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sabato 26 marzo 2016

PROFONDO BLU

Nel profondo blu dei tuoi occhi,
appena nati al mondo,
brilla la luce di chi non c'è più.
Splende, ariosa luce,
in te,
e ancora quello sguardo ormai perduto
in te rivive,
vivido come fu un tempo.
E' tornato nei tuoi occhi,
e nel guardarti,
si ravviva il pensier
di chi di te sarebbe stato fiero,
e se pur l'imo dolore arde,
nel profondo blu dei tuoi occhi,
esso placa un poco,
lo strappo di quella separazione.

martedì 8 marzo 2016

Tre modi per curare le unghie incarnite in maniera naturale

Il problema delle unghie incarnite non va sottovalutato, anche se spesso sembra un'inezia, la trascuratezza può portare all'aggravarsi della condizione e di conseguenza a dover intervenire tramite il medico. L'unghia incarnita infatti compare quando il letto ungueale non riesce a contenere l'unghia che, allora, penetra nella pelle, provocando un forte dolore. A causarla concorrono diversi fattori che vanno dall'uso di scarpe troppo strette ad una cattiva igiene del piede, o ad un errato modo di tagliare le unghie, ma anche l'artrite, il diabete, deformità del piede, micosi. Ma se si interviene precocemente il problema può essere risolto. Alla soluzione del problema possono contribuire alcune naturali soluzioni. Vediamo insieme quali.


Là dove è cresciuta l'unghia incarnita la pelle è piuttosto indurita e questo causa un forte dolore. Per ammorbidire in profondità la pelle si ricorre al solfato di magnesio, che non ha nulla di chimico o di sintesi, e che è altrimenti conosciuto sotto il nome di Sali di Epsom. Ha la capacità di alleviare il dolore in generale ed in questo caso anche quello generato dall'unghia incarnita. Per ottenere i migliori benefici si sciolgono 2 cucchiai di solfato di magnesio in una bacinella di acqua calda. Un trattamento questo che si fa almeno 2 volte a settimana e prolungato per circa 10 giorni.

Un altro efficace rimedio di natura casalinga è quello di preparare delle imbevute di succo di limone con cui fasciare il dito del piede e che si lascia agire per una notte. Il limone ha sia un'azione disinfettate che ammorbidente, quindi al mattino, dopo la notte, la pelle dovrebbe essere visibilmente ammorbidita tanto da poter intervenire sull'unghia. E' un rimedio questo che non si rivela efficace se l'unghia è incarnita da molto tempo.

E' necessario prestare attenzione anche alle infezioni, perciò se si vuole non solo provvedere alla rimozione dell'unghia ma anche a prevenire una possibile infezione si può procedere in questo modo: ad un cucchiaio di ghee (il tipico burro chiarificato indiano) aggiungere qualche goccia di olio essenziale di tea tree oil e limone. Dopo aver ben miscelato, applicare più volte al giorno sulla parte e presto starete meglio.


sabato 5 marzo 2016

NON C'E' PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, è come cercare di far prendere a qualcuno una palla, che inevitabilmente rimbalza su un muro trasparente e torna indietro. Cerco invano di far capire che la mia vita è totalmente cambiata da un anno a questa parte e che vi sono cose che forse, non potrò fare mai più. Spiego, cercando le parole più semplici affinchè il ricevente comprenda che la mia vita è su una strada diversa, ma son parole buttate al vento.

Quando il tuo corpo subisce un trauma importante a seguito del quale si è dovuto intervenire chirurgicamente, ne scaturiscono alcune conseguenze, inevitabilmente. Tutto ciò che eri abituato a fare, tutto quello che caratterizzava la tua vita cambia, e di conseguenza, si è costretti a cambiare le proprie abitudini. Coloro che ci circondano dovrebbero essere in grado di capire, anche solo osservandoci, ma non sempre è così. Se sei  costretto a convivere con il dolore fisico tutti i giorni, se devi stare attento ai movimenti che fai, se devi costantemente tenere una speciale tabella di marcia di esercizi fisici, se quando devi alzarti dal letto devi mettere in atto una serie di azioni particolari, la tua vita non è più quella di prima. Ma con alcune persone è come parlare al vento. La loro mente è predisposta a pensare che fatto l'intervento tutto è risolto. Si può essere così ciechi e ottusi? Come far capire che anche la nostra mente e non solo il corpo subisce le conseguenze di tale radicale cambiamento? 

E' semplice: non si può. Si potrebbero usare tutte le lingue del mondo,  fare un disegnino,  usare il linguaggio più basso ed elementare, questo non porterebbe assolutamente a niente. 
In principio è incredulità, poi rabbia, quindi delusione, e infine rassegnazione
E' come trovarsi di fronte ad un bivio,  la biforcazione di una strada familiare che si si divide e ti costringe a scegliere, o da un lato o dall'altro, è la via di mezzo che manca.

L'obbligatorietà di questa scelta, comporta l'acquisizione e la perdita. L'acquisizione di nuove abitudini, di una nuova visione della vita da parte del soggetto agente, la perdita di ciò che era prima e di coloro che non accettano questo cambiamento. 
La mia strada adesso è nuova, profondamente diversa, ed esclude sordi e ciechi all'evidenza. Il mio percorso adesso lascia alcuni ed acquisirà altri, perchè su questo treno, che è la vita, fatto di stazioni, nel nostro scompartimento ci sono viaggiatori che salgono, altri che scendono, ma solo pochi che ci accompagnano fino in fondo.


martedì 22 settembre 2015

Autoterapia del dolore: il metodo Zilgrei

La medicina alternativa offre a tutti diverse modalità di cura, metodi che non sono ancora molto diffusi o conosciuti rispetto alla medicina ufficiale. Di metodologie ve ne sono tante, ma è sempre necessario fare una certa chiarezza per non incorrere nella ciarlataneria. Oggi vorrei parlarvi del Metodo Zilgrei e spiegare per sommi capi in cosa consiste.

Un esercizio Zilgrei
Il nome di questa metodologia deriva dall'unione del chiropratico che la mise a punto con la collaborazione di una sua paziente. Esso erano rispettivamente il chiropratico Hans Greissing e la paziente Zillo. Questo metodo si basa sulla combinazione di respirazione e postura e si rifà ad alcuni elementi della medicina manuale classica, assommando ad essa la terapia respiratoria, quella motoria e lo yoga.

Grazie a questo metodo vengono coordinate alcune fasi respiratorie con posizioni o movimenti del corpo e questa particolare sincronizzazione stimola nel corpo la forza correttiva e contemporaneamente l'effetto terapeutico. La respirazione posta in essere in questa metodologia terapeutica, viene definita "dinamogenica", cioè combina il respiro con alcuni particolari movimenti.

Più precisamente si tratta di una respirazione addominale a cui si alternano pause di 5 secondi dopo ogni fase respiratoria, per un massimo di 5 atti respiratori completi. Fa parte di questo metodo il principio della "direzione opposta" grazie al quale si capisce attraverso il movimento, in quale direzione si manifestano il dolore o il disturbo, e, a seguito di questo porre in essere l'autotrattamento procedendo nella direzione opposta.

Il metodo Zilgrei inoltre aiuta a concentrarsi e a prendere coscienza del proprio respiro e a percepirne gli effetti a livello fisico in base alle varie posizioni assunte ed anche a livello psichico. Di conseguenza il soggetto matura una sempre maggiore consapevolezza del proprio portamento, che non è altro che l'insieme della predisposizione genetica, dell'equilibrio strutturale dello scheletro, delle sue abitudini, di come svolge attività fisica. Questa nuova e più profonda conoscenza del proprio essere facilità la comprensione di come agiscano gli stress e dei loro effetti, facilitando così la soluzione del problema. In poche parole il metodo Zilgrei insegna ad usare le proprie risorse per ritrovare il proprio equilibrio e mantenerlo nel tempo.

Per imparare questa metodologia è necessario affidarsi a persone esperte, quindi è bene rivolgersi direttamente all'Associazione Zilgrei Italia.


venerdì 11 settembre 2015

Gua Sha, antica terapia contro il dolore causato da cattiva circolazione

Avete mai sentito parlare del Gua sha? Si tratta di un'antica tecnica terapeutica della medicina tradizionale cinese. Il Gua sha va a curare tutti quei disturbi la cui causa è una stasi di sangue (sia interna che esterna) e conseguentemente alla stasi si verificano blocchi della circolazione sanguigna nei tessuti che possono essere causa di emicranie, dolori cervicali, nevralgie. E' una tecnica inoltre che è efficace anche nel trattamento di zone in cui la circolazione sanguigna è insufficiente come secchezza cutanea, pelle atonica muscolatura ipotonica.


Nella pratica questa particolare tecnica apporta flusso di sangue nei capillari cutanei migliorando sensibilmente la circolazione nei tessuti. Si pratica con piccoli attrezzi di forma e materiale adatti a questo tipo di terapia attraverso lo strofinamento di questi ultimi sulla cute con una tecnica ben precisa. Nella parte del corpo che subisce questo strofinamento avviene uno stravaso di sangue sottocutaneo la cui conseguenza è la comparsa di piccole macchie che però svaniscono in pochi giorni, ma il sollievo al dolore è praticamente immediato. Questo tipo di terapia ha un'azione antinfiammatoria nei confronti patologie croniche e migliora la risposta immunitaria. Tale azione antinfiammatoria è efficace per le infiammazioni allergiche, l’asma, le malattie infiammatorie intestinali, come la colite ulcerosa, e i sintomi dell’epatite acuta e cronica.

Ma vi sono altre patologie che migliorano sensibilmente con questo tipo di trattamento:  la nevralgia post-erpetica, la mastopatia fibrocistica, la fibromialgia. Questa sorta di universalità di applicazione ad una così vasta gamma di patologie è dovuta a tre azioni di questa tecnica:
– regolazione del flusso ematico e miglioramento della perfusione dei tessuti,
– antinfiammatoria,
– immunostimolante

E' necessario fare delle precisazioni:

1) Le macchie cutanee che compaiono a seguito dello strofinamento durante la seduta non sono la conseguenza della rottura dei vasi capillari, bensì dalla fuoriuscita del sangue attraverso l’endotelio vascolare che è permeabile.

2) Oltre al sollievo dal dolore, la comparsa delle macchie nelle zone trattate evidenzia la presenza di una ipossia dei tessuti, quindi di uno stato patologico da trattare, ma non solo, se nelle sedute successive, le macchie compaiono di nuovo è chiaro che la patologia necessita di tempi lunghi per un significativo miglioramento.

3) E' una terapia di cui usufruire anche a scopo preventivo perchè migliora enormemente la microcircolazione.

4) Se praticato correttamente (lentamente, con un angolo inferiore ai 45° e con una pressione moderata e per una durata non superiore ai 30 minuti) su un paziente disteso, in posizione comoda e con i muscoli rilassati, non è doloroso.

5) Attenzione: è una tecnica che va praticata su pelle lubrificata e con attrezzi di forme e materiale appositi.

6) Notare bene: il Gua sha è una tecnica terapeutica e prima di praticarla su chiunque è necessaria una valutazione del paziente e del suo stato di salute. Inoltre non va assolutamente praticata in caso di patologie ematiche (trombocitopenia, leucemia, porpora allergia, terapia con anticoagulanti), di fratture ossee non ancora guarite, di tumori maligni. Non va praticato mai sull’addome di donne in stato di gravidanza o mestruate. È anche sconsigliato utilizzarlo da parte di chi non ha sufficiente conoscenza e non ha appresso la tecnica in modo appropriato.


martedì 21 luglio 2015

Il dolore della perdita

E' sordido, silente, come un predatore strisciante, quel dolore dell'anima che assale all'improvviso e con le sue invisibili mani stringe la gola. Essa si chiude in uno spasmo doloroso che non lascia spazio al respiro, mentre lo stomaco viene preso a calci e si contrae. Non c'è preavviso, attacca, assale, dilania. Potrei paragonarlo ad un virus latente, dormiente, in attesa solo di uno stimolo anche minimo, quella scintilla di energia che gli serve per mettersi in moto.


E' il dolore per la mancanza di chi non c'è più, che si alimenta per il solo fatto di esistere e che se pur in stato soporoso, esso vigila in attesa di un momento di debolezza di colui o colei che  seco lo portano. Basta nulla a provocarlo, un gesto, uno sguardo, una parola, un pensiero distratto, un riflesso di luce, un suono, un semplice silenzio, nel secolare quotidiano che rintocca la  vita.

E' amaro quel dolore, tanto amaro da doverlo deglutire più volte, e per deglutirlo è necessario uno sforzo sovrumano. E' un dolore egoistico, ne sono consapevole, che vive in compagnia dell'altrettanto egoistico desiderio di riavere indietro coloro che ci hanno lasciato, un desiderio cieco e solo proiettato al soddisfacimento personale. Per noi che siamo restati, si tratta, qualunque sia stata la modalità che ci ha strappato le persone a noi care, di una privazione che ci è stata imposta anzitempo, e forse lo è.

Tutti noi abbiamo un tempo che ci è stato concesso, più o meno lungo, allo scadere del quale Atropo taglia il filo che ci tiene in vita, come ha fatto con coloro di cui ci ha privati, e noi che restiamo dobbiamo inevitabilmente convivere con il vuoto che ci è stato imposto. Errano coloro che sostengono che il tempo lenisce il dolore, non c'è lenimento alcuno, ci si convive cercando di tenerlo seppellito perchè la disperazione non abbia il sopravvento.

Per lenire i miei di dolori ho cercato un'alternativa non egoistica, una spiegazione che potesse in qualche modo avere la parvenza di una pseudo giustificazione. Ho pensato a chi ha lasciato dentro di me un vuoto largo quanto l'abisso, al loro modo di essere, al loro carattere, a tutti gli aspetti che hanno caratterizzato la loro vita e il loro rapporto con me e sono giunta alla conclusione che Atropo quel filo l'ha tagliato affichè loro non fossero destinati a vedere lo squallido sfacelo che è seguito alla loro dipartita. Non consola, ma ha una sua triste logica.


domenica 19 luglio 2015

Pietre e cristalli, Corindone

E' senza dubbio la famiglia di pietre preziose più importante e il suo nome deriva dal termine indù KURAND o KURUVINDA, utilizzato in India per descrivere una qualità impura di corindone.

CORINDONE
Caratteristiche: ossido di alluminio; sistema trigonale; cristalli granulari bipiramidali e prismi tozzi terminati da un pinacoide; viene scalfito e lavorato solo dal diamante; i colori sono vari: in genere è semiopaco, grigio o bruno, ma talvolta è trasparente e di colore rosso (rubino), azzurro (zaffiro), verde (smeraldo orientale), e giallo (topazio orientale).

Proprietà: combatte la smemoratezza, apporta equilibrio e serenità, combatte l'ira, aiuta a mantenere la calma
Disturbi: rafforza la circolazione sanguigna, lenisce il dolore durante il ciclo mestruale, guarisce la laringite, aiuta le cellule a rigenerarsi
Associazione con i chakra: quarto, sesto, primo




martedì 14 luglio 2015

Erbe curative nella preistoria

"Maledetto sia il suolo per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo...Spine e cardi produrrà per te, e tu mangerai le erbe del campo" (Gen. 3,17). Così la Bibbia dà inizio all'avventura dell'uomo sulla terra. Difficile poter ricostruire questo cammino senza aiutarci con un po' di fantasia. Qualche reperto archeologico ci porta a pensare alla presenza di pollini di piante curative insieme ad ossa di epoca neandertaliana (200 mila- 35 mila a. C.) rinvenuti in una caverna irachena. 

Vita quotidiana
In altri siti archeologici, risalenti a circa 60 mila anni fa, sembra ci siano tracce di prodotti curativi. Con l'arrivo dell'Homo sapiens (35 mila anni fa), questi segnali si moltiplicano e acquistano maggiore concretezza, specialmente per quanto riguarda il lenimento del dolore: camomilla, valeriana, millefoglio, lino, canapa e papavero. L'uomo inizialmente si basava sull'osservazione degli altri mammiferi, poi, man mano, sull'epsrienza diretta. In Mesopotamia troviamo i primi accenni di prescrizioni mediche in caratteri ideografici e cueniformi. Sappiamo che i Sumeri utilizzavano decotti, cataplasmi, unguenti...ed anche "sostanze ausiliarie" (miele, birra, vino) come eccipienti alla somministrazione del farmaco.

Memento: L'uomo discerne gli elementi che lo circondano: sperimenta il valore terapeutico del sole, dell'acqua, del calore. Nel bosco non  trova solo cibo, ma anche le piante con cui curarsi. Le scoperte avvengono per imiazione dei comportamenti osservati negli animali. Forse le piante, grazie agli effetti che producono, venivano viste avvolte da un alone di mistero e superstizione.
Diceva l'abate Galiani: "La malattia è una come una lotta tra il male e il malato, nella quae interviene il medico con un bastone, che tira botte da orbi: se colpisce il male, va bene per il malato; ma se colpisce il malato....."
Che cos'è un'erbaccia? E' una pianta di cui ancora non si sono scoperte le virtù (Ralph W. Emerson)


lunedì 13 luglio 2015

Chiudete tutti i conti in sospeso, un consiglio a settimana per migliorare la propria vita e quella altrui

Prima o poi nella vita vi potrà capitare di dire: "Come vorrei aver risolto quella questione..."
  • Se non riuscite a perdonare o a dire "mi dispiace" ad un amico o ad una persona cara, potreste pentirvene. Pensate che un giorno potrebbe essere tardi rimediare ad un torto o ad un errore. Perchè come sappiamo bene, anche se spesso cene dimentichiamo, la vita può cambiare in un attimo
  • Affrontare una vecchia questione irrisolta vi consentirà di rimetterla nella giusta prospettiva, in questo modo vi renderete conto che la questione non era insormontabile come pensavate.
  • Nel corso di questa settimana impegnatevi a chiudere i "conti in sospeso", oppure aiutate un amico a fare altrettanto. La ricompensa sarà enorme: vi toglierete un grosso peso dall'anima e farete un grosso passo avanti nel vostro cammino di crescita spirituale
  • Dunque, liberiamoci dei pensieri e dei ricordi negativi, siate più indulgenti con il prossimo e apprezzerete i benefici che derivano da questa scelta coraggiosa
  • Quando serbate rancore vi sentite amareggiati e create energia negativa dentro e fuori di voi. Un'energia che diventa sempre più distruttiva, per voi e per chi vi circonda
  • L'obiettivo della settimana è prendere il telefono, oppure scrivere una lettera e affrontare la questione irrisolta che vi sta più a cuore, adottando un atteggiamento disponibile e comprensivo. Esprimete il vostro sincero dispiacere per l'allontanamento e il dolore che un malinteso o un gesto infelice hanno provocato. Imparate a perdonare, motivatevi a lavorare sui vostri difetti prima di condannare il prossimo per i suoi
  • Accettate il fatto che nessuno è perfetto, ciò non significa che si debbano dimenticare i torti subiti e il dolore provocato dagli altri....Ma riuscire a perdonare voi stessi e il prossimo aiuta a liberarvi dalle negatività prodotte dalla vostra mente.

lunedì 14 luglio 2014

Crampi, consigli casalinghi | Salute

MENTRE SI CORRE

Se accusate una fitta all'addome, rallentate sia il passo sia il respiro; se necessario, fermatevi. Il dolore cesserà quando la respiarazione sarà tornata normale.
Per alleviare il crampo al polpaccio o alla coscia, fate un allungamento contro una parete: a un passo di distanza, appoggiate gli avambracci contro la parete; spostate un piede in avanti e piegate il ginocchio mentre tenete l'altra gamba tesa e con il  tallone ben schiacciato a terra.

Mantenete l'allungamento contando fino a 50 oppure finchè il crampo non sarà cessato completamente.


MENTRE SI NUOTA

Se siete in piscina, uscite dall'acqua oppure raggiungete il lato meno profondo e fate un allungamento contro la parete. Se state facendo il bagno in mare o nel lago, giratevi sul dorso e lasciatevi galleggiare, poi allungate la gamba colpita puntando verso l'alto il più possibile le dita del piede.

Mantenete la posizione contando fino a 30 lentamente, poi riposatevi. ripetete gli allungamenti finchè il crampo no nsarà cessato.



sabato 23 novembre 2013

LETTERA AL DOLORE

Fuggo, da te dolore che mi smembri il corpo, che da troppo tempo ormai usuri la mia esistenza e il mio fisico. Con te dentro al corpo non si scherza, perchè  succhi via tutte le energie che mi rimangono, porti via la mia forza vitale, la mia lucidità, parassita che non sei altro.
E' come trovarsi dentro una prigione, un sarcofago nel quale tu mi hai relegata a forza, fasciata in bende strette che impediscono ogni minimo movimento, e sto lì a fissare davanti a me,  un panorama fisso che i miei occhi  vedono, e ascolto il mio respiro, e i suoni intorno, e coloro che  cercano di starmi vicino, ma impotenti.
Non posso fare nulla perchè se non  rimuovo la  causa che ti ha fatto mettere radici dentro di me, mi inchioderai per sempre, mutilando il mio corpo, togliendomi la capacità sensitiva e ambulatoria. 
Allora non puoi far altro che pensare,  e mentri aspetti, guardi il telefono e speri che da un momento all'altro arrivi, quella telefonata, quella che significa almeno in parte la fine di questo incubo che perdura da non so più quanto tempo, ho perso il conto.
Voglio tornare a passeggiare, a correre, a camminare, a guidare, a far le scale saltellando, a viaggiare, a lavorare....il mondo è solo chiuso fra quattro mura adesso, le mura della mia stanza, dove il mio corpo è steso, sul letto, fermo. 
Mi hai fatto urlare  dolore, mi hai tolto il sonno, notti intere senza neanche poter piangere, ad anelare solo un minuto di assenza da te, solo un minuto per rilassare i muscoli sempre in tensione, per riposare il cuore che batte all'impazzata per la tensione che mi provochi e gli spasmi a cui mi sottoponi.
Rivoglio la mia vita, la pretendo, ho troppe cose ancora da fare, persone da amare, luoghi da vedere perchè tu, maledetto possa pretendere un prezzo così alto. 
E' meglio che ti prepari perchè manca poco alla resa dei conti, e questa battaglia nella quale fino ad ora hai avuto tu il vantaggio, la vincerò io, perchè ti ho studiato così tanto, di te so tutto, ho lasciato che tu barbaricamente vandalizzassi il mio regno e ti facessi vedere per quello che sei, e ora so, perfettamente cosa sei.
La mia battaglia l'ho pianificata, ho mandato ambasciatori, ho acquisito alleati, ho la mia strategia dolore, una strategia che ti farà soccombere, questa sarà l'ultima battaglia che scatenerò contro di te, e poi sarò libera, di rinascere e di rivivere, come meritano la mia tenacia, il mio coraggio, la mia costanza, la mia determinazione.  Questo è il mio ultimatum.

martedì 12 marzo 2013

IL CORPO E IL DOLORE




Il dolore fisico è straziante,
stanca,
quello forte, lancinante, sordido, martellante.
Arriva alla testa, fa impazzire.
Ti scuote, come le convulsioni,
i muscoli si tendono fin quasi a strapparsi.
Ti fa contorcere, e non v'è sollievo.
Desideri quasi morire, purché cessi, purché si plachi.
Ma le sue frecce avvelenate lancia strali, precisi, potenti.
Non v'è sollievo, né di giorno né di notte.
E' invincibile il dolore fisico, demolisce la lucidità,
devasta la stabilità,
consuma lentamente.
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