolo dall'organismo e facilitano l'espulsione delle feci.
I semi oleosi sono comunque alimenti di un certo impegno calorico e quindi andrebbero consumati in sostituzione (e non in aggiunta) di altri alimenti proteici di origine animale come la carne, il pesce, le uova e i formaggi. Un buon
pane integrale, una manciata di noci sgusciate e una
ricca insalata di verdure crude sono un pasto salutare e perfettamente digeribile. Porzioni più modeste possono arricchire la prima
colazione o lo spuntino pomeridiano o aggiungerli ai dolci caserecci.
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