Simply

venerdì 11 gennaio 2013

PROIEZIONI DELL'INCONSCIO

"La solitudine ci appartiene anche quando siamo circondati da altre persone, amici, parenti e non.
Un senso di malessere, un peso opprimente sul cuore e il nostro respiro sembra schiacciato da una pietra di granito.
Un fiotto di sangue impetuoso affluisce alle tempie, il viso si riscalda improvvisamente e gli occhi diventano lucidi. Che tristezza a volte guardarsi intorno; circondati dalla quotidianità dei nostri effetti personali ma non sentirli propri, avere l'anelito di fuggire via dalla foresta di rovi e spine che è la nostra stessa casa.
Giro per le stanze, con la con la sensazione del soffocamento, come imprigionata fra pareti e soffitto che mi schiacciano piano piano, non avere in bocca le parole per urlare che vorrei azzerare il contatore e ricominciare da capo.
Ho voglia di piangere, il cuore mi batte forte e non sto correndo.
Non voglio più stare qui, non è il mio posto, non mi sento a casa. Non so con chi parlare, non posso sfogarmi con nessuno e sono costretta a tenermi tutto dentro, a deglutire con dolore.
Spesso ho la sensazione di non farne una giusta, o esagero da un lato o manco dall'altro, o tollero troppo o non ho pazienza....
Forse sono solo una vigliacca che non prende di petto il presente, che non agisce abbastanza, fregandosene delle conseguenze: lo fanno in tanti, perché non dovrei farlo io?
Senso del dovere, coerenza e costanza sono sempre stati la mia Bibbia, ma quale fatica e quale prezzo per essere tutto ciò?
Persino la mente sembra andare in pezzi per la stanchezza e lo sforzo, e i pensieri più semplici diventano enigmi enormi: ma in che baratro sto cadendo? C'era tanta luce nei miei occhi e quando mi guardo vedo solo uno sguardo opaco e nebbioso, non mi piaccio più."
Mi sveglio madida di sudore, con il cuore in gola, ansimante, gli occhi sbarrati......Era solo un incubo, sono salva!


martedì 8 gennaio 2013

IO E I LIBRI

 
 Questo post è stato scritto per Ferruccio Gianola Blog per l'angolo "Cose da Domenica pomeriggio" di cui allego il link http://www.ferrucciogianola.com/search/label/cose%20da%20domenica%20pomeriggio
 
Oggi ho indugiato davanti ad una delle librerie di casa. Con gli occhi mi sono messa a scorrere tutta la fila della collana Premi Nobel, quella della letteratura, gli storici, i libri d'arte, i saggi e via dicendo. 
I ricordi legati a questi libri, odorosi d'inchiostro, hanno messo in moto la macchina del tempo dei ricordi. Sin da quando ero bambina ho amato leggere, forse perché prima ancora che imparassi a leggere, qualcuno ha letto per me, incantandomi prima con le illustrazioni e poi con il fruscio delle pagine che scorrevano. 
Nella mia mente si sono aperte le pagine delle Cinquanta Novelle dei F.lli Grimm con le illustrazioni di Accornero, le filastrocche de  I quindici, i libri del come e del perché, un adattamento delle Mille e una Notte (che mi ha fatto scoprire poi la splendida letteratura araba), una collana di vecchi libri di mamma La biblioteca dei miei ragazzi che divorai letteralmente cominciando con Pasqua radiosa, Il mago di Villafiorita, La pupilla del cardinale, Le avventure di Fior di Sole, Il romanzo di un ragazzo, Il regno di Cenerentola, Caccia al tesoro, Avventure a lieto fine, Il Mistero di Morande... 
Di qualcuno credetemi ricordo il titolo e non l'autore Memorie di un asino e Viaggio fiabesco. Ho tentato anch'io di rivivere le Avventure di Gianburrasca, e avrei voluto trasferirmi in Malaysia per arruolarmi con Sandokan e far sventolare la bandiera della tigre di Mompracem (ti ho amato Salgari, o meglio, era di Sandokan che mi ero innamorata!). 
Nel frattempo mi ero imbarcata con Marco Polo alla volta del Chatai sfogliando le pagine del Milione e ho pianto leggendo il Diario di Anna Frank
Passai poi al Libro della Giungla di Kipling, a Kim, a Golding de Il Signore delle Mosche, Siddharta  e Narciso e Boccadoro di Hesse, ormai ero quasi al liceo e una volta al ginnasio, la mia attenzione è stata catturata dai classici latini e greci: Apuleio e il suo Asino d'Oro, Luciano  e la La storia vera, Saffo e i suoi frammenti, Marziale e suoi epigrammi, Virgilio con le Bucoliche e le Georgiche (ore passate a tradurre una frasettina...), De bello gallico e De bello civili di Cesare (quanto ho stimato il tuo essere conciso e chiaro!) e via con Odisseo verso Itaca e con Achille ad espugnare Troia (Omero caro, i tuoi verbi in greco e relativi paradigmi sono ancora oggetto di incubi che disturbano il mio sonno). 
Accanto a loro è nato l'interesse per gli autori francesi fra cui Balzac che ha allietato molte serate con Le sollazzevoli Istorie, che mi ha stregato con Modesta Mignon ed Eugenia Grandet, che mi ha disilluso con Le illusioni perdute. Accanto a lui Zola e la sua Nanà e Flaubert e le crisi di Madame Bovary (così attuale la sua insofferenza, e il suo non accontentarsi). 
Come nella migliore tradizione, ho anch'io passato il periodo russo, e come un topo affamato di carta pregiata mi sono buttata a corpo morto su Tolstoj, Infanzia, adolescenza e giovinezza (come dimenticare gli odiosi scarpini coi lacci e maman?), il dramma di Anna Karenina, la tragica Morte di Ivan Il'ic
A seguire Dostoevskij  di Delitto e castigo, anche se ho amato di più le vicende de I fratelli Karamazov e, per non farmi mancare nulla, Cechov de Il giardino dei ciliegi, e, saltellando ancora, mi sono imbattuta in Turgenev e nelle sue Acque di primavera. 
Alleluia griderete, perché passiamo agli italiani e voglio tralasciare i poeti altrimenti non finisco più, perciò citerò solo Pirandello e Verga, di cui ho praticamente letto tutto, Svevo (noiosino per me) e Silone, Buzzati ( e l'attesa nel Deserto dei Tartari), Vittorini (e il romantico Garofano rosso), Bassani e il Giardino dei Finzi-Contini, Pasolini (mi ci volle un vocabolario), Calvino
Vorrei andare ancora avanti, potrei scrivere per ore delle mie letture, ma sarete già annoiati e vi capisco. Manca ancora tutta la parte anglosassone e quella araba. Ma sarà per un'altra volta, questo è solamente un assaggio. 




lunedì 7 gennaio 2013

4 GENNAIO 2009










Filo sottile legame delle nostre vite,                                                     
binomio,
gemelli siamesi,
nel cuore,
nell'anima,
nella mente,
nel corpo.
Mi hai aspettato quel freddo mattino,
eri lì, fermo, immobile,
guardavi lontano,
sguardo su un altro mondo mi parve.
Al suono della mia voce si mossero le orecchie,
trasalisti,
e io con te.
Mi guardasti, ma eri già lontano,
non avevi più equilibrio,
mi venisti incontro lo stesso,
corsi verso di te,
cadesti esausto ai miei piedi,
caddi in ginocchio,
presi la tua bella testa e
piansi.

giovedì 3 gennaio 2013

IL VALORE DELLA FAMIGLIA

Sono nata perché sono stata fortemente desiderata, non sono frutto  di un incidente, come accade spesso.
Sono stata e sono amata oltre ogni cosa dai miei genitori, che fin dal primo giorno hanno creato attorno a me l'ambiente più sereno che un bambino, poi adolescente e quindi adulto possa desiderare, un ambiente sereno, caldo e accogliente, dove non mi sono mai stati negati abbracci, sorrisi, dialoghi e spiegazioni.
Ho avuto il privilegio di poter essere veramente me stessa, con i miei difetti, le mie virtù, i miei "se", i "ma", i dubbi, le crisi esistenziali, i momenti di ribellione, quelli di dolore, semplicemente perché i miei sono stati capaci e ancora lo sono, di farmi sentire bene con me stessa e mi hanno dimostrato e tutt'ora lo fanno, che per loro vado bene così come sono nella mia imperfezione.
E' stato facile imparare perché il loro modo di comportarsi è stato un insegnamento  il cui valore è andato ben oltre qualunque discorso. L'onestà assoluta, l'integrità morale, i principi etici sono diventati i cardini del mio modo di essere grazie all'esempio che ho vissuto in famiglia.
Dire sempre la verità, saper chiedere scusa (cosa che la maggior parte delle persone sembra ignorare), controllare la propria ira senza dar vita a spettacoli pietosi a cui spesso sono costretta ad assistere fuori dall'ambito familiare, hanno fatto di me quello che ora sono e a cui non posso rinunciare, altrimenti dovrei rinunciare ad essere me stessa. Essere coerente e costante con questo mio modo di esistere mi costa una fatica enorme e l'ho anche pagato a caro prezzo, con la solitudine e a volte anche con l'emarginazione.
I miei mi hanno insegnato a pensare sempre in maniera indipendente, a riflettere bene prima di agire, a non lasciarmi trascinare, a crearmi una mia propria filosofia di vita in linea con i miei principi, a non essere un pecora qualunque in mezzo ad un gregge, che va in una direzione senza chiedersi perché.
A casa mia per me ci sarà sempre posto, che ci viva oppure no, ed è splendido pensare, quando non ci sono, che comunque lì c'è qualcuno che mi aspetta e si preoccupa per me, come è altrettanto speciale sapere che, quando infilo la chiave nella toppa della porta di casa, questa si apre e qualcuno si affaccia sorridente ad accogliermi, che la mia giornata sia andata bene o male, che io sia allegra o no.
Sono stata per anni lontana da casa, per studio e per lavoro, e c'è una bella differenza dall'entrare in una casa in cui non ti attende nessuno, da una in cui  sai che qualcuno è lì ad aspettarti.
E' confortante sapere che, qualunque cosa mi accada,  ho la fortuna di avere il mio luogo sacro, la mia "casa albero" dalle radici forti, nella quale tornare e tra quelle pareti trovare conforto alle delusioni della vita, alla perdita del lavoro, al precariato imperante, agli amori perduti, e allegria e gioia e umorismo.
L'anima si solleva sapendo che oltre ai miei genitori posso contare sugli zii e i cugini, che per me sono come secondi genitori gli uni e fratelli gli altri, che erano e sono lì con la mano tesa anche quando ho attraversato i momenti peggiori, e che quella mano si è unita a alla mano dei miei per tirarmi fuori da tutti i baratri in cui sono caduta, per aiutarmi a rialzarmi quando sono inciampata, per festeggiare i miei successi e cantare inni alle mie vittorie.
Possedere tutto ciò vale più di qualunque ricchezza, non ha prezzo, è stato il dono più grande che il destino potesse farmi: avere intorno a me l'armonia magica di una famiglia dove il significato della parole amore è stato compreso appieno e ed è stato messo in pratica sopra ogni altra cosa.

martedì 1 gennaio 2013

LA FIERA DEL CATTIVO GUSTO




La cena di fine anno a casa della mia amica è stata ottima, il nostro menù prevedeva tre antipasti e un primo a base di pesce, un buon prosecco per pasteggiare e per il brindisi il Brachetto, ovviamente per il brindisi avevo prodotto uno dei miei dolci.
Era davvero freddo ieri sera, ma non così tanto da far desistere la nipote della mia amica dal voler fare un giretto in centro, cui io avrei rinunciato volentieri, tanto sapevo bene quello che mi aspettava.
E' il caso di citare un famoso film: "Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare...."
Il centro era gremito di umanità, la più varia (secondo me durante le festività si aprono anche le porte degli Inferi e Lucibello concede l'ora d'aria ai riposseduti), ad ogni angolo di strada un palco, da cui arrivavano delle bordate musicali ad un volume altissimo, che si mischiava alle urla della gente, al rumore dei botti.
Per camminare fra persone che instancabili saltellavano al ritmo di musica, si era costretti a spinteggiare, cosa che non sopporto, come non sopporto di essere spiaccicata e sballottata al medesimo tempo fra  gente che, con bottiglie di spumante, birra, superalcolici in mano, alza e abbassa le mani spargendo il contenuto sugli astanti, vomitando agli angoli di strada, con lo sguardo liquido, coma la quantità di alcool presente nelle loro vene. Per l'occasione era stata allestita anche una pista da pattinaggio sul ghiaccio, sulla quale giovinette vestite in tubini neri o rossi, tutti uguali,  piuttosto andanti, molto brillanti, si esibivano con le spalle nude esposte al vento gelido della notte. Più che scivolare sul ghiaccio avanzavano a tentoni, perché la pista non era propriamente liscia, due delle ragazzine poi, si sono letteralmente sdraiate sulla pista stessa (uno spettacolo pietoso). Nel frattempo un gruppetto di bulletti che per età avrebbe già dovuto trovarsi a casa, casa in cui però anche i genitori, presi dal vortice dei festeggiamenti, non erano presenti, ha pensato bene di far scoppiare una specie di bomba carta che ha provocato un danno al marciapiede e ha contribuito a farci fischiare le orecchie per una mezzoretta.
Bande di tredicenni avvinazzati, maschi e femmine, maschi con i boxer in bella mostra, perché i jeans ora si agganciano sotto i fianchi e femmine in pantaloncini corti calze a rete o senza calze (mandarvi in Siberia a meno 60°?), urlavano come posseduti da Dioniso in persona (ma  le Baccanti erano spinte da motivi religiosi....), ma Dioniso non portava ai piedi zatteroni dai colori fluorescenti e le orge che seguivano le Baccanti si tenevano lontane da occhi indiscreti, mentre mi sono trovata ad assistere ad appolpamenti nei quali non si riusciva a distinguere tra braccia e gambe.
Durante i nostri tentativi di farci strada in mezzo al popolo fuori i controllo, tentativo degno di una missione di 007 o forse degni dell'addestramento di un agente del KGB, ma senza licenza di uccidere, mi sono chiesta se ne sarei uscita indenne, perché guardando in terra mi sono accorta di camminare su un tappeto di vetri rotti.  Non ne potevo più, quindi mi sono concentrata su una macumba, finalizzata ad influenzare le menti dei miei accompagnatori affinché si convincessero che non c'era niente per cui valesse la pena rimanere. Cinque minuti di macumba e finalmente spingi tu che spingo anch'io siamo tornati alla base, lontani dalla fiera del cattivo gusto!
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