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domenica 30 agosto 2015

Il torneo di burraco, parte seconda - scene dal precariato lavorativo

Durante il torneo di burraco si consumavano intestine guerre personali, che le nostre matrone portavano avanti, facendo terra bruciata al loro passaggio.
Ogni tavolo era costituito da quattro signore che giocavano a coppie, tutte accanite e incallite, tanto da sembrare dipendenti dal gioco stesso. Il torneo si teneva una volta a settimana e i giorni che intercorrevano fra una partita e l'altra venivano utilizzati per esercitarsi e creare affinità fra le coppie. 

Ma evidentemente questo non era sufficiente, perchè l'obiettivo era solo uno: accaparrarsi il primo premio e con i soldi delle quote di iscrizione che avanzavano, consumare una deliziosa cenetta presso il ristorante Re Sugo.
A Zoe non importava nulla di tutto ciò, senonchè dovette far fronte alla conventicola più bellicosa, a capo della quale c'era, naturalmente, Boccadifuoco, che si era incaricata anche di scegliere i premi fra i capi d'abbigliamento e l'oggettistica marcata Uaisipiei. 

Ogni settimana Boccadifuoco, seguita dalla compare Falaguerra  (moglie di Cinquemani e mano fredda di Boccadifuoco, aveva lunghi artigli laccati di rosso, o forse era il sangue delle sue vittime sacrificali) e Laraspata (la cui arma mortale era la lingua velenosa, che le conferiva un alito "ammazzacristiani" uguale, se non peggio a quello di Aigor), arrivavano al desk e torturavano per ore Zoe che, per aver salva la vita, doveva per forza aiutarle a scegliere i premi, e sotto minaccia, anche consigliarle, tirando fuori tutto quello che era disponibile e utilizzabile nell'headquarter, mandandola financo a frugare nel divino tempio di Charlie. Erano momenti topici, durante i quali persino Bosley si teneva alla larga dal desk, per paura di essere dilaniato dalle unghie di Falaguerra e immobilizzato dalla lingua di Laraspata. L'unica che era stata scelta per essere immolata a quelle predatrici era Zoe, con la scusa che sapeva tenerle a bada, e poi era una precaria, quindi se fosse caduta sul campo poco importava.

Zoe passava in media una mattinata intera con quelle donne bioniche, mostrando oggetti, scegliendo taglie, descrivendo caratteristiche, preparando pacchetti regalo e dando fondo a tutto il suo vocabolario per ammansire quelle belve affamate, quelle vampire energetiche che avrebbero sfiancato chiunque con il loro vociare di gruppo, intente come erano a prevalere l'una sull'altra.
Addirittura una mattina, mentre Zoe stava in bilico su uno scaleo a rovistare nel guardaroba, assediata dalle indemoniate dame, passò Charlie, che si appostò alle spalle del vociante vespaio assiepato attorno allo scaleo. Zoe stava tirando fuori dei pullover, che venivano fagocitati dalle tentacolari mani della muliebre ghenga, incurante di ogni altra presenza. Nel  voltarsi Zoe vide Charlie, che, incredulo, fissava con occhi di bragia quell'improvvisato suk. Si fece largo fra le "polipesse" e, con un tono di voce altissimo fermò quello sfacelo: "Donne, avete già abbastanza materiale per i premi, sic transit gloria mundi, il vostro tempo è scaduto! Vieni Bambina rossa ti aiuto a scendere, Bosleyyyyy tolga questo scaleo di mezzo!"

Zoe si sentì rinascere, che uomo Charlie, al posto giusto nel momento giusto. Non per Bosley, che da quel momento affibbiò a  Zoe il soprannome "la cocca di Charlie", nomignolo questo che si preoccupò di far conoscere a tutto lo staff, ospiti inclusi, ma che gli valse una velenosa battutina di Charlie: "Tutta invidia Bosley, tutta invidia!"


Alla ricerca del vampirello perduto

E' ufficiale: mi sono resa conto del fatto che sto attraversando una fase distruttiva, o almeno io la chiamo così.
Quando me ne sono resa conto? Le prime nebbiose avvisaglie credo di averle percepite la scorsa estate: serate passate in casa e mare guardato esclusivamente dal balcone.

Non ero e non sono io, che sono amante dell'azzurro Oceano Mare e che amo girellare la sere d'estate sul lungo mare, fra le bancarelle dei mercatini.
La domanda nasce spontanea come diceva il giornalista Antonio Lubrano: perché?

Sarà il ticchettio dell'orologio biologico? Sarà stata l'ultima devastante relazione sentimentale? Colpa della mia schiena che, improvvisamente, ha deciso che era il momento di proclamare apertamente la sua indipendenza dal resto del corpo? Colpa del precariato lavorativo in cui mi dibatto da non so quanto tempo? Forse, miscelando accuratamente con un frullatore ad immersione gli esplosivi ingredienti di cui sopra, e valutando attentamente i segnali che mente e corpo hanno via via inviato alla sottoscritta, ne è uscito che in un momento di svago con la mia amica, mi sono sentita sexy come  un gambaletto  e certa di avere la stessa prestanza di uno zerbino.

Ora, bisogna che esca da questa impasse, perché detto fra noi, mi sono ricordata anche che, alla fine del Master post laurea che frequentai in lontani tempi gioiosi, la nostra responsabile d'aula ci lasciò con questo illuminante quesito: "Se fra voi e il vostro paradiso si frappone un fiume di merda, siete disposti ad attraversarlo per arrivare sull'altra sponda?"

Al tempo pensai che per attraversare tale fiume, avrei potuto costruire una zattera o dotarmi di un mezzo anfibio, ma ad oggi, dato che i mezzi si sono smaterializzati alla stessa velocità con la quale i buchi neri risucchiano la materia, e trovandomi immersa fino  al collo nel succitato innominabile mare, urge trovare l'energia per mantenersi a galla e nuotare fino a riva.

Ergo, durante una intensa riflessione notturna e dopo una istrionica lavata di testa fatta dalla mia amica a cui ho confidato questa mia angustia, ho deciso di risvegliare, evocare, cercare e incoraggiare il positivo "vampirello" che albergava in me e al quale avevo incautamente cambiato locazione d'appartamento. Perciò con il piccolo Vlad e una testa d'aglio, giusto perché non prenda poi troppo "gambone", mi riprendo (schiena collaborante permettendo), il mio posticino fuori dal nauseabondo fiume.


sabato 29 agosto 2015

Fiat iustitia et pereat mundus

Vi sono motti davvero belli che possono dare alle conversazioni un tono elegante, bandendo quella volgarità che ultimamente ha inquinato il bel parlare. Mi piacerebbe che ci impegnassimo a eliminare modi di dire sconvenevoli, che mancano di rispetto nei confronti del proprio interlocutore e quelle parolacce che ormai tutti hanno a fior di labbra.

Fiat iustitia et pereat mundus, sia fatta giustizia e il mondo vada pure in rovina, motto dell'imperatore Ferdinando I d'Asburgo. ripreso da Hegel nella forma Fiat iustitia ne pereat mundus ("Sia fatta giustizia affinchè il mondo non vada in rovina"). Questo motto sottolina le difficoltà inerenti alla realizzazione pratica di valori ideali.







Abracadabra, Luna d'argento

Miei discepoli, come ogni Sabato giochiamo un po' con la fantasia e la magia. Questo è un talismano portasoldi, e per renderlo afficace, dovrete procurarvi uno speciale amuleto d'argento che simbolizzi i frutti del successo. dovrà trattarsi di una vostra scelta personale; per aiutarvi, pensate a simboli approprriati cone le noci in generale, e a frutti che rappresentino il raccolto, come una spiga di grano o una peonia.

Occorrente: un ciondolo d'argento appositamente creato da caricare con i raggi di luna

Conservate l'amuleto d'argento in un sacchettino fino alla notte in cui lo caricherete con la luce della luna, in una delle date seguenti: Festa del raccolto (1° Agosto), Calendimaggio (1° Maggio), La Festa del sorbo (13 Maggio) e il Solstizio d'Estate (21 Giugno). Appoggiatelo sulla fronte, e quindi innalzatelo alla luna e a attirate il flusso del suo potere magnetico nel metallo dicendo: "Crescano da oggi le mie sostanze". Indosate il ciondolo, ma non in bella vista (anche attaccato al portachiav andrà benissimo). Toccatelo e guardate la luna tutte le volte che avrete bisogno di un aiuto speciale. 

Camomilla romana, olio essenziale

Nome botanico: Matricaria chamomilla
Famiglia: Composite
Provenienza: Europa
Estrazione: dai fiori
Profumo: erbaceo, dolce
Azione energetica: yin
Pianeta governatore: Sole
Proprietà: analgesica, antiallergica, antispastica,, antinfiammatoria, sedativa, nervina, antidepressiva, cicatrizzante, sudorifera, febbrifuga, digestiva


La camomilla era una delle dodici piante sacre ai Greci, che la utilizzavano ampiamente per la cura delle malattie. Questa "erba del leone" possiede una importante azione antinfiammatoria, legata a un principio attivo in essa presente, l'azulene, che si combina in modo sinergico con i suoi altri costituenti. Di qui il suo valido potere sfiammante e cicatrizzante delle dermatiti, allergie cutanee, arrossamenti, ustioni. L'altro grande versante di azione è la psiche e il sistema neurovegetativo; è uno dei più antichi sedativi, in caso di insonnia, nervosismo, negli adulti ma anche nei bambini, in caso di coliche addominali, dolori da dentizione, mal d'orecchio, agitazione e disturbi del sonno.

 E' antidepressiva e, massaggiata nell'area del fegato, allevia la collera, nei soggetti "biliosi". Calma le mestruazioni dolorose e il mal di testa, aiuta la digestione, combatte l'aerofagia, il vomito e i dolori di stomaco. Migliora le difese del sistema immunitario, potenziando l'azione dei globuli bianchi, quindi è indicata in tutte le infezioni. Mescolata a un olio da massaggio scioglie i muscoli contratti dopo attività fisica e allevia i dolori reumatici. In caso di dolori colici renali o epatici, massaggiandola lungo l'uretere o sull'area epatica, svolge un'azione analgesica, sedativa e antispastica.

Aiuta nell'espulsione di calcoli renali. La sua azione si combina assai bene con essenze quali rosa e lavanda, che condividono l'azione sul sistema nervoso e che possono essere aggiunte, in parti uguali, per un bagno rigenerante e rilassante. Per la ricchezza e la varietà delle sue azioni, l'essenza di camomilla dovrebbe, a pieno titolo, rientrare nell'elenco dei rimedi e dei prodotti da tenere nell'armadietto del pronto soccorso familiare.


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