C'è stato un periodo della mia vita in cui sono stata impiegata presso uno splendido agriturismo, delicatamente appoggiato su una collinetta antistante il mare. Vi sono rimasta un paio d'anni, sempre in balia del solito precariato lavorativo, abbarbicatomisi addosso come una sanguisuga.
Un Sabato
pomeriggio, mentre ero intenta a mettere in ordine la contabilità dell'ufficio,
ho sentito una serie di nitriti provenire dalla zona sottostante del parco.
Un atroce sospetto si è insinuato dentro di me.....che siano scappate le
cavalle?
Ho afferrato velocemente il telefono portatile, elemento indispensabile per essere
sempre rintracciabili anche fuori ufficio, e mi sono avviata verso i paddocks;
in realtà già sapevo di dover andare in direzione del paddock di Lifar, il mio
cavallo. A metà della discesa i suoni si sono amplificati e si sono tradotti in un
linguaggio a me ben noto: Lifar stava dando fondo al suo repertorio di poesie
amorose.
Al termine del sentierino, mi sono trovata davanti quella sfacciata di
Nerina, cavalla dalle curve pericolose, che con la criniera selvaggia
al vento, passeggiava con fare provocatorio lungo la staccionata di filagne di
castagno (staccionata che in quel momento mi sembrava stesse in piedi con
lo sputo). Dall'altra parte Lifar, fuori di senno per la provocazione
perpetrata da quell'insolente morella, si era impennato e rampava, con
l'intenzione di distruggere l'incomodo divisorio.
Ho assunto un'aria molto solenne (anche se dentro di me ero veramente divertita
da quel buffo teatrino) e, con tono deciso e indice puntato ho intimato:
"Nerina! A casa tua!" Dal canto suo la fatalona, vistasi scoperta, si
è avviata a piccoli passetti verso la sua dimora, mentre io, senza dover
ricorrere alla longia, la accompagnavo.
Arrivata davanti al cancello, si è fermata e si è girata a guardarmi,
aspettando ovviamente che aprissi il medesimo per farla entrare a casa sua,
dove, quelle "bischere" di Viola ed Estrella (le sue coinquiline che non riescono
mai a seguirla) ci osservavano stizzite.
Ho fatto un giro su me stessa e ho ripreso il sentierino per tornare da Lifar
che, indispettito perchè li avevo colti in fallo, sbuffava come un drago
inferocito e mi guatava da lontano. Per calmarlo un po', gli ho offerto un paio
di mele e una manciata di pellet, poi ho controllato la staccionata in tutta la
sua lunghezza accompagnata dalla fida Camilla (che in tutto quel trambusto,
aveva abbaiato come una pazza) e alla fine sono tornata in ufficio, sempre con
l'orecchio teso in attesa di una nuova fuga d'amore.