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lunedì 30 maggio 2016

Maschera viso al Riso

Maschera viso al Riso per una pelle splendente e luminosa. Oggi una semplice ricetta di cosmesi naturale e fai da te efficace e a basso costo.


Oggi più che mai la pelle del viso risente degli stress della vita quotidiana, e non solo, anche smog, inquinamento, clima ballerino contribuiscono  a spegnerne la luminosità. Ecco perché, per avere una pelle luminosa e vellutata potete provare una maschera fai da te da applicare una volta a settimana. Gli ingredienti sono semplici da trattare e da trovare e voi a fronte della spesa iniziale se proprio non li avete in casa, constaterete un notevole risparmio nel tempo. 



La base per questa maschera è costituita dalla farina di riso, nota per la ricchezza di minerali e vitamine. Poi il tè verde, che come ormai è provato, è un ottimo tonificante e antiossidante contro i radicali liberi. Infine vi servirà l'olio di jojoba o l'olio di cocco, che non appesantiscono eccessivamente la pelle.

Maschera al riso: avrete bisogno di 2 cucchiai di farina di riso, 5 cucchiai di tè verde (infuso), 1 cucchiaino di olio di jojoba o olio di cocco. Preparate un infuso di tè verde considerando che ne dovrete prelevare 5 cucchiai, lasciatelo raffreddare. All'interno di un recipiente porre la farina di riso e i 5 cucchiai di tè verde mescolando fino ad ottenere una cremina. A questo punto aggiungere l'olio di jojoba o cocco e mescolare nuovamente. Applicare sul viso asciutto e pulito massaggiando con movimenti circolari. Lasciare in posa per circa dieci minuti per poi risciacquare. Se vi è avanzato dell'infuso di tè verde potete usarlo come tonico serale, conservatelo in una boccettina di vetro scuro.

domenica 29 maggio 2016

Otta nè sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi | Parole e verbi in disuso

Otta ne' sarea, padelle, padron del baccellaio, palle, palle e santi, sono detti che pur ambigui hanno poi tutto un altro significato.


OTTA NE' SAREA: questa antichissima espressione per dire "sarebbe l'ora", è estremamente in uso in certe campagne del Senese

PADELLE: in versiliese sono le macchie d'unto, le frittelle, soprattutto sugli abiti

PADRON DEL BACCELLAIO: letteralmente sarebbe il padrone del campo di baccelli; nel vernacolo fiorenitno e in quello senese è il padrone in genere, quello che comanda, il capo di asa. Scherzosamente, comunque

PALLE: nonostante il significato di testicoli, è un nomignolo generico e affettuoso col quale viene chiamata una persona amica o di confidenza, ma sempre maschio. "Palle belle palle" è il grido di richiamo dei venditori di cavolfiore. I più spinti urlano anche: "a chi taglio le palle?", ma in relatà tagliano via il torsolo

PALLE E SANTI: è l'equivalente toscano di "testa o croce": le vecchie monete avevano su una faccia il San Giovanni che è ptrono di Firenze, e sull'altra le sei palle dello stemma mediceo

Harappa, civiltà misteriosamente estinta

Harappa, civiltà misteriosamente estinta circa cinquemila anni fa, proprio quando godeva il suo massimo sviluppo e splendore. Eppure era una civiltà evoluta, perché si è misteriosamente estinta?


Le misteriose civiltà hanno sempre avuto su di me un'attrattiva incredibile, come la Civiltà della Valle dell'Indo che, cinquemila anni fa, godeva il suo massimo splendore. Si estendeva fra il Pakistan, l'India nord occidentale e l'Afghanistan orientale ed era tra le più importanti culture. Gli scavi che si sono susseguiti a partire dagli anni venti, hanno portato alla luce interessantissimi reperti fra  edifici, manufatti, rotte commerciali e un sistema di scrittura tutt'ora da decifrare. Ma fra i 3900 e i 3000 anni fa cominciò però un progressivo declino di cui non son chiare le cause. Una delle ipotesi fatta dagli studiosi è che probabilmente il diminuire delle piogge che facevano straripare i fiumi, rese di fatto impossibile la coltivazione della terra e fece sì che la popolazione si spostasse.


Liviu Giosan della Woods Hole Oceanographic Institution, negli Usa, in uno studio pubblicato su Pnas spiega: “Abbiamo ritenuto fosse finalmente ora di contribuire al dibattito sulla misteriosa fine di questo popolo”. Il lavoro del suo team, condotto  in Pakistan dal 2003 al 2008 ha potuto raccogliere e mettere assieme dati archeologici e geologici. Sono state elaborate mappe digitali del territorio grazie a foto satellitari e dati topografici collezionati dalla Shuttle Radar Topography Mission. La seconda fase si è esplicata nella raccolta e analisi di campioni del terreno per risalire all’origine dei sedimenti e comprendere come sonostati modificati nel tempo dall’azione di fiumi e vento. Grazie all'insieme di tutti questi dati è stato ricostruito lo scenario che vide l’ascesa, e il declino, della civiltà.

E' apparso che il destino della popolazione di Harappa, dipendeva dai monsoni. All’inizio, le piogge abbondanti alimentavano l’Indo e gli altri fiumi provenienti dall’Himalaya provocando inondazioni che lasciavano le pianure circostanti molto fertili.  Quando i monsoni iniziarono a diminuire, i fiumi smisero di straripare e la popolazione fu libera di costruire i suoi insediamenti lungo i corsi d’acqua, dove la fertilità del terreno rese fiorente l’agricoltura. Ma la scarsità di piogge limitò le pratiche agricole e costrinse la popolazione a spostarsi verso est nella piana del Gange, dove le piogge continuavano.
Tutto ciò trasformò totalmente la cultura: le grandi città lasciarono il posto a piccole comunità agricole, segnando la fine della civiltà urbana della Valle dell’Indo.

Inoltre i ricercatori credono di aver dato una risposta anche al mistero del famoso fiume Sarasvati, uno dei sette fiumi che, secondo gli antichi testi indiani Veda, attraversava la regione a ovest del Gange e veniva alimentato dai ghiacciai perenni dell’Himalaya. La teoria più attendibile è che il Sarasvati corrisponda al Ghaggar, un fiume intermittente che scorre solo nella stagione monsonica per poi dissiparsi nel deserto lungo la valle di Hakra. Se ciò fosse vero, i dati geologici non confermerebbero l’origine himalayana del Sarasvati. A quanto pare  il fiume è sempre stato alimentato dai monsoni e in seguito la desertificazione lo abbia infine ridotto a un corso d’acqua stagionale.

Grazie al ritrovamento di n sito archeologico al largo delle coste occidentali dell’India sembra che la civiltà indiana potrebbe essere antica di 9000 anni fa, diventando di diritto una delle più antiche del mondo. Le immagini catturate da un sonar del fondo marino hanno rivelato l'esistenza di strutture che somigliano a quelle costruite dall’antica civiltà Harappa. Si tratta della prima scoperta di strutture così antiche sotto la superficie del mare.



Minerali e Mal di Testa

Minerali e Mal di Testa sono strettamente correlati, e per prevenire ricorrenti mal di testa possiamo mettere in pratica alcuni semplici accorgimenti stando particolarmente attenti all'alimentazione.


Che il mal di testa sia una piaga molto diffusa è indubbio, e spesso in primavera c'è un peggioramento dovuto a cause che non sempre consideriamo, come un abbassamento improvviso delle temperature, l'aumentare dell'umidità, l'insonnia, stress, digestione difficile, le ore passate al pc. Questo tipo di mal di testa a cui a volte si accompagnano anche nausea, vertigini e pesantezza agli occhi è dovuto all’infiammazione dei muscoli che avvolgono le ossa del cranio.

Come prevenzione si può intanto stare attenti alla postura, anche nella fase notturna adottando un cuscino lievemente rialzato che permetta di distendere bene la muscolatura di testa e collo; per chi sta molto al pc è necessario fare una pausa di 10 minuti ogni due ore e prima di dormire abituatevi a fare con acqua calda delle spugnature con acqua sia sulla fronte che le tempie.


Ma anche l'alimentazione ha il suo ruolo perciò sempre meglio fare pasti leggeri e regolari, evitare di mangiare dolci a cena e soprattutto prima di andare a letto: ricordate che gli zuccheri provocano contratture muscolari. Cercare inoltre di evitare o ridurre i cibi infiammatori come cioccolato, affettati, dadi da cucina, prodotti affumicati, dolci industriali, alcolici. Oltre a queste precauzioni per circa un mese fate una cura a base di calcio e magnesio sotto forma di integratori, sono contemporaneamente analgesici e rilassano la muscolatura. Ne basteranno  2 compresse al giorno, una prima di pranzo e l’altra prima di cena, con un bicchiere d’acqua.

Quando però arriva il mal di testa potete ricorrere anche ad un massaggio preparando un'emulsione costituita da un cucchiaio di olio di mandorle dolci, 5 gocce di olio essenziale di lavanda e 5 di olio di menta piperita e applicatela sulle tempie e la fronte, ripetendolo se necessario più volte al giorno.
Può inoltre risultare utile anche l'artiglio del diavolo in compresse, è infatti un antinfiammatorio naturale di cui si possono assumere fino a 3 compresse al giorno da 300 mg subito dopo i pasti, ma non oltre due settimane di trattamento.



sabato 28 maggio 2016

O pesce più corto o pastrano più lungo

O pesce più corto o pastrano più lungo, ora la puzza, orinali zaffiri e ova sode, orticello, ostrini tutti modi davvero strani, da imprimere bene in mente, casomai vi giungessero all'orecchio


O PESCE PIU' CORTO O PASTRANO PIU' LUNGO: è un modo di dire ormai fossile, per la verità, ma storico. Del resto, si adatta ancora perfettamente a chi cerca invano di nascondere la proprie malefatte. La citazione è d'obbligo, se non altro, perché reca la firma del Granduca Leopoldo il quale, vedendo uscire ratto ratto da una dispensa del suo palazzo uno degli sguatteri di cucina avvolto in un tabarro sotto il quale tentava di nascondere un grosso pesce di cui spuntava la coda fuori dall'orlo, gli gridò appunto: " O pesce più corto o pastrano più lungo".


ORA LA PUZZA: esclamazione d'impazienza per qualcosa che si trascina troppo a lungo: è tempo di farla finita

ORINALI, ZAFFIRI E OVA SODE: modo di dire per definire un'accoglienza di cose disparate, una gran confusione. E infatti non saebbe possibile immaginare nulla di meno omogeneo

ORTICELLO: nel linguaggio familiare delle donne senesi è il residuo di spazzatura che a volte rimane negli angoli meno accessibili

OSTRIINI: definizione non si sa se più schifosa o più marinaresca, infatti è livornese, da ostrica, degli sputi catarrosi, chiamati altrove "burrini"


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