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martedì 14 luglio 2015

Erbe curative nella preistoria

"Maledetto sia il suolo per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo...Spine e cardi produrrà per te, e tu mangerai le erbe del campo" (Gen. 3,17). Così la Bibbia dà inizio all'avventura dell'uomo sulla terra. Difficile poter ricostruire questo cammino senza aiutarci con un po' di fantasia. Qualche reperto archeologico ci porta a pensare alla presenza di pollini di piante curative insieme ad ossa di epoca neandertaliana (200 mila- 35 mila a. C.) rinvenuti in una caverna irachena. 

Vita quotidiana
In altri siti archeologici, risalenti a circa 60 mila anni fa, sembra ci siano tracce di prodotti curativi. Con l'arrivo dell'Homo sapiens (35 mila anni fa), questi segnali si moltiplicano e acquistano maggiore concretezza, specialmente per quanto riguarda il lenimento del dolore: camomilla, valeriana, millefoglio, lino, canapa e papavero. L'uomo inizialmente si basava sull'osservazione degli altri mammiferi, poi, man mano, sull'epsrienza diretta. In Mesopotamia troviamo i primi accenni di prescrizioni mediche in caratteri ideografici e cueniformi. Sappiamo che i Sumeri utilizzavano decotti, cataplasmi, unguenti...ed anche "sostanze ausiliarie" (miele, birra, vino) come eccipienti alla somministrazione del farmaco.

Memento: L'uomo discerne gli elementi che lo circondano: sperimenta il valore terapeutico del sole, dell'acqua, del calore. Nel bosco non  trova solo cibo, ma anche le piante con cui curarsi. Le scoperte avvengono per imiazione dei comportamenti osservati negli animali. Forse le piante, grazie agli effetti che producono, venivano viste avvolte da un alone di mistero e superstizione.
Diceva l'abate Galiani: "La malattia è una come una lotta tra il male e il malato, nella quae interviene il medico con un bastone, che tira botte da orbi: se colpisce il male, va bene per il malato; ma se colpisce il malato....."
Che cos'è un'erbaccia? E' una pianta di cui ancora non si sono scoperte le virtù (Ralph W. Emerson)


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