Queste festività natalizie mi stanno riportando alla mente i ricordi della mia infanzia. Mi sono resa conto che molti di questi viaggi nel tempo, a Natali antichi, sono legati a piante significative.
Eccomi ancora a casa dei nonni, in versione invernale, imbacuccata nel mio cappottino con sciarpa incorporata che lasciava all'aria solo gli occhi, e stivali in gomma per la passeggiata nel bosco. Scopo: fare borraccina per il presepe e raccogliere agrifoglio e pungitopo da mettere in bella mostra accanto alle altre decorazioni natalizie. Non fu facile all'inizio distinguere l'agrifoglio dal pungitopo, poi cominciò a farsi chiarezza: le foglie erano differenti, e anche le bacche.
Si narra che gli antichi Romani portassero dei ramoscelli di agrifoglio durante i Saturnali, nei giorni che precedevano il solstizio invernale, perché li consideravano dei talismani. Infatti sostenevano che piantando l'albero nelle vicinanze della casa si tenevano lontani i malefici (usanza questa che poi si è tramandata fino ai giorni nostri). E probabilmente a ispirare questa funzione di amuleto vegetale è stato proprio il suo aspetto, con le foglie coriacee, accartocciate e pungenti. Il fatto stesso che sia un sempreverde ci dà l'idea di durata, sopravvivenza, e i suoi frutti rossi sembrano celebrare la rinascita del sole al solstizio. I suoi frutti, non commestibili per noi, sono una vera leccornia per gli uccellini, e con le sue foglie si proteggeva la carne salata da topi e dagli altri roditori, per questo fu anche chiamato pungitopo maggiore.
Alla stessa funzione fu destinato il pungitopo vero e proprio, che è un piccolo arbusto sempreverde che forma grovigli di vegetazione impenetrabile per la durezza delle false foglie. Per la sua somiglianza con l'agrifoglio, ha assunto lo stesso simbolismo, anzi spesso lo sostituisce a Natale.
E così ogni anno mi piace averne in casa almeno un ramoscello, sia dell'uno che dell'altro, in ricordo dei fasti degli antichi Romani e delle mie passeggiate nel bosco.