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mercoledì 9 marzo 2016

Fico mezzo, sette a levare, sette mio, se un torni manda i panni | Parole e verbi in disuso

SE TROVO UN FICO MEZZO, IN BOCCA ME LO METTO, SE TROVO UN CERBOLONE LO PORTO AL MI' PADRONE: modo di dire popolare della campagna aretina. "Mezzo" qui, significa maturo (dal latino mitis) e non, come dicono i dizionari italiani, "vicino a marcire". A proposito di fichi: è singolare come ad Arezzo si dica fico "dotato" (e non dottato), quasi avesse avuto in dote la gocciola che è segno di sapore dolce

SETTE A LEVARE: tranello perchè l'interlocutore si tradisca. "Fare un sette a levare" secondo il Tommaseo-Bellini significa "fare uno di quei discorsi che si gettano là per scoprire o tentare l'animo altrui". Tastare il terreno insomma

SETTE MIO: sinonimo di "ho vinto io". Oppure: tocca a me; occasione propizia per me (anche "sette tuo; suo; ecc)

SE UN TORNI MANDA I PANNI: fa il paio con l'altra espressione scherzoso-cinica: "se 'un ci si dovesse rivedere speriamo che dipenda da te". Se non dovesse ritornare, si dice di una persona che non c'interessa di rivedere, vuol dire che manderà i panni, cioè i vestiti, l'involucro, il di fuori. Questo modo proverbiale deriva dall'uso dei militari di leva che una volta arrivati in caserma e vestiti con la divisa facevano un pacchetto dei panni borghesi e li rimandavano a casa




Un tempio Maya dedicato al Culto dell'Acqua

Gli archelogi che hanno condotto gli scavi presso il sito di Cara Blanca, in Belize, sostengono che sia stato un grande e famoso centro di pellegrinaggio per scongiurare un lungo periodo di siccità che portò al declino della civiltà Maya.

Nascosto in una tranquilla foresta del Belize, un cenote, una profonda pozza color aquamarina, custodisce le vestigia di un'epoca in cui, secondo gli archeologi, gli antichi Maya si dedicarono a un culto indotto dalla siccità, offrendo sacrifici a un dio dell'acqua per cercare di impedire il crollo della loro civiltà.


Proprio in questo sito, è stato rinvenuto il complesso di un tempio dell'acqua: una piccola piattaforma su cui poggiano i resti di una loggia e due strutture più piccole. La struttura principale invece si trova nelle profondità della pozza in cui i pellegrini offrivano sacrifici alla divinità dell'acqua e forse ai demoni dell'aldilà.

Il ritrovamento dipinge uno scenario in cui i Maya, messi in ginocchio dalla siccità, si dedicarono al nuovo culto. La loro civiltà, che aveva eretto strutture e piramidi imponenti per secoli in tutta l'America centrale, vide la gran parte delle città abbandonate attorno all'800 d.C

Pane fatto in Casa: quale Farina è la migliore?

Se anche voi come me, avete deciso di cominciare ad autoprodurre il vostro pane fatto in casa, vi sarete trovati di fronte  ad una variegata scelta di farine. Per chi è alle prime armi con la panificazione non è facile destreggiarsi tra le varie tipologie, perchè all'inizio sembrano più o meno tutte uguali, nel senso che si distingue solo la tipologia, ad esempio quella bianca, quella integrale, quella di farro ecc.


In realtà ogni farina ha caratteristiche sue proprie e fra di esse ve ne sono alcune più adatte rispetto ad altre alla panificazione. Innanzitutto si deve distinguere tra farine forti e farine deboli. Ora, una buona lievitazione è il risultato di tanti fattori: ma quello forse principale è la capacità dell' impasto di formare la maglia glutinica, in parole semplici di gonfiare. Un ruolo importante in questo processo appartiene alla farina.  Per farina forte si intende una farina di frumento bianca raffinata (0 o 00, 2) capace di formare glutine; una farina debole è, invece, una farina con poca forza lievitante, poiché non genera glutine (avena, grano saraceno, miglio, segale, riso).

Sappiate però che più le farine sono raffinate più si ottengono  dei prodotti scarsamente nutrienti, poiché le sostanze nutritive contenute nella  parte esterna del chicco, e cioè crusca e germe del cereale, vengono escluse nel processo di raffinazione: sostanze, come sapete, fondamentali per l'attività intestinale.

La lievitazione dipende dunque dalle proteine contenute nella farina, più proteine ci sono, più otterrete pani alti e gonfi,  ma, benchè le farine integrali abbiano più proteine rispetto a quelle raffinate, lievitano meno. Questo è dovuto alla qualità delle proteine: nelle farine bianche derivano dall'endosperma e sono più predisposte a generare glutine, mentre nelle farine integrali provengono dal germe, ossia la parte più nobile del grano, e non sono in grado di generarlo.

Non scoraggiatevi, se ben dosate, le farine integrali vi regaleranno grandi soddisfazioni. La forza di una farina si indica con W: il simbolo che indica la capacità della farina di resistere alle lunghe lievitazioni.

Le farine di grano, sia duro che tenero e anche integrali, sono quelle con maggior forza: ciò significa che nel vostro impasto per il pane, esse non dovranno mai mancare. Una farina di grano integrale lieviterà meno rispetto a una raffinata, ma la vostra pagnotta sarà più ricca di nutrienti. Una farina debole, le cui proprietà nutrizionali sono maggiori rispetto a quella di frumento, va aggiunta all'impasto da un minimo del 10% a un massimo del 30%: il resto dell'impasto dovrebbe essere composto da farine di frumento.

Una menzione particolare va alla farina di farro: nonostante sia annoverata tra le farine deboli, la farina di farro è, in realtà, una varietà antica per cui molto adatta alla panificazione. In un impasto per il pane, la farina di fatto può determinare il 40% massimo della quantità totale di farine.

Se volete un pane buono ricordate di usare:

- Farine integrali o semintegrali biologiche e macinate a pietra;
- Farine forti nella percentuale del 60%: ossia ricche di proteine e capaci di formare il glutine (farina di grano tenero e/o duro integrali o semintegrali);
 - Farine deboli nella percentuale del 10-30%: ossia farine nutrizionalmente eccezionali, ma con una bassa azione lievitante, ossia scarsamente atte alla formazione del glutine (avena, grano saraceno, miglio, segale, riso...).

Passiflora incarnata, non solo per il sonno

La passiflora incarnata o fiore della passione è una pianta perenne dal portamento rampicante, originaria dell’America Centrale e Meridionale e appartenente alla famiglia delle passifloraceae.Usata come pianta ornamentale, essa ha moltissime proprietà medicinali. Molti la conoscono come un buon rimedio naturale per favorire il sonno, poichè contiene  numerosi flavonoidi che agendo sul sistema nervoso centrale svolgono una funzione sedativa ed ansiolitica; è ricca di acidi fenolici, curarine, fitosteroli ed eterosidi cianogeni e la sinergia di tutti questi elementi ne amplifica l’effetto calmante e neurotonico.


Oltre ad essere un buon rimedio per cadere nelle braccia di Morfeo,  è un rimedio efficace anche per l’intestino irritabile e per sedare gli attacchi di tosse, grazie alle sue proprietà antispasmodiche. Utile per i dolori mestruali, svolge oltre anche un’azione preventiva per gli attacchi di cuore. Ma quel che è ancora più importante è che la passiflora è sicura, non ha effetti collaterali e non provoca assuefazione. Si può assumere come tisana o sotto forma di tintura madre e la sua azione è potenziata dalla sinergia con altre piante (come camomilla, melissa, valeriana, etc.).

Per sperimentare immediatamente i benefici della passiflora ecco una tisana rilassante, perfetta prima di andare a nanna. Ciò che vi occorre è un cucchiaino da caffé colmo di foglie di passiflora, mezzo cucchiaino di fiori di tiglio e mezzo di foglie di melissa. Lasciate il tutto in infusione per 15 minuti in acqua bollente, filtrate e dolcificate a piacere.

martedì 8 marzo 2016

Frazio, freghe, fregna, frescume

FRAZIO: il Fanfani lo registra come termine pistoiese: è propriamente l'odore acuto e sgradevole della cane o del pesce che cominciano ad andare a male; ma è usato anche per qualsiasi cattivo odore

FREGHE: massaggi, frizioni. "Non gli fanno nemmeno le freghe" si dice di un'azione priva di efficacia; cioè non gli fa neppure vento. Le FREGHE, nel pisano, sono anche i segni lasciati dallefrustate sulle gambe; siignificato, speriamo, in disuso

FREGNA: contrariamente al significato osceno che ha in dialetto romanesco, in Toscana vuol dire cosa di poco conto, inezia, sciocchezza (a meno che il vernacolo, anche qui, non si serva della solita ironia per definire superflua una cosa indispensabile)

FRESCUME: in Versilia è quel cattivo odore che le uova e il pesce laasciano sui piatti

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