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sabato 30 gennaio 2016

I tunnel misteriosi che si estendono in tutta Europa

Esiste una rete di tunnel che si estende in tutta Europa, sono tunnel risalenti all'Età della Pietra, che suscitano non pochi dubbi agli archeologi. Ne sono stati scoperti  in Baviera in Scozia, in Turchia. Ma a cosa servivano? Forse tombe, spazi rituali o nascondigli per difendersi dai predoni?

Il ricercatore tedesco Heinrich Kusch sostiene che una vasta rete di gallerie scavata dagli uomini della pietra congiunga centinaia di insediamenti neolitici sparsi in tutta Europa, e il fatto che così tanti tunnel siano sopravvissuti per 12 mila anni indica che la rete originaria doveva essere immensa.

 “Solo in Germania abbiamo trovato 700 metri di questa rete di tunnel sotterranei”, spiega Kusch al Daily Mail. “In Austria sono trovati altri 350 metri. I tunnel di tutta Europa potrebbero essere migliaia. Si tratta di cavità ampie solo 70 centimetri, appena sufficienti a permettere il passaggio di una persona. I tunnel sono intervallati da piccole camere di stoccaggio e posti a sedere”. IL caso ha voluto che la scoperta del dedalo di gallerie sia avvenuta grazie ad una mucca!


E' stata una produttrice di latte di Glonn, una cittadina vicino Monaco, che mentre si trovava a far pascolare i suoi bovini sui prati rigogliosi della Doblerg, una collina in Baviera circondata da altissime cime montuose innevate, ha visto aprirsi un cratere  sotto una delle sue mucche, che è rimasta inghiottita fino ai fianchi.

Il marito della produttrice,  si calò nel buco per indagare ulteriormente, rendendosi conto di trovarsi in un tunnel stretto e umido che scendeva verso il basso. Da quel momento, ci si  rese conto che l'allevamento poggiava su un labirinto di tunnel, conosciuto come ‘Erdstall’, termine che nella tradizione popolare indicava la dimora dei ‘goblin’. Da quel momento, numerosi geologi si sono presentati nella proprietà, determinati a dare una spiegazione al mistero. Tre membri di un team denominato ‘Gruppo di lavoro per la Erdstall Research’ hanno trovato all’interno del tunnel un pezzo di legno, reperto utilissimo per determinare l’età del tunnel.

Un altro gruppo proveniente dall’Ufficio di Stato per la Conservazione Storica della Germania ha delimitato il sito con il nastro colorato. Poi ha effettuato una scansione con un radar di terra scoprendo che la galleria è crollata sul retro, cercando di capire le sue dimensioni reali. Secondo quanto riportato dallo Spiegel, è la prima volta che un ente archeologico tedesco mostra interesse per un fenomeno antico estremamente insolito.

Tunnel simili a quelli trovati in Germania sono stati rinvenuti in tutta Europa, dall’Ungheria alla Spagna, ma nessuno è in grado di spiegare il motivo per cui sono stati costruiti. Molte gallerie sono collegate ad antichi siti neolitici. Gli imbocchi dei tunnel a volte si trovano nelle cucine di antiche case coloniche, nei pressi di chiese o cimiteri, o nel bel mezzo delle foresta. L’atmosfera al loro interno è buia e opprimente, tanto quanto lo sarebbe la tana di un animale. Andando per esclusione si può affermare che i tunnel non potevano avere uno scopo pratico, cioè non potevano essere utilizzati come abitazioni o per conservare i cibi, se non altro per quanto siano stretti in alcuni punti. Inoltre, la mancanza di escrementi animali fa escludere che possano essere stati utilizzati come ricovero per il bestiame.

Il pioniere delle esplorazioni di Erstall è stato Lambert Karner (1841-1909), un sacerdote. Secondo quanto riportato nei suoi diari, egli si trascinò all’interno dei tunnel 400 volte, illuminando i luoghi solo con la tremolante luce di una candela, annotando ‘strani passaggi tortuosi’ attraverso i quali è possibile passare solo strisciando come un verme. Si pensa che i tunnel venissero usati come le autostrade moderne, in modo che le persone potessero viaggiare in maniera sicura, indipendentemente da guerre o epidemie. In alcuni casi, i ricercatori credono che la rete di gallerie sia l’accesso ad un mondo sotterraneo più vasto ancora da scoprire.

 Certo è stupefacente che uomini dell’età della pietra possano aver scavato una rete così vasta di tunnel sotto l’Europa. Questo dovrebbe indurci a riflettere, forse quella che noi abbiamo sempre considerato l'Età della Pietra non era poi così primitiva come abbiamo sempre creduto. Del resto scoperte come  il tempio di Gobekli Tepe antico di 12 mila anni, le Piramidi di Egitto e altre strutture come Stonehenge, dimostrano che i nostri antenati erano in possesso di conoscenze astronomiche e tecnologiche molto più avanzate di quanto si sia creduto fino ad oggi. Dunque "l'uomo primitivo" non era solo dedito alla caccia e alla raccolta, ma aveva conoscenze ben più profonde di quanto possiamo arrivare a capire. Ma il vero scopo dei tunnel rimane un mistero.

Leggende  di grotte e tunnel nelle profondità della terra si sono tramandate per secoli e millenni, facendole passare per dimore o regni  di demoni e mostri. Ma non è forse vero che dietro le leggende si nasconde sempre una qualche verità? Forse ci sono davvero luoghi misteriosi e inspiegabili sotto i nostri piedi, luoghi le cui origini potrebbero non essere di questo mondo. Strutture sotterranee, e persino intere città, sono sempre state narrate nella maggior parte dei miti e delle religioni del mondo. Alcune di esse sono state scoperte, altre, invece, sono ancora descritte solo nei libri sacri dell’umanità. Si narra di reti sotterranee che collegano luoghi diversi del pianeta e che talvolta si estendono per migliaia di chilometri, attraversando interi paesi.

Non per niente nelle mitologie si parla spesso di siti sotterranei, ingressi del mondo degli inferi, l'accesso al quale è stato concesso a pochi mortali visitatori.

Una delle città sotterranee più famose è Agartha, luogo leggendario che dovrebbe trovarsi al centro della Terra. Nella leggenda nata in Asia centrale, Agartha viene descritta come un vasto complesso di grotte abitato dagli ‘Asura’, una progenie di demoni malvagi nemici degli Dei. Nella mitologia indù si tramanda di una razza chiamata ‘Naga’, creature intelligenti dall’aspetto serpiforme e dal volto umano, i quali vivono all’interno di grotte sotterranee. Queste creature vengono descritte come ‘figli degli Dei’, immortali e capaci di volare. Nella mitologia Maya si parla della città sotterranea di Xibalba, ‘la terra dove il sole va giù’ e che è abitata da ‘eroi e divinità’. L’ingresso a questo mondo si pensa essere in Guatemala e la descrizione delle strutture della città e dei suoi abitanti è descritto nel libro ‘Popol Vuh’.

Nell’antico Egitto si faceva riferimento ad un immenso tempio sotterraneo, composto da più di 3 mila stanze, piene di dipinti e geroglifici, un labirinto perduto ancora da trovare. In Grecia, abbiamo il mito degli ‘inferi’ (dato poi acquisito anche dal cristianesimo, con un significato differente), un regno in cui vivevano divinità ed eroi.

Un esempio è la misteriosa città di Derinkuyu scoperta nel 1963. La città è costituita da tredici piani che scendono sottoterra, con pozzi di ventilazione e circa quindicimila bocchette che portano l’aria anche ai livelli più profondi. Per quanto incredibile, le camere rocciose scoperte potevano contenere circa 20.000 persone tra uomini, donne e bambini. Ci sono perfino tracce di centri religiosi, magazzini, torchi per il vino e stalle per il bestiame. Nei livelli sotterranei sono stati trovati sale da pranzo, cucine annerite dalla fuliggine, cantine, botteghe di alimentari, una scuola, numerose saloni e anche un bar. La città ha beneficiato della presenza di un fiume sotterraneo e pozzi d’acqua. Era una piccola città completamente autosufficiente, che ancora oggi stupisce studiosi e ingegneri.

A noi intanto rimane il quesito dei tunnel e speriamo che ricercatori e archeologi ci rivelino presto la verità.

Un abisso di fuoco

Non c'è mare ov'io possa navigare,

nè cielo per me in cui volare,

o terra su cui possa camminare,

solo un abisso di fuoco,

che m'arde dal profondo,

spire stritolatrici,

idolatre illusioni 

avide di lacrime già piante.






Bere più acqua e stare meglio: ecco 10 modi per aumentarne il consumo

Tutti sappiamo quanto bere molto faccia bene alla nostra salute sia fisica che mentale. Ma ci sono ancora molte persone che, nonostante questo invito ormai sia diventato virale, non bevono abbastanza durante il giorno. Oltre al fatto che spesso ci si dimentica perchè presi dalle nostre azioni quotidiane, dobbiamo fare i conti anche con la pigrizia. Ebbene vediamo se con questi consigli riusciamo ad aumentare l'idratazione del nostro corpo durante il giorno.


1. Le App:   l’idratazione in questi tempi moderni si affida alla tecnologia.  Ci sono le app pensate per farci da “tutor” nel bere ogni giorno la giusta quantità. Un esmpio? Water Your Body che, impostando il numero di bicchieri che si vogliono bere, invia in automatico il promemoria giornaliero. Ve ne sono alcune che insegnano anche a più piccoli e alle mamme l’importanza dell’idratazione come le App di Nestlé Vera.

2. Dare gusto all'acqua:  acqua e limone è la formula giusta. Perdare un tocco di sapore dell’acqua e renderla più invitante, si può del succo di limone. Il binomio acqua-limone è rinfrescante e collabora nella prevenzione di disidratazione e stanchezza surrenali.

3. Impostare un reminder sul telefono: se proprio siete "scordarelli"  si può anche impostare un reminder sul telefono. Oppure mettete dei post-it nei luoghi dove passate la maggior parte del tempo.

4. Cibi ricchi di acqua: anche l'alimentazione fa la sua parte, quindi non facciamo mancare frutta e verdura. Alimenti come anguria, cetrioli e pomodori possono effettivamente offrirci il 20 per cento della razione giornaliera di acqua raccomandata.

5. Portarsi dietro una bottiglietta d'acqua: se le nostre giornate si avolgono fuori, come in ufficio per esempio, portatevi da casa una bottiglia d'acqua, non dimeticatela mai. Comoda e pratica vince la pigrizia e ci rammenta il bisogno di bere.

6. Zuppe e spremute:  le zuppe e le spremute di frutta danno una mano ad aumentare l’assunzione di acqua. Tali piatti e bevande non solo contribuiscono ad idratare il nostro corpo, ma riducono anche l’apporto calorico.

7. La pausa dell'acqua:  se il vostro lavoro vi costringe seduti per molte ora al giorno davanti al pc, fate in modo di predervi una pausa per bere dell'acqua, in questo modo vi idratate e avete modo di rilassarvi un po'.

8. Un rituale:  pianificate la quantità d'acqua che dovete bere nell'arco della giornata e seguite uno schema ben preciso: il rituale dei due bicchieri di acqua la mattina appena svegli, uno dopo i pasti e un altro prima di andare a dormire.

9. Bottiglie invitanti:  l'occhio vuole la sua parte, quindi  bottiglie che stimolano la mente e la voglia di bere, anche da un punto di vista estetico, aiutano a raggiungere l’obiettivo.

10. Automotivarsi:  è molto importante al fine di raggiungere un determinato obiettivo. Se noi in primis ci mostriamo determinati nel migliorare la nostra salute fisica e mentale incoraggiandoci e sforzandoci di bere di più saremmo già a metà strada.

venerdì 29 gennaio 2016

Dalle foglie lunghe, da montelupo si vede capraia, danni n'aringa

DALLE FOGLIE LUNGHE: accusare uno di "venire dalle foglie lunghe" è dargli del montananro, di persona sprovveduta o villana, Si dice nel Valdarno

DA MONTELUPO SI VEDE CAPRAIA: si dice di due persone affini per tendenze truffaldine. Infatti la frase ha un seguito che fa rima: "Iddio fa le persone e po l'appaia".

DANNI N'ARINGA: esclamazione in uso specialmente a Viareggio per dire: " Se tanto mi dà tanto!"

DA PETTO A RENE: dalla parte anteriore alla parte posteriore di un oggetto specialmente di notevoli dimensioni

DA PIGLIARSI CON LE MOLLE: si dice di una cosa grossolana, soprattutto di un errore madorlnale; quasi che usando la mani ci si potesse far male o sporcare o infettare

DARE DI BARTA: ribaltare o capovolgere. "Gli dato di barta i' cervello"

DARE I NUMERI: raccontare cose insensate o poco credibili





Gioielli dell'antico Egitto dai resti di una cometa

Si chiama Ipazia (in onore della prima matematica, astronoma e filosofa della storia, Ipazia d’Alessandria), ed è un frammento di diamante ritrovato in Egitto, ma con una particolarità: è il primo resto di una cometa caduta sulla Terra mai ritrovato.

Ipazia, potrebbe essere molto utile ai ricercatori, perchè potrebbe spiegare i segreti della formazione del nostro sistema solare.  I ricercatori  hanno identificato con certezza e per la prima volta i resti di una cometa caduta sulla Terra milioni di anni fa. Quando la cometa esplose all’ingresso nell’atmosfera terrestre, causò un’onda d’urto capace di distruggere ogni forma di vita per centinaia di chilometri quadrati sotto il luogo dell’impatto.

La ricerca è stata condotta da David Block della Wits University e pubblicato su Earth and Planetary Science Letters. ”Le comete visitano spesso i nostri cieli – sono palle di neve e ghiaccio mescolati con polvere – ma mai prima d’ora nella storia abbiamo avuto le prove dei resti di una cometa caduta sulla Terra”, ha detto il team composto da geologi, fisici e astronomi, tra cui Block, Jan Kramers dell’Università di Johannesburg, Marco Andreoli della South African Nuclear Energy Corporation e Chris Harris dell’Università di Città del Capo. Ma perchè questa ricerca? L’attenzione di questa squadra di scienziati era stata attirata da un misterioso sasso nero trovato alcuni anni fa da un geologo egiziano. Dopo aver condotto analisi chimiche approfondite, gli autori della ricerca sono giunti alla conclusione che esso rappresenti il primo esemplare conosciuto del nucleo di una cometa arrivato sulla Terra. Si parla di una cometa, quindi, che è entrata nella nostra atmosfera 28 milioni di anni fa, esplodendo e riscaldando la sabbia fino a una temperatura di 2000 gradi Celsius.

Come risultato si formò un’enorme quantità di vetro di silice giallo-verde che giace ancora disperso su 6000 chilometri quadrati di deserto del Sahara. Un magnifico esemplare di questo vetro, lucidato da antichi gioiellieri, si trova nel diadema di Tutankhamon sotto forma di scarabeo. Dall’impatto sono stati anche prodotti migliaia di microscopici diamanti, il più grande dei quali è stato chiamato dal team “Ipazia". Finora non è stato facile trovare sulla Terra resti di comete, se non sotto forma di piccoli granelli di polvere negli strati superiori dell’atmosfera.

“La NASA e l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) spendono miliardi di dollari per raccogliere pochi microgrammi di materiale di cometa e riportarli sulla Terra, ma ora abbiamo un approccio radicalmente nuovo per studiare questo materiale, senza spendere milioni di dollari”, ha detto Kramers. “Le comete contengono i segreti della formazione del nostro sistema solare e questa scoperta ci dà un’opportunità senza precedenti per studiare attraverso quella cometa materiale di prima mano di com’era il nostro sistema solare miliardi di anni fa”, ha concluso.


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