Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del Mare della Regione Sicilia spiega: “Il relitto risale alla prima metà del 6° secolo. La nave si trovava a circa 300 metri dalla costa ad una profondità di circa 3 metri”. Ma i lingotti sono stati la fonte di interesse poichè si tratta di un metallo composto da una lega di rame, zinco e piccole percentuali di nickel, piombo e ferro.
“Non è mai stato trovato nulla di simile in precedenza”, dice Tusa, che si psinge ad affermere che potrebbe trattarsi del mitico oricalco, il metallo misterioso che secondo Platone era prodotto ad Atlantide. “Sapevamo dell’oricalco da testi antichi e alcuni oggetti ornamentali”. L’esistenza, l’origine e la composizione dell’oricalco sono stati oggetto di ampio dibattito da parte dei ricercatori. Descrivendo di Atlantide Platone diceva che risplendeva della “luce rossa dell’oricalco”, il quale aveva un valore secondo solo all’oro.
Sempre secondo quanto descritto da Platone, il metallo prodotto ad Atlantide era stato utilizzato per ricoprire le pareti interne, le colonne e i pavimenti del tempio di Poseidone. Il nome del metallo deriva dalla parola greca “oreikhalkos”, che significa letteralmente “montagna di rame”. Gli antichi greci tramandavano che l’oricalco era stato inventato da Cadmo, un personaggio mitologico greco-fenicio, fondatore e primo re di Tebe. Nella sua Eneide, Virgilio scrive che la corazza di Turno era composta da “oro e oricalco bianco”, il che ha fatto ipotizzare che si trattasse di una lega di oro e argento. Il metallo è menzionato anche nelle Antichità Giudaiche di Tito Flavio Giuseppe, uno storico di origine ebraica del 1° secolo d.C., secondo il quale la navi che decoravano il Tempio di Salomone erano di oricalco.
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