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giovedì 12 maggio 2016

Le qualità benefiche delle Ciliegie

Le qualità benefiche delle Ciliegie sono davvero tante, e nel periodo in cui le troviamo in abbondanza, dobbiamo assolutamente farne scorta e darci bel tempo a mangiarle. Vediamo insieme perché.


La frutta che preferisco di più in assoluto è quella estiva, saranno i colori che mi catturano, quasi mi incantano, saranno i sapori dolci, insomma  mi attira in maniera incredibile.
Tra i frutti di questa meravigliosa e rigogliosa stagione le ciliegie occupano un posto speciale nel mio cuore e anche nel mio palato.  Sono vermiglie, succose e dolci e i loro benefici molteplici.

Vi confesso che ho la gran fortuna di poter gustare le mie amate ciliegie direttamente cogliendole dall'albero, i cui rami si piegano generosi verso di me: basta che allunghi una mano e la ciliegia mi cade direttamente in bocca. Ma cosa hanno di tanto particolare le ciliegie? Sono ricche di vitamine, fra cui  vitamina AC e vitamine del gruppo B. Sono un'ottima fonte di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo e  contengono oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto.

Per chi ancora non lo sapesse, le ciliegie contengono melatonina naturale, una sostanza che favorisce il sonno, e naturalmente sono fonte di antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a contrastare l'invecchiamento provocato dai radicali liberi. Gli antiossidanti delle ciliegie sono le antocianine, contenute soprattutto nella visciola (una varietà  selvatica da cui si ottiene una marmellata buonissima). Fra le particolarità delle ciliege si annoverano anche proprietà depurative, remineralizzanti ed energetiche, ad esempio favoriscono la depurazione del fegato e a regolare la sua attività.

Tra l'altro le ciliegie favoriscono la diuresi e sono leggermente lassative. Proprio per il loro contenuto equilibrato di sali minerali e vitamine aiutano a ricaricare l'organismo di energia e di sostanze nutritive utili. Quindi in caso di stress e spossatezza meglio farne una buona scorpacciata. 25 ciliegie al giorno, consumate al mattino, dopo il digiuno notturno, aiutano la depurazione se il loro consumo è accompagnato una buona quantità di acqua.

Per chi pratica sport e per coloro che sono sempre in movimento il consumo di ciliege e il succo di ciliegia è un vero toccasana secondo gli studi più recenti. Il succo di ciliegia è infatti non solo energetico, ma antinfiammatorio e di aiuto per la salute del cuore, soprattutto grazie alla ricchezza di antiossidanti del frutto e del suo succo. Dato che le ciliegie, contengono molto potassio, aiutano ad abbassare la pressione del sangue contribuendo a bilanciare l'eccesso di sodio nell'organismo.

Naturalmente le ciliegie vengono utilizzate per la preparazione di composte, conserve, sciroppi, liquori, frutta sciroppata, gelati, yogurt e dolci di vario genere. Ma anche la cosmesi utilizza le ciliegie, infatti la loro polpa viene talvolta impiegata per la preparazione di maschere di bellezza dall'azione astringente e rinfrescante.  Il consumo di ciliegie non presenta controindicazioni particolari. Anche  i diabetici possono beneficiare delle proprietà delle ciliegie, perchè lo zucchero in esse contenuto, il levulosio, non provoca danni. In caso di dubbio però, sulla base del tipo di diabete e del proprio stato di salute, il consiglio è sempre di consultare il proprio medico.

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze, non certo magia. Si tratta di un antico processo di estrazione dalle piante, dei principi potenti e vitali che poi saranno usati nella fitoterapia. 


Spagyria, non è una parola magica, che ci riporta a chissà mai quali formule magiche, ma una complessa procedura attraverso la quale si preparano tinture ed essenze dalle piante officinali. La sua origine si perde nella notte sei tempi, ed è una sintesi della conoscenza egizia e la tradizione alchemica. La parola Spagyria è formata dal greco “spao” che significa separare, dividere, e “agheiro”, cioè collegare, unire.

La pratica della spagyria è quindi una modalità di conoscenza e pratica che si fonda sulle basi filosofiche dell’antico Egitto e della nostra tradizione alchemica che ha nel medico Paracelso (1493-1541), uno dei più grandi esponenti. La spagyria è la preparazione di tinture ed essenze tratte dalle piante officinali (ma anche da ogni altro essere od oggetto naturale) tramite un complesso procedimento. Uno sviluppo ulteriore alla preparazione dei rimedi spagirici è stato dato dal medico tedesco Carl Friedrich Zimpel (1801-1897).

I vantaggi delle preparazioni spagyriche
Attento agli insegnamenti di Paracelso, Zimpel ha elaborato una metodologia particolareggiata di estrazione e lavorazione delle piante.. La produzione delle essenze spagiriche secondo il dr. Zimpel, si basa su tre procedimenti essenziali: fermentazione, distillazione e incenerimento. In tal modo si ricavano sia oli essenziali (sostanze aromatiche), sia i sali minerali della pianta, sia microelementi. Il vantaggio di queste essenze spagiriche risiede dunque nel fatto che contengono non solo delle sostanze organiche, ma anche delle materie inorganiche (sali minerali, oligoelementi). Inoltre, tramite le differenti fasi di lavorazione, viene utilizzata tutta la forza risanatrice della pianta.

Per le preparazioni spagyriche si utilizzano preferibilmente piante fresche raccolte in zone incontaminate o a basso inquinamento. Solitamente prima di essere utilizzate per la produzione, sono sottoposte ad un severo controllo di qualità che permette di rilevare la presenza di erbicidi, pesticidi e di metalli pesanti.

Il primo passo è costituito dalla fermentazione in acqua e lievito
La fermentazione è il processo che permette agli oli essenziali di liberarsi e alle sostanze aromatiche presenti in ogni pianta. A seconda del tipo di pianta la fermentazione può durare anche parecchie settimane. Durante la fermentazione, dei cambiamenti strutturali del materiale vegetale generano la formazione di nuove sostanze.

Il secondo passo è la distillazione a vapore d’acqua, attraverso cui si recuperano le sostanze aromatiche e l’etanolo estratto dalle piante durante la fermentazione. A questo punto questa tappa di produzione è terminata. Il distillato presenta un aroma molto gradevole che è rinforzato dal processo di fermentazione precedente.

Il terzo passo è l’incenerimento (calcinazione, secondo il termine alchemico) del residuo di distillazione. In questa fase i sali minerali e gli oligoelementi propri delle piante vengono estratti dalla massa vegetale, il processo di combustione elimina ogni traccia di sostanze organiche potenzialmente tossiche (alcaloidi).


mercoledì 11 maggio 2016

Magna e bei, mangia l'ovo, manutengolo, mar d'occhio

Magna e bei, mangia l'ovo 'n culo alla gallina, manutengolo, mar d'occhio..alcune eespressioni o modi di dire possono anche apparire coloriti o forti, ma fanno pur sempre parte del nostro patrimonio culturale.


MAGNA E BEI: nome composto (mangia e bevi) che indica, o meglio, indicava, una pasta dolce di forma incavata e nella quale si versava un po' di liquore, in genere rosolio. Era una vecchia e semplice ghiottoneria da fiera di paese o di fuoriporta. Ora è rimasto come modo di dire applicabile, per esempio, al cocomero. La stessa chicca o "confortino" in Lucchesia la chiamavano, e forse da qualche parte la chiamano ancora, "guscetto".

MANGIA L'OVO 'N CULO ALLA GALLINA: spendere il denaro che non si è ancora guadagnato


MANUTENGOLO: contrariamente al significato in lingua ("chi tiene in mano ed ècomlice di ladri e malfattori") in dialetto fiorentino significa, prima scherzosamente e poi non più, il corrimano che a lato delle scale serve ad appoggiare la mano e per aiutarsi a salire.

MAR D'OCCHIO: è il malocchio. Lo "levano" certe donnine, ce ne sono ancora, lasciando cadere una goccia d'olio in un piatto dove sia stata versata un po' d'acqua: se la goccia si spande, bagnano un dito in quell'acqua unta e fanno il segno della croce sulla fronte del paziente affetto da melfizio, pronunciando la formula: "Col nome di Gesù e di Maria, se tu hai 'i  mar d'occhio ti vada via". Se invece la goccia d'olio caduta nel piatto non si dissolve nell'acqua è segno inequivocabile che non si trtta di un caso di malocchio. Ma la donnina va ricompensata lo stesso, altrimenti, da quel preciso istante un "mar d'occhio"  autentico è garantito: c'è infatti un altro modo di dire, in Toscana, che suona così: "Viaggio fatto, messa avuta"

Rimedi Naturali contro le formiche

Rimedi Naturali contro le formiche, senza dover usare insetticidi chimici, molto pericolosi per noi e per i nostri amici a quattro zampe. Tenere lontane le formiche si può, utilizzando piccoli ma efficaci accorgimenti.

Che fare quando ci ritroviamo in cucina le operose formiche? Il loro infallibile fiuto infatti le mette sulla strada delle nostre provviste, in cerca di zucchero, miele, biscotti...Un cammino il loro che poi le fa arrivare in casa nostra. Esistono dei sani rimedi, naturali ovviamente, per tenerle lontane dalle nostre dispense e quindi dai nostri alimenti.

La prima cosa da fare è non trascurare la pulizia, è bene infatti ripulire a fondo tutti gli angoli della cucina, anche quelli più nascosti nei quali potrebbero esserci tracce di zucchero o briciole di pane. Evitate di lasciare a lungo i piatti sporchi nel lavello.

Seguite il loro percorso e arriverete al punto in cui vedete da dove entrano in casa, probabilmente una fessura. Per bloccare il loro ingresso in casa, la fessura va chiusa con qualcosa che a loro darà molto fastidio, come ad esempio l’odore pungente di peperoncino, chiodi di garofano, cannella e paprika. Per la pulizia dei pavimenti usate una miscela di acqua, aceto bianco e olio essenziale di limone che vi permetterà di dare alle stanze di casa un profumo di pulito alquanto disgustoso per le formiche. Questa miscela è ottima anche per porte e finestre.

Funzionano molto bene anche le foglie di menta essiccate e sbriciolate nei punti di ingresso in casa e il caffè: potete scegliere se utilizzare i chicchi o i fondi, perfetti soprattutto se le formiche hanno invaso il vostro giardino. Vi basterà distribuire i chicchi o la polvere dei fondi di caffè tra le piante o negli angoli della cucina. Infine alloro e l’origano: riponete qualche rametto sui diversi ripiani della cucina e vedrete che le formiche non si avvicineranno alle vostre provviste.

Disidratazione: sintomi

Disidratazione: sintomi. Spesso non ci facciamo caso o attribuiamo ad altre cause alcuni sintomi che invece, sono indice di disidratazione. Dobbiamo imparare a riconoscerli e capire che abbiamo bisogno di bere per reidratarci e non andare in contro a molti problemi.


Che cosa è la disidratazione? E' la condizione in cui il bilancio idrico del nostro corpo, cioè la differenza tra l'acqua che assumiamo e quella che perdiamo, è negativa. Di solito ce ne accorgiamo perché avvertiamo la sensazione di sete o di fatica, ma dovremmo imparare ad ascoltare meglio il nostro corpo, perché ci sono altri sintomi importanti da non sottovalutare. Ecco quali.


ALITOSI: la saliva ha di suo, proprietà antibatteriche, ma in caso di disidratazione può impedire al corpo di produrne abbastanza. John Higgins, professore associato di medicina cardiovascolare presso l'Università del Texas a Houston e capo di cardiologia presso il Lyndon B. Johnson Hospital spiega: “Se non si produce abbastanza saliva è possibile che si abbia una proliferazione dei batteri. Una delle reazioni collaterali di ciò è alito cattivo dovuto a disidratazione cronica”.

PELLE SECCA: perdere liquidi non significa solo sudare. Nella dosodratazione ci sono varie fasi si passa da un senso di stordimento all’abbassamento del volume di sangue che può rendere la pelle più secca.

CRAMPI MUSCOLARI: poca acqua significa scarsa presenza di minerali e nutrienti all’interno del corpo. Una variazione di elettroliti, sodio e potassio possono, di riflesso, portare a crampi muscolari.

FEBBRE E BRIVIDI: se il corpo è disidratato è possibile che compaiano febbre e brividi. La febbre porta a un innalzamento della temperatura corporea e quindi a un aumento della sudorazione. Perciò se non vi è un corretto apporto idrico non si compensa questa perdita di liquidi.

VOGLIA DI DOLCI: se il nostro corpo è disidratato, alcuni organi, come il fegato ad esempio, non possono liberare quelle sostanze,  come il glicogeno, che danno fondo alle riserve di energia. Pertanto, se si è disidratati è molto frequente il desiderio di dolci proprio perché il corpo ha bisogno di produrre glicogeno.



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