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lunedì 4 luglio 2016

Sommommolo, son tutti del sussi


Sommommolo, son tutti del sussi, spericolone, detti toscani per definire un dolcetto, una situazione di guadagno e un pessimista



SOMMOMMOLO: è una specie di modesta frittella di farina zuccherata. Adatto per quando "si allenta un punto" a mezza mattinata o per merenza a metà pomeriggio, si vende solo in friggitoria


SON TUTTI DEL SUSSI: si dice quando il guadagno per un certo affare va tutto a uno. Così scriveva Renato Fucini nella poesia Un ambo cèlto, un ambo sicuro:

L'hai vorsuti gioà? Te lo dicevo:
enno tutti der sussi, 'mbecillone

Cioè tanto chi ci guadagna è sempre il Lotto. Il "sussi, o lussi", a seconda delle zone, è un pezzetto di pietra o di mattone che i ragazzi rizzano per terra e ci mettono sopra ognuno la propria posta in soldi: poi, da una distanza stabilita gli tirano, facendole strisicare per terra, delle piastrelle, chiamate "murielle o morielle", da "mota" che vuol dire mucchio di pietre, ognuno cercando di colpire il "sussi" in maniera che i soldi rimangano più vicini alla propria muriella. Se il sussi non è colpito i ragazzi gridano: " Son tutti del sussi", e il gioco ricomincia.  !Essere i' sussi" significa "fare da bersaglio a scherzi e canzonature".

SPERICOLONE: pessimista; chi non ha coraggio e pensa sempre a quanche disgrazia


giovedì 7 aprile 2016

Fare il bollo, fare il mestiere di Michelaccio

Certi modi di dire arrivano anche da vecchi e buffi stornelli e dalla fama di qualche strano personaggio del passato...come Michelaccio.

FARE IL BOLLO: ha il significato ironico di "fare un guadagno", dando quasi un sigillo di autenticità a un'azione di particolare rilievo. "Ha fatto un bel bollo chi, facendo qualcosa, ha conseguito un risultato dannoso" spiegava il dizionario del Camaiti, limitando però l'espressione al linguaggio fiorentino. In realtà si dice comunemente anche a Siena e a Livorno. E infatti proprio nella gastronomia livornese ci sono deliziosi biscottini all'anice chiamati, appunto, Bolli: da cui come dire: "ha fatto una chicca"

"Fiorin Fiorello
avete l'occhio nero e il viso giallo:
e chi vi sposerà farà un bel bollo"

canta uno stornello mugellese per prendere in giro le pragazze dal colorito giallastro, bilioso.

FARE IL MESTIERE DI MECHELACCIO: cioè "mangiare, bere e andare a spasso". Non darsi alcuna preoccupazione. Questo Michelaccio tanto citato in Toscana (al secolo Michele Panichi) era un tale di Signa, la cittadella vicina a Firenze nota per l'industria dei cappelli di paglia. Dopo essersi arricchito, appunto, con l'industria della paglia il Panichi si ritirò dai commerci e passò beatamente il resto della sua vita nell'ozio più assoluto e senza un pensiero al mondo.

domenica 10 gennaio 2016

L'ultimo baluardo: la speranza

La vita è fatta di speranza, pianta che necessita di essere coltivata e curata quotidianamente. In questo mondo così perverso e sempre più crudele, in cui è difficile trovare un posto per se stessi, senza speranza è quasi impossibile sopravvivere. 
A volte non ci accorgiamo nemmeno di sperare, tanto siamo presi dall' affanno del quotidiano, quella sorta di lotta per la specie, presi e concentrati dal non farci scartare dalla nuova e artificiale selezione naturale.

Se non hai successo, non sei nessuno, se non sei bello non sei nessuno, se non hai potere non sei nessuno, se non hai soldi ti gettano immediatamente dalla rupe Tarpea. 
Essere sensibili, avere in seno quelle corde che vibrano anche per le piccole cose di ogni giorno e che forse ci classificano un po' poeti, è un handicap incorreggibile, quella sorta di autismo che non ti permette di comunicare con il mondo vero, quello che è in stato di guerra permanente di tutti contro tutti, mi risuonano nella mente le parole di Hobbes: "Homo, homini lupus".

Sono tutti esperti nell'arte dell'agguato, ed è così facile diventare preda, nel mondo del lavoro, perchè la crisi ci ha già messo in ginocchio, perchè ci sono i raccomandati, perchè anche solo essere disponibili con i colleghi viene visto come segno di stupidità; nella vita di tutti i giorni, basta andare al supermercato e trovi il furbetto di turno che cerca di passarti avanti mentre sei in fila alla cassa, o quello che con una manovra a rischio incidente ti frega il parcheggio, o il paziente dell'ultimo minuto che salta la fila dal medico perchè ha solo bisogno di una ricetta veloce veloce e poi ci sverna un'ora.
Io faccio le file, non ho conoscenze e infatti veleggio veloce nel precariato quando mi va bene, attendo il mio turno, condivido il mio sapere e se qualcuno mi chiede aiuto nel mio piccolo sono generosa.

Sbagliato, errore madornale, ci sono rimasta fregata vieppiù volte. Ma con tutto ciò continuo a sperare, a credere che si possa con il proprio essere schietti e onesti dare un misero esempio di coerenza, che dimostrare le proprie capacità sia ancora un buon biglietto da visita, a volte più importante di tante specializzazioni. Cerco di migliorarmi, perchè spero fortemente che la volontà che impegno ogni giorno nell'essere coerente con me stessa e i miei principi sia il passaporto che può aprirmi nuovi spiragli e nuove porte.

Lo spero, perchè senza la speranza, il mio futuro appare piuttosto oscuro, senza prospettive di lavoro, senza affetti veri, senza sincerità, in un mondo dove la disonestà è diventata la dea maggiormente venerata, dove le scorciatoie sono preferite a percorsi che costano fatica e impegno, dove il facile guadagno è in prima fila rispetto a qualunque etica e morale.
Quindi spero, e coltivo nel mio vaso la speranza, questa piccola e timida pianticella, che ha il gran potere però, di farmi apparire la notte meno scura.


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