Lavativo, lecchino, l'è maghera, lerfia, ha le su cose. I primi due modi di dire li avrete già sentiti o usati per gli altri non vi resta che leggere e poi riciclarli al momento opportuno
LAVATIVO: non sempre è una purga salutare, ma in senso metaforico è un cattivo affare. "m'ha dato una lavativo" dice chi è stato truffato; e naturalmente s'ingenga di contraccambiare alla prima occasione. Da qui l'altro modo di dire, sempre rimanendo in chiave intestinale metaforica, "Lavativo preso e reso", usato anche quando si ricambia una visita poco gradita o una pseudo cortesia.
LECCHINO: sciocco, lezioso. Lo dicono a Pisa e in Lucchesia. Termine dialettale conosciutissimo, se non altro per quel famoso sonetto di renato Fucini in cui Nèri e Cecco si scambiano le impressioni, disastrose, sulla Divina Commedia. E' intitolato "Dante", e finisce così:
O che 'un s'è messo a dì, questo lecchìno
che Pisa è 'r vitueprio della gente!
L'E' MAGHERA: esclamazione fiorentina che alla lettera significa: "E' magra!". Si usa per definire una cosa misera o un affare che non offre utili. "Quest'anno l'è maghera con le pesche", cioè un'annata poco propizia alle pesche
LERFIA: è la bocca scontenta, a Pisa e a Lucca, e anche la donna dall'espressione "di traverso", "a bucoscontento". A Livorno LERFIE sono le labbra, specialmente quelle piuttosto grosse
LE SU COSE: le mestruazioni. "Ha le su cose". Però si dice anche, scherzosamente, di chi è di cattivo umore, uomo o donna
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