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giovedì 12 maggio 2016

Marina, marina torba, marmato, marmotta, matta, matuffi

Marina, marina torba, marmato, marmotta, matta, matuffi..fra significati reconditi e rimandi alla gastronomia locale, ecco altri buffe espressioni toscane.


MARINA: quando nelle zone del monte Amiata e anche nel Valdarno si sente un boato sotterraneo, cupo e sordo, si dice che "è la marina"

MARINA TORBA: espressione ispirata, evidentemente, dal gergo marinaresco, significa "aria di burrasca" quando qualcuno è arrabbiato o semplicemente di cattivo umore

MARMATO: freddo come il marmo. Si usa quasi sempre unitamente a "diaccio: diaccio marmato"


MARMOTTA: raffreddore. La somiglianza del roditore, grasso, pigro e infagotato di pelo rossastro con la persona infagottata nella lana e intontita a causa del reffreddore è piuttosto curiosa. Infatti, "marmotta" è uno di quei modi di dire familiari che tendono a sdrammatizzare malanni e seccature ironizzando bonariamente

MATTA: nel gergo dei macellai è la testa di vitella o di agnello dalla quale è stato tolto il cervello: perciò matta

MATUFFI: piatto della Versilia: consiste in bocconi di polenta conditi, come la pastasciutta, con sugo e formaggio


Il Disco Minoico di Festo: chiave del Dna

Il Disco Minoico di Festo: chiave del Dna, un reperto archeologico davvero sorprendente che ci rivela quanto fossero avanzate le conoscenze dei nostri antenati, che apparentemente, non possedevano certo potenti microscopi.


Non sono in molti a conoscere il misterioso Disco di Festo, che ha dato non pochi grattacapi ai ricercatori per la sua decodifica e decifrazione fino al suo incontro con una giovane ricercatrice, Barbara Gagliano, che su di esso ha scritto anche un libro "Il Disco di Festo: Chiave delle malattie genetiche". Ma quale relazione tra il Disco e la Genetica? Per comprenderne la sua straordinaria importanza, come spiegato dalla ricercatrice, è necessario immergersi nel genoma umano e cercare di comprendere come funziona il nostro DNA, cioè l'acido desossiribonucleico, costituito da due nucleotidi cioè due filamenti. Nel caso del Disco di Festo i due filamenti vengono rappresentati uno su ogni lato, sì avete capito bene, i nostri progenitori, hanno trascritto su un disco i nucleotidi del DNA.


Sui lati del Disco è stato riportato infatti il processo di meiosi durante il quale, all’atto del concepimento, l’informazione di origine materna e quella di origine paterna si fondono per dare vita ad una nuova creatura: il lato A del disco contiene l’informazione materna, il lato B l’informazione paterna.

I nostri antenati hanno trascritto, cromosoma per cromosoma,  come avviene l’incastro dei geni dal momento in cui le due informazioni genomiche si incontrano e comincia a formarsi l’embrione. Il codice racchiuso nel disco rappresenta 23 cromosomi da un lato e 23 dall’altro, ma in realtà, il codice usufruisce di 30 frammenti per descrivere l’informazione genomica portata dal padre e 31 per quella della madre. La ricercatrice, partendo da questo dato e avvalendosi di testi biblici ed ebraici, è riuscita a comprendere che il materiale genetico nella donna è maggiore rispetto a quello dell’uomo, informazione questa, celata nel mito della costola di Adamo ed Eva. Basta osservare i cromosomi X ed Y, e confrontandoli noteremo che Adamo ha una “costola” in meno! Ciò significa chiaramente che i nostri antichi predecessori ben conoscevano il segreto che si cela dietro alla discesa dello spirito nel mondo della materia e hanno voluto tramandarci questa informazione.

Sul Disco i frammenti di codice sono racchiusi da due stanghette  e rappresentano i cromosomi, ma  molti vengono rappresentati con due o più frammenti. Ciò significa, come hanno voluto dirci i nostri antenati, che quel cromosoma è fragile e in quel punto può crearsi una rottura. Cosa significa? Che il cromosoma si spezza e il materiale genetico si disperde dando vita a disfunzioni genetiche. Nel disco infatti è mostrato chiaramente in quali punti è possibile che avvenga la rottura e non solo, essi ci spiegano anche quali sono le malattie che possono essere causate dalla dispersione di questo materiale genetico.

Ancora più straordinario è il fatto che nel Disco è spiegato anche il fenomeno del crossing-over:  durante il processo di meiosi i cromosomi si incontrano e hanno la possibilità di scambiarsi materiale genetico. Quando ciò accade, si darà vita, probabilmente, ad una malattia genetica.

La ricercatrice  ha potuto così studiare malattie genetiche come la sclerosi laterale amiotrofica, la sindrome di Down, l’acondrogenesi, la leucemia mieloide cronica, il linfoma di Burkitt, l’autismo, la malattia di Tay-Sachs da un punto di vista completamente nuovo, totalmente differente dall'approccio scientifico del nostro tempo.
Sono molte le domande che possiamo farci in merito: come ha fatto questa antica civlità a lasciare una tale testimonianza?  E’ possibile che attraverso la decodifica di questi reperti si possa in realtà dimostrare che una civiltà più avanzata della nostra sia già esistita o abbia visitato il nostro pianeta in epoche antichissime?

Le qualità benefiche delle Ciliegie

Le qualità benefiche delle Ciliegie sono davvero tante, e nel periodo in cui le troviamo in abbondanza, dobbiamo assolutamente farne scorta e darci bel tempo a mangiarle. Vediamo insieme perché.


La frutta che preferisco di più in assoluto è quella estiva, saranno i colori che mi catturano, quasi mi incantano, saranno i sapori dolci, insomma  mi attira in maniera incredibile.
Tra i frutti di questa meravigliosa e rigogliosa stagione le ciliegie occupano un posto speciale nel mio cuore e anche nel mio palato.  Sono vermiglie, succose e dolci e i loro benefici molteplici.

Vi confesso che ho la gran fortuna di poter gustare le mie amate ciliegie direttamente cogliendole dall'albero, i cui rami si piegano generosi verso di me: basta che allunghi una mano e la ciliegia mi cade direttamente in bocca. Ma cosa hanno di tanto particolare le ciliegie? Sono ricche di vitamine, fra cui  vitamina AC e vitamine del gruppo B. Sono un'ottima fonte di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo e  contengono oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto.

Per chi ancora non lo sapesse, le ciliegie contengono melatonina naturale, una sostanza che favorisce il sonno, e naturalmente sono fonte di antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a contrastare l'invecchiamento provocato dai radicali liberi. Gli antiossidanti delle ciliegie sono le antocianine, contenute soprattutto nella visciola (una varietà  selvatica da cui si ottiene una marmellata buonissima). Fra le particolarità delle ciliege si annoverano anche proprietà depurative, remineralizzanti ed energetiche, ad esempio favoriscono la depurazione del fegato e a regolare la sua attività.

Tra l'altro le ciliegie favoriscono la diuresi e sono leggermente lassative. Proprio per il loro contenuto equilibrato di sali minerali e vitamine aiutano a ricaricare l'organismo di energia e di sostanze nutritive utili. Quindi in caso di stress e spossatezza meglio farne una buona scorpacciata. 25 ciliegie al giorno, consumate al mattino, dopo il digiuno notturno, aiutano la depurazione se il loro consumo è accompagnato una buona quantità di acqua.

Per chi pratica sport e per coloro che sono sempre in movimento il consumo di ciliege e il succo di ciliegia è un vero toccasana secondo gli studi più recenti. Il succo di ciliegia è infatti non solo energetico, ma antinfiammatorio e di aiuto per la salute del cuore, soprattutto grazie alla ricchezza di antiossidanti del frutto e del suo succo. Dato che le ciliegie, contengono molto potassio, aiutano ad abbassare la pressione del sangue contribuendo a bilanciare l'eccesso di sodio nell'organismo.

Naturalmente le ciliegie vengono utilizzate per la preparazione di composte, conserve, sciroppi, liquori, frutta sciroppata, gelati, yogurt e dolci di vario genere. Ma anche la cosmesi utilizza le ciliegie, infatti la loro polpa viene talvolta impiegata per la preparazione di maschere di bellezza dall'azione astringente e rinfrescante.  Il consumo di ciliegie non presenta controindicazioni particolari. Anche  i diabetici possono beneficiare delle proprietà delle ciliegie, perchè lo zucchero in esse contenuto, il levulosio, non provoca danni. In caso di dubbio però, sulla base del tipo di diabete e del proprio stato di salute, il consiglio è sempre di consultare il proprio medico.

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze

Spagyria: preparazione di tinture ed essenze, non certo magia. Si tratta di un antico processo di estrazione dalle piante, dei principi potenti e vitali che poi saranno usati nella fitoterapia. 


Spagyria, non è una parola magica, che ci riporta a chissà mai quali formule magiche, ma una complessa procedura attraverso la quale si preparano tinture ed essenze dalle piante officinali. La sua origine si perde nella notte sei tempi, ed è una sintesi della conoscenza egizia e la tradizione alchemica. La parola Spagyria è formata dal greco “spao” che significa separare, dividere, e “agheiro”, cioè collegare, unire.

La pratica della spagyria è quindi una modalità di conoscenza e pratica che si fonda sulle basi filosofiche dell’antico Egitto e della nostra tradizione alchemica che ha nel medico Paracelso (1493-1541), uno dei più grandi esponenti. La spagyria è la preparazione di tinture ed essenze tratte dalle piante officinali (ma anche da ogni altro essere od oggetto naturale) tramite un complesso procedimento. Uno sviluppo ulteriore alla preparazione dei rimedi spagirici è stato dato dal medico tedesco Carl Friedrich Zimpel (1801-1897).

I vantaggi delle preparazioni spagyriche
Attento agli insegnamenti di Paracelso, Zimpel ha elaborato una metodologia particolareggiata di estrazione e lavorazione delle piante.. La produzione delle essenze spagiriche secondo il dr. Zimpel, si basa su tre procedimenti essenziali: fermentazione, distillazione e incenerimento. In tal modo si ricavano sia oli essenziali (sostanze aromatiche), sia i sali minerali della pianta, sia microelementi. Il vantaggio di queste essenze spagiriche risiede dunque nel fatto che contengono non solo delle sostanze organiche, ma anche delle materie inorganiche (sali minerali, oligoelementi). Inoltre, tramite le differenti fasi di lavorazione, viene utilizzata tutta la forza risanatrice della pianta.

Per le preparazioni spagyriche si utilizzano preferibilmente piante fresche raccolte in zone incontaminate o a basso inquinamento. Solitamente prima di essere utilizzate per la produzione, sono sottoposte ad un severo controllo di qualità che permette di rilevare la presenza di erbicidi, pesticidi e di metalli pesanti.

Il primo passo è costituito dalla fermentazione in acqua e lievito
La fermentazione è il processo che permette agli oli essenziali di liberarsi e alle sostanze aromatiche presenti in ogni pianta. A seconda del tipo di pianta la fermentazione può durare anche parecchie settimane. Durante la fermentazione, dei cambiamenti strutturali del materiale vegetale generano la formazione di nuove sostanze.

Il secondo passo è la distillazione a vapore d’acqua, attraverso cui si recuperano le sostanze aromatiche e l’etanolo estratto dalle piante durante la fermentazione. A questo punto questa tappa di produzione è terminata. Il distillato presenta un aroma molto gradevole che è rinforzato dal processo di fermentazione precedente.

Il terzo passo è l’incenerimento (calcinazione, secondo il termine alchemico) del residuo di distillazione. In questa fase i sali minerali e gli oligoelementi propri delle piante vengono estratti dalla massa vegetale, il processo di combustione elimina ogni traccia di sostanze organiche potenzialmente tossiche (alcaloidi).


mercoledì 11 maggio 2016

Magna e bei, mangia l'ovo, manutengolo, mar d'occhio

Magna e bei, mangia l'ovo 'n culo alla gallina, manutengolo, mar d'occhio..alcune eespressioni o modi di dire possono anche apparire coloriti o forti, ma fanno pur sempre parte del nostro patrimonio culturale.


MAGNA E BEI: nome composto (mangia e bevi) che indica, o meglio, indicava, una pasta dolce di forma incavata e nella quale si versava un po' di liquore, in genere rosolio. Era una vecchia e semplice ghiottoneria da fiera di paese o di fuoriporta. Ora è rimasto come modo di dire applicabile, per esempio, al cocomero. La stessa chicca o "confortino" in Lucchesia la chiamavano, e forse da qualche parte la chiamano ancora, "guscetto".

MANGIA L'OVO 'N CULO ALLA GALLINA: spendere il denaro che non si è ancora guadagnato


MANUTENGOLO: contrariamente al significato in lingua ("chi tiene in mano ed ècomlice di ladri e malfattori") in dialetto fiorentino significa, prima scherzosamente e poi non più, il corrimano che a lato delle scale serve ad appoggiare la mano e per aiutarsi a salire.

MAR D'OCCHIO: è il malocchio. Lo "levano" certe donnine, ce ne sono ancora, lasciando cadere una goccia d'olio in un piatto dove sia stata versata un po' d'acqua: se la goccia si spande, bagnano un dito in quell'acqua unta e fanno il segno della croce sulla fronte del paziente affetto da melfizio, pronunciando la formula: "Col nome di Gesù e di Maria, se tu hai 'i  mar d'occhio ti vada via". Se invece la goccia d'olio caduta nel piatto non si dissolve nell'acqua è segno inequivocabile che non si trtta di un caso di malocchio. Ma la donnina va ricompensata lo stesso, altrimenti, da quel preciso istante un "mar d'occhio"  autentico è garantito: c'è infatti un altro modo di dire, in Toscana, che suona così: "Viaggio fatto, messa avuta"

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